Questa storia è una sorpresa e sai perché? Perché è come una bella matrioska, qualcosa che si racconta per quello che non è.
E’ la sera di San Valentino, in un bel ristorante italiano -sarà che a pancia piena si ama meglio? Fin qui, nulla di strano. Un ritrovo di coppiette che festeggiano il loro eterno amore, in un angolo Albert e Alex Wesker. E qui, qualche campanello suona.
“Filetto di manzo in salsa di vino rosso. Al sangue, grazie.”
Ma naturalmente, mia carissima Signorina Fayer -o preferisce Signora?-, nessuno dubitava che avrebbe gradito tale pietanza. Una portata aristocratica dopotutto, una cena degna del dessert che seguirà.
Dettagli, dettagli su dettagli con una dovizia quasi maniacale. Ebano sui tavoli, intarsio di marmo, oro e cristallo ai lati, rosso sul piatto -e sulla bocca. Curve che traspaiono, appositamente mal celate da veli al limite della stabilità, una notte di San Valentino degna di essere vissuta.
No.
Una bella mossa, non c’è che dire -un ingannevole tentativo di scacco per distrarre l’attenzione, richiamare il seguito, il dopo. Un discorso inconsistente, parole vuote, uno scambio di convenevoli ma un gesto per risvegliare i sensi -la contromossa del nero al rosso. Una parola, forse due, tre, per racchiudere l’intensità di una notte, di una vita; lettere celate da un sorriso di sfida, dalla consuetudine di San Valentino, il significato lasciato libero di allontanarsi da esse -per ora. E la serata continua.
E’ il dopo che ci riserva il vero inganno, un coro di ombre che sussurrano per fuorviare, altri dettagli per un nuovo attacco. Dettagli di caratteri che si scontrano, di voglia furiosa, lussuria ostentata, malizia feroce e razionalità oltraggiata. Controllo perduto, desiderio, pura libidine. E’ tutto talmente coerente, dettagliato, metodico che è molto facile lasciarsi trarre in inganno. Quasi inevitabile, oserei dire.
La mente distratta potrebbe chiedersi quale sia il punto di tutto, il fulcro della storia. Cosa pensare di righe che parlano di uomini e donne schiavi di tale lascivia, dissolutezza infinita in un rapporto talmente libertino da sconfinare nella licenziosità, impudicizia, viziosità, concupiscenza senza limiti… ma non è così che dobbiamo pensare. Esiste un altro punto focale, ed è esattamente quello che la storia si impegna così tanto a celare, come fosse un gioiello prezioso, un brillante dalle mille sfaccettature, un’ancora di salvezza in un mare di atti tanto depravati.
E’ insita un’innocente volgarità nella bramosia con cui Alex e Albert si desiderano, nel modo in cui fottono in qualsiasi luogo come se fosse la loro prima e ultima volta, come se fosse un rapporto basato unicamente e nient’altro che sul sesso. Nessuna sfumatura. Solo grigio, nero e rosso, o qualsiasi altro colore la mente suggerisca. Solo corpi, gemiti e sudore. Solo squallore. Briciole in una relazione che nasconde ben altro.
Un segreto velato, una sensazione taciuta. Come se rivelarlo equivalesse a riaprire il Vaso di Pandora -come se non si trattasse davvero di questo. Si snodano righe di storia dai toni accesi, dalle parole strappate come i pizzi e la seta della docile Alexandra, prigioniera incatenata alla mercé del mostro; sono righe a cui si sovrappongono significati alterati come i pensieri del povero Albert, stritolato dalle spire della vipera. Giochi salaci che raccontano di una strenua lotta per la vittoria, della volontà di elevarsi a padrone, della necessità di non mutare in schiavo -perché significherebbe perdere per sempre la sfida. La guerra. Come se dopo tutto questo davvero non avessimo ancora capito a chi appartenga la vittoria.
Ma è giusto che la storia si dipani seguendo il suo percorso, è giusto che il San Valentino degli amanti sia degno di essere ricordato. E si ritrova proprio in questo il fulcro.
Che è una notte che sarà ricordata.
Risiede qui la sorpresa, il vero valore di questo racconto: non è solo una semplice lista dei pensieri immorali di un uomo e una donna che quella notte scelgono -e implorano- di comportarsi come animali, tantomeno un elenco degli atti perversi che una mente tanto smaliziata può concepire e un’altra altrettanto sottomessa provare piacere nell’accogliere. No, si tratta di molto di più. Di qualcosa che questa storia ha occultato così bene e per così tanto tempo che quasi ce ne siamo dimenticati, che quasi ci poteva sembrar vero che Alexandra e Albert Wesker potessero davvero ritrovarsi la notte di San Valentino a scopare semplicemente come fossero bestie in calore. Touché.
E’ a questo punto che l’occhio cinico deve essere aperto, poiché questo ci permetterà di inchiodare sul serio il punto critico, il filo conduttore della storia. Possibile che, per tutto ciò che sappiamo essere fiorito da una relazione a prima vista così malata, Alex e Albert si siano davvero inflitti dolore e innestati catene per il solo piacere di farlo? Che una sera come tante altre abbiano brutalmente infranto le abitudini e osato una volta di più, che abbiano scelto di essere così squallidi e soli proprio la notte di San Valentino? Sono tante belle domande quelle che questa storia fa insorgere, instilla dubbi e accende insicurezze su un rapporto che pensavamo di aver imparato a conoscere per almeno le più semplici delle sue sfumature, perché non si tratta di sola voglia, lussuria o lascivia. Perché non si tratta di solo sesso fine a se stesso.
O magari all’inizio è anche stato così. Può anche essersi trattato semplicemente di un uomo rimasto deliziato dalla maschera di così rara bellezza che gli si è parata di fronte, che si è mostrata disponibile a svestirsi per lui e cedevole ai suoi capricci. Poi però deve essere cambiato qualcosa, non è così Signor Sullivan? Dev’essere per forza successo qualcosa che ti ha fatto saltare qualche grillo per la testa e che ti ha fatto ricordare, dall’alto del tuo Olimpo, proprio una in particolare di quelle tante donne che hai avuto il piacere di conoscere… un modo di fare sui generis forse, un sorriso sornione, un carattere di sfida. Una maschera che amava il sangue e sapeva ricambiare colpo su colpo, una maschera molto simile alla tua.
La verità è che Albert Wesker si è sempre portato a letto una seducente maschera, che ne ha sempre fatto ciò che ha voluto perché lei ha sempre accondisceso. Ed è stato bello, oh se è stato bello.
Finché è durato.
Poi è stato anche meglio.
La verità è che Albert Wesker è stato colto completamente impreparato da ciò che si è ritrovato a fissare una volta che la maschera si è spezzata. Il volto di una donna bellissima, di una creatura fragile e delicata, dalla pelle morbida come la seta e le labbra mille volte più preziose di qualsiasi sogno di onnipotenza che potesse aver mai concepito. Un giubileo dei sensi, una resa tacita accolta a braccia aperte, l’unica vera tentazione alla quale Albert abbia mai deciso di abbandonarsi completamente, incondizionatamente.
Questa è la vastità e l’importanza di un atto d’amore nella notte di San Valentino, solo una notte come tante altre per il reale significato che nutre; un significato degno di essere ricordato, protetto e cullato, celato tra le righe di una storia che qualcosa di così tanto diverso apparentemente ci ha narrato. (Recensione modificata il 15/02/2017 - 05:17 pm) |