Prima di tutto credo sia doveroso salutare, quindi buonasera e piacere!
Nonostante sia la prima volta che recensisco da queste parti (e mi scuso per questo), ho letto praticamente (e piacevolissimamente) tutte le tue storie in ambito sherlockiano.
Mi premuro ora di spendere qualche parola, conscia di non avere alcuna competenza tecnica in merito, per ringraziare dei buoni sentimenti che suscitano, nella personcina emotiva e riflessiva che sono, le tue storie.
Ora, certamente sottolineerò l’ovvio nel dire che hai uno stile di scrittura impeccabile: qualcuno potrebbe facilmente scambiarlo per pura retorica o vezzo artificioso, ma si evince essere intriso di una cura non comune e di una raffinatezza speciale e molto personale. Il ricorso di determinate espressioni, parole, metafore; l’evocazione di specifiche immagini, ambientazioni e vicissitudini è palesemente oculato ed immagino sia mosso sì da talento, ma soprattutto da una certa passione, da un amore profondo per la lingua, ancor prima che per la scrittura. Non posso che apprezzare e complimentarmi (oltre che ringraziare) per tutte le delicate idee a cui dai luce e concretezza.
I personaggi sono credibili, autentici, reali, sembra di osservarli in segreto da un luogo preferenziale, sembra quasi di invaderne l’intimità; d’altro canto hanno anche un tocco tutto personale e riconoscibile, che non fa che renderli ancora più speciali: la tua Molly è una donna arguta e fragile, ma che ha saputo trarre solo cose buone dalla sua fragilità, trasformandola in forza, determinazione e dolcezza, una donna ferita appropriatasi del suo dolore per poi convertirlo in qualcos’altro, qualcosa di buono, florido e salvifico; una donna amorevole e comprensiva, ma anche combattiva e compassionevole. Sherlock ha una sua personale vulnerabilità (in fondo è “il fratello più sensibile”, no?), ma la cela con veemenza e paura dietro una maschera di anaffettività e rigore mentale: questo è quello che ci mostrano, ci spiegano, ci illustrano; il tuo Sherlock mostra qualcosa in più (che dalla serie emerge ogni tanto, ma con estrema fatica e timore reverenziale secondo me), un lato che banalizzerei definendolo solo umano, ma premuroso e gentile, mosso unicamente dalla propria bontà d’animo (perché è questo che è, un “uomo buono”). Il tuo Sherlock è una persona buona e complicata, come solo la sensibilità emotiva e mentale sa essere. La tua Molly è una persona che ha passato abbastanza tempo con la morte da percepire la differenza tra insensibile e troppo sensibile, tra sterilità di cuore e un cuore sanguinante, tra una persona che non sa provare sentimenti ed una per cui i sentimenti sono talmente ingombranti da fare male.
Mi piacciono molto le tue prospettive, il tuo modo di tessere i dialoghi e di gestire le situazioni: sguardi originali e comunque giusti, appropriati ai tempi ed ai modi della serie e dei personaggi.
Le storie sono delicate come i suoi personaggi, la potenza dei sentimenti è contenuta da argini deboli ed erompe attraverso dialoghi pacati e voci flebili, ma in fondo l’umanità è proprio questo: un insieme di sapori agrodolci, un universo di contrasti profondi ed inspiegabili, esseri umani in grado di sorprendere, che nascondono la bellezza, per proteggerla, nel dolore, dove nessuno la cercherebbe.
Mi sono dilungata troppo, temo. Non volevo dissezionare la tua bella scrittura, ma volevo dimostrare in qualche maniera quanto apprezzo le tue idee e il tuo modo di esprimerle, sempre accurato ed elegante nella forma e nel contenuto.
Penso sia ora di accomiatarmi, ho vaneggiato abbastanza.
Grazie ancora e ancora.
Spero a presto,
Lynx96
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