Recensioni per
Into the fire
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
18/04/17, ore 01:01

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è.”
(Marcel Proust, À la Recherche du Temps Perdu)

Cita un viaggio per scovarne centinaia -questo ci suggerisce la letteratura, questo ci suggerisce una storia che è un viaggio -e una scoperta. Il viaggio di scoperta, la scoperta di un viaggio possibile da intraprendere, che deve solo essere scoperto. E’ bella, Into The Fire, proprio perché si rifà a pochi vocaboli, concetti essenziali che è piacevole scomodare per riuscire a raccontarla -una storia semplice, che richiede poche parole ma intense, bastevoli del significato più comune che siamo abituati ad attribuire loro; che eppure richiedono un piccolo sforzo ulteriore per schiudersi interamente, rivelare tutta la passione che nascondono.

Into The Fire è una vicenda liscia, essenziale, rapida ma libera, cruciale nell’assenza di arabeschi che corrono intarsiati con pietre, specchi e sbecchi, curve su superfici levigate, deserti, insenature incuneate in maschere impenetrabili -niente di tutto ciò è narrato: una prosa concisa, narrazione limpida, godevole della fatica con cui ad essa si è riusciti ad approdare. Un invito al viaggio, insomma -corrispondenze, poesia, virtù, perché sia Sole a splendere laddove pioggia ha sempre generato sbarre e prigioni.

“Les soleils mouillés
De ces ciels brouillés
Pour mon esprit ont les charmes
Si mystérieux
De tes traîtres yeux,
Brillant à travers leurs larmes.”


Sono lacrime ad aprire la storia, versi brevi e innocenti -puerili- a proseguirla -una donna che rappresenta la via verso la salvezza, una Alex Wesker che viaggia nel cuore del vulcano per recuperare i resti di ciò che di più caro abbia mai avuto. Occhi tristi che s’incrociano, si guardano, piangono, che testimoniano un fallimento presagito -imprudentemente, incoscientemente, disgraziatamente mai evitato.
Mi dispiace -dispiace a tutti noi, perché erano superflui gli atti che hanno condotto alla tragedia, aggirabili, ma non per questo sono stati allontanati. E ci è rimasta una Alex afflitta, amareggiata, che non sapeva che altro fare se non avvilirsi ancor di più. Una risposta prevedibile, un sentimento nella norma -una donna rigida, conservatrice, che ignora i suoi mille universi e si rifiuta di viaggiare -non vuole farlo. Non da sola, non così.

Il nocciolo della questione è che Alex rivuole Albert, che lo cerca perché ne ha bisogno: è volata in Africa, lo ha raccolto, accantonato pietà e disperazione -si è rimboccata le maniche e ha impugnato la spada: per lottare, per smettere di arrendersi, per mascherare sotto il nome di egoismo quell’universo illimitato che ha ricordato e accettato di possedere.
Sono questi occhi pericolosi per il novello Albert che si accinge a nascere, affascinanti, perché parlano di qualcuno -per qualcuno che conosce, che sente, che capisce in tutto e per tutto, con cui egli stesso vibra e risuona alla medesima frequenza. Qualcuno che il suo corpo ricorda, ma non la sua mente. L’infantilità di Albert, la possibilità di cominciare a vivere da zero, la curiosità per i tratti di un viso noto si configurano dunque ognuno come parte del viaggio compiuto da uomo, nuovo, che tramite occhi rinnovati e sinceri -suoi- si presta a imparare il sole, il cielo volubile in cui esso brilla.

“Les riches plafonds,
Les miroirs profonds,
La splendeur orientale,
Tout y parlerait
À l'âme en secret
Sa douce langue natale.”


Un Albert in viaggio, quindi. Qualcuno che ha abbandonato il proprio luogo di nascita -un buco che non gli ha mai dato nulla- alla volta di orizzonti lontani e insondati -un Albert libero, leggero come la storia che lo ritrae, presenza amabile alla ricerca di un tempo che corre più veloce di lui. Un Albert sciolto, slegato da un contesto che lo aveva sempre imbrigliato, irrigidito, cementato nel ruolo di uomo crudele e senza scrupoli, avido manipolatore, sfruttatore, perdente di fronte a infinite occasioni sprecate. Un Albert che ancora soffre, muto -incapace di parlare, di dare ad Alex ciò che da sempre chiede. Into The Fire ha un background iniziale ben consolidato -tante vicende spese, altrettante tragedie consumate a raccontare di un uomo e una donna inetti, incompetenti nella comunicazione, nell’accoglimento di uno, solo uno in particolare di quei tanti universi che avevano dentro, che li legava così fortemente da unirli prima, durante e dopo la morte -proprio quest’ultima, paradossalmente, colei che in fondo è stata in grado di dar loro la possibilità definitiva, un’altra chance per cominciare daccapo un nuovo capitolo.

Serviva che Albert perdesse la memoria, che si dimenticasse di tutto e di Alex per inquadrare realmente sé stesso -per capire cosa fosse davvero importante e cosa zavorra da abbandonare. E la risposta è stata sorprendente: mitezza, gentilezza, gesti dolci, delicati per un uomo che dell’inganno e del pugno di ferro aveva sempre fatto l’esercito migliore -un uomo di cui Alex si era innamorata.
Proprio in questo risiede uno dei punti nevralgici della storia: Alexandra è l’archivio dei dolori e fallimenti di Wesker, colei che ha sempre assorbito ogni magagna, ogni tormentato tentativo di rovesciare le sorti di un destino oppresso e opprimente, la ragione per continuare a camminare -scivolare lungo un sentiero che si è rivelato il più tremendo vicolo cieco.
Di tutti i pregi e tutti i difetti di un uomo si è innamorata Alexandra Wesker, e perdendone una parte si è realmente accorta di quanto fosse vasta l’entità dell’amore che aveva sempre portato per lui. Per questo Alex si chiede se Albert ci sia ancora, sepolto sotto ingenuità e incoscienza, per questo non si arrende e continua a sperare, a cercare di riportare a galla tutto ciò che è affondato -Albert Wesker e il suo immenso ego, Albert Wesker e la sua sconfinata conoscenza, Albert Wesker e Alex Wesker.
Tenta continuamente, Alex, e alla fine si chiede chi amasse davvero: se Albert, o ciò che egli voleva rappresentare. Si chiede se non sia più giusto preservare un’innocenza duramente guadagnata o se spazzarla via donando nuova -quella vecchia consapevolezza che già una volta aveva strappato e calpestato ogni fiore. E Alex sceglie: sarà egoista -sarà innamorata e si riprenderà il suo uomo.

E’ così allora che Into The Fire acquisisce la sua forma finale, metamorfosa nella storia rivelatrice che è: quando sembra sia tutto perduto, Albert inizia a ricordare; quando pare che il puzzle sia ricomposto, il Progenitore risveglia un'ancestrale forza. Nessuna mente ad arginarlo, nessun controllo: Albert regredisce al suo essere più primitivo, si aggrappa a quel nulla che gli pare di sentire -fugge, si allontana da Alex.
La lascia.
Questa rimane la scelta di un uomo che tiene a una donna e non vuole farle del male, l’ultimo gesto di un Albert dimentico e finalmente pronto a ricordare, a riconoscere ciò che importa davvero -perché Albert scappa, ma Alex lo segue. Perché si tratta di nient’altro se non dello scontro ultimo tra spirito e ragione, con ombre vecchie di secoli che ancora cercano rabbiose di soffocare il sole all’orizzonte. Ombre che, in fin dei conti, non possono più nulla: ci voleva un Albert smemorato, poi perso, armonioso e infine liberato per mettere a tacere i mostri di Alex, ci voleva un Progenitor disinibito, oltre il limite, per permettere a due testarde macchine da guerra di ricordare, di capire come ben altro esista oltre la guerra, il dolore e l’egoismo.
 

Tutto sommato, per una volta è bello poter concludere il viaggio in lieto fine. E’ bello poter essere testimoni di un percorso di crescita -di scoperta, tramite occhi nuovi, di qualcosa che c’era sempre stato, ma che per questo risultava secondario, scontato. E’ bello vedere attraverso Albert come in fondo siano poche le memorie davvero importanti, giuste e meritevoli da conservare nel momento in cui ci viene chiesto di rinunciare a tutte -di rifarci una vita partendo da pochi elementi che consideriamo cruciali e che abbiamo imparato a discernere tra i vari nel nostro consunto bagaglio. E’ bello poter vedere attraverso gli occhi di Albert rinato -capire il peso di ciò che sta provando, l’influenza che ha su di lui il trovarsi lì, in quel preciso istante, passato, presente e futuro tra le braccia, Alex ritrovata, per lui -liberi entrambi, senza più alcuna catena.
“Ricchi soffitti, specchi profondi, splendore orientale, tutto parlerebbe, all’anima in segreto, nella sua dolce lingua natale” -e Albert ricorda.
Non tutto; ciò che importa.
Un uomo che conclude il suo viaggio, ritrovando la propria Alexandra e ciò che per lui costituisce il cardine fondante. Non gli serve più tutto -solo il minimo, l’essenziale per vivere e non sopravvivere. Uno specchio in cui riflettersi, ricchezza e splendore da ammirare -un’anima alla quale sussurrare
(dimenticate le urla, più nessun litigio)
e alla quale lasciare che venga sussurrato -nella dolce lingua natale, perché non ci siano più unicamente costrutti, ma anche ciò di più spontaneo e naturale.          
               
            — Occhi neonati, un’esistenza a pieno respiro -la possibilità di provare appieno quelle sensazioni che una volta sarebbero stata abortite. C’è rinascita oltre la morte, imperfezione la chiave del sogno e vero significato del Viaggio, di un invito che è stato per Albert la più beata delle benedizioni -la capacità, la volontà di scegliere il bene per sé e per gli altri -per un’altra, per quell’unica persona che in una vita simile avesse importanza. Perché è stata proprio questa la meta conclusiva del viaggio di scoperta: oltre l’ego e la pienezza di sé, oltre la possibilità di ricominciare, non è un mondo su cui regnare ciò che Albert ha guadagnato -non la fine dell’umanità, non la sua evoluzione, non un distruttivo Uroboros e nemmeno un’immane e devastante sconfitta. E’ la piena conoscenza di sé, il totale controllo della propria esistenza -la possibilità di sovrapporsi davvero con il proprio profilo, comprendendo che con o senza memoria, con o senza Progenitor, in un mondo vittorioso o in uno martoriato, al centro dei suoi mille universi un’unica conclusione dimora, sempre un’unica tempesta: Alex, Alex, Alex, e l’irrefragabile amore che solo Perfezione e Imperfezione insieme sono stati capaci di accarezzare.      

“ -Les soleils couchants
Revêtent les champs,
Les canaux, la ville entière,
D'hyacinthe et d'or;
Le monde s'endort
Dans une chaude lumière.”

(Baudelaire, L’invitation au voyage)
(Recensione modificata il 18/04/2017 - 01:01 am)

Nuovo recensore
12/04/17, ore 02:21

Ciao, carissima!
Grande storia come sempre, si riesce a precepire tutto la frustrazione di Alex per quel dubbio su quale versione di Albert ami che l'attanaglia. Dubbio che risolve sul finale mi sembra di capire....
E niente non ti faccio i soliti complimenti perchè poi mi sembra di essere ripetitivo ma volevo chiederti, da questa storia inizierai un nuovo arco su questa versione smemorina di Albert?

Un saluto!

P.S. Volevo chiederti un'ulteriore cosa, dalle tue storie mi pare di capire che il sogno di un nuovo mondo sia prettamente di Albert e che, invece, Alex cerchi di fargli cambiare idea dicendo di non "seguire il sogno di un uomo morto",etc. Andando a rileggere alcuni documenti di RER2 mi sembra di capire che anche Alex abbia lo stesso identico sogno; in un documento addirittura Suart notava, con una certa ironia, di come il sogno di Alex e Albert fosse il medesimo. Tu come hai percepito la cosa? Hai voltuo cambiarla per adattarla alle tue storie oppure pensi che si trattasse di sogni simili e non identici?(Anche se da alcuni documenti il sogno sembra propio identico)

*Offre Meneghina con glassa al cioccolato*

Recensore Veterano
11/04/17, ore 08:50

Posso giurarti che la necessità di Alexandra di riavere con se l'amato "fratello" è palpabile, impossibile non immedesimarsi con la disperazione davanti alla mancanza di ricordi del dio caduto.
Alla prossima Nocturnia

- Mattalara

Recensore Master
11/04/17, ore 08:46

Come tutte le tue storie anche questa è tremenda e bellissima. Tremenda per quello che racconti, bellissima per come lo racconti, con quello stile che ti fa entrare tutto dentro, o forse sei tu che vieni catapultato in un altro mondo mentre le parole scorrono come acqua. L'ultima frase è perfetta ed è la perfetta conclusione. Complimenti come sempre!

Recensore Master
11/04/17, ore 01:07

Ciao!^^
Sbaglio oppure stavolta abbiamo assistito alla rinascita di Albert??°////°
***
"Master Alex." la chiama Stuart dall'auricolare "È vivo?" (cit)
Alex: *vedendo Albert letteralmente martoriato*Ma che caXXo di domande fai Stuart :/ sembra un... un... una specie di blob -.-
Albert: *parlando ad Alex tramite il virus* 'sta specie di blob -io- ve sente eh...
Stuart: Aiuto, quel coso *riferendosi ad Albert* parla!!!O.O
Alex: ...............................
***
"Non ha le gambe, il bacino - dio, gli manca persino un braccio e buona parte del cranio è saltata via quando è stato colpito dagli RPG-7" (cit)
Progenitore: Praticamente mi sono ritrovato a fare un bel lavoraccio nel ricostruire il ragazzone x( mannaggia alla mia abilità di arma biologica...
Alex: *al virus* Stai zitto e SGOBBA :| se non vuoi schiaXXXre!!!! >//<
***
settembre 2009
*Wesker rinasce*
"Albert, sono io."
Wesker le rivolge un'occhiata sfuggente, timorosa.
"Sono Alexandra." (cit)
La risposta di Albert; Alexandra chi???
Alex: Magnifico :/ ci mancava solo l'amnesia...
Albert: O.O???? Mica hai risposto neh^^ ma te chi caXXo sei??? :)
Alex: A-L-E-X-A-N-D-R-A, ma te mi chiami Alex...
Albert: Non mi ricordo, scusa...
Alex: *facepalm*
***
"Albert crolla sull'impiantito, sprofonda" (cit)
Albert: EcchecaXXX >///< manco in piedi riesco a stare più!°//////°
Alex: E beh^^''' devi imparare di nuovo tutto su...
Albert: Anche a leggere e scrivere??? xP
Stuart: Noooooo x( non ditemi che ora che è rinato Albert è anche analfabeta!!!O////O
Albert: NUOOOOOOOOOOOO!!!!! :((((((
***
marzo 2010
*Albert riconosce finalmente la sorella*
"Ricordo, Alexandra."
[...]
"Ma ricordo te, Alexandra." (cit)
Alex: Yeeeeeee, finalmente mi riconosce x'DDDD alleluiaaaaaa *piange di gioia* spero solo che non si ricordi anche la Excella...
Albert: CHI?°/////°
Alex: Lasciamo perdere va...
***
Insomma, se ho ben capito con questa shot Albert e Alex hanno cominciato una nuova vita??? x)
Almeno alla fine Wesker s'è ricordato della sua donna; speriamo che adesso non faccia caXXate...
Albert: Tipo???
Io: Qualsiasi cosa; sai com'è, te sei sempre stato un disgraziato...
Albert: EHI!!!! x////
Io: Stattene con Alex e fai il bravo!!!!! >/////<
Albert: .......................
***
Come al solito hai fatto un gran bel lavoro-
Alex: *interrompendomi* e come al solito la summer ti ha sparato una recensione-delirio delle sue...
Albert: Quoto la Alex...
Io: Ragazzi, vedete di finirla...
***
Stavo dicendo, prima di venire interrotta dai due malandrini; come al solito hai fatto un gran bel lavoro, bellissima shot *w*
Alla prossima! xD
Saluti da summer_moon