Recensioni per
Eat you alive
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
08/04/17, ore 03:36

“Stars are only visible in darkness,
Fear is ever-changing and evolving
And I, I feel poisoned inside
But I, I feel so alive”
(Battle Cry, Imagine Dragons)
 
Permettimi la citazione perfetta per il lieto fine perfetto, l’adeguato happy ending a una storia iniziata e conclusa nel nome di ciò che non ha nome, che un fiore nero custodisce gelosamente.
Esistono diversi passaggi che la narrazione accarezza, sui quali essa si sofferma quel tanto che basta a delinearne l’importanza, quel poco necessario a far sì che sia giusto pensare di regalar loro almeno una riflessione in più.
 
Tutto comincia il 7 marzo dell’anno 2009, l’alba nella quale Albert Wesker firma l’ultima vittoria, innalza il proprio trofeo: un occhio e l’inizio dell’Apocalisse.
Viene invaso il mondo, affogato nella luce di un Nuovo Sole -Nero- che non chiede, non perdona -equo, non misericordioso. Gioca con le vite degli uomini, semina morte, terrore -si diverte, marea pestilenziale spinta dal Creatore, trascinata, fedele al credo del Padrone.
 
Prima di tutto, una cosa è da mettere in chiaro: è un processo naturale ciò che si sta dispiegando, una Selezione che un uomo ha piegato alla propria volontà -mani invincibili, la forza di un vero dio. Non esistevano razze e mai ne esisteranno; c’erano discriminazioni, ghetti, ingiustizie, la cultura di un Uomo -il dominio di un Uomo infine schiacciato, ridotto a poltiglia del grande capo che voleva emulare.
Un evanescente ideale infine collaudato, un Codice che ruba al Ricco come al Povero: al Sano e al Malato, al Potente e alla Nullità, che concentra ogni nodo nevralgico in un solo pugno -in una sola Entità, fatta carne e sangue per redimere il peccato di una specie patetica e ostinata. Albert Wesker, il numero Primo che cancella e riscrive, che verga, strappa, che schizza, danza tra le righe di una pagina nuova e bianca -un passato alle spalle
solitudine, appunti dimenticati
un futuro a meno di un passo.
 
Il primo marchio è stato per Redfield -un rigo, un nome tranciato di netto, chiuso un paragrafo lungo trent’anni.
Il seguito è una macchia d’inchiostro, sangue a mascherare il nome dell’indomita Claire -la ragazza che cercava vendetta, nascosta dal peso della morte.
Poi Barry, tenace, incrollabile baluardo -insignificante. Ucciso da un fantasma, la sua solo una sbavatura a fine paragrafo.
Infine Ada, Leon, Simmons: nomi, altri funerali. Asterisco, Scarabocchio, Trattino -grattati e rimossi da una Storia che considerava la loro presenza di troppo, mero rallentamento nella stesura, un nulla di più da aggiungere a una rosa già sbocciata.
 
Di tutto ciò, Albert Wesker è stato Autore, Editore, Recensore. Ha illustrato la storia, l’ha corretta, rimodellata, ne ha poetizzato un feedback positivo. In fondo chi fa da sé, fa per tre -ed è da sé che Albert ha stritolato il mondo. E’ per che ha riscritto una vecchia sentenza e rimodellato la propria condanna.
Una condanna che non è un vulcano, che non affonda radici in faide, morti cruente, che non si rifà ad alcun gioco di potere. All’orgoglio, alla superbia, a una sconfinata arroganza. Niente di questo va preso in considerazione, perché avvolto nell’intreccio di Eat You Alive è un altro l’elemento cruciale -la serpe che riposa, langue -che chiede e pretende quel ruolo che uno spietato condizionale le ha tolto e annientato. Si tratta nient’altro che del rovescio della medaglia, una vicenda che nella sua completezza è essa stessa il rovescio della medaglia. Albert ha pizzicato le spire del mostro, lo ha sguinzagliato, aizzato i suoi sonagli -ma perché?
Per noia? Albert Wesker, un uomo così borioso da trovare il proprio passatempo nell’agonia di sei miliardi di persone?
Per divertimento? Wesker, occhi così freddi, algidi, che conoscono davvero la gioia del divertirsi?
Per superbia, cupidigia? Per vibrare della stessa energia del potere e piegare Degni e Non Degni, elevarsi a suprema divinità dei Salvati e Prescelti?
Questo è corretto. In parte.
E allora cos’altro c’è? Che altro manca di Albert Wesker citate la noia, il divertimento, la freddezza, superbia, alterigia, orgoglio? Cosa di così importante da nutrire un odio incredibilmente violento e incondizionato?

Le stelle si vedono solo nell’oscurità.

Chiamiamolo effetto collaterale, una deriva secondaria.
E’ vero che Albert Wesker è sempre stato un uomo avido, che l’ovvia conclusione del suo percorso non poteva che esplodere nel delirio di onnipotenza. Ma di celato -di custodito- giace ben altro oltre la più immediata e semplice delle spiegazioni. Non è sapere condiviso il reale scopo del Progetto Uroboros, il motivo per cui una simile bestia sia stata concepita -per uccidere, per domare, conquistare. Ma soprattutto, per salvare. L’Uroboros non è un incubo derivato dal caso -è l’oscurità, il mezzo di cui necessitava Albert per far brillare la propria stella.
Perché Alex non era una Predestinata. Anzi, paradossalmente non era proprio nulla per i dettami dell’Uroboros. Una donna malata, sfinita -fitness ridicola, varianti deleterie, codici fallati. Un fiasco completo. Una donna morta.
La donna di Albert.
Ma è meglio fare un passo indietro.
 
Prima del 2009 c’era un’umana sofferente -una tra le tante-, piegata da una malattia incurabile. Quando si era ammalata aveva febbrilmente iniziato a studiare, cercare, inventare una cura per riuscire a salvarsi -per sfuggire alla morte che tanto la terrorizzava. Era una donna forte, che rifiutava di arrendersi -perché aveva qualcosa da perdere: temeva di morire e si era scoperta fragile, spezzata, incapace di andare avanti. Era una donna fatta così, Alexandra, fronte e rovescio di una medaglia che pesava al suo collo, più che renderla libera e felice. Eppure Alex aveva anche un’altra cosa importante.
Aveva un uomo.
Qualcuno che non l’aveva mai davvero lasciata, che era con lei da sempre -che anche in questo momento buio le era rimasto silenziosamente vicino. Per sfruttarla, dicono alcuni. A lui non importa niente, sostengono altri.

Per salvarla, la verità.

Il Progetto Uroboros nasce proprio per concedere ad Alex quella perfezione e immortalità che il Progenitor non aveva mai potuto darle, un virus che le aveva promesso il mondo e regalato niente. Nasce come livella, setaccio per giudicare chi deve vivere e chi deve morire -Albert il Padrone, Uroboros la Mano, Alex il Cuore.
Eppure, prima, Alex era stata una vittima. Una sporca Non Degna, esponente di una feccia che l’Uroboros selettivamente si era accinto a eliminare. Alex era morta. Aveva incontrato la Mano e scorto il suo pugno solo per esserne schiacciata: era stata spezzata la sua vita, ma prima di morire lei aveva capito. Aveva riconosciuto, aveva sentito.
Per Alex, Albert si era -si è- fatto ipocrita: investito Signore della Creazione, ne ha trasceso il giudizio per portare a termine il suo scopo ultimo: eliminare l’imperfezione, stabilire un nuovo ordine, concedere ad Alex Amore Evoluzione ed Eternità.
 
Ricapitolando, Eat You Alive ci presenta dunque un’Alex morente, a fronte di un Albert che la uccide per instradarla lungo il percorso che la porterà ad essere divinità al suo fianco -amante, dea e molto di più. È un viaggio nell’egocentrismo e nell’individualismo di un uomo che ritrova le proprie radici nelle sue pecche più umane, nei suoi desideri più bassi ed elevati: Wesker si è erto Arbitro, ha identificato i corretti segnali, li ha selezionati, testati, sfidati -crudele e imparziale, una sentenza che non si discute. Dio integerrimo, incorruttibile e onesto, per rettitudine e lealtà verso i propri ideali non ha mai risparmiato nessuno di chi non avesse i requisiti richiesti: donne, vecchi, bambini -pochi legami che decidono per miliardi di persone, brevi sequenze per la manciata di Sopravvissuti. Una ruota perfetta, un meccanismo impeccabile -pulito dalla morale etica e sentimentale.
Ma è davvero così?
Se tornassimo indietro e considerassimo i genomi congeniti, ritroveremmo davvero solo basi corrette? Saremmo sicuri di avere a che fare unicamente con Selezionati e Prescelti?
No.
Troveremmo un intruso. Il risultato di un verdetto falsato da un tribunale parziale -il famoso vaso di terracotta tra i mille vasi di ferro.Troveremmo Alex.
Uccisa innumerevoli volte, rinata una di più, Alexandra è il compromesso di Albert -la ragione per forzare un sistema implacabile e superiore. Ipocrita Wesker, che tesse una storia e una simbologia su una bugia; innamorato, perché sottomette tutto e se stesso alla salvezza di Lei.
 
E infine un ultimo atto per il Padrone compiuto da uomo libero: un dialogo, una richiesta, un’intimidazione -che il Progenitore si arrenda, che restituisca ad Alex Albert ciò che è di Alex Albert.
Il paragrafo che ci racconti è estremamente denso di significato, notevole ed essenziale: l’incontro di un padre col figlio, di un cane con la sua catena. Non c’è supplica nella voce di Albert, nessun cedimento: che il parassita si ritragga, che accetti il Figlio e la sua Creazione -che si ritiri, umiliato, e ammetta il proprio fallimento. Che si lasci perfezionare, muti -che accolga l’Uroboros e gli permetta di esistere come suo bastone, riparo e redenzione. Albert impone il proprio volere, il Progenitore teme; Albert intima la resa, il Progenitore combatte. Nonostante l’Uroboros abbia spento la sua ospite, il virus ancestrale persevera nell’innalzare le proprie difese: lotta per ogni centimetro di distretto, mette in campo i suoi fanti più valorosi, le sue pedine più scarse, fa sì che la terra di nessuno rimanga tale -che la vita di nessuno lo sia davvero.
Il Progenitor è un mostro che tiene Alex in ostaggio e la costringe in un eterno limbo -bestia dell’istinto, mente senziente, incatena il proprio involucro in un loop senza fine. E’ un impulso biologico, un ritmo che batte per non estinguersi -un feedback sregolato, una via inceppata e senza parvenza d’uscita. Ma è qui che interviene l’Uroboros -che interviene Albert, portatore di veleno e ingegnere di uno nuovo, più potente, autentico. Albert parla al Progenitore, si confronta con esso, intima e minaccia: perché lui si oppone al suo volere, perché non cede, perché non gli riconsegna Alexandra.
Eppure il virus ancora non si fida: non conosce l’Uroboros, parassita estraneo, un nemico che ne minaccia la sopravvivenza -potenziale conquistatore. Non esiste riconoscimento, non c’è punto d’unione -ma ci sono parole, sussurrate a fior di mente, comandate da simile a simile. Albert ordina, si scaglia, affonda in un Progenitor che si difende e si torce, ribella e contrattacca, che taglia ogni dialogo per cercare il contatto diretto e farsi strada guardingo nella mente della sua scommessa vincente. Ed è proprio questa la chiave: come, alla fine della storia, siano condivise ragioni e obiettivi. Come il Progenitore voglia Alex quanto la voglia Albert, quanto a lui sia cara la sopravvivenza di lei così come il suo benessere -quanto entrambi ne abbiano infinitamente bisogno.
E’ bastato un faccia a faccia, un testa a testa per mettere a nudo la verità -perché divenisse chiaro quanto l’Uroboros sia solo un’estensione necessaria, quanto siano vere le intenzioni di Wesker -quanto il Progetto non sia stato concepito per altro se non il legame di Albert con la persona che ama.
Un virus, un dio, due menti: Alexandra il collegamento, Alexandra la soluzione. Così il Progenitor si arrende, così il Progenitor vince -e Alex vive, in virtù di una percezione talmente forte e vera abbastanza da cancellare la Selezione e quietare la Biologia. Così termina il dominio di Albert, ceduto ad Alex per Alex.
 
La paura è sempre mutevole, evolve.

Paura è un concetto soggettivo, variabile da persona a persona -terribile nell’oggettività della sua presenza.
Albert ha paura di qualcosa, e lo stesso vale per Alex: ciononostante, la questione è ben diversa.
Lui l’ha sempre negata, nascosta, rifiutata.
Lei ne ha fatto il proprio altare, il perno del suo culto e del rapporto con l’esterno -un cardine oscillante, ricordi al crocevia, virtù cancellate come colpe e anomalie. Eppure in lei, questa Paura si è adattata ed evoluta -è cambiata, ha seguito la sua Padrona.
È diventata la Padrona.
Per intercessione di un dio, Alex si è intrecciata a un nuovo percorso liberando ogni potenzialità latente: si è avvelenata, ma ha raggiunto la vetta dell’Olimpo. In fondo, chi è Zeus senza Era? Che cosa il trono di un re, senza quello della regina? Uroboros e Progenitor, una genetica avvinta -Alex eccellenza che vede, sente, vive: Era e Iside, Diana che incocca la freccia e tende il suo arco per la più cara e fiera delle prede; percezione e percezione, dio e dea, nero e bianco sullo stesso piatto -vicini, avvinghiati, fregi in una storia scolpita che è stata cambiata.
Dunque, non esiste più solo Albert ora. Bensì, esiste un uomo che si è totalmente arreso, consegnato nelle mani di una donna rinata e che occupa lo scranno più alto. Esiste una Alex Albert perché esiste un Albert una Alex -che l’ha forgiato e gli ha dato una forma, che gli ha regalato uno scopo per cui morire vivere. Esiste un Albert che ha perso la propria individualità, perché come individuo si è incondizionatamente e completamente affidato ad Alex.
Esisteva Albert: ora esiste Alexandra -lei che custodisce loro, lei che custodisce tutto.
 
Osservando poi la dimensione meno spirituale, si potrà davvero capire quanto Albert abbia puntato alto questa volta: di cosa si è privato, a prescindere dalla propria identità? Cosa ha donato ad Alex? Che cosa le ha sacrificato?
L’Uroboros.
Termine forte, sacrificare: eppure è quello corretto. Considerando l’indole e la personalità di Wesker, sarà più chiaro il motivo: un uomo avido e superbo, figlio della cupidigia, scaltro manipolatore e spietato assassino; un essere incapace di provare pietà, compassione, di ascoltare nessun altro se non se stesso -arrogante, malvagio. Un uomo simile, che cede la sua più grande creazione -anzi, di più: che la genera consapevole che non sarà mai una sua totale prerogativa, poiché per qualcun altro il Progetto Uroboros è stato concepito.
Curioso e incredibile dunque come Albert -crudeltà, disinteresse e raffinato inganno- abbia ordito l’Apocalisse contro l’umanità intera in nome di quel sentimento che contraddistingue l’umanità stessa; come senza accorgersene (o forse accorgendosi pienamente) abbia messo da parte l’Io sostituendolo col Noi, esponendosi così tanto da rendersi ridicolmente ingannabile. Debole.
 
E allora ripensandoci, Alex è una donna buona in fondo. Ripensandoci, è sbocciata dea ma nonostante ciò tutti i suoi pensieri sono sempre per lui: le sue mani, la sua bocca, il suo corpo -sempre.
Sempiterna divinità, sterminato potere, Alex ha tutto: immortalità, invincibilità, onniscienza, onnipotenza. Cosa potrebbe mai guadagnare ulteriormente dal mantenere un rapporto con Albert? Il suo nuovo giocattolino, un cane al guinzaglio, semplice e stupido servo che le ha ceduto tutto senza chiederle niente?
Un ingenuo. Un idiota.
Se non si stesse parlando di Alex.
Alexandra, che conosce devozione e riconoscenza. Alexandra, che ama Albert quel tanto che basta da non essere interessata all’eternità -se non con lui e per lui. Alexandra, che ha il pieno controllo di tutto, tutto, e si accontenta di niente. Di niente,
dell’amore e del corpo di un uomo che ha cambiato il futuro per tenerla con sé.
Alexandra è gentile, alla fine -non pretende assoluta magnificenza, non vuole Potere e Gloria infiniti: chiede solo una vita e un sogno, un velo rosso che liberi ciò che ha sempre tenuto celato.
 
 È dolce, infine, come tu abbia scelto di concludere la storia: un bacio, a sigillo di un patto nato nel passato per durare nel futuro -due corpi, che vicini si arcuano e adattano l’uno all’altro. Alex è finalmente viva, Albert completo -chiamala conclusione, epilogo, ma rimane pur sempre un lieto fine: quale mortale errore poteva essere commesso, ma è stato scongiurato; quante cose potevano andare storte, ma sono filate lisce.
Eat You Alive è la storia di un predatore che caccia, gioca con la sua preda -la piega alle sue voglie, ai suoi sporchi desideri, eppure alla fine la lascia vivere. Potrebbe divorarla e ucciderla, ma non lo fa; potrebbe lasciarla solo per tormentarla, ma non fa nemmeno questo.

La lascia per ritrovarla, corteggiarla, completarsi con essa e amarla.

Alex si adatta al corpo di Albert, lo rende definitivamente suo; Albert le si stringe contro -si liquefa per lei e diventa tutto e niente. Albert si condanna -cade dove abbastanza non è mai non è più abbastanza; Alex si alza, gli tende la mano -dolcemente, teneramente.
In fondo, il nero in natura non esiste: è solo un viola molto profondo.
(Recensione modificata il 11/04/2017 - 06:10 pm)

Recensore Veterano
06/04/17, ore 22:23

Sono una cattiva persona se dico di odiare Simmons?
Comunque bellissima OS cara mia, mi piace il tuo stile di scrittura poetico e incisivo e tutti i sentimenti e le emozioni che riesci ad inserire in poche parole.
Alla prossima

- Mattalara

Recensore Master
28/03/17, ore 00:54

Ciao!^^
Ok Wesker... ed ora sei il dio di cosa? -.-
Albert: Ehm ehm°/////°
Alex: Di un ca- tesoro -.-
***
Se non ho capito male questa è la shot in cui l'Uroboros obbedisce al volere di Albert; ma ammazza se è ingordo 'sto virus della malora O.o s'è pappato TUTTO E TUTTI!!!
Chris: Il primo a venire magnato sono stato io :/ caXXarola...
Alex: Consolati Redfield; tra i PG principali la sottoscritta è stata la seconda -.- guarda...
Chris: Però tu sei tornata indietro raccomandata xP %$£%%%%&$£&!!! *va in sclero mode*
***
MinXXXa Noct°///° hai fatto una strage; peggio di Wesker sei! xPPP
L'Uroboros -oltre all'intera popolazione planetaria- s'è pappato *parte con la lista*
-Chris
-Alex (poi ritornata)
-Claire
-Barry
-Sherry
-Jake
-Simmons
-Leon
-Ada
... e scommetto che ha ancora fame il malandrino...
*presenta al virus un conto lungo quanto i Rotoloni Regina peccato che l'Uroboros si pappi pure quello -BURP°////°- nota dello stesso virus; 'a cafone*
***
"Il mondo tace, morto.
Purificato" (cit)
Aggiungi pure deserto Albertuccio caro...
***
Se Wesker aveva come il complesso di dio adesso su cosa ca- comanda???
Alex: Ve lo dico io cari lettori e lettrici^^ su un bel niente -.- ma guarda te 'sto pirla *riferendosi ad Albert*
Albert: WE!!! >////<
***
Come al solito scrivi di quelle storie che ti inchiodano allo schermo; ma a mio parere Albert rimane il solito disgraziato!
*Albert sbuffa peggio di una ciminiera*
***
Alla prossima! xD
Saluti da summer_moon