Recensioni per
La mafia uccide solo d'estate
di Jawn Dorian

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
02/06/18, ore 18:02
Cap. 3:

Ciao!
Chi si rivede! Ormai credevo che non avresti più aggiornato, onestamente xD. Mi ha fatto piacere ritrovare la tua storia aggiornata.
I litigi tra i due fratellini fanno sempre male al cuore, soprattutto quando finiscono quasi col piangere perché feriti dagli altri.
Però è divertente immaginarsi Romano che gira ubriaco cantando l’Inno. Quell’inno che cantava con suo fratello, quando vivevano insieme ancora da poco, sentivano la mancanza delle case precedenti e chi ci viveva con loro, ma erano incredibilmente felici, così tanto che il pensiero di separarsi da suo fratello è più spaventoso di quello che ha sofferto in guerra. Adoro come descrivi il rapporto dei fratellini!
La fine è un po’ smielata, sì, ma ci sta dai.
A presto,
MT

Recensore Junior
26/07/16, ore 17:19

Ciao!
Recensisco dopo una vita, ma non ho avuto molto tempo ultimamente.
Questo è un capitolo più "leggero" rispetto agli altri, ma tocca comunque tematiche profonde nei flashback della guerra. Mi piace come Lovino, nei ricordi, volesse semplicemente essere un soldato, uguale a tutti gli altri. E' un bel messaggio che porta con se molti significati. I suoi dialoghi con Scaccia rimangono veramente impressi, in particolare quando gli rivela il suo nome. Questi flashback stanno benissimo nel racconto, ad accompagnare la storia presente, sicuramente più leggera.
Le scene a Bruxelles sono molto belle, con la sua riflessione su i suoi amici e il rapporto cordiale con Spagna, che non ha nulla di formale (mi è piaciuto molto quando, al ristorante, lo ha presentato come Antonio e non come Spagna), poi la sua reazione quando il vecchio lo insulta in quanto italiano,prendendo argomenti di guerra piuttosto stereotipati, mi ha sorpreso, perché onestamente non pensavo che avrebbe risposto in una maniera così tranquilla e controllata.
Germania, che risponde alle frecciatine di Romano in un modo divertentissimo e che, per un attimo sembra orgoglioso di lui, è fantastico.
La riflessione finale e quella frase di Romano:"Non guardatemi così. La guerra è finita, giusto?" è perfetto.
Anche questo è uno splendido capitolo.
Al prossimo capitolo!
Cratere da Impatto MT

Recensore Junior
22/07/16, ore 14:09

Hi! :3
Qui Saroyan!

Ow, è stata decisamente una bella sorpresa notare l’aggiornamento di questa storia. Avevo letto il capitolo ieri sera, ma ero troppo stanca e soprattutto pigra per fare una recensione degna di essere chiamata in questo modo- odio poi scrivere robine da quattro soldi e spacciarle per recensioni. Quindi, preparati al papiro, perché stamattina sono piena di forze ed energia.
Innanzitutto, quel pezzo iniziale che abbiamo prima del titolo scritto in giallo col suo relativo sottotitolo. Credo sia davvero un’ottima introduzione per tutto ciò che seguirà nella one-shot: non ci sono descrizioni, non sono necessarie. È tutto reso come se ci si trovasse in un mondo di melassa, qualcosa di fermo e bloccato dal tempo. Basta poco, davvero poco, per immergersi nell’aria di guerra che si respira in quelle poche righe d’introduzione. Ancor prima del dialogo diretto, ci sono quelle poche righe d’introspezione che fanno ben capire i pensieri che girano nella testa di Romano e la situazione in cui si trova.
Mi ha ricordato molto la canzone di De André, “La guerra di Piero”.

{La divisa la portavano perché così non potevano distinguersi, perché di fronte alla guerra si era tutti uguali: ricchi o poveri, nazioni o umani.}

Questa parte invece mi ha fatto venire in mente un racconto di Edgar  Alla Poe, “La maschera della morte rossa”. Con la semplice differenza che se nella fanfiction si parla di guerra che non fa distinzioni, il racconto parla della morte che non fa distinzioni. E se ci si pensa bene, la differenza tra le due cose è minima.
I numerosi salti temporali trovo siano inseriti davvero in modo esemplare: non sono pesanti o senza senso, ma messi nel punto preciso in modo che rompano un momento di tensione. È difficile gestire molti e continui salti temporali senza rendere il tutto confusionario, ma tu ci riesci egregiamente- per quanto io non sia una grande amante del centrato in corsivo, che mi suona molto come egocentrismo malcelato, ma va be’.

{“Ehi!” protestò energicamente la ragazza “Che si era detto sul manifestare la tua superiorità sul cibo?”
“D’accordo, d’accordo” si arrese Lovi “decida lei, madame.”}


Questo momento così  bellino tra la mia adorabile Belgio- anche se Emma è il nome che meno mi piace quando si tratta di lei- e Romano mi aveva fatto ben sperare in una RomaBel coi controfiocchi, ma ovviamente m’illudo sempre inutilmente dato che siamo in tre persone massimo in questo fandom a shipparli. Oh, sarò strana io, ma per me lui starebbe mille volte meglio con Belgio che con Spagna- porca miseria, un giorno troverò qualcuno che la pensa come me, non posso essere sola in questo fandom. Beh, comunque sia, Marten mi sta simpatico.
Ma torniamo alle questioni serie: abbiamo un flashback, a parer mio molto significativo. Ora, io non sono nessuno per parlare dei drammi della guerra. Non sono un’esperta, né tantomeno qualcuno che ha vissuto determinate esperienze sulla propria pelle- e già per questo dovrei stami  zitta, ma purtroppo io non riesco proprio a zittirmi.

{Davanti a lui un soldato inglese, che ai suoi occhi non era un soldato, non era inglese, non era il nemico e nemmeno un bersaglio. Era nulla di più che un ragazzino appena maggiorenne – esile come suo fratello - , e arrancava con la gamba gravemente ferita, tentando di trascinarsi il più lontano possibile da lui. “VARGAS, SPARA!”
Il ragazzo inglese si era voltato indietro per gettargli un ultimo sguardo disperato. Piangeva.
Che mondo diverso sarebbe, quello in cui le lacrime cambiano le traiettorie dei proiettili.
Non era un soldato e non era un uomo. Era solo un ragazzino.}


Lo dico sul serio: leggendo questa parte mi è scesa una lacrima. Forse sono io ad essere estremamente sensibile o esagerata nell’immedesimarmi nella situazione descritta, ma davvero, l’immaginarmi tutta la scena mi ha fatto davvero commuovere. Hai reso davvero alla perfezione quelli che sono traumi psichici relativi alla guerra e alla pressione psicologica che i soldati subiscono.

{“Ma tu non hai paura?” gli chiese, un giorno.
Scaccia aveva trent’anni e già quattro figli e un moglie stanca che lo aspettava a casa come tutti, e che come tutti non poteva permettersi il privilegio di sperare che sarebbe tornato.
“No. Gli uomini veri non hanno paura della morte.”
“Non della morte” lo interruppe Romano con stizza “ma del fatto che a conti fatti siamo tutti assassini.”}


Credo sinceramente che questi sprazzi di… chiamiamola vita quotidiana, per quanto sia tremendamente sbagliata definirla così- magari definiamola con ‘momenti in cui è possibile parlare umanamente’- rendono il tutto più reale. Ho immaginato questo dialogo tra Scaccia e Romano come intriso di paura da entrambe le parti: solo che il primo riesce a non mostrarla all’altro, mentre Roma non si pone il problema di nasconderla. E le sue parole così veritiere colpiscono dritto chi legge. Perchè in guerra non esistono vittime né tantomeno carnefici; non ci sono i buoni né i cattivi.
Come anche la crisi che colpisce Romano, che è quasi un crollo psicologico dovuto alla pressione di cui parlavo poco prima. Ripeto, non so cosa si possa provare, ma a me è parso così realistico che è un pugno nello stomaco.
Come lo è stata la morte di Scaccia- anche se secondo me era qualcosa di già preannunciato: dopotutto la morte di qualcuno spinge poi alla maturazione di una persona. Ed ammetto che anche qui mi è scesa una lacrima.

{“Oh” pianse Lovino “Oh, Scaccia-“
“Antonio.”
“Co- che cosa?”
“Io mi chiamo Antonio Scaccia.”
Romano posò la fronte sul suo petto e pianse ancora più forte. Riuscì a soffocare  i gemiti di dolore solo dopo un paio d’attimi.
“Ti prego, dì ad Annuccia e ai bambini che li amo.”}


È stato davvero un pezzo… triste da leggere. Triste a dir poco.
Il rapporto d’amicizia stretto che c’era tra i due, per quanto non si chiamassero neanche per nome, è davvero toccante. Ho provato ad immaginare come deve essere stato accolto questo messaggio dalla famiglia, dalla moglie e dai bambini. Mi si è stretto il cuore.
Adesso giungo ad un punto probabilmente molto meno importante dei precedenti, ma che in ogni caso ha fatto sì che la one shot mi piacesse quanto la prima.
Chi mi conosce almeno un minimo, sa che odio la Spamano- per quanto ‘odiare’ è un po’ un parolone dato che si sta parlando solo di una ship tra l’altro non canon- ma in generale sono in cima alla lista delle mie NOTP.
I motivi sono tanti, non mi metterò qui ad elencarli perché ciccerebbe fuori qualcosa di veramente troppo lungo, ma mi limito a dire che non mi piacciono assolutamente insieme.
Faccio questa premessa per spiegare che nonostante questo mio palese non apprezzamento per la coppia- di cui mi ero altamente fregata leggendo l’introduzione alla tua storia perché quando c’è una fanfiction su Romano io la devo leggere a prescindere, soprattutto se tratta temi simili e in questo modo- mi è molto piaciuto il dialogo tra l’italiano e Antonio. Una volta tanto, lo spagnolastro (ho l’abitudine di chiamare così Spagna, chiedo venia) ha detto qualcosa di veramente intelligente e direi anche saggio. È quasi strano vedere Antonio serio, ma io lo preferisco decisamente così.
Ho adorato la risposta che ha rifilato Romano all’uomo. Anzi, mi correggo. Sarebbe meglio dire: ho adorato la risposta che tuo zio ha rifilato al suo collega, dato che l’ispirazione per questa storia nasce da lì. Ha fatto decisamente bene.
Sinceramente, sono abbastanza sicura che se questa situazione fosse stata gestita da un altro autore/autrice, alla provocazione dell’uomo gli avrebbero fatti rispondere con una sequela d’insulti in dialetto stretto e Germania (bellino lui~ Vederlo verso la fine sorridere orgoglioso di Romano e della sua risposta mi ha fatto sorridere, amorino bello) e Spagna avrebbero dovuto trattenerlo dal picchiare l’uomo. Per fortuna, non sei ricaduta in questo banalissimo cliché, che dopo tutta l’introspezione presentata precedentemente mi avrebbe fatto cadere le braccia. Qualcuno potrebbe dire che in questo modo sei andata in OOC, ma non è così. Hai semplicemente trattato a tuttotondo un personaggio da millemila sfaccettature. E questo non può che essere un lavoro apprezzabilissimo, soprattutto per la sottoscritta che non sopporta la stereotipazione dei personaggi di Hetalia- farei tanti complimenti a schiaffoni in faccia alle persone che riescono a stereotipare dei personaggi che già di per sé sono stereotipati in quanto rappresentati di nazioni che si basano appunto su di essi.
Ed infine… il testo della canzone di Caparezza è davvero adatto a tutta la one-shot, molto azzeccata
...
Sono consapevole di aver scritto un papiro enorme, so che molte cose potevo risparmiarmele poiché inutili, so che nessuno leggerà tutta ‘sta cosa, so che devo smettere di scrivere perché ho altre tremila storie da recensire- la gente si mette d’accordo per aggiornare tutta negli stessi giorni, vero? È tutto un complotto, vero?
Mmh… non ho null’altro da dire e quindi: ciau!


Saroyan
Ps: non farmi venire voglia di partire per un altro paese, adesso dovrò aggiungere il Lussemburgo alla lista di nazioni da visitare.
 

Recensore Veterano
22/07/16, ore 13:49

Veramente un bellissimo capitolo!
Mi piace come descrivi Romano, specialmente nelle scene di guerra. E Romano ha tutti i motivi per essere stufo di tutto quello.
Adoro anche ci sia un poco di spamano (eh ma come si può non vederli insieme quei due? XD ) le loro scene sono dolcissime!
Ludwig mi sembra di troppo qui, ma anche la sua parte dove trascina Romano al tavolo consigliandogli d'ignorare le offese mi è piaciuto... Insomma ho amato tutto il capitolo!

A presto (spero)
Elisir

Recensore Veterano
26/06/16, ore 22:27

Ciao,
mi presento sono Dream.
Questa storia mette i brividi, nel senso che è così realistica da farti stare a bocca aperta.
Negli ultimi giorni a scuola - nonostante sia finita- stiamo portando avanti alcuni progetti di legalità e di lotta alle mafie, trattando naturalmente anche della figura di Peppino Impastato riprendendo alcune scene del celeberrimo film che hai per l'appunto descritto nella storia che appena ho letto la storia ho pensato - Che coincidenza-
Ma non divaghiamo anche perché sul fandom sono poche le fic su Romano - il mio personaggio preferito- scritte così bene.
Le sue emozioni, i suoi gesti sono così da... Romano, perfettamente IC, ed i suoi pensieri... mi sembra quasi di riuscire a percepire la sua tristezza, il suo dolore per tutto quello che lo circonda.
Perché, insomma, Romano non è cosi debole come si pensi, che diamine!
E' un combattente nato, forse non vincerà sempre, ma ogni volta che cade si rialza, sempre più forte di prima ( personalmente parlando)
Ho amato anche il suo rapporto con Peppino, la scena del film riadattata perfettamente e la speranza che nutre in lui; ma soprattutto il dolore legato alla sua morte - quella frase "siete una montagna di merda" perfetta con il contesto-
Non sono molti quelli che riescono a scrivere sulla mafia così bene, soprattutto nel fandom di Hetalia che raramente regala queste perle, ma tu puoi averlo detto di averlo fatto.
Ribadisco i miei complimenti per questa storia così ben scritta, scorrevole e brillante. Merita un posto tra le preferite.
Spero in un futuro aggiornamento :D
Baci Dream

P.S. La scelta della canzone di Caparezza è perfetta

Recensore Junior
24/06/16, ore 12:01

Hi! :3
Qui Saroyan!

So già che amerò questa raccolta: trattare il mio personaggio favorito in salsa realmente satirica, legato per di più ad una realtà dolorosa e ben difficile da descrivere- soprattutto se lo si paragona al contesto generale tutt’altro che serio di Hetalia- è per me una manna dal cielo. Già nella vita di tutti i giorni so essere una persona molto empatica, ma quando si tratta di certi temi particolarmente delicati- be’- le questione diventano a me molto care.
I miei complimenti vanno innanzitutto al modo in cui hai parlato di Peppino Impastato. Come già detto, non è assolutamente una tematica facile su cui scrivere, ma ho apprezzato parecchio il modo in cui è stata resa: le scene del film che hai rielaborato come ricordi nella mente di Romano sono a dir poco perfette e le azioni di quest’ultimo sono così dannatamente reali da far venire i brividi- in senso positivo, ovvio.
Il suo crollo- emotivo e non solo- appare vivido davanti agli occhi di chi legge: il momento in cui urla dal balcone è risuonato nella mia testa insieme alle sue lacrime. Ché io in quell’urlo vi ho letto tante cose; ho letto disperazione, forse coraggio di aver urlato quel che pensava, una goccia d’odio per coloro che avevano fatto ciò.
Credo che quel penultimo paragrafo abbia espresso in sei soli righi tutta la fragilità e allo stesso tempo la forza di un uomo che nella sua lunghissima vita (molto più di un secolo, soprattutto perché nella mia visione d’insieme Romano esiste dall’epoca della Magna Grecia)  ha già visto tanto, troppo- “un uomo non propriamente uomo, non propriamente libero.”- e deve ancora continuare a vedere, e sopportare qualcosa a cui non riesce ad opporsi o a cui non vuole più opporsi.
Infine, quelle parole del brano di Caparezza- non solo ben inserite, ma anche con un significato a primo impatto non percepibile- chiudono alla perfezione tutta la fanfiction.
Insomma, dire che questa storia mi è piaciuta è poco: la trovo profonda e molto toccante, ben scritta e strutturata. Non esiterò in alcun modo a inserirla tra i preferiti e la seguirò per tutto il lasso di tempo che durerà- che questo sia lungo o breve.
È stato un piacere sia leggere che recensire, a presto.


Saroyan
 

Recensore Junior
23/06/16, ore 18:21

Ciao!
Ho apprezzato molto questa storia: è molto realistica e dolorosa, e non è difficile immaginare Romano ascoltare la radio e soffrire per la sua terra (essendo siciliana, poi, è un tema che mi è molto caro).
Le scene del film rielaborate per i ricordi di Romano sono perfette, la trasmissione di quel giorno, alla radio, che annuncia la notizia della morte che apre le riflessioni di una nazione che non riesce a sollevarsi, che si arrende. Poi le sue azioni, il caffè che beve d'un fiato, senza esitazione, e poi il crollo, il suo pianto che non ha paura di mostrare e l'urlo sono così reali: secondo me sei riuscita a rendere molto bene un tema delicato come questo, anche se espresso attraverso un anime che di serio ha ben poco. Il passo finale, del ricordo di Peppino Impastato rielaborato nei ricordi di Romano, in cui dice che vuole liberarli da loro, è molto bello.
Avrei solo una nota: in un passaggio dici "...nella sua vita di nazione lunga più di un secolo", riferendoti, immagino, al fatto che Romano sia nato per l'Unificazione, ma questo esce fuori dal canon, poiché è detto chiaramente che Romano e Veneziano sono nati ai tempi di "Nonno Roma", se non prima, quindi i due fratelli hanno ben più di un secolo di vita come nazione. Niente di rilevante, semplicemente è una piccola cosa che "stona" con la storia originale.
E' sicuramente tra le migliori che ho letto in questo fandom!

Cratere da Impatto