Recensioni per
Trigger
di laylabinx

Questa storia ha ottenuto 20 recensioni.
Positive : 20
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
26/01/17, ore 00:19

Questi dieci capitoli sono stati un viaggio alla riscoperta del vero Bucky - un viaggio che inevitabilmente passa per Steve, la sua ancora e lo scrigno che custodisce la sua identità. Ha dunque perfettamente senso che il viaggio termini qui, prima degli eventi centrali in Civil War, in cui Bucky è ancora alle prese con ptsd e atroci sensi di colpa ma ormai quasi totalmente padrone di sé stesso. Così come è azzeccata l'associazione di idee relativa al "vagone merci", che l'autrice sceglie di NON riferire al treno da cui Bucky precipitò (poiché la storia procede in ordine cronologico, sarebbe stata una forzatura troppo evidente tornare a quell'episodio, già rievocato in "Semnadtsat"), ma inventare ex novo una meno scontata correlazione che ci traghetta direttamente nelle battute di apertura di Civil War. Il vagone merci è il tramite che conduce Bucky in Romania, per tenersi alla larga da Steve; è anche la prima cosa su cui pensa di saltare su non appena si sente braccato. Il vagone merci rappresenta la fuga. Da un passato di sangue e morte, da un presente che lo vede braccato, da se stesso e da quello che è capace di fare (e potrebbe fare senza rendersene neanche conto, prova ne è lo strisciante dubbio di aver, in effetti, commesso lui l'attentato durante uno dei suoi blackout mentali). Bucky è un ramingo, un clandestino nel mondo, costretto a nascondersi nel buio e a tener pronte tutte le sue cose per fuggire al primo sentore di qualcosa che non va; vive con i sensi continuamente allertati, e la sensazione di non poter permettersi neanche di dormire in un letto normale che, per quanto ne sa, potrebbe trasformarsi in una trappola. Solo i taccuini continuano a moltiplicarsi - non è come mettere radici, però almeno costituiscono una zavorra sempre più ingombrante.
Ma il tempo della fuga è quasi allo scadere. Un ospite inatteso, due occhi azzurri, e Bucky non sarà mai più solo.
"Mi conosci?
Ovviamente lo conosce. Steve è l'unica cosa che conosce, l'unica cosa che vuole conoscere. Lo conosce meglio di quanto conosca se stesso, meglio di quanto conosca la sua stessa vita. Conosce Steve e per qualche ragione è come se fosse l'unico dettaglio che abbia mai avuto importanza. Risponde con un piccolo cenno del capo.
"Sei Steve."
E io sono Bucky..."
Non c'era miglior modo di concludere questa meravigliosa storia. Un grazie all'autrice e a te che ti sei prodigata per offrirci questa splendida e curatissima traduzione.

Recensore Junior
24/01/17, ore 17:13

Allora, prima di iniziare a dire cose strappalacrime, è meglio parlare del capitolo.
Sai, speravo tantissimo che l'ultimo capitolo parlasse di CW, però, ammetto che nel film avevo pensato al vagone da cui Bucky era caduto negli anni '40. In ogni caso, questa è un'altra bellissima interpretazione di quella parola. È straordinariamente bello vedere Bucky che impara piano piano a interagire con gli altri, un passo dopo l'altro, come se stesse rinascendo un pezzetto alla volta. Fa la spesa. Conversa con gli inquilini e gli sconosciuti. Nonostante questo, però, fa male vedere che ha troppa poca fiducia in sé per tornare da Steve. Quindi si può pensare che Bucky stia sì uscendo da quel bozzolo sgraziato e macchiato di sangue, ma che le macchie e le ombre non verranno mai cancellate del tutto. D'altra parte..."I remembe all of them". Già da qui si può capire che il nuovo Bucky è solo il fantasma dell'uomo che era. Che posso dire della parte finale? Meravigliosa, straordinaria, stupenda e...non ho altri aggettivi! Il dialogo con Steve, i pensieri non espressi nel film e poi...

-Risponde con un piccolo cenno del capo.
"Sei Steve."
E io sono Bucky...-
Questa parte è stata...bellissima!
E ora, la parte strappalacrime. Grazie di cuore per aver tradotto una storia così stupenda. Ne ho lette di ff belle, ma questa aveva qualcosa in più. Ancora grazie a te e all'autrice!
Complimenti!
Aster
(Recensione modificata il 24/01/2017 - 05:16 pm)

Recensore Junior
18/01/17, ore 07:46
Cap. 9:

Ho apprezzato moltissimo il fatto che questo capitolo sia dedicato ai misteriosi taccuini, di cui se ne vede solo uno in Civil War, e qui Bucky è dolcissimo a pensare che ricordare Steve è più importante di ricordare se stesso. Poi è tenero il fatto che lui sappia di doversene andare, ma che stare lontano da Steve lo faccia sentire perso. E allora "stalkera" il suo migliore amico per sapere e ricordare il più possibile di lui e portarsi sempre un po' di Steve con sé. Se solo quest'ultimo sapesse quale guerra sta combattendo Bucky con se stesso pur di vincere il desiderio di restare con lui...detesto il fatto che Bucky si ritenga un assassino capace di fare solo del male, mi viene voglia di coccolarlo e, contemporaneamente, dargli uno schiaffo dicendogli che non è vero. Poi quell'ammissione di "amare Steve Rogers" -che può stare a significare qualsiasi cosa- è stata così...così dolce! Ed è per lui che si allontana, lo fa per il suo piccolo Steve, per proteggerlo. Perché Steve sarà anche Captain America, ma quando si tratta di Bucky lui torna a essere "un sedicenne a Brooklyn".
Scritto e tradotto in modo bellissimo come al solito, complimenti!
(Li senti, i miei feels, che chiedono vendetta?)
Comunque, a presto con l'ultimo capitolo.
Ciao :3

Recensore Junior
17/01/17, ore 22:03
Cap. 9:

"A differenza del primo taccuino, le note sono più approfondite; può non sapere molto di se stesso, ma di sicuro conosce il Capitano."
Oh, che bello, un intero capitolo (breve, ma incisivo) dedicato ai leggendari taccuini di Bucky! Riallacciandomi alla tua risposta alla mia recensione del capitolo scorso, le dinamiche Bucky/Steve di questa seconda parte della storia hanno, in effetti, una sfumatura lievemente stalker. E qui lo dico e qui lo nego, perché il contesto psicologico di Bucky, nonché l'intensità del suo antico legame con Steve capace di sopravvivere a decenni di condizionamento mentale, spogliano questa dinamica dei suoi aspetti potenzialmente inquietanti, rimpiazzandoli con la tenerezza. Di sicuro il riempire taccuini con informazioni su informazioni anche private e personali riguardanti una persona potrebbe, in qualsiasi altro contesto, essere segno di un'ossessione maniacale. Non per Bucky, che attraverso il rifiorire della conoscenza di tutto ciò che è Steve riesce finalmente a ri-conoscere se stesso.
E quindi la frase che ho citato all'inizio diventa la chiave di lettura di questo ossessivo riempire taccuini di stralci più o meno dettagliati di un passato che, nel presente, si riconduce ad un'unica persona... la sola sopravvissuta di un'epoca che non c'è più, oltre a Bucky stesso. 
Non mi disturba affatto la scelta di inserire qualche dettaglio più esplicitamente slash. Di certo, Bucky che ricorda una cicatrice sull'anca di Steve è suggestivo di... qualcosa di più che amici. Idem per lo "stealth cuddler", lol. E quell' "I love Steve Rogers" può essere interpretato in svariati modi, grazie all'ambiguità dell'espressione originale, e al tempo stesso è così... adolescenziale, così da diario segreto di dodicenne, che mi ha fatto sorridere non poco.

Recensore Junior
16/01/17, ore 00:41

Ooook, eccomi in ritardissimo a commentare anche questo capitolo, di cui avevo già pregustato un breve assaggio. Qui vediamo dipanarsi un altro trope che mi intriga: quello della "Bestia", la cui attrazione (non malsana, ma mossa da un genuino istinto di protezione, misto a sincera fascinazione) per la "Bella" è talmente forte da portarla a fare qualcosa di avventato e potenzialmente pericoloso: osservarla dormire, rimanendo nell'ombra, con la scusa di sincerarsi che stia bene. E la Bella, in questo caso, è ovviamente lo sbadato, noncurante, "innocente" Steve, totalmente privo di barriere fra sé e quel mondo che lo spaventa e lo confonde, ma dal quale non ha ragione di celarsi, ecco dunque spiegata la totale assenza di tende e simili. E chi può incarnare la Bestia meglio di Bucky, reso suo malgrado un animale da combattimento senza memoria né identità, mezzo uomo e mezzo macchina, ma la cui parte umana sta finalmente riaffiorando, andando a sovrapporsi a quell'istinto ferino e imprevedibile che tuttora lo rende una mina vagante, capace di esplodere alla minima scintilla? Splendido, dolcissimo il momento in cui le dita di Steve si stringono inconsciamente attorno all' (incauta?) carezza di Bucky, e la sua fuga in preda alle emozioni risvegliate da quel breve contatto.

Recensore Junior
10/01/17, ore 15:29

Ciao! *sospira per la tenerezza*
Questi capitoli mi destabilizzano sempre, a volte per i feels distrutti, a volte per la tenerezza ed è arduo scegliere quale capitolo sia il mio preferito. Beh, stavolta ho deciso che è questo.
Partendo dall'inizio, il fatto che l'autrice abbia scelto di descrivere la caduta di Sokovia mi aveva fatto prevedere che sarebbe stato doloroso. Se penso che, mentre Bucky si preoccupava per Steve, Pietro moriva per salvare Clint e il bambino...okay, non vado avanti perché rischio di scoppiare in lacrime. E tutta la scena in cui la gente, compreso Bucky, è attaccata ai televisori per vedere cosa sta accadendo è...semplicemente bellissima. È incredibile come l'autrice sia riuscita solo attraverso le parole a fare arrivare le emozioni della gente che aspetta che la battaglia sia finita per poter prendere un sospiro di sollievo. Davvero incredibile!
Poi la mia parte preferita...il mio lato da Stucky shipper si è svegliato e si è fatto sentire parecchio, infatti la parte in cui Bucky è preoccupatissimo per Steve l'ho trovata troppo dolce. Quando è entrato nel suo appartamento e ha constatato che Steve è il solito incosciente che pensa a salvare gli altri invece che salvare se stesso mi ha fatta ridere e al tempo stesso mi ha stretto il cuore. Se Steve non è cambiato affatto, Bucky invece lo ha fatto. E anche tanto, troppo per poter tornare indietro.
"Enorme e mingherlino, implacabile e gentile, Capitan America e Steve Rogers" questa descrizione è la più bella che io abbia mai letto. È perfetta.
La parte in cui, invece, Bucky accarezza il palmo di Steve e lui chiude le dita bloccando la mano di Bucky è stata la più tenera in assoluto. Qui Steve mi ha ricordato un bambino che cerca protezione, come se Bucky fosse il suo angelo custode. Troppa dolcezza, non resisto.
Comunque, davvero tanti, tantissimi complimenti a te e all'autrice!
Alla prossima =)
Aster
P.S.: questo è l'ottavo capitolo, perciò manca poco alla fine...oddio, non sai quanto mi dispiaccia.

Recensore Junior
04/01/17, ore 22:28

Mi si è spezzato il cuore nel leggere il modo in cui Bucky si accanisce contro il braccio di metallo procurandosi delle ferite: no, Bucky, ormai quel letale pezzo di metallo è parte di te e dovrai imparare a conviverci, a trovare il modo di sottrarlo al controllo dell'Hydra e metterlo al servizio della giustizia. Fortunatamente, mentre il nostro... gattino spaurito e sanguinante se ne sta a infradiciarsi sotto la pioggia stordito da stralci di passato che non è in grado di catalogare, arriva un angelo nella forma di una signora anziana, pratica e determinata a non ricevere un no come risposta. Un trope che personalmente adoro, quello della macchina di morte colta in un momento di fragilità e trascinata, quasi controvoglia, in una casa "umana" da qualcuno rassicurante e autoritario al tempo stesso come solo le nonne sanno essere, che se ne prende cura per qualche ora offrendogli uno spiraglio di  calore e normalità quasi familiare.
Sebbene l'autrice introduca questo capitolo dicendo che "non ha un vero e proprio senso", secondo me ne ha e molto, forse proprio perché è un passaggio del tutto originale, un missing moment che non fa riferimento ad alcun evento nel canon, ma che ci regala la stessa intimità calda e commovente, lo stesso giovane uomo gentile e in cuor suo vulnerabile che ho visto la notte in cui Bucky divide il letto con Steve a poche ore prima dalla partenza per il fronte. Non credo sia un caso se per la prima volta dall'inizio di questa storia vedo una rinascita. Non completa, non ancora - i ricordi sono pochi, frammentari e dolorosi - ma è il primo passo verso la guarigione, il saper accogliere con gratitudine la generosità e la protezione di una gentile sconosciuta, e desiderare di poterla ricambiare. Ci avviciniamo agli eventi di Civil War, e mi piace pensare che queste brevi ore trascorse con Anna abbiano insegnato a Bucky come essere di nuovo umano... o quanto meno come credere nella possibilità di ridiventarlo.

Recensore Junior
03/01/17, ore 12:14

Questo capitolo mi ha stretto il cuore davvero tanto, ma non per tristezza o pietà come negli altri, ma di tenerezza e tanta, tanta voglia di abbracciare Anna e Bucky. Secondo me, questa parte della storia serve a mostrare il primo passo verso un po' di normalità per Bucky ma anche per mostrare quanto lui sia disabituato alla gentilezza, alla generosità di persone come Anna e alla normalità citata prima. È scritto e tradotto meravigliosamente come sempre, e inoltre mi è piaciuta molto la scena in cui si scatena il temporale; mi è sembrata una sorta di metafora, è come se la casa dell'anziana signora fosse un rifugio caldo e sicuro in cui trovare riparo, mentre il mondo all'esterno è violento e impetuoso come un temporale, appunto.
Poi, che dire di Anna? È la prova che le persone gentili che aiutano senza fare domande né richieste esistono davvero, ed è per le persone come lei che vale la pena fare del proprio meglio per mantenere il mondo un posto sicuro. È così tenera la dedizione con cui si prende cura di quell'uomo dall'aspetto stanco e malandato ed è dolcissima la parte in cui dice che conserva i vestiti del marito per "non dimenticare". Sarà stata solo una mia impressione, ma penso che quel "non dimenticare" l'autrice l'abbia scritto riferendosi al marito di Anna, ma pensando a Bucky. Quando, poi, Bucky si domanda chi sia -se il vecchio James o il Soldato d'Inverno- e giunge alla conclusione di non essere nessuno dei due, non sapevo se volerlo abbracciare e rassicurare o essere felice perché è la stessa conclusione a cui sono arrivata io dopo aver visto CW. Certo non è il Bucky degli anni '40, ma non è nemmeno quella macchina della morte che lo hanno costretto ad essere per settant'anni. Tenerissima la parte in cui si rende conto di voler allontanarsi per evitare di fare del male a Steve, ma vuole anche restare per ritrovare in Steve un pezzo del suo passato.
Come al solito, faccio a te e all'autrice tanti complimenti!
A presto : )

Recensore Junior
29/12/16, ore 22:57

Quello che mi piace di questa storia è come ogni capitolo sia unico e possa essere letto come una one shot; in successione, però, essi assumono tutto un altro significato, offrendoci uno spaccato fluido e straziante dei cambiamenti nella testa di Bucky. Siamo arrivati agli eventi di Cap. II (che rimane il mio preferito tra tutti i film del Marvel Cinematic Universe). Adoro come gli attori principali di questo capitolo abbiano tutti nomi freddi e impersonali, nella testa di Bucky: il Soldato - parola che definisce il suo stesso io, sfuggente e privo di una reale identità, lui è solo "un'arma" dopotutto; la Donna (Nat, con cui Bucky ha un passato in comune); il Capitano.
"Lo guarda cadere nel vuoto, una bambola di pezza senza ossa vestita con i colori della bandiera americana. Il corpo inerte colpisce la superficie del fiume e affonda; il Soldato salta solo mentre la nave alle sue spalle inizia ad andare in pezzi."
Il parallelismo, evidente anche nel film, con la "morte" di Bucky dopo la caduta dal treno merci è significativo: laddove Steve non era riuscito a trarre in salvo Bucky, il Soldato d'Inverno riesce invece ad evitare la morte del Capitano, sebbene non sia capace di spiegarsi il motivo di un gesto tanto contrario alla sua natura ("Per la prima volta ha risparmiato una vita piuttosto che spezzarla"), mentre quelle nove parole continuano a rimbombare nella sua testa ("Potrebbe comunque strangolarlo o spezzargli il collo e lasciarlo lì, morto. Potrebbe completare la missione in un centinaio di maniere diverse, ma non lo fa. Non può. Sarò con te fino alla fine."). 
"Il Capitano si sbagliava quando diceva che erano amici, perché gli amici si ricordano uno dell'altro e non cercano di uccidersi perché gli è stato ordinato da alcuni ufficiali del governo". I ricordi ci sono, ma stentano a riaffiorare; a conservare invece una sorta di memoria primordiale, tattile, del suo migliore amico è la parte irrazionale di Bucky, quella che lo ha portato ad agire d'istinto e gettarsi in acqua in barba a missione, ordini e decenni di condizionamento mentale, capaci di annullare totalmente la sua volontà ma non di cancellare del tutto Steve.

(Mi associo alla precedente recensione, la ripetizione del numero nove è azzeccatissima.)

Recensore Junior
27/12/16, ore 14:14

Ciao!
Oddio, i miei feels stanno chiedendo vendetta! Questo capitolo è bellissimo, come tutti gli altri, anzi forse di più! Rivedere queste scene descritte così bene e con una tale introspezione del personaggio mi fa davvero malissimo.
Mi piace davvero tanto vedere le due parti di Bucky che lottano fra di loro, il fatto che inizialmente prevalga il Soldato, ma poi a vincere è Bucky. Inoltre, quando è ancora il Soldato, lui si ripete che "l'uomo sul ponte" non è suo amico, lui non ha amici, quella persona è soltanto la sua missione e nulla di più. Il fatto che se lo ripeta così ossessivamente fa percepire il vecchio Bucky che cerca di tornare a galla, mentre il Soldato cerca di farlo tacere perché mettere in discussione ciò che gli hanno ordinato e ciò che è stato per settant'anni dev'essere per lui spaventoso.
E poi, beh, che dire delle citazioni?
"I'm with you 'till the end of the line"...i miei feels! Il mio cuoricino mi fa tanto male! E io che, quando ho capito di cosa avrebbe parlato questo capitolo, ero tranquilla perché sapevo che sarebbe finito tutto bene! È finito tutto bene davvero, ma ha fatto male lo stesso. Sigh.
Bella la ricorrenza del numero nove. Nove secondi, nove parole, nove passi. E poi...i nove passi diventano dieci e lui si allontana. La parte finale è stata meravigliosa, questa storia mi lascia sempre senza parole!
Complimentissimi sia a te che all'autrice! A presto!
Aster :)
(Recensione modificata il 27/12/2016 - 03:15 pm)

Recensore Junior
21/12/16, ore 22:13

"I rari flash che lo colpiscono quando è in azione sembrano per la maggior parte schegge di ricordi. Sono indefiniti, muri di mattone e vicoli polverosi e ciocche di capelli biondi."
BUAAAAHHHH. Chissà di chi saranno quei capelli biondi?
"Sergente Barnes. Barnes. Barnes. Il nome ruggisce incandescente, una fornace tra le mura della sua mente. E' un nome che scotta e accende i suoi sensi, marchia a fuoco la sua pelle. Dopo aver passato così tanti anni tra la neve e il ghiaccio, pronunciare quel nome è come trovarsi tra le fiamme dell'Inferno."
Splendida questa contrapposizione ideale tra Bucky (fuoco) e Soldato d'Inverno (ghiaccio). A song of ice and fire? Scherzi a parte, è bastato sentir pronunciare il proprio nome, dopo così tanti anni di oblio, per riaccendere la scintilla dell'io. Che forse è anche quella della coscienza, non sarà mica per quello che il Soldato opta per una morte veloce e indolore per la signora Stark? Non sarà mica... compassione? "Il suo destino è stato segnato nel momento in cui la vettura è uscita di strada. Sta morendo e i soccorsi non arriveranno mai": per quanto asettica e inespressiva sia la sua cronaca del duplice assassinio, si inizia a notare - appena percettibile - una certa mancanza di distacco, un'amarezza di fondo non proprio impersonale che tradisce un barlume di sensibilità, la capacità, dormiente ma ancora intatta, di provare pena e di cogliere l'aspetto tragico del destino inflitto da lui - mera arma, braccio meccanico della morte comandato a distanza - a qualcuno che dovrebbe essere solo un obiettivo e che invece è impossibile da ignorare, nella sua umanità fatta anche di liquidi chiari e rantoli affannati.
""L'arma ha parlato, non è previsto che l'arma parli." L'arma, a quanto pare, è capace di prendere decisioni volte a minimizzare le sofferenze delle proprie vittime. Non è molto - perché le vittime muoiono comunque, e male - ma è un'inizio; sì, una scintilla.
E adesso questa riaccesa scintilla, provocata da due nomi apparentemente banali e privi di significato, Barnes e Stark, Stark e Barnes, brucia e brucia e inizia a sciogliere il ghiaccio che ha seppellito - ma non ucciso - tutto ciò che Bucky è stato.
Ma ci vorrà un fuoco più grande, molto più grande... perché purtroppo c'è qualcuno che continua ad alimentare il ghiaccio.

Bel capitolo che ci offre una interessante prospettiva sugli eventi al centro di Civil War: da una parte abbiamo la conferma che Bucky non fosse padrone delle sue azioni o della sua stessa persona in quel periodo, dall'altra mi fa piacere scoprire che aver causato la morte dei coniugi Stark non sia stato semplicemente "uno dei tanti omicidi" per Bucky, ma che lo abbia scosso nel profondo, facendogli scattare dentro qualcosa - un urgente bisogno di sapere - che senza dubbio è un primo, piccolo passo verso la riconquista della propria identità.

Recensore Junior
20/12/16, ore 15:20

No, vabbé, addio. Perché l'autrice ci fa questo? T^T
*abbraccia Bucky stretto stretto*
Tranquillo, Bucky, andrà tutto bene, cucciolo mio (?)! Devi solo aspettare ancora qualche anno e poi la salvezza arriverà anche per te. Non temere, Steve ti aiuterà.

*piange in un angolo stringendo Bucky che la guarda confuso*

Ehm...passando alla recensione del capitolo. È pura crudeltà! Non potete farci questo! ç.ç
Quella scena di CW...il 16 dicembre 1991...la morte dei genitori di Tony...il tutto dal punto di vista di Bucky, i brevissimi ricordi che gli affollano la mente, le domande, il non trovare risposte...è tutto scritto (e tradotto) sempre così bene che sembra davvero di vivere ciò che accade a Bucky (anche no, grazie) ed è devastante, è davvero devastante.

*blocca Bucky che tenta di scappare*

Fermo lì, tu. Adesso ti faccio recuperare io i tuoi ricordi, così ti decidi ad andartene e nasconderti per sempre dall'Hydra. Seh...fosse così facile.
Comunque, grazie per questo altro capitolo meraviglioso e a presto!
Avanti, Bucky, saluta!
*Bucky saluta*
Ciao :*

Recensore Junior
13/12/16, ore 14:29

Mi sono commossa. Mi sono commossa quasi più che negli altri capitoli, è strano a dirsi, ma la desolazione irrimediabilmente vuota che esprime è devastante. Questo capitolo è il primo sul Soldato d'Inverno e mi ha stretto il cuore perché il comportamento di Bucky è tanto perfetto per il personaggio e per la "macchina" che lo hanno fatto diventare, quanto tremendo dal punto di vista umano, anche se chiaramente qui Bucky non ha più nulla di umano. Anzi, qualcosa sì. Dopo un capitolo intero passato a percepire la stessa indifferenza, la totale assenza di emozioni del Soldato d'Inverno, ecco che c'è una piccolissima speranza. Il fatto che Bucky colleghi la bandiera rettangolare a una bandiera rotonda e fiera. Quanto mi è piaciuta questa parte.
La scelta di scrivere dell'omicidio di Kennedy è fantastica, è verosimile pensare che l'assassinio di una persona così importante sia affidata al Soldato d'Inverno. Bucky ha...cambiato la Storia. Il mondo non sarà lo stesso, dopo la morte del Presidente.
La descrizione della città e dell'alba è, seppur scritta abbastanza brevemente, davvero meravigliosa. E la scelta di traduzione dei "guardiani" è perfetta per come l'Hydra vede Bucky. Un animale. Potrei mettermi anche a piangere ç.ç Questa storia mi suscita davvero troppe emozioni.
Complimenti ad autrice e traduttrice!
A presto!

Recensore Junior
13/12/16, ore 10:57

Ho incrociato parecchie volte questo headcanon anche io e ribadisco che lo trovo appropriato e intrigante. E' giusto che il Soldato d'Inverno sia responsabile di qualche omicidio di altissimo profilo, per dare le giuste proporzioni al suo ruolo di arma chiave. Del resto, "he shaped the century", e l'omicidio di Kennedy è indubbiamente uno dei fatti di sangue più iconici e politicamente rilevanti del XX secolo.
Mi piace anche il taglio stilistico del capitolo, diventato opportunamente asettico e analitico, privo dell'espressività che caratterizzava i precedenti. Riflette bene l'artificiale vuoto interiore di Bucky, il suo apparentemente definitivo blank slate emozionale - l'unica cosa che assomigli a una "casa" per lui è la Russia: la Russia è dove il Soldato d'Inverno è venuto al mondo, la Russia è familiare, la Russia, gelida e vuota, gli assomiglia... l'America è estranea e irritante, eppure... qualcosa, guardando la bandiera a stelle e strisce, si risveglia in lui. Ricordi dello scudo di Steve?
Ottima anche la scelta di rendere "handlers" con "guardiani". E' un termine molto significativo, che evoca immediatamente l'immagine di un animale pericoloso il cui controllo necessita uno staff specifico. Ricordo quel post su Tumblr che rifletteva su come anche il costume di Bucky - la "museruola" e la parte superiore della tuta, con tutte quelle stringhe di cuoio che ricordano una camicia di forza - suggerisca l'immagine di una creatura selvaggia e incontrollabile eppure soggiogata, pur se a fatica, alla volontà dei suoi carcerieri.

Recensore Junior
06/12/16, ore 21:17

Ho appena finito di rivedere la scena in questione e beh, se nel film accade tutto nel giro di una manciata di secondi, qui il pov di Bucky sembra dilatare il tempo. Il panico che lo assale quando la porta automatica lo separa da Steve (non panico per se stesso, ma per l'idea di non essere in grado di proteggere l'amico, è sempre così, per Bucky). La sensazione di essere a un passo dalla morte quando rimane a corto di munizioni. Il sollievo inaspettato quando Steve irrompe nel vagone. L'angolo della bocca di Steve che si solleva alla sua battuta un attimo prima che si scateni di nuovo l'inferno. Il vagone semidistrutto, Steve che gli tende la mano disperato.
Poi il vuoto. L'agonia di un povero corpo straziato dopo una caduta di decine e decine di metri sulla nuda roccia resa appena meno mortale da uno strato di neve ghiacciata. L'orrore nel realizzare che il suo braccio non esiste più.

E poi...
"Socchiude le palpebre, sputa un'ultima boccata di sangue e smette di respirare. James Buchanan Barnes muore alle undici e diciassette del mattino."

No. NO. NOOOOOOOO. Abbiamo atteso fino all'ultimo, ma ecco rivelata la backstory (tanto sorprendente quanto devastante, almeno per me) di questo misterioso "diciassette". E un modo perfetto - nella sua crudele semplicità - per concludere un capitolo che immaginavo dolorosissimo e che si è rivelato esserlo anche di più.
(Recensione modificata il 06/12/2016 - 09:18 pm)

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