Io... Io non so da dove iniziare, Ghev, davvero.
Perché con questa storia, lo sai già, hai toccato un tema che mi è carissimo, quello dei gemelli, e lo hai fatto in maniera splendida e dolorosisima. Troppo, troppo dolorosa.
Ora, sarò anche io che tra caldo e stress di questi ultimi giorni sono decisamente troppo emotiva, ma questa, te l'ho già detto, è la prima storia che mi fa piangere. Piangere davvero, senza riuscire a fermarmi, con una parte razionale di me che dice: "su su, è una fic, su, è tutta fantasia, va bene così" ma no, davvero, non ci riuscivo. Perché è qualcosa di... Oddio, mi vengono in mente soltanto parole vuote e riduttive, che non riescono a rendere appieno tutta la forza e la complessità di sentimenti che sei riuscita a suscitare in me.
Va bene, provo a ricompormi, e a procedere con un minimo di ordine.
Già il titolo parla da sé, il nome nel riflesso. Ho letto il titolo e ho pensato: sì, questi sono i gemelli così come li vedo io. Ed è stata la prima pugnalata. Perché forse, se avessimo avuto visioni diverse sarebbe stato più facile.
Ma tu qui hai raccontato esattamente quel che ho sempre pensato, e di più: quel che cercavo di mitigare, di non vedere. Non sotto una luce tanto drammaticamente crudele.
Perché, almeno per me, Pityo (userò i nomi paterni per mera comodità) è sempre stato fin troppo consapevole di quella dolorosa scissione. E questo lo ha reso folle. Folle, sì, ma in che modo? In tanti modi, pensavo. Ma mai questo.
Non avevo mai pensato a un tentativo di consolazione di questo genere. Tu lo definisci un azzardo, ma io lo trovo quanto di più sensato. E di più terribile e doloroso. E ripeto, probabilmente non avevo voluto pensarci, perché già le mie, di visioni, facevano troppo male. Avevo accantonato quest'ipotesi brutalmente, per non doverla vedere. Ma è forse, a conti fatti, l'unica plausibile.
Bene, avevo detto che sarei andata con ordine e già divago pesantemente... Perfetto. A ogni modo, prima di commentare la storia in sé e per sé, due punti importanti che mi hanno colpita.
In primis, lo stile. Dimentico sempre di dirtelo, ma trovo che i tuoi ultimi racconti... Diciamo, da Airi Oronti in poi, possiedano tutti una fluidità diversa dai precedenti, e in questo modo abbiano acquisito maggior forza e bellezza. Qui in particolare, lo stile è sì diverso dal solito, più scarno, incisivo... E io adoro, leteralmente, una scrittura di questo genere, rapida, potente ed evocativa, che va diritta al punto e che ti strappa il cuore.
Ecco, credo di non aver reso appieno quel che volevo intendere, di nuovo. Vorrei poter commentare questa storia tramite Osanwe, altro che!
Altro punto: il Quenya. Non è un elemento pregnante in questa storia, per questo ho deciso di estrapolarlo e trattarlo come cosa a sé, perché io ne sono rimasta colpita. Le lingue nel legendarium sono un elemento fondante, e tu questo lo rendi benissimo soffermandoti sul Sindarin strascicato del giovane Haladin, o sulle sonorità piene, calde, del Quenya di Moryo, che sanno di casa e di cose perdute.
Davvero, vorrei abbracciarti anche solo per questo.
E dalle lingue veniamo ai nomi, e quindi a noi.
Ambarussa. Ok, smetto di squittire per come tu abbia saputo scrivere la musicalità del suo nome, soffermandoti su ogni singola sonorità. Sono sensibile all'argomento lingue e musicalità, se già non si fosse capito. Ma comunque...
Un nome che li ha uniti, nomi che ora li dividono brutalmente. Ora Ambarussa è solo Pityo, e questo sancisce più di ogni altra cosa quella scissione irreparabile.
E il silenzio dei fratelli, il loro non riuscire a pronunciare più il nome Ambarussa... Ho sempre creduto anche io che tacessero, che non riuscissero a parlare in alcun modo della vicenda, e che il nome taciuto ne fosse un chiaro segno.
Tra l'altro mi chiedo: è questo silenzio dei Feanarioni a far sì che si diffondano storie sui sette figli di Feanor, secondo te? Perché mi verrebbe da pensare che un Atan, nato e cresciuto in Endore, sapesse bene che i Feanarioni erano solo sei, pur non avendo idea delle motivazioni... Ma la mia è solo una curiosità, che nulla toglie alla bellezza della storia e del tuo espediente del giovane Haladin che, tra parentesi, mi fa una tenerezza infinita con le sue esitazioni, il suo timore, e quel suo "io sono un ultimogenito"... Vorrei davvero abbracciarlo.
Ah, e devo smettere di immaginarlo come un membro della Casa di Hador... Non ho idea del perché, ma continuo a vederlo alto e biondo!
Comunque, è meraviglioso, e terribile, come sia grazie a lui, alla sua domanda ingenua, a un gioco insomma, che le illusioni di Pityo acquisiscono finalmente concretezza. Illusioni che, fino ad allora, erano rimaste un gioco di specchi che bastava un soffio a spezzare... A proposito, attimo di fangirling per Tyelko, caldo come il sole e altrettanto feroce nella sua spietata sincerità... Lo adoro. Ed è così che lo vedo anche io.
E tra l'altro ho sempre pensato sia diventato particolarmente protettivo nei confronti di Pityo, se già prima lo era di entrambi, ora la cosa non ha potuto che accentuarsi... E anche Moryo, a modo suo, ha acquisito un certo, forte senso di protezione verso il più piccolo, ma ci arriviamo dopo.
Lo spronfondare di Pityo nell'illusione è così spontaneo, rapido, con quel passaggio dal singolare al plurale così fluido che quasi non ci si fa caso. Sembra quasi che Pityo aspettasse solo l'occasione giusta per rompere gli argini e lasciare che la follia dilagasse, che la consolazione di essere due lo abbracciasse in tutta la sua terribile dolcezza.
E in tutto ciò c'è Menelore, figura che vorrei davvero conoscere meglio. Ne avremo mai modo.
Spietato, folle, ma allo stesso tempo, io credo, animato da una dolcezza infinita prima nell'assecondare il delirio di Pityo e poi, alla fine, nel liberarlo. Sì, perché io credo che quell'atto finale sia un atto d'amore estremo, terribile, folle quanto si vuole, ma amore.
Moryo fa una tenerezza infinita in quel suo imbarazzo, quei suoi timidi tentativi di parlare del passato, di ricercare un conforto... A proposito, vividissima la descrizione della fortezza in costruzione e splendido il parallelismo con Formenos, e forse la cosa più inquietante è vedere Ambarussa cedere alle sue illusioni e, per un attimo, renderne partecipe il fratello. Ecco, il vero dolore forse sta nel fatto che Ambarussa in fondo è sempre, dolorosamente cosciente dell'autoinganno, o non fingerebbe mai di essere uno.
Tra l'altro, mi vien da pensare che i fratelli sapessero, che tutti sapessero... Le gesta dei gemelli saranno trapelate nel Beleriand, quindi la follia di Pityo si sarà diffusa... L'idea mi addolora immensamente. Ma forse tu hai altre idee in merito?
E il sogno, il sogno di bruciare... Era, e forse è tuttora, l'elemento portante della storia di cui ti parlavo. L'idea che Pityo sognasse il dolore di Telvo, che lo vivesse come fosse suo. Leggerlo qui mi ha dato i brividi perché, davvero, abbiamo avuto la stessa idea. E qui è ancora peggio, forse, vista la dualità di Ambarussa.
Poi, ovviamente, le lacrime che non ho versato all'immagine di Tyelko e Curvo, le mani intrecciate, i visi vicini... È così straziante, così tenero, così... Così troppo, ecco.
E Ambarussa che piange, piangono, sul corpo di Moryo.. Altra stoccata.
Tra l'altro ora mi faccio un sacco di domande su Telvo in Mandos, e sul loro ricongiungersi... Ma non è qui il luogo per parlarne, che davvero ho divagato tanto.
Le Bocche del Sirion sono esattamente come le immagino io, e i bambini nascosti sotto gli scafi delle navi sono una di quelle immagini che ti si imprimono dentro e non ti lasciano più.
Posso giustificare quanto voglio, arrampicarmi su tutti gli specchi che voglio, ma quello è stato uno sterminio. Terribile. Chi ha combattuto per i Feanarioni non aveva più remore, e tu questo lo hai reso benissimo.
Il finale, con quel nome "pronunciato solo per uno" da Kano è così dolce e doloroso assieme... Davvero, Ghev, non riesco a commentare oltre.
Ti sono infinitamente grata per aver pubblicato questa storia che, se non l'ho già scritto sopra, di azzardato per me non ha niente, è solo qnanto di più reale e credibile si possa scrivere a proposito di Ambarussa.
Un abbraccio forte e, dinuovo, grazie
Mel
P.S.: momento pedanteria (perché la Mel non si smentisce mai XD) tu scrivi "Sinigollo", forse è un errore di battitura, o forse sono io che mi perdo passaggi per strada, ma non dovrebbe essere Singollo? Thindicollo in alternativa, se si vuol usare l'antica pronuncia... Scusami se ho fatto correzioni inutili! |