Recensioni per
Solo due giorni
di DonnieTZ

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/12/16, ore 21:36

[Valutazione del contest It's too cliché - Seconda edizione]

Titolo:

Il titolo è estremamente semplice, eppure allo stesso tempo molto evocativo. Si adatta alla perfezione ad una storia che, sotto l’apparenza di un “banale” cliché, nasconde un sottofondo molto più complesso e articolato.



Uso del cliché:

Il cliché è rispettato con molta cura in ogni suo punto: il bacio che Ned e Rob si scambiano mentre quest’ultimo è sotto l’effetto dell’alcol è il motore che muove le fila di tutto il racconto, che si suddivide letteralmente in “prima” (come sono arrivati al bacio) e “dopo” (gli effetti che ha avuto sui due protagonisti).



Caratterizzazione dei personaggi:

La storia si apre in medias res con un’immersione totale nella mente di Robert.
Robert Baratheon non è fatto per pensare, preferisce agire d’istinto, ma anche lui in casi eccezionali si ritrova a fare i conti con qualcosa che non può risolvere con un pugno o una risata. E se poi quel caso riguarda proprio Ned, allora arriva persino a perderci il sonno.
Si può quasi toccare con mano la frustrazione che prova nel sapere di aver dimenticato qualcosa – qualcosa d’importante, qualcosa che riguarda Ned – ma non riuscire a ricordare che cosa.

Quando sente aprirsi la finestra e vede l’oggetto delle sue elucubrazioni sgattaiolare via di nascosto – lui, il figlio modello, quello che Robert non può e nemmeno vuole essere – è naturale calarsi a sua volta dalla finestra e seguirlo. È una curiosità legittima, si dice, perché Ned è sempre così dannatamente perfetto che non può davvero lasciarsi sfuggire l’occasione di scoprire questo segreto che lo rende più umano – più come lui.

E il fatto che se lo immagini mentre scopa con una ragazza senza volto né nome ha un retrogusto amaro che si affretta a cancellare dalla mente, perché è troppo più facile ignorare i pensieri scomodi, piuttosto che farci i conti.


Non appena Robert raggiunge quell’insegna il capitolo si interrompe, e subito dopo ci troviamo all’improvviso catapultati indietro di due giorni, e stavolta osserviamo tutto attraverso gli occhi di Ned.

Ned che assiste assieme a Rob alla partenza di Jon, consapevole che il loro tutore è preoccupato all’idea di lasciarli soli a casa, – principalmente per Robert – ma nonostante questo non si tira indietro rinunciando a quel viaggio di lavoro, perché il dovere prima di tutto.

Di Jon nel canon non sappiamo molto, ma quel poco che ci è stato concesso conoscere è riversato tutto in queste righe: un uomo severo ma giusto, con un profondo affetto per quelli che considera a tutti gli effetti figli suoi ma un rispetto ancora maggiore per il dovere, cui non si sottrae per nulla al mondo – una lezione che Ned assimila da lui, facendola propria.

Ripercorrendo velocemente la strada che ha portato Rob e Ned ad essere affidati a lui, scopriamo quel passato difficile che grava sulle spalle di entrambi, e che li ha portati a erigere delle difese egualmente forti ma diametralmente opposte per proteggersi dal mondo esterno – e da se stessi.

La profonda ammirazione che Ned ha per Jon trasuda da ogni frase, tanto quanto la lealtà assoluta che ha per Rob: due persone e personalità completamente diverse, ma ugualmente importanti ai suoi occhi e nella sua vita.

Il rapporto tra Ned e Rob è forte e naturale, fatto di piccoli gesti quotidiani e parole e silenzi rilassati, ed è solo quando Robert menziona la festa – e la ragazza che secondo lui Ned dovrebbe farsi – che la maschera di Ned si incrina: iniziamo a vedere che c’è qualcosa sotto la superficie di controllato affetto fraterno, qualcosa che diventa più concreto quando Ned si lascia andare alla corrente dei propri pensieri, al sicuro nella sua camera.

Mi piace molto l’apparente controsenso dei suoi pensieri: sostiene di “fingere una normalità artefatta” per Jon, per non dargli problemi, perché se fosse per lui sarebbe tentato di lasciarsi andare e confessare tutto. “Cadere e cadere e farsi male.”
È quasi come se cercasse in modo inconscio di giustificarsi con se stesso, convince dosi che se non affronta i suoi sentimenti e le dirette conseguenze non è per codardia, ma per rispetto di Jon.

Quando si risveglia e non trova Rob si fa quasi prendere dal panico. Lui, che ha sempre tutto perfettamente sotto controllo, quando si tratta di Rob perde il suo proverbiale sangue freddo e si comporta come un ragazzo qualunque – e non come “un adulto nel corpo di un ragazzo”.

Ho trovato estremamente verosimile la sua reazione nello scoprire, una volta arrivato alla festa, che Rob è in camera con Cersei: da un lato c’è il sollievo di saperlo al sicuro… dall’altro c’è questo dolore senza nome che gli mozza il fiato.

Anche la scelta – masochistica – di andare a controllare Robert è molto realistica, nonostante possa apparentemente sembrare il contrario: Ned sa bene cosa troverà in quella stanza, ma vuole comunque vederlo con i propri occhi per auto infliggersi una specie di “terapia d’urto”, nella speranza (vana) di mettersi il cuore in pace una volta per tutte.
E invece no, invece aprire quella porta e vedere Rob godere delle attenzioni di Cersei fa soltanto un male cane, non comporta nessuna epifania.

Vedere Rob che esce da in fretta e furia da quella stanza è una sorpresa tanto per Ned quanto per il lettore, e confesso che, nonostante ami alla follia il narratore selettivo, in questo caso mi dispiace non sapere perché mai Robert ha agito così d’impulso… o meglio, che cosa si è detto per giustificare a se stesso il fatto di aver interrotto quella che è probabilmente una delle sue occupazioni preferite solo per tornare a casa con Ned.

Ma vabbè, in ogni caso Robert ha raggiunto Ned e il suo mondo smette di girare a vuoto, perché adesso che le cose sono tornate nella normale routine – con Rob incapace di prendersi cura di se stesso e Ned che si occupa di lui – è facile lasciarsi tutto alle spalle, e nascondere di nuovo quei sentimenti scomodi nell’angolino in cui devono restare relegati.

Ma poi succede. È un unico istante di debolezza, un solo momento in cui Ned si concede di abbassare la maschera – perché nonostante quello che dicono di lui rimane pur sempre un essere umano – e, così facendo, permette a Rob di vederlo davvero… anche se forse non è esatto dire così. Forse bisognerebbe dire che in questo modo permette a se stesso di vedersi attraverso gli occhi di Rob. E di capire che ha capito tutto, chissà da quanto tempo.

Patetico.
Ned si sente patetico per quello che prova, per non essere riuscito a nasconderlo meglio, per non riuscire a negarlo adesso, non in modo convincente… per non riuscire a rifiutare Rob, e quel bacio brusco che nonostante sia profondamente sbagliato è nella sua testa il massimo che potrà avere da lui, ciò che più si avvicina a quello che realmente vuole e ha sempre voluto.

Attraverso gli occhi di Ned, i gesti e le parole di Rob risultano bruschi ai limiti della cattiveria gratuita, con quel “velo di derisione” che rimane sul suo viso a bacio finito, ed è naturale che Ned reagisca, per una volta, da codardo, fuggendo a rifugiarsi in camera sua.

Analizzando però il comportamento di Robert in maniera più oggettiva, per quanto possibile, non credo che avesse realmente intenzione di ferire Ned: sì, lo prende bellamente in giro sui suoi sentimenti, e se avesse avuto un minimo di sensibilità e tatto in più se lo sarebbe risparmiato, – ma d’altro canto se avesse avuto più sensibilità e tatto non sarebbe stato Robert – ma secondo me nei suoi intenti voleva essere solo uno sfottò senza conseguenze, semplicemente uno dei tanti che gli rivolge ogni giorno e che Ned ha imparato a ignorare.

Per quanto riguarda l’averlo baciato, si possono solo fare ipotesi: forse da un lato c’è la voglia di avere una conferma concreta dei suoi sospetti (un po’ come Ned che, nonostante avesse sentito tutti i resoconti delle avventure di Rob, vuole vedere con i suoi occhi mentre sta con Cersei), dall’altro la curiosità disinibita dall’alcol di vedere cosa lui, Robert, avrebbe provato in un frangente del genere, di scoprire se gli sarebbe piaciuto oppure no.

E quella rabbia che Ned sente nel bacio potrebbe essere, per Rob, dovuta da un lato all’irritazione per il fatto che il suo migliore amico gli ha nascosto una cosa così importante… dall’altro alla consapevolezza che, probabilmente, neppure lui gli è indifferente.

Con la luce del sole ritorna anche la compostezza di Ned, la sua tendenza intrinseca a fare sempre la cosa giusta, che in questo caso è l’onestà: non può e non vuole negare ciò che è successo, ma è fermamente convinto che questo non cambierà nulla, perché dopotutto “è un suo problema, non di Rob”, e lui è intenzionato ad assumersene ogni “responsabilità”.

È per questo che scoprire che Rob non si ricorda – o finge di non ricordarsi – niente della sera prima lo destabilizza tanto. Di nuovo, Ned si trova in una situazione in cui la soluzione più facile per lui si sovrappone a quella giusta per qualcun altro (e non uno qualsiasi, ma Rob), e di nuovo il suo senso del dovere soccombe a quell’auto-inganno, accettando di recitare in quella commedia di cui soltanto lui è consapevole.

Il problema è che ormai Ned non riesce più a fingere come prima, perché mentre fino a ieri si era limitato ad osservare Rob dall’ombra convinto di non essere visto, ora lo sa. Sa che Rob sa, sa che fa finta di non saperlo, e non può fare a meno di chiedersi cosa succederebbe se Rob si ricordasse di quel fatidico bacio, spianando la strada per quel chiarimento che invece gli è stato negato.

Ned è diviso tra il sollievo e il rimpianto, tra la paura che quel ricordo avrebbe rovinato per sempre il suo rapporto con Rob e la speranza che invece avrebbe potuto cambiarlo in meglio, ed è naturale che alla fine non ce la faccia più a mantenere la calma ed esploda – seppur in maniera contenuta – con Rob, sputandogli contro parole velenose che non pensa davvero, solo per fargli provare una minima parte del male che lui per primo deve sopportare a causa sua.

Robert non ha giustamente idea di cosa stia succedendo al suo amico: era una giornata come tutte le altre, si sono comportati entrambi come sempre… e ora se ne esce con quell’acidità gratuita. È ovvio che ci sia rimasto male, ed è ovvio che ribatta a tono.

Così com’è ovvio che Ned, a quel punto, si senta in colpa e si rimangi tutto, e per la seconda volta in due giorni si concede di essere consapevolmente un codardo, sfuggendo agli occhi indagatori di Rob per rifugiarsi nella sua stanza.

Ned ha paura, è naturale, ma ho trovato molto appropriato che non sia rimasto a crogiolarsi nell’autocommiserazione (non sarebbe affatto da lui), scegliendo invece di reagire a quella situazione che cerca di soffocarlo. E se non può parlare con Robert per il suo bene – di questo ne è sempre convinto – almeno può cercare di andare avanti, di sbloccarsi da quello stato di impasse in cui è invischiato da chissà quanto tempo e accettare il fatto che ha il maledetto diritto di cercare di essere felice, di trovare qualcuno con cui non debba fingere di essere chi non è.

Mi è piaciuta molto la scena nel locale, con un Ned che – nonostante i buoni propositi – si sente totalmente spaesato in quel posto nuovo, tanto da accettare di confidare a un tizio mai visto prima tutto ciò che gli ribolle nel cuore e nell’anima. Nonostante non si fidi di lui, nonostante non conosca le sue intenzioni, nonostante sia un tipo solitamente riservato, Ned rivela a questo Howland (tra l’altro non mi ricordavo chi fosse e ho dovuto cercarlo su internet…) tutto quello che fino ad allora aveva ammesso soltanto a se stesso (e non sempre). E anche questo è del tutto naturale, nella sua stranezza, perché – per qualche motivo che nessuno si spiega e che probabilmente ha a che fare con la voglia di parlare con qualcuno veramente in grado di dare un parere oggettivo – ci sono volte in cui è più semplice confidarsi con un estraneo, piuttosto che con un amico.
Specie nel caso di Ned, che di veri amici ha soltanto Rob – cui per ovvie ragioni non può parlare.

Dopo essersi sfogato, finalmente Ned riesce ad avere una visione più chiara della sua vita, di ciò che gli sta succedendo e di quello che lui per primo si aspetta da se stesso.

E visto che ormai non può e non vuole continuare a nascondersi, per quanto possibile (c’è ancora il problema di Rob e il fantasma di quel bacio dimenticato), la prima cosa che fa è essere sincero con Jon: dopotutto è il suo punto di riferimento, l’uomo che ammira sopra ogni cosa, che lo ama come un padre e a cui deve tutto, e dal momento che quella verità non è più un tabù auto-imposto continuare a mentirgli sarebbe per Ned una mancanza di rispetto imperdonabile.

Non è facile, per niente, ma alla fine Ned riesce a buttare fuori quelle poche parole che suonano alle sue orecchie come una condanna, aspettando trepidante il verdetto. E qui Jon conferma di essere l’uomo affidabile che già conosciamo, ascolta in silenzio la confessione di Ned e poi, comprendendo le sue paure, lo rassicura.
Non sembra sorpreso e probabilmente anche lui, come Rob, aveva già il sospetto che ciò che Ned prova per il suo amico andasse al di là dell’affetto fraterno, ma a differenza di Rob non ne fa cenno: “va tutto bene” è l’unica cosa che Ned ha bisogno di sentire, adesso, ed è esattamente ciò che gli dice.


Tornare nella mente di Robert dopo questo lungo (su carta) viaggio nel passato è veramente strano, ma è una stranezza positiva, perché adesso i suoi tormenti su quel “qualcosa” che si è scordato e la sua curiosità quasi morbosa sul comportamento anomalo di Ned assumono tutta un’altra valenza.

Scopriamo anche che in realtà Rob non aveva finto solo con Ned di non conoscere il suo segreto, diciamo così, ma nascondeva la realtà anche a se stesso: era più facile far finta di niente, perché ammettere quella verità scomoda avrebbe portato con sé domande ancora più scomode che non aveva voglia di farsi… e che continua a rimandare, nonostante tutto. Nonostante la sua mente continui a proporgli immagini non volute di Ned che fa sesso con altri uomini e nonostante queste immagini lo confondano ancora di più.

E la prima ammissione che riesce a farsi, in questo marasma di sensazioni nuove e sconosciute e scomode, è che ferito e arrabbiato con Ned per non essersi confidato con lui, per avergli nascosto questo lato così importante.
La seconda, è che vederlo parlare con quel tizio e capire che invece a lui Ned ha detto tutto – e magari non ci ha solo parlato ma è andato oltre – lo fa incazzare oltre misura, perché nessuno si deve permettere di intromettersi tra lui e Ned, men che meno un Signor Nessuno.

È un attacco di gelosia in piena regola ed è evidente a tutti meno che hai diretti interessati, perché Rob giustifica quella furia col pretesto di sentirsi “tradito e abbandonato” dal suo migliore amico, e Ned… lui è davvero troppo sorpreso e confuso da quell’atteggiamento per riuscire a vederlo per ciò che è, e la cosa non sorprende affatto (dopotutto è entrato in quel locale proprio perché convinto di non avere una singola chance con Rob).

Una volta fuori quella rabbia cieca si trasforma in un bisogno impellente di sapere, di sentirsi sbattere in faccia quella verità che ormai non riesce più a negare ma che ancora fatica ad accettare.
Sembra un po’ come quel bacio dato d’impulso sotto l’effetto dell’alcol, ma stavolta Ned non ha più voglia di fuggire da quel confronto che dentro di sé anela da fin troppo tempo: Rob vuole la verità e lui gliela dice, tutta. Anche quella che non aveva chiesto, anche quella che quel bacio dimenticato aveva riportato nelle tenebre dell’oblio.

Ned getta al vento ogni cautela, abbatte ogni muro e parla col cuore in mano, rivelando che non solo gli piacciono gli uomini, ma gli piace lui, lui e nessun altro.

È qualcosa che Rob inconsciamente sospetta da tempo, ma sentirla dire da Ned, ad alta voce, la rende terribilmente reale e questo lo spaventa più di quanto voglia e possa ammettere anche a se stesso, e istintivamente reagisce nel modo che gli è più congeniale, quello che finora gli ha permesso di relegare tutti i dati scomodi in un angolo e vivere tranquillo nella sua beata ignoranza.

“No.”
È un rifiuto istintivo e irrazionale, un meccanismo di difesa che crolla non appena l’istinto cede il posto alla ragione e si rende davvero conto delle conseguenze disastrose che potrebbe avere quell’atteggiamento. Si rende conto che potrebbe perdere Ned… e si rende conto che non ha intenzione di permetterlo.

E dopo quel momento di lucidità Rob cede di nuovo le redini all’istinto, perché dopotutto è Ned quello che ragiona mentre lui è bravo ad agire, e quindi agisce: strattona Ned all’indietro e lo bacia d’impulso, bruscamente e a lungo, e anche se quell’altro bacio (il primo, quello da cui tutto ha avuto inizio) rimane nascosto tra la nebbia dell’alcol adesso è finalmente arrivata la consapevolezza che, sì, c’è stato davvero.

Con quel bacio crollano tutte le barriere di Rob, così come con il primo erano cadute quelle di Ned: per quanto ammetterlo sia difficile, adesso lo sa, sa che questo sentimento senza nome – è troppo, troppo presto per dargliene uno – non è solo da parte di Ned, ma anche da parte sua.

E alla fine non è poi così importante che Rob non sia bravo con le parole, perché in fondo con Ned non gli sono mai servite.



Stile e trama:

Lo stile di questa storia è estremamente introspettivo, ma grazie alla sintassi limpida e ben curata non risulta mai pesante: si alternano periodi brevi ad altri più lunghi ma mai tanto da rallentare il ritmo della narrazione, che procede fluido e ben scandito dalla prima all’ultima riga.

Il lessico è semplice ma non spoglio, quotidiano con alcune punte di ricercatezza che aggiungono colore senza appesantire, mentre quello degli sporadici dialoghi è perfettamente calibrato sul vocabolario di chi sta parlando in quel momento.

La trama di per sé è molto semplice, come ci si aspetta da una storia basata su un cliché, ma la struttura della storia la rende molto originale.

Innanzitutto l’intero arco narrativo è costituito da due soli giorni, e se da un lato è stato (forse) un po’ un azzardo, dall’altro secondo me ha costituito una delle carte vincenti di questa storia: non ci sono salti temporali che vadano oltre le poche ore mentre il resto del tempo è descritto minuziosamente sia nei pensieri che nelle azioni del protagonista di turno, e questo aiuta moltissimo il lettore a empatizzare con loro, immergendosi nella storia – e nella loro testa – con tutte le scarpe.

Altra cosa che mi ha positivamente colpito, è la duplice suddivisione parallela presente/passato e POV Rob/Ned: unendo il cambiamento temporale a quello di narratore hai al contempo evitato troppi “sbalzi” che avrebbero potuto confondere il lettore e dato vivacità alla storia.

In particolare, ho apprezzato particolarmente la scelta del duplice narratore selettivo: in questo modo hai consentito al lettore l’accesso privilegiato alla mente di entrambi i tuoi protagonisti, consentendogli di capirne tutti i dubbi e i pensieri, ma hai mantenuto quel velo di mistero che il narratore onnisciente avrebbe sollevato, portandolo a voler scavare più a fondo, a farsi domande, a cercare di utilizzare gli indizi che lasci nei capitoli dedicati all’uno o all’altro per analizzare e comprendere quei pensieri che invece sono nascosti… o almeno, a me è successo così, ed è una cosa che mi ha letteralmente conquistata.

Lo sviluppo della trama è sempre lineare e le azioni, i pensieri e i dialoghi si susseguono in maniera realistica e naturale, con un ritmo che sul finale aumenta dapprima impercettibilmente e poi sempre di più, tanto alla fine di quel bacio tanto agognato anche il lettore si ritrova col fiato corto e il battito accelerato come dopo una lunga corsa.

È talmente concentrato nello sforzo di rincorrere quella verità celata, quel chiarimento che sembrava così irraggiungibile che trovarsi all’improvviso sotto lo stendardo del traguardo dapprima lo destabilizza un po’. Poi però si ferma, chiude gli occhi per riprendere fiato e li tiene così mentre con i pensieri ripercorre tutto il viaggio fatto finora.
E poi sorride, perché alla fine l’ha capito: quello non è un vero finale… quello è solo l’inizio.



Gradimento personale:

Ho amato ogni particolare di questa storia, dalla coppia (su cui peraltro finora non avevo mai letto nulla) alla struttura dei capitoli allo stile della narrazione.
In effetti, l’unico vero difetto che sono riuscita a trovarle è che… finisce troppo presto!

Recensore Master
14/10/16, ore 21:45

Ma chi si rivede <3
Mi piace da morire come gestisci questi personaggi, li fai collimare molto bene con le loro versioni originali e dipingi il loro rapporto in modo IC: la lealtà di Ned a Robert è "senza domande, senza pretese, senza dubbi -- nonostante tutto": è più che un amico per Robert, è una spalla su cui appoggiarsi, anche quando si sente sfruttato continua a stargli al fianco (e in canon non è un uso che fa Robert di Ned quando lo nomina Hand of the King, d'altronde? Ned gli volta le spalle solo davanti all'idea di uccidere bambini).
Leggendo ho notato che c'erano i cliché che il contest richiedeva, ma il tuo stile non me l'ha fatta sembrare una cosa “già letta, già vista”, è stata scorrevole e hai mantenuto l'atmosfera sino alla fine, un po' nostalgica, un po' sospesa sull'orlo del coming out di Ned tra i suoi conflitti interiori... mi piacerebbe leggere una shot lunga dal pov di Robert scritta da te, però, colpa di quel “forse è un fottuto unicorno”! Morta. X°D
Spero che tu scriva altro sulla ship e in generale nel fandom, mi piace leggere in italiano ma trovo poco su personaggi ed eventi che m'interessino.

Recensore Junior
13/10/16, ore 23:19

Non puoi minimamente immaginare quanto io ti sia grata per questa gioia che mi hai dato inconsapevolmente. Ned e Rob sono una delle mie più care otp in ASOIAF (e in generale, a dire la verità) ma sono una totale schiappa in inglese, quindi ho potuto leggere pochissimo di loro due. E avevo perso anche le speranze, a dire la verità, perché il tenere sempre Google Traduttore a portata di mano e utilizzarlo al minimo dubbio insensato è davvero pesante. Poi vieni tu, con questo gioiello, e grazie, grazie, grazie!
Mi hai reso questo serata stupenda.
Robert e Ned li ho sempre immaginati così caratterialmente da giovani, con uno che se la divertiva senza poi tanti pensieri a destra e a manca e con l'altro che cercava già di essere un fiero Stark ma che era ancora un piccolo cucciolo, infatti ad ogni frase quasi piangevo dalla gioia (a proposito, mi piace un sacco il tuo modo di scrivere). E poi mi hai dato il colpo di grazia con il finale, che mi ha colorato il cuore di arcobaleno tanto che è stato ahw~.
E potrei continuare ancora ad elogiare questa ff, ma la finisco qui perché devo rileggermela con consapevolezza adesso.
Ti ringrazio ancora!
Un abbraccio~~!

Recensore Master
12/10/16, ore 16:45

Ciao! Ho trovato la tua storia tra quelle che partecipano al Contest e, dato che mi aspetta più di mezz'ora di treno, non potevo che recensire!
Premetto che qualche volta ho leggiucchiato delle Robert/Ned in inglese, ma nessuna mi era davvero piaciuta, perché preferisco decisamente, almeno in questo caso, le coppie canon; a dispetto di questa premessa, devo ammettere che invece la tua storia mi ha colpita in positivo e, a dirla tutta, mi è piaciuta un sacco ❤ 
Ho davvero apprezzato come hai mosso i personaggi, in maniera quasi sempre fedele a quelli dell'opera originale, in un contesto che non è quello che appartiene loro (e di solito non amo nemmeno le AU!), ma che ho trovato comunque coerente e intrigante.
Ho amato particolarmente la tempesta interiore che scuote Ned quando si trova vicino a Rob, mentre quest'ultimo è del tutto simile al pg originale, con il sui ubriacarsi e la passione che lo caratterizza. Sì, l'ho amato, soprattutto perché me lo sono figurata giovane e figo ❤ 
Lo stile è molto adatto alla storia, introspettivo eppure trascinante, in particolar modo nelle scene finali, con il susseguirsi rapido delle azioni che riflettono i sentimenti di Rob. La scena finale del bacio così da lui mi ha fatta sospirare, sapevilo *^*
In ultimo ho amato alla follia il messaggio che Cersei manda a Robert dopo che se ne va con lui: un 'tocco di classe' proprio IC xD
E niente, in bocca al lupo per il Contest!
Alla prossima, un bacio