Seconda classificata e vincitrice del premio "Child of Twilight"
Grammatica: 9.9/10
Va bene, ho notato solo qualche errore di distrazione, come ad esempio "facie" al posto di "facile", "fonito" al posto di "fornito". Nell'ultima parte della storia dimentichi di mettere alcuni punti a chiusura dei dialoghi, ma in una OS sono dettagli che per me incidono poco. Di norma se non abbiamo "ed era", "ad armi", quindi parole che iniziano con la stessa vocale della parola precedente, l'uso della "d" eufonica risulta improprio. Io non sottraggo punti per questo tipo di errori, ma "ed finisco" è inequivocabilmente sbagliato. Per il resto tutto perfetto.
Stile: 10/10
Ho apprezzato moltissimo questo stile, mi ha letteralmente catturata, spingendomi a leggere la storia tutta d'un fiato. Prima di tutto, è curato sotto ogni aspetto. Grammatica, punteggiatura, sintassi, lessico, pause, uso del corsivo: tutto ha un suo equilibrio e una ragione d'esserci. Non ci sono periodi poco scorrevoli o prolissi, né scelte lessicali ridondanti e concetti espressi in maniera ambigua. L'introspezione è senz'altro un altro punto a favore, se non il migliore. La tensione e il senso di smarrimento di Hermione si riflettono perfettamente nello stile attraverso le ripetizioni, l'uso abbondante di virgole, sostantivi e verbi: le azioni che descrive e compie lei stessa comunicano proprio un senso d'oppressione, il suo desiderio di cambiare lo stato delle cose e la sua impossibilità di agire. Se l'introspezione fosse un'immagine, quelle di Hermione e Draco sarebbero nitide e ricche di dettagli, giochi di controluce che accentuano la desolazione del paesaggio e, soprattutto nel caso di Hermione, dell'assenza di speranza, del predominio di una rassegnazione stanca. Hermione trova conforto osservando il Lago Nero, unico elemento rimasto inalterato in una Hogwarts ormai irriconoscibile, e si serve di frasi brevi, dal tono assente, come di chi non riesce più a immaginare un'altra realtà, per descrivere la distesa di tombe che riempono i prati. In particolare, ho amato questo periodo: "E così, io conosco quel gigantesco camposanto solo nel suo aspetto notturno, quando il lago mormora parole di conforto ai defunti, o forse riporta a me le loro, come sussurri inutili." È di una bellezza struggente, evocativa al massimo con questa immagine del Lago Nero che sussurra parole di conforto ai morti; è impregnato di un alone dark e malinconico al tempo stesso. Curioso, il fatto che prima il Lago rappresentasse l'area più minacciosa del parco, visto che ora sembra essere l'unica figura benigna. Lo stato d'animo di Hermione s'imprime nella mente di chi legge grazie a questo stile ricco e immediato. "Eppure, rimango attaccata alla finestra, ai ricordi, al dolore.
Forse perché è l’unica decisione che io possa ancora prendere da sola."
Frasi come queste, frasi concise e incisive, implicano più di quanto comunichi il loro senso letterale. Qui, ad esempio, capiamo come a Hermione sia stato negato anche il diritto di morire. Inutile dire che ho amato questo stile in tutto e per tutto: scorrevole, incisivo, evocativo, accurato nelle descrizioni e nell'introspezione, equilibrato, capace di creare suspense, chiaro, diretto. Che dire delle pennellate dark sparse qua e là? Sono le mie preferite e si sposano così bene con l'atmosfera e lo stato d'animo dei personaggi che mi sembra di vedere la Torre di Corvonero, la luna che illumina la superficie del Lago e la distesa delle tombe.
Titolo e introduzione: 7.5/10
Al titolo ho assegnato 2.5/5, all'introduzione 5/5. Il titolo non è di mio gusto perché lo trovo troppo lungo. Accostare l'aggettivo "improbabile" a "principe" non mi sembra una scelta efficace: ho avvertito il sentore di un'ironia fuori posto, fortemente in contrasto con lo scenario cupo e angoscioso presentato nell'introduzione. L'ironia, forse, è voluta proprio per sottolineare il fatto che il principe in questione sia un fifone che mangia pane e sarcasmo, ma la scelta di un aggettivo più conciso e incisivo avrebbe comunque reso meglio l'idea. Il lato positivo riguarda "prigioniera" e "principe", dato che spianano la strada al contesto fiabesco. L'introduzione è secondo me vincente. La trovo intrigante, dice e non dice al tempo stesso. Sappiamo che Voldemort è morto, ma che la guerra non è stata vinta, perché c'è questa misteriosa "Lei" ad averlo sostituito. L'immagine delle tombe, inoltre, aggiunge quel pizzico di dark per me sicuramente evocativo e allettante. In sintesi, il titolo non mi ha conquistata, ma l'introduzione mi ha saziata più che a sufficienza.
IC: 13.5/15
In linea generale i personaggi che hai delineato risultano convincenti, con un'introspezione coerente e curata. Bellatrix è perfetta, anche quando non è una presenza diretta in scena riesce a imprimersi a forza con la sua personalità schiacciante. Bellatrix tiene prigioniera Hermione, togliendole persino il diritto di suicidarsi o, per citarti, "lasciarsi andare": vuole che lei soffra a mente lucida, continuamente. Decisamente nel suo stile, da Mangiamorte sadica e spietata. Trovo alquanto azzeccato farle usare la Torre di Corvonero come prigione, far sì che la definisca la Casata di "quelli che si credevano furbi" e apostrofare Hermione come "quella che si credeva la più furba di tutti." Bellatrix ha disseminato il parco di Hogwarts di tombe e fa sì che Hermione, la Mezzosangue simbolo del suo trofeo, possa sempre vederle. Senza contare che la conduce ogni volta a un passo dal Velo e le fa attendere l'ennesima tortura con un sadico, inesorabile conto alla rovescia: insomma, serve aggiungere altro? Assolutamente Bellatrix da tutti i pori. Anche con Hermione non ho nulla da ridire. Citare queste frasi per me è inevitabile: "la compagnia mi manca molto meno dei libri. Nei libri, il mondo aveva un senso. E sapevo di potermi sempre rifugiare in biblioteca, quando qualcosa andava storto. Adesso, mi sono rimaste solo le pareti. Anzi, a rigore, quest’unica parete circolare, su cui ho inciso di tutto, dalle tabelline a calcoli di Aritmanzia che non so più neppure se abbiano un senso o lo dovrebbero avere." Rendono perfettamente l'idea di chi lei sia, di quanto si stia aggrappando con le unghie e con i denti a quello che era prima di diventare il "trofeo" di Bellatrix. Non è per niente facile rimanere IC di fronte a un personaggio eternamente prigioniero che ha visto morire i propri cari e ha perso la voglia di vivere, ma la tua Hermione non si discosta da quella canonica, dà sempre l'idea di essere la ragazza razionale e stoica che conosciamo dal modo in cui resiste. Resiste alle torture, al dolore della solitudine e della morte, resiste al silenzio e all'assenza. Fa di tutto per conservare un barlume di speranza, per quanto sembri non farcela, si capisce che anela a restare in vita e a rovesciare il regime anarchico, fosse anche l'ultima cosa che potrebbe fare. Se l'introspezione di Hermione è ricca e coerente al suo personaggio, lo è altrettanto quella che hai creato per Draco. Sembra quasi più incredulo del lettore quando decide di uscire dall'ombra e agire. La sua ribellione nei confronti di Bellatrix la trovo plausibile. Sua zia non è il più grande mago di tutti i tempi, la guerra è finita, ciò che resta in piedi è una vana resistenza che non ha una direzione precisa; forse non è il termine adatto, ma trovo più "facile" uscire dalla tana e provare a mettersi in gioco in una situazione del genere. Un aspetto che ho senz'altro apprezzato è che non hai cercato di renderlo un eroe senza macchia e paura, cosa che purtroppo succede spesso. Draco pensa a liberare la prigioniera senza farsi vedere, non ad affrontare Bellatrix e a sconfiggerla. Su di lui cito queste frasi: "dovrei vergognarmi di non essere un assassino.
Oh, l’ho fatto, all’inizio. Ho pianto per mesi interi, ho disprezzato me stesso, avrei perfino voluto tentare il suicidio… e a che è servito? A nulla. Agli occhi della Regina, la mia macchia è indelebile, una vergogna sotto il cui peso dovrei gemere tutta la vita. E invece, adesso, potrei solo vergognarmi di essermi vergognato." Danno l'idea di uno sviluppo che va oltre il canon e riesce a dare un'interpretazione coerente e plausibile. "Mentre mi incammino, cerco ancora l’attrezzo più importante di tutti, ma più lo cerco e più mi sfugge. Però non mi arrendo. Continuo a cercare il mio coraggio." Anche queste sono particolarmente incisive, lo stile di cui ti sei servito ti ha senz'altro aiutato in tal senso. Davvero, sembra di entrare nella testa dei personaggi, è come se gli avessi tolto le parole di bocca. Oltre ad averli trovati IC mi sono sembrati ben approfonditi e gestiti. Anche qui, per esempio, emerge l'evoluzione di Draco: "Dov’è finito il mio sogno di diventare un grande giocatore di Quidditch?
Dov’è finita l’ambizione, l’energia, tutto ciò che ho speso e sudato su questo campo? In un Marchio Nero sul braccio. Ecco dove. Bruciava come il fuoco… perché stava bruciando il mio futuro. I miei sogni, le mie speranze, il mio coraggio. Tutto. E io, stupido, credevo… cosa credevo? Neanche lo so più."
Periodi brevi, densi di significato; la risposta "In un Marchio Nero sul braccio" dice moltissimo con poche parole, rendendo esplicito il ricordo d'innumerevoli avvenimenti. La punta di auto-compatimento finale, poi, è la ciliegina sulla torta. Ritengo estremamente credibile questo atteggiamento, ho sempre immaginato un Draco nel post-guerra che nasconde a tutti di provare pentimento, ma che nella sua testa si colpevolizza continuamente e anche con un certo sarcasmo.
"C’è voluta una guerra agli ordini di un pazzo per scuotere, in me, quell’imperativo morale fino a metterne a nudo le radici, più folli del Platano Picchiatore. C’è voluta una battaglia dove quelli che disprezzavo hanno rischiato il collo per salvarmi. C’è voluta una “vittoria” che mi ha lasciato, credo, in condizioni anche peggiori di quelle che mi avrebbe riservato la sconfitta. Solo dopo tutto questo ho cominciato a riflettere veramente."
Non credo di dover aggiungere altro, i personaggi parlano da soli stroncando qualunque scetticismo. Non ti ho dato il massimo perché ci sono alcuni dettagli che non mi hanno convinta. Il Patronus di Draco mi ha fatto storcere il naso: il drago ha una simbologia vastissima, se dovessi riassumerla in tre parole sceglierei "coraggio, terribile, dimostrazione." Penso proprio che la tua scelta si rifaccia a quest'ultima, ciò al fatto che il drago rappresenti la prova che Draco deve superare per sconfiggere il suo difetto più grande, tuttavia avrei preferito che l'animale non venisse semplicemente nominato, che si facesse invece riferimento al suo significato, al legame che il suddetto Patronus ha con chi lo evoca. Purtroppo penso che a primo impatto, chiunque leggerà la storia, farà l'associazione "drago/principe invincibile e coraggioso", che a Draco s'addice come una pelliccia di castoro indossata nel Sahara. L'altro aspetto che non mi ha convinto è l'atteggiamento di Hermione dopo che viene tratta in salvo: mi aspettavo che corresse subito a chiedere aiuto per Draco che era rimasto indietro, che provasse a fare qualcosa, visto che non sapeva cosa ne fosse stato di lui, invece è andata a farsi un bagno. Insomma, sono rimasta del tutto spiazzata. Questi elementi intaccano un quadro altrimenti perfetto, peccato, ma in linea generale devo dire che sono rimasta più che soddisfatta da tutto il resto.
Utilizzo fiaba: 15/15
Mi è piaciuto da matti. Davvero, l'idea di utilizzare Bellatrix in veste di "Regina Nera" e di creare questo scenario dark attorno alla Torre di Corvonero è meravigliosa. Hai preso una fiaba che tendenzialmente non offre grandi margini di sorpresa e sei riuscito a creare suspense. L'hai saputa rivisitare, l'hai messa sotto una nuova luce senza che risultasse fuori posto nel contesto potteriano. Anzi, hai creato una trama che fa quasi domandare come mai la fiaba non appartenga a questo universo. Il castello di Hogwarts e la Torre di Corvonero si prestano bene per Raperonzolo già da un punto di vista scenico. Reputo notevole la cura rivolta all'ambientazione, la sua ricchezza di particolari rivisitati in stile dark, il modo in cui Bellatrix s'inserisce in tutto questo e riesci a imporsi come la "Regina Nera". Bellatrix rappresenta la maga adirata per un torto subito, la maga in cerca di vendetta, e in questo caso il "torto", se così lo si può chiamare, è l'omicidio di Voldemort. Hermione è lo strumento necessario ad attuare la vendetta, è Raperonzolo, ma una Raperonzolo necessariamente più sveglia dell'originale, più furba. Draco ha il ruolo del principe (improbabile) che viene accecato da Bellatrix per averla ingannata, ma si discosta dall'originale perché non agisce per amore, bensì per riscatto personale. Ho apprezzato la presenza di tutti gli elementi fiabeschi perché non si limitano a uno sterile copia-incolla, gli avvenimenti non sono identici a quelli della fiaba originale, vengono rimodellati per adattarsi al mondo potteriano e sono presentati in maniera intrigante. Bellatrix sembra nata per rivestire i panni della maga cattiva e vendicativa: chi altri, meglio di Hermione, avrebbe potuto essere la sua prigioniera dopo Harry? Ho apprezzato la tua scelta di narrare un singolo incontro tra Draco e Hermione, anziché quelli ripetuti tra i protagonisti della fiaba: trattandosi di una OS risulta più vincente da un punto di vista tecnico, fa sì che si eviti di diventare prolissi e mantiene alta la suspense. Come avviene nella fiaba originale, la presenza di Bellatrix sparisce senza che si sappia nulla di lei: il fine della storia non è raccontarne sconfitta, bensì di mostrare la prova del principe, perciò anche questa scelta è stata vincente. Che dire della Pozione Rigenerante? Amo i dettagli, amo l'inserimento di elementi magici creati ad OC: la ciliegina sulla torta ha decisamente iniziato a splendere quando ho ricollegato le lacrime curative di Raperonzolo a quelle di Hermione usate nella pozione. Sono rimasta più che soddisfatta dall'utilizzo della fiaba, ogni personaggio, descrizione e azione che vi rimanda risulta del tutto naturale, quasi appartenesse direttamente al mondo di J.K.Rowling.
Gradimento personale: 9/10
Da come avrai potuto capire sono pochi gli aspetti che non mi hanno convinta. La tua storia mi è piaciuta tanto: costituisce il giusto mix d'introspezione e azione che prediligo, con tocchi di sarcasmo qua e là che non guastano mai e un meraviglioso scenario dark. Lo stile è impeccabile, ben equilibrato, se fosse una persona la definirei "dal carattere brillante", come Hermione. Personaggi approfonditi, utilizzo della fiaba eccellente, introduzione accattivante. Il lieto fine lascia spazio all'immaginazione, crea i presupposti per un seguito e allo stesso tempo si regge in piedi da solo: è veramente azzeccato per una OS di questo tipo. Inutile dire che Shorty mi sembra un nome perfetto per un elfo domestico! Ho deciso d'assegnarti il premio "Child of Twilight" per l'elegante uso del dark. Complimenti.
Totale: 64.9/70 |