Caro Daniel, ti devo questa recensione veramente da troppo tempo; a mia parziale e comunque inadeguata scusante, posso solo addurre il fatto che questo capitolo mi ha offerto veramente tanti, tanti, tanti spunti di riflessione, soprattutto su un argomento su cui sto impostando almeno una fic e forse due, i folletti.
Ma andiamo con ordine.
Se Luna trova ancora più strani del solito i propri sogni, non sono sicuro di volere che li ricordi... brrr! "Bubolio" non si scriveva con due -b-? Come "bubbole", no?
Interessante cambio di docente, mi sorprende un po' il cognome italiano... ma non dubito che ci spiegherai tutto a tempo debito, compreso il pensionamento di Ruf: tu sei uno da world-building e retroscena, ormai lo so! xD (Beninteso: continua così!)
"mentre poggiava i piedi sul pavimento di pietra della torre ovest" Ho la netta sensazione che la Torre di Corvonero e la Torre Ovest siano due cose diverse; e di sicuro nessuno chiama mai la prima "Torre Ovest", anche se magari sta proprio a ovest.
"il suo unico amico che avesse mai auto" Secondo me, "suo" stona un po' con la relativa che segue... direi "l'unico che avesse mai avuto".
“Lascia stare Galen” Occhio alla virgola.
Ma c'è un orologio sulla Torre Nord? Occhio alla contaminazione da film... nei libri c'è una campana che segnala i cambi d'ora, ma non ricordo menzione di orologi.
"I due svoltarono infine verso sinistra trovandosi di fronte alla porta della classe 4F" Uhm, e da quando indicano le aule a numeri e lettere?
Povero Galen, suscita subito tenerezza.
"Luna sentì la rabbia salirle di nuovo in gola" Luna che si arrabbia e prende sul serio il mondo circostante? La cosa mi inquieta ancora più dei suoi sogni: se succede... veramente TUTTO è possibile!
Mamma mia, che figuraaaaa! Ma sono tutti così abituati a Ruf che non pensano minimamente ad alzarsi, o cosa succede?!
(Si frega le mani) Lezione di storia... magnifico!
Non so se la Confederazione si sia riunita a Parigi, ma ci può stare, dato che il primo Supremo Pezzo Grosso è stato Pierre Bonaccord. Tuttavia, di certo quella non è stata la prima ribellione dei folletti (io continuo a chiamarli come nella prima traduzione, chiedo venia): Hermione ricorda quella del 1612, che ha avuto il suo quartier generale ai Tre Manici di Scopa, e rivolte analoghe figuravano già nel programma del primo anno, che - supposto che l'insegnamento proceda in ordine cronologico - doveva riguardare almeno l'Alto Medioevo. Inoltre, sappiamo da Newt Scamandro che i folletti hanno creato problemi già con i primi tentativi di classificazione delle Creature Magiche... e soprattutto, punto molto importante, a rigore non si sono ribellati allo Statuto di Segretezza, per il semplice motivo che non l'hanno mai accettato. Questo, sicuramente, è il motivo per cui possono fare affari con il mondo Babbano (e infatti accettano di svolgere il servizio di cambiavalute sterline-Galeoni, che diversamente li lascerebbe con un mucchio di cartaccia inutile per le mani, no? Cioè, i soldi Babbani ti servono solo se devi comprare roba Babbana... o comprare direttamente i Babbani!). Di sicuro, c'è stato un qualche tipo di compromesso con i maghi per porre fine a tanti secoli di rivolte contro il dominio dei portatori di bacchette; e grazie a questo compromesso, per esempio, la Gringott, l'unica banca che conosciamo nel Mondo Magico, opera sotto l'esclusivo controllo dei folletti, ma l'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche può processarli e punirli... e tuttavia, comprende un Ufficio per le Relazioni con i Folletti, come se si trattasse, non dico di una potenza straniera, ma comunque di un quid con cui intrattenere relazioni diplomatiche. Insomma, non ne sappiamo molto (anche i WOMBAT, cui mi sembra che tu ti sia rifatto, non hanno chiarito granché), però la situazione attuale sembra più una tregua armata che una sottomissione completa... e, soprattutto, lascia ai folletti margini di manovra con il mondo Babbano, che secondo me il Ministero (ogni Ministero, anzi) trova utili anche per i propri fini. Per esempio, il tasso di cambio oscilla intorno alle cinque sterline per Galeone, il che, se consideriamo il fatto che i Galeoni sono monete d'oro, sembra una drastica sopravvalutazione della sterlina: storicamente, possiamo ipotizzare che il Galeone contenesse cinque volte più oro della sterlina vecchio conio; politicamente, se uno stato di cose simile persiste tanti anni dopo la fine del gold standard internazionale, di sicuro non è per ragioni economiche (mia ipotesi: se la sterlina è sopravvalutata rispetto al Galeone, i Nati Babbani ricevono un grosso aiuto a integrarsi nel Mondo Magico, mentre i maghi che dovessero comprare da Babbani - pensiamo alle case, ad esempio - dovrebbero sborsare una fortuna in Galoni, quindi sono incentivati a comprare da altri maghi... una misura protezionista, in un certo senso!). Ma scusa, sto un po' divagando.
"Signori non dimentichiamoci che l’abilità di fabbri e di economisti goblin ancora oggi è in moltissimi casi inarrivata. Immaginate cosa potesse significare nel 1692 l’istituzione di un controllo sulle varie specie magiche da parte di maghi e streghe. I Goblin attaccarono Hogsmeade perché proprio sotto i nostri piedi all’epoca erano custodite le riserve aurifere inglesi! Rischiarono tutto con un attacco preventivo.” Inarrivabile si dice, ma "inarrivata"? Meglio "ineguagliata", no? E poi, uhm... "economisti goblin"?!
Ecco, le riserve auree (non "aurifere": aurifero è un giacimento o una miniera, appunto perché apporta l'oro...). Secondo me, stavano già alla Gringott, per il semplice motivo che esiste dal quindicesimo secolo. Ma soprattutto, tu hai toccato un tema che per me è essenziale: il conio, la natura dei Galeoni e i diritti di proprietà.
Sappiamo, sempre grazie a Hermione, che ogni Galone reca, sul bordo, un numero di serie, che consente di risalire al folletto che l'ha coniato.
Questo, a mio parere, ci dice due cose:
1) non dovrebbero esserci zigrinature o altri mezzi con cui i Babbani proteggono i bordi delle monete preziose dalla "tosatura" di metallo; ciò fa pensare che i Galeoni condividano l'inalterabilità pressochè totale degli oggetti di artigianato folletto e che per questa loro superiore qualità si siano imposti nell'uso come moneta;
2) il fatto che il numero di serie non identifichi l'emissione, ma il soggetto coniatore, fa pensare che, almeno per i folletti, il Galeone sia equiparato agli oggetti di loro produzione anche quanto al regime di proprietà, che quindi resterebbe sempre all'artefice o ai suoi eredi.
Qui ci troviamo dinanzi ad un problema di prima grandezza, perché un bene inalienabile non può certo fungere da moneta: chi accetterebbe una banconota in pagamento, se dovesse temere di vedersi rincorrere dalla zecca, che la rivendica o almeno pretende un canone di noleggio?
Non conosciamo i dettagli dell'accordo in vigore tra Ministero (o Ministeri) e folletti, in cui questa, probabilmente, è una delle questioni centrali; possiamo supporre che il Ministero paghi un canone annuo per conto di tutti i maghi, oppure che vi siano altre contropartite, o che, in cambio della certezza di poterli custodire e di vederseli comunque passare per le mani, i folletti abbiano accettato di assoggettare i Galeoni e la loro circolazione alle leggi Babbane, pur mantenendo sempre la possibilità, e un qualche diritto, di risalire al coniatore. Ma, siccome tutto questo delirio è stato scatenato dal problema delle riserve auree, vorrei chiarire un altro punto: i folletti, e in particolare la Gringott, non ha riserve auree nel senso tecnico del termine. La banca moderna - cioè ogni banca dopo il collasso della Banca di Amsterdam - prende i soldi dei correntisti e li presta in giro, lo sappiamo tutti; e chiunque abbia visto Mary Poppins sa che il sistema si regge sulla fiducia di ciascuno nella possibilità di ritirare sempre senza problemi i "propri" soldi e nella certezza, del banchiere, che lo faranno solo in pochi. Ciò che in genere si ignora è che, depositando una somma di denaro presso una banca, si trasferisce ad essa la proprietà della stessa (per questo ne può disporre), conservando solo un diritto di credito per la restituzione. Ma alla Gringott ciò non accade: la banca è organizzata come una gigantesca rete di cassette di sicurezza, i forzieri; ogni famiglia resta proprietaria di ciò che il forziere contiene (denaro o altri beni preziosi); e nessuno tocca nulla. La mia opinione è che la concezione folletta della proprietà - molto semplicemente - impedisca alla Gringott di diventare proprietaria di questi beni. Vuoi perché, se di produzione folletta, come appunto i Galeoni, apparterrebbero semmai ai singoli loro artefici, o aventi causa; vuoi perché, più radicalmente, sembra che la proprietà possa trasferirsi solo per via ereditaria, quasi che un'impronta dello spirito creatore restasse insita nell'oggetto... un'affinità speciale con il suo sangue (congettura nuda e cruda, ma se consideriamo che, presso i folletti, porta il titolo di re chi realizza i beni migliori...). Conoscono e usano il prestito, Ludo Bagman lo sa fin troppo bene; ma anche la loro idea di "noleggio" dei beni a vita, in fin dei conti, non è poi tanto diversa. Insomma, la Gringott potrebbe prestare Galeoni senza problemi e può anche darsi che lo faccia, agendo per conto dei coniatori (in qualche modo, i Galeoni andranno immessi in circolazione, no?); però non può mai divenirne proprietaria e, verosimilmente, una volta che il Galeone è passato nelle mani dei maghi, l'esercizio dei diritti proprietari dei coniatori resta sospeso. Per questo nel mondo di Harry Potter non esiste la cartamoneta: le banconote sono state, fino a tempi molto recenti, titoli di credito al portatore per riscuotere oro... che la banca non aveva, non nell'ammontare complessivo della carta in circolazione (è lo stesso trucchetto dei conti correnti, tenere da parte solo una frazione dei soldi necessari, la c.d. "riserva frazionaria", appunto). E non mi stupirei se almeno parte della diffidenza dei folletti verso gli umani si dovesse anche alla diffusione di sistemi finanziari che a loro potrebbero sembrare fraudolenti (magari perfino con ragione): come dice un interessante saggio, "Gli gnomi vengono da Zurigo, ma i folletti vengono da Vienna".
(Su un piano pratico: secondo me, i folletti - i singoli folletti - hanno scorte proprie di oro e argento per la metallurgia, quindi parlerei di scorte anziché di riserve, perché riserve fa pensare ad una banca a riserva frazionaria... e questo sarebbe il sugo di tutta la riflessione che precede)
E passiamo ad altro, che è pure l'ora. :)
Uhm, il discorso della Umbridge è lo stesso che sentiamo nel canone? O ha accentuato a sua volta la necessità di cooperare?
"Malfoy e Nott la guardavano con uno sguardo interrogativo" Per la verità, se ricordi il canone, sembra proprio che Harry non memorizzi mai l'identità
di Theodore Nott: ancora quando Hagrid mostra loro i Thestral per la prima volta, non lo riconosce come il Serpverde che riesce a vederli (e infatti il dettaglio è stato rivelato dalla Rowling in un'intervista).
"Harry stava quasi per rispondergli ma con lo sguardo incrociò il viso di rospo dell’Umbridge che lo guardava con insolito interesse" La vede dal fondo dell'aula? Va bene che ha gli occhiali, ma...
"Harry notò anche che quel giorno non aveva messo gel sui suoi capelli" Ma perché, di solito mette il gel? E Harry lo nota pure? Ahi ahi... qui slash ci cova, Cassandra Claire approverebbe di sicuro (anche per l'escamotage della preparazione congiunta di Pozioni)! :)
"Fu questione di un sitante" Istante.
Posso dire che, per una volta, sono d'accordo con Dolores?!
E, a questo punto, passo senz'altro ai fuochi d'artificio garantiti per il capitolo che segue... ihihihih! |