Recensioni per
Almost 20
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
31/03/18, ore 13:46
Cap. 1:

Recensione premio al contest: 'E' nell'aria profumo d'autunno'

Ed ecco che tra l'imbarazzo della scelta di storie che il tuo profilo propone trovo questa che spicca sulle altre. Per me che sono una sostenitrice delle introspezioni questa storia è oro. La scelta di usare il presente, a mio parere, è ciò che permette di sentirsi ancora più vicini a Sherlock in questa sorta di viaggio tra i suoi pensieri e riflessioni sulla sua giovinezza. Una cosa che ho apprezzato particolarmente è la presenza di frasi corte ma che, senza troppi giri di parole, rendono più reali ancora i pensieri. In fondo anche noi quando pensiamo, non lo facciamo facendoci chissà quali grandi discorsi prolissi ma andiamo al nocciolo della questione proprio perché stiamo parlando con noi stessi. Il discorso legato ai sogni che, per quanto uno tenti di scappare o cercare di evitarli, a volte proprio non si riesce a farlo, perfino cercando di non dormire.
Un altro bellissimo e profondo testo.
Bravissima, davvero.
Emy

Recensore Junior
26/01/18, ore 12:19
Cap. 1:

Ciao di nuovo. Direi che possiamo affievolire le formalità visto che non è la prima volta che vengo qui. Lo scritto mi è piaciuto. Non è una cosa fuori dal comune, ma neanche una cosa su cui sputarci sopra. Come al solito lo stile e il modo di scrivere è bellissimo, e ho apprezzato l'inizio con una citazione poetica, perchè ti mette in una mood rilassata e già ti predispone alla riflessione. Ho apprezzato il fatto che ti sia rivolta a madame Simon come "una delle poche persone accettabili sulla faccia della terra", perchè fa denotare un po' della superiorità e dell'arroganza classica in un Sherlock Holmes. Ma la cosa che mi è piaciuta di più, è la parte sui sogni. Molte persone si mettono a descrivere nel minimo dettaglio un sogno, quasi come se per trasmetterlo per intero ci sia questo discutibile bisogno di raccontarlo nel minimo dettaglio. Se penso che in realtà del sogno ci ricordiamo solo l'ultima parte prima di svegliarsi, trovo abbastanza ridicolo descrivere fedelmente un sogno, e apprezzo invece scrittori amatoriali che lasciano spazio alla libera interpretazione del lettore, così com'è giusto che sia. Hai usato frasi corte con parole evocative, senza descrivere esageratamente una parte, lasciando il giusto spazio ad ogni caratteristica. E questo descrive fedelmente un pensiero, che temporalmente parlando è più veloce di un normale colloquio. Spero di tornare e trovare altre cose interessanti sui tuoi scritti.

Buona giornata.

Nuovo recensore
01/12/17, ore 18:47
Cap. 1:

E hai fatto bene, bella l'interpretazione che dai della giovinezza di Sherlock, in fondo penso sia stata proprio così. Per fortuna la vita cambia tante cose, perchè sarà proprio Sherlock a cercare John Watson. In questo fatto credo ci sia proprio il cambiamento che fà del giovane Sherlock l'uomo che abbiamo conosciuto.

Recensore Veterano
26/11/17, ore 18:10
Cap. 1:

Ciao!
Come al solito il tuo stile è semplicemente fantastico e mi sono catapultata in quell'università, tra i grandi corridoi con un giovane Sherlock.
Inutile dire che la grammatica e le scelte lessicali sono impeccabili, come sempre.
La trama mi piace, si snoda su vari punti, ma che hanno sempre come epicentro Sherlock e la sua vita universitaria.
Sherlock è caratterizzato alla perfezione: è facile immaginarlo come uno studente brillante, che non riesce a farsi molti amici, che sogna la sua morte e che non dorme per giorni. Mi piace questa sua profondità che lo rende diverso dagli altri: lui che ascolta Bach e non sa nulla dei Pink Floid. Sherlock accetta con naturalezza il suo carattere, il suo modo di essere e non cerca in alcun modo di adattarsi agli altri, ed è esattamente come nella serie.
Victor è un personaggio fantastico: volubile come l'aria che a volte c'è, ma che molto più spesso è assente. Proprio per questo Sherlock sa che non si fiderà di nessun altro e andrà a vivere da solo.
Gli ultimi paragrafi, quelli in cui si inventa la nuova professione e pensa alla sua vita futura, mi hanno intenerito molto, sopratutto pensando che arriverà John <3
Ok, adesso la smetto con queste smancerie, ma comunque sappi che la storia è fantastica!

Recensore Master
19/11/17, ore 20:59
Cap. 1:

Questa storia è un inno alla consapevolezza di se stessi.
Questa storia è l'inno di chi prova ad accettarsi e sa che non farà altro che provarci tutta la vita, senza mai riuscirci e che in qualche modo fingere di esserci già riusciti è un gran passo avanti.
Credo che molte persone possano identificarsi in questo racconto, una di queste sono io.
Ovvio che non sono come Sherlock Holmes ma i tentativi per cercare di vedersi meglio, pur sapendo di non esserlo, sono gli stessi di molte altre persone.
Mi piace come racconti Sherlock, Koa. E' come se lo avessi scritto tu, come se fosse nato da te.
Tra le tue dita si muove sinuoso, si muove bene, a suo agio. Sei in grado di capirlo, forse perché tu sei un po' Sherlock Holmes (e, date le altre storie, sei anche un po' John Watson).
Hai preso questa serie e l'hai disfatta, poi hai preso piccoli frammenti e ne hai creato vari mondi, tra cui questa perla introspettiva, angosciante ma allo stesso tempo forte, di impatto per chi si sente un po' perso come Sherlock.
Nelle tue storie c'è sempre una scia malinconica, qualcosa di umano nel non-umano. Qualcosa che rende le persone come Sherlock biasimabili e le persone normali dei mostri senza cuore. Forse è così che funziona, per questo ci si sente coinvolti nei tuoi racconti.
Forse mi sto dilungando troppo sul lato introspettivo e ti chiedo scusa, ma davvero sono rimasta affascinata da questa one shot, molto più di tutte quelle che ho letto nate dalle tue mani.
Qui ci racconti di uno Sherlock nemmeno ventenne che però si cruccia già come se avesse sulle spalle anni e anni di vita vissuta e si sente che è già stanco, perché è stato deluso da troppe persone e probabilmente a sua volte ne ha deluse il doppio e questo non gli piace.
Prova soddisfazione e appagamento sapendo che ogni tanto qualcuno lo stima, come l'insegnante di francesca, ma certe sensazioni durano un attimo, un secondo, perché gli incubi sempre presenti lo assillano sempre, persino quando tiene gli occhi aperti per paura di dormire e vedersi morto.
Oltretutto è davvero straziante sapere che il suo più grande cruccio non è quello di morire, ma quello di farlo e non essere ricordato, scoprendo che nessuno ha mai avuto la premura di dare importanza ad uno come lui, di dargli dell'affetto, di farlo sentire importante.
Viktor sembra essersi già stufato di lui eppure Sherlock credeva potesse essere l'unica persona in grado di capirlo almeno un po'.
Molto triste; Sherlock dice di non essere interessato a quello che Viktor vuole da lui, eppure ancora la scia malinconica lo precede, come se dopotutto la cosa invece è più importante di quanto sembri: l'ennesima delusione? Forse.
Sherlock ha ambizioni, e sapendo che può raggiungerle tutte ne è già altamente annoiato. Niente gli dà più stimoli, si rassegna solo alla sua solitudine, tristemente e continua la propria vita attendendo forse che qualcosa cambi, sapendo benissimo che non accadrà finché lui sarà così, diverso da tutti e tutto.
Meravigliosa, mi ha davvero emozionata.
Il tuo stile, la tua capacità narrativa mi ipnotizza sempre e mi coinvolge, mi stimola. La tua abilità nel saper gestire personaggi così complessi, dandogli una forma, una profondità impensabile è ammirevole!
Sono estasiata, dico sul serio.
A prestissimo e ancora complimenti per questo meraviglioso lavoro.
Miry

Recensore Master
18/11/17, ore 00:14
Cap. 1:

Eccomi qui, sebbene sia più tardi di quel che pensassi ;-)
Quello che mi ha attratto subito di questa one shot è stato il titolo Almost 20 - quasi vent'anni -, che racchiude non solo la mera età di Sherlock, il protagonista di questa storia, ma anche un certo modo di vedere le cose, ossia con gli occhi di chi si sta per affacciare alla vita adulta e vi guarda con una certa aspettativa, senza pensare che non sarà tutto come lo si immagina perché il fato / destino / caos ci mette sempre lo zampino e cambia le carte che abbiamo in mano e pensavamo fossero vincenti.
Il tuo Sherlock mi sembra molto IC, gode del proprio egocentristo, cullandosi nella propria genialità, nel suo modo peculiare di trattare col mondo, ma allo stesso tempo soffre per questa sua distanza dagli altri.
Gli va bene starsene per conto proprio, mostrarsi agli altri solo per brillare, per dimostrarsi indispensabile nel momento del bisogno, ma allo stesso tempo teme di restare del tutto solo, come testimoniano i sogni da cui tenta di fuggire impedendosi di dormire.
È una contraddizione vivente ed è bellissimo in quanto noi umani siamo fatti così: imperfetti, contraddittori, egoisti... Gli hai dato un tocco di realismo notevole, soprattutto nella parte in cui dice di non provare nulla verso chi lo prende in giro, di non ricordarsi neppure i loro nomi, svilendoli in quanto persone poco interessanti e non attinenti alla propria vita, eppure le loro parole lo feriscono, arrivano a ferire quel cuore che continua a credere di non avere.
So bene cosa si prova ad essere mal visti in quanto diversi e mi hai fatta tornare indietro a quando avevo quasi vent'anni o anche meno e gli altri, tutti gli altri, che fossero familiari o semplici conoscenti, riuscivano a ferirmi con le loro parole cattive, cosa che per fortuna ora non capita più perché filtrate dalla consapevolezza di una mente più adulta, più temprata, conscia di quello che sono.
Sherlock sta sperimentando, sta cercando un equilibrio tra tutte le sfaccettature della sua anima: la fragilità del sentirsi diverso; l'orgoglio spropositato per la propria genialità; l'inconscio desiderio di avere accanto qualcuno che resterà, che non lo abbandonerà come Viktor, che non lo farà sentire un caso umano come Mycroft. E sottolineo inconscio perché Sherlock continua a mentire a se stesso, a pensare che starà bene da solo in eterno, anche in futuro, pur sapendo che spesso nemmeno nel presente sta bene da solo o non fuggirebbe dalle sue paure rifugiandosi tra i suoi libri o tra le note del suo amato violino.
Hai uno stile elegante, ma semplice e non ho notato errori di sorta, se non forse una virgola mancante.
Devo dire però di essere curiosa su una cosa: perché hai scelto la terza persona singolare? Secondo me utilizzando la prima l'immedesimazione sarebbe stata ancor più intensa, sarebbe stato più angst. È perché la preferisci o per mantenere il distacco pure dai lettori -cosa tipica di Sherlock-?
Ad ogni modo ho apprezzato il fatto che tu non abbia messo in campo John, avrebbe stonato con il prompt in quanto lui sarà la luce sul suo cammino, l'imprevisto che non si aspetta di trovare nel quadretto di consulente investigatore che la sua mente da ventenne sta dipingendo.
Mi è piaciuta molto questa lettura.
Un bacione
Meryl

Recensore Master
14/11/17, ore 19:59
Cap. 1:

Buon pomeriggio, Sweety. Sono nelle mie ultime (momentanee!) 24 ore qui e ne approfitto per mettermi in pari con le tue creazioni, finalmente
Ovviamente, minuti ben occupati. Hai fatto benissimo, secondo me - salto alla fine - a non inserire qui John. Il suo arrivo avrebbe spento la drammaticità profonda di questa storia, perché già si sarebbe vista la luce in fondo al tunnel con tanta chiarezza da fa dire al lettore: ok, splendida introspezione, ma tanto queste previsioni dolorose di Sherlock non hanno poi ragione d'essere.
Ce l'hanno, invece. Lui è diverso, perché essere sopra la media normale è una diversità. Un tipo di "problema" che ci si augurerebbe di avere, ma penso proprio passata l'adolescenza, perché in quel periodo fa soffrire anche la persona più forte, convinta, geniale o stravagante in modo genuino.
Ci si forma, vediamo inevitabilmente parte di noi stessi nel riflesso degli occhi degli altri, e se c'è un mondo di differenza tra le due versioni ci sentiamo lacerare. Io non avevo nulla di geniale, ma già avere gusti "strambi" mi faceva considerare con sospetto da molti, quindi lo capisco Sherlock. Anzi, lo appoggio! trovo che tu abbia descritto perfettamente (ma va!?) il suo stato d'animo. Se oggi non vuole amore, legami, o un sostituto di Victor (in una delle sue versioni un po' antipatiche)decide che anche il futuro sarà così, con l'arroganza dei giovanissimi che pensano di decidere il loro destino. O con tanta fragilità nel cuore da stabilire che non si esporrà a subire il fatto di essere o no felice anche grazie alla volontà di un'altra persona. Lavoro, musica... Invece sappiamo bene cosa succederà!
La cosa angosciante ovviamente è il sogno con la bara dove corvi mangiano i suoi occhi (e no! c'è un limite a tutto! quegli occhi, no!) e nessuno lo piange. Un tocco stupendo, perché sognare la proprio morte è tipico in quella fascia di età, anzi, anche qualcosa meno, ma Sherlock è bambino in parte... il sogno è così froidiano. E rimanda alla scena della bara di Molly, un po', il che si aggancia al telefilm e questo lo trovo sempre un bene.
Che spreco dover aspettare una quindicina d'anni. Mi mangio io le mani per lui. Ma la vita non ci da alcuna scelta reale, in questo senso. Non puoi rifiutarti davvero, nè puoi farlo succedere presto perchè ti va. Arriva con le sue gambe.
Amo quando leggo le tue fiction e mi trovo a pensare davvero, non a leggere solo passivamente
baci dolci,
Setsy

Recensore Master
13/11/17, ore 18:41
Cap. 1:

Ciao, eccomi qui^.^
Visto che hai pubblicato da poco questa os, ho voluto fiondarmici subito, così da vedere cos'altro di bello tu avessi sfornato. Prima o poi mi addentrerò più in fondo nel tuo account, voglio scoprire cos'altro serbi.
Come avevo notato nell'altra storia, il tuo stile è elaborato, si adatta al tipo di contesto e personaggio trattato. Devo confessare che l'ho trovato meno complesso e cervellotico rispetto a quello che hai utilizzato per accompagnare i pensieri di Watson. E se per un attimo ci ho pensato su, alla fine ho concordato in pieno con te: Watson ha una mente più ingarbugliata e "pesante", nel senso che pensa troppo e i fa troppe domande, mentre Holmes ha sicuramente una certezza importantissima, ovvero lui è un genio e gli altri... sono poco interessanti, o stimolanti. Ho trovato quindi divertente riscoprire questo stile "a incrocio" (io do sempre nomi strani ai pensieri che mi passano per la testa, però cerco subito di spiegarmiXD), ovvero Watson-mente complessa e pensieri schematizzati e incerti, Holmes-sicurezza di idee e chiarezza nell'esposizione dei pensieri.

Fin da subito arrivano due sensazioni da parte di questo personaggio: la sua consapevolezza di lui e di ciò che lo circonda (che a primo acchito, qualcuno potrebbe definire arroganza... voglio dire, se incontri uno così per strada e potessi sentire questi tipi di pensieri, qualche brutta parola ti scappa, ma lui è Holmes, e ha ragione); la sofferenza che avevamo già visto in atto nell'altra storia, ma che ha fondamenta molto vecchie, secondo la tua storia, cosa che trovo perfettamente plausibile. Più si è intelligenti, più si è sensibili. Ed è molto significativo il fatto che nel momento in cui egli cerca di spegnere il cervello e aprire gli occhi per non pensare ai suoi incubi, egli senta le bruttezze della vita. Prima era un velo, che è arrivato a livello inconscio, che lo avvertiva del suo ruolo isolato e incomprensibile; poi, il voler appunto allontanare questa verità lo ha portato a sbattercisi contro, proprio attraverso le maldicenze della gente. Ed ecco che l'incubo diventa un sogno a occhi aperti, da cui non ci si può svegliare.

Mi è sempre affascinato il suo personaggio, e tu lo hai caratterizzato alla grande: le sue letture, lo studio del violino, i suoi interessi atipici per la sua età. Attraverso di lui hai affrontato un argomento molto delicato: la diversità del genio, o comunque la diversità in generale, e l'accettazione di essa.
Ovvio che non sono un genio, però per il resto ho provato molta empatia con quello che hai scritto: la solitudine, la concentrazione sul proprio obiettivo, il rifiuto dell'amore, l'amore per il silenzio, sopratutto il preferire la lettura a un filmXD, l'autosufficienza... sono cose che mi hanno toccato da vicino, e nel finale mi hai proprio coinvolto al massimo.

Quindi, questa soluzione finale, dove egli non cambia ma fa spallucce mi è piaciuta molto. La "stravaganza" non è male, e riguardo agli incubi... se ne farà una ragione, alla fine si stancheranno loro a tormentarlo. Lui persiste nel suo genio, una compagnia la trova alla fine, che siano voci dentro le cuffie o righe vergate in vecchi testi. Divertente come ha caratterizzato la famiglia (gli basta il fratello... lontano, e la madre... zittaXD). E sopratutto mi è piaciuta "l'arroganza" con cui dice a chiare lettere che l'unica a sopportarlo è una zitella non tanto intelligente, ma nemmeno stupida. Il fatto che molti professori lo rifiutino... paura che gli possa scappare qualche scomoda sincerità?

Solo una parte mi ha confuso un po', e forse è dovuto al fatto che non conosco il fandom. Mi è sembrato di capire che Victor sia una specie di compagno, l'unico con cui abbia fatto dei progetti, ma ormai è troppo lontano, lo ha ferito, probabilmente non riesce più a capirlo, o non ci è mai riuscito e adesso comincia a non poterlo più accettare, però non ho capito chi è Trevor. Insomma ho fatto un po' di confusione nel secondo paragrafo con i nomi, forse ho perso qualcosa in giro.
Per il resto, ti faccio ancora una volta i miei complimenti. (Ha ragione lui, avere quasi vent'anni, non essere né carne né pesce, fa schifo, però poi passa).
A presto!

Recensore Master
12/11/17, ore 22:48
Cap. 1:

Ciao ^^
Ogni volta che vedo qualcosa di nuovo sono sempre curiosa di vedere come potrai stupirmi. Ebbene, anche questa volta mi hai stupita. Non ci sono molte storie che trattano della giovinezza di Sherlock (o almeno, io le uniche che abbia mai letto sono le tue), e penso sia stata buona la scelta di dedicare una storia solo a Sherlock. Diciamo che un po' in questa storia mi ci rivedo, io ho vent'anni e molte delle cose che ho scritto mi capita d pensarle.
Sicuramente un tipo particolare come Sherlock non deve avere avuto una giovinezza normale, e dai versi della tua storia si capisce. E' un po' quello strano, che viene additato come tale, e che preferisce stare da solo (e in questi siamo ugual xD). L'unico vero amico è Victor, e mi è piaciuto il fatto che la sua presenza fosse... quasi effimera [?] perchè passa dall'esserci a non l'esserci in tempo niente. Prima afferma una cosa, poi ne fa un'altra e via dicendo. E nonostante tutto Sherlock lo accetta così com'è.
La parte dei suo iincubi mi ha inquietato, in maniera positiva ovviamente. Deve essere terribile fare sempre lo stesso sogno, soprattutto così macabro. Capisco cosa vuol dire voler rimanere svegli per paura di sognare qualcosa di spiacevole.
La parte finale invece è molto triste. Sherlock si convince che non avrà amici, anche perchè il suo unico vero amico è morto, e che non costruirà mai legami con nessuno. Sembra anche un po' rassegnato, in un certo senso.
Che dire, sei riuscita a rendere benissimo Sherlock così giovane, ho adorato la sua introspezione in cui mi sono anche rivista :3
A presto e buona serata :D