Terza classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione e vincitrice del Premio Giuria
Grammatica: 10/10
Perfetta!
Stile e lessico: 10/10
Uno stile fiabesco, da fiaba noir. Non è la prima volta che leggendo qualcosa di tuo ho questa sensazione e devo dire che ogni volta è un piacere lasciarsi trasportare da righe che ammaliano e che ti trascinano con ingannevole dolcezza in un vortice di amaro dolore. Terza persona narrante e passato sono la cornice perfetta per questo tipo di impostazione stilistica, così come una sintassi lineare è in questo contesto l’involucro più adatto a veicolare i contenuti: la trama si snoda attraverso un’impalcatura che sa di cose semplici e già viste, ma è in realtà una rampicante che si ritorce contro l’ignaro lettore, costretto ad annaspare in una morsa di forte impatto emotivo.
“Rose lo guardava, tremante di piacere e di dolore. Cercava qualcosa nei suoi occhi, e Scorpius sapeva che gliel’avrebbe data: una certezza, dopo anni di instabilità; una speranza, dopo secoli di delusioni”: prendendo ad esempio questo periodo, è evidente come la sintassi risulti a primo impatto lineare, grazie all’uso sapiente di diversi segni di punteggiatura (i due punti e il punto e virgola hanno snellito e semplificato un periodo che articolato in altro modo sarebbe stato di certo complesso). In realtà, però, questa espressione è un groviglio di fatti ed emozioni: comunica cosa sta accadendo, cosa sta per accadere e soprattutto cosa è accaduto nel passato della protagonista. Lo stile scelto ti ha concesso di sintetizzare tanto in poche parole senza sacrificare l’efficacia del contenuto.
Al di là di questa cornice, sono però due i tratti stilistici a mio avviso più caratterizzanti: la funzione dei dialoghi e l’uso ragionatissimo della lineetta unita al corsivo.
Partendo dai dialoghi, ho apprezzato molto che non fossero retti da verbi come “dire/chiedere”eccetera”, perché isolarli come hai fatto in capoversi ha dato loro autonomia e forza espressiva: i dialoghi sono momenti vissuti, sono uno scorcio di ciò che sta accadendo e il presagio di ciò che avverrà. È nel discorso diretto, infatti, che la trama evolve, e questo escamotage stilistico-sintattico ha avuto il pregio di permetterti di sviluppare una trama complessa in sole trecento parole.
Passando alla lineetta e al corsivo, davvero particolare la scelta di usare questi “segnali grafici” in una sola occasione, ciò ha fatto sì che quelle sentenze in corsivo acquisissero un ruolo di primo piano nella struttura di ogni drabble e di conseguenza una grande forza espressiva. Inoltre, Non ti lascerò mai, Tornerò presto, aspettami e Aspettami sono la sintesi perfetta della trama, nonché un richiamo diretto ai titoli delle tre drabble: l’alba è l’auspicio positivo insito nel Non ti lascerò mai, il tramonto è la speranza sprigionata da Tornerò presto, aspettami e le tenebre sono la dolorosa verità che si nasconde dietro l’ormai ingannevole Aspettami. Stilisticamente parlando, trovo che tu abbia strutturato ogni cosa nei minimi dettagli, ragionando sui parallelismi tra le tre drabble e curando in maniera impeccabile la coesione interna del racconto.
Arrivando al lessico, trovo che sia davvero molto curato. Anche in questo caso, infatti, le tue scelte rivelano l’accuratezza con cui hai scritto la storia. Avevi trecento parole a disposizione e non ne hai sprecata neanche una: né inutili ripetizioni né ridondanze né metafore poco efficaci. Il registro linguistico, al pari della sintassi, dissimula la propria ricercatezza, ad esempio:
“Sua madre l’aveva trovata alla finestra, nell’oscurità abissale della camera”: il lessico è immediato, semplice, eppure c’è quel abissale che da solo riempie tutta l’espressione. Avresti potuto scegliere un qualsiasi altro sinonimo, ma nessuno avrebbe reso lo stesso effetto. L’oscurità calata sulla camera (e sulla vita) della tua protagonista non è sconfinata o immane, è proprio abissale, ingurgita tutto dalla superficie sino al fondo degli abissi – un’immagine molto potente.
Concludendo, quindi, posso solo complimentarmi con te per il lavoro svolto in questo parametro. Non ho nessun appunto da farti, neanche il più piccolo, quindi 10/10 senza alcun dubbio!
Titolo: 5/5
Un titolo molto spietato che non sarebbe venuto in mente a chiunque, non necessariamente. Alla fine del giorno ritroviamo i brandelli di Rose, il che significa che questo titolo è adattissimo alla storia che hai scritto. La metafora del giorno che si svolge è segnalata efficacemente dai titoli delle drabble, è chiaro che il giorno sia la vita stessa di Rose, quantomeno la sua vita felice, che si svolge in un arco temporale brevissimo e ha il proprio epilogo nel peggior modo possibile – tra le tenebre. Stilisticamente è un titolo che credo possa attrarre la curiosità del lettore, perché appare tronco: alla fine del giorno… cosa accade? Il lettore non può saperlo e questo lo spinge a leggere per soddisfare la curiosità. È poi un titolo che richiama l’atmosfera della storia oltre che acquisire pieno significato una volta giunti a fine lettura. Non ho nessun appunto da farti: originale, d’impatto e coerente al contenuto e allo stile del racconto. 5/5.
Utilizzo (e originalità) del prompt: 10/10
Pazza idea è un’espressione che, se associata a una coppia, può risultare banale, cosa che nel tuo caso non si è verificata, hai anzi sfruttato il prompt con grande originalità. La pazza idea che fa da filo conduttore della raccolta è la vita: l’idea che Rose percepisce come folle è infatti quella di concedersi la possibilità di vivere anziché limitarsi a esistere; ed è questa idea tramutata in fatti che la porterà a una follia reale – lei che aspetta qualcuno che è ormai morto. Ho trovato il prompt sviluppato molto bene, perché progredisce e il suo significato evolve di drabble in drabble; come detto, si passa da una pazzia ideale a una pazzia reale: dal “sarebbe un’idea folle fidarmi di te” sino al “È un’idea folle. Perché continui a farti così del male?”. La pazza idea è dietro ogni frase e gesto, persino dietro ogni scelta: un’idea così pazza da condurre la protagonista a consumarsi lentamente. La tua interpretazione del prompt (in coerenza allo stile e al lessico) è solo apparentemente letterale, perché in realtà hai preso, usato e rigirato questo concetto sino a farlo divenire l’elemento portante di ogni avvenimento del racconto. Davvero molto brava, 10/10!
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 6/10
Per valutare questo parametro ho riletto tantissime volte la tua raccolta, questo perché a fronte di una Rose caratterizzata bene c’è uno Scorpius sfuggente.
Inizio con Rose e con la sua sofferenza. Ovviamente, di IC non possiamo parlare né per lei né per Scorpius (dato che io ignoro bellamente l’esistenza dell’opera teatrale sugli scapestrati eredi), quindi in questo parametro mi sono rapportata alla tua visione dei personaggi, valutando lo spessore della caratterizzazione. Rose è l’assoluta protagonista, lei assieme a questa sofferenza che sembra esserle cucita addosso – ho paura dell’amore, è così che esordisce, una paura che a fine lettura scopriamo essere quasi un presagio che la giovane aveva percepito calare su di sé. Di lei traspaiono in maniera efficace sia voglia che la paura di vivere e lasciarsi andare: vuole sentirsi viva, ma teme terribilmente le proprie fragilità. Intravediamo un pezzo di passato in ciò che confida a Scorpius – «Se ne vanno tutti. Se ne vanno sempre tutti» – e possiamo intuire che lei abbia già sofferto per amore e forse anche per amicizia, al punto da avere educato se stessa a non fidarsi più delle persone. Ciò che ho trovato veramente molto forte come tratto caratteriale e dunque distintivo del tuo personaggio è il fatto che lei resti fragile, che resti tragicamente se stessa dall’inizio alla fine: quando lui va via e persino quando muore, lei resta cristallizzata nella propria sofferenza, di nuovo incapace di andare avanti e di sbarazzarsi del torpore; tutto ciò che fa è infatti rifugiarsi nella promessa ormai disattesa di Scorpius – un po’ si illude e un po’ si rifugia in questo incubo per evitare di affrontare la vita, che l’ha già tradita troppe volte. È un personaggio vivido e reale la tua Rose, credo che in sole trecento parole non potessi fare di meglio, complimenti!
Diversamente da Rose, trovo che Scorpius sia meno riuscito come personaggio. Abbiamo meno elementi per capire chi sia, come agisca e come ragioni, ma quei pochi elementi lo descrivono di sicuro come un giovane così innamorato da essere disposto ad affrontare i fantasmi di lei – fantasmi che lui riesce a vincere, spingendo Rose a fidarsi e a dare entrambi una possibilità. Ecco, proprio alla luce di questo solo elemento caratterizzante, il personaggio risulta sfocato nel momento in cui sceglie di intraprendere una missione praticamente suicida – lo sappiamo bene dalla saga, che parlamentare con i giganti è il modo migliore per morire in fretta, tanto che Silente sceglie di inviare due mezzi-giganti, che a loro volta ne escono indenni per un pelo. Insomma, il rapporto tra la sofferenza di Rose e la consapevolezza di Scorpius di aver scelto come compagna di vita una donna rotta va in collisione in quel punto. A ciò si unisce il fatto che oggettivamente Scorpius ha una caratterizzazione molto vaga, si può dire che esista nella storia solo ed esclusivamente in funzione di Rose, unica e sola protagonista. Forse, se fosse stata più completa la sua caratterizzazione, anche la scelta fatta sarebbe risultata meno stridente con la cornice entro cui avviene.
Mi è dispiaciuto molto assegnarti 6/10, ma non ho potuto ignorare il fatto che uno dei personaggi della coppia fosse tanto sfuggente.
Totale: 41/45 (Recensione modificata il 10/10/2017 - 04:34 pm) |