Wow.
Complimenti.
Approdo a leggere su questo fandom dopo parecchio tempo e trovo questa piccola perla, capolavoro, non trovo nemmeno la parola giusta per descriverla.
Quindi, complimenti.
E' una storia originale, inusuale sicuramente: un bambino ''ribelle'' di Capitol, che si rende della falsità che lo circonda.
La storia suona come una preghiera del bambino alla madre, ma anche come una riflessione propria sull'ipocrisia del mondo.
Potrebbe quasi sembrare una riflessione sulla nostra di socità, per altro realistica per un bambino un po' sveglio.
Inoltre, la tua stori ha anche i toni di una poesia, semplice ma ch lavora anche per immagini oltre che per parole: il risultato è di una grande forza e di un grande impatto.
Mi piacerebbe sapere di più su questo bambino, sulla sua età, sul momento in cui questa storia si coloca, ma parte della sua bellezza è proprio questo spazio lasciato all'immaginazione del lettore.
Ancora complimenti e a presto 99
EDIT 31/01/18
Sono stupida, ho trovato questa storia e l'ho rirecensita, senza rendermi conto di averlo fatto in passato. La cosa preoccupante è che è già successo. Anyway, ti lascio la mia riflessione odierna sulla tua storia, spero ti faccia piacere!
Ciao! Questa storia è relativamente vecchia, nel senso che è stata pubblicata parecchio tempo fa. Però ehi, eccomi comunque a recensirla (sono resuscitata su EFP dopo un anno di inattività e mi premeva recensire qualcosa- qualcosa di significativo come questa storia).
Dico che è una storia significativa perchè è diversa. Diversa da tutte le altre scritte in questo fandom, in cui i portagonisti sono Katniss, Peeta e compagnia, oppure i tributi, oppure la nuova generazione (non è una critica. Io per prima scrivo su di loro. O sulla famiglia di Gale, quando sono particolarmente ispirata.). Fatto sta che agli abitanti di Capitol City viene dato uno spazio pressochè inesistente. Ai capitolini ''ribelli'' poi ancora meno. Eppure io credo che la situazione da te descritta, quello di un bambino forse più sveglio degli altri, forse un po' anticonformista, forse un po' ribelle, un po' simile a quel Gale del Distretto 12 (<3), o forse semplicemente che si sforza di guardare oltre quella cortina di brillante perfezione che costruisce la capitale, sia plausibile. Mi ricorda un po' Michele ne ''Gli indifferenti'', per come ho colto il suo essere. (Ed è un complimento, perchè Michele, nel romanzo, è l'unico pesonaggio che mi è stato simpatico)
''Io non sono così'' dice il tuo piccolo protagonista, in un tentativo disperato di affermare la propria identità, un'identità diversa, genuina.
''Portami via'', chiede, portami (forse) in uno di quei distretti di cui si parla tanto, ma in cui, forse, la gente sa ancora essere vera.
Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane, si dice. Chi ha soldi non ha una vita vera, ma una maschera, che può vivere con umanità si trova in una situazione disperata.
Insomma, la tua storia mi ha molto colpito (di nuovo!) (Recensione modificata il 31/01/2018 - 05:43 pm) |