Prima classificata e vincitrice del premio Pathos al contest "Flashiamo! - III edizione"
Grammatica: 10/10
Perfetta.
Stile: 10/10
Stile curato, limpido, incisivo. L'uso abbondante del corsivo si rivela una scelta vincente, ogni frase e parola traboccano di significato e con la loro forza espressiva bombardano letteralmente l'immaginazione. La costruzione lineare dei periodi, frasi brevi e lapidarie spezzate dall'uso dei trattini, donano un ritmo incalzante alla lettura, a tratti rilassante. Il lessico è mirato per descrivere azioni atroci e sensazioni totalizzanti con eleganza, ma al tempo stesso non fa sconti sul piano visivo: si riesce a vedere Gellert con "le mani imbrattate di sangue e gli occhi verdi squarciati", Tom "dal fascino incantato che osservava un coniglio candido penzolare impiccato". Scelte come "squarciati" per descrivere gli occhi, "le labbra si schiantano sul suo collo ", verbi come "trascinare", "crollare", "strappare", "recidere" sono specchio dell'aggressività della relazione di coppia che domina il testo e gli donano una bellezza lacerata. L'assenza di periodi lunghi e ricchi di aggettivi, le pause calibrate e i punti di vista alternati sono perfetti per conferire immediatezza a ogni immagine, che riesce a risultare forte ed evocativa di suo, senza l'uso di inutili fronzoli. Inutile dire che l'ho trovato perfetto, con una presa emotiva pazzesca!
Titolo e introduzione: 8.5/10
Al titolo ho assegnato 3.5, all'introduzione 5. Del primo non mi entusiasmano a livello musicale la presenza di "ere" e "are" a distanza ravvicinata e la ripetizione del "di". "Scegliere di dimenticare" è sicuramente un titolo in grado di racchiudere in sé il messaggio della storia stessa, ma non comunica all'immaginazione con la stessa bellezza affilata dello stile e dell'introspezione. Per queste ragioni, invece, l'introduzione risulta perfettamente centrata, ci permette di figurare Tom Riddle - l'essere (non) umano incapace di provare sentimenti - nell'ottica di una relazione di coppia, senza che questa circostanza risulti forzata. Il messaggio dell'introduzione mostra il Tom Riddle ammaliato dalla morte, dal desiderio di schiacciare la vita, di cui Gellert costituisce un intrigante riflesso. Hai scelto dei periodi estrapolati dal testo che mettono in luce la dinamica di coppia in maniera netta e che al contempo invogliano a leggere.
IC e caratterizzazione: 15/15
Includo entrambi i parametri perché di Gellert sappiamo poco, perciò di lui valuto la caratterizzazione. Entrambi i personaggi "si sentono" a trecentosessanta gradi, lasciano un pezzo di sé a ogni riga, costruiscono un mondo sia nel momento in cui vengono esaminati singolarmente che quando sono insieme. Il Tom che delinei insegue il potere con una vocazione incondizionata, è il vero Tom Riddle che non si fa scrupoli a piegare vite, ma che addirittura nel vederle stroncarsi prova un piacere "incantato". Tom è privo d'umanità e non teme la morte, gli unici istanti in cui prova emozioni sono quelli in cui vede gli altri soffrire, e tutto questo si percepisce nitidamente nel testo. L'ho trovato convincente, coerente a se stesso anche e soprattutto nel modo in cui si relaziona a Gellert. Quest'ultimo porta su di sé le tracce che la Rowling ha lasciato di lui nel momento in cui lo descrivi con le mani imbrattate di sangue, un uomo temibile, abile e potente. Sei poi andata oltre creando una caratterizzazione ad hoc che lo rende estremamente umano. Ho amato sia questo contrasto fra l'immagine di Gellert che se ne fa Tom e il vero Gellert, che il contrasto più netto fra i due stessi protagonisti. Aldilà della coerenza, mi sembra anche che si possa parlare di verosomiglianza, forse la Rowling ci avrebbe mostrato proprio questa versione del Gellert adulto: un uomo pentito e che di fronte a un ragazzo incapace di aver alcun cedimento alla vista dell'atrocità si sente turbato, ma che in virtù di questa stessa condizione lo sceglie come rifugio. Tom è un rimedio contro i ricordi per Gellert e quest'ultimo non può fare a meno di provare più che semplice orrore per lui, disgustandosi, certo, ma senza riuscire a evitarlo. È possibile comandare un esercito, ma non i propri sentimenti. Non avevi soltanto un personaggio difficile da gestire, ma due, e il risultato è eccellente.
Sviluppo della coppia: 15/15
Se non è facile gestire personaggi come Tom e Gellert, scrivere una flash in cui è addirittura è presente un legame di coppia è ancora più arduo. Tom è privo d'umanità, questo impone grandissimi limiti sia dal punto di vista introspettivo che fisico, ma te la sei cavata alla grande scavalcando ogni ostacolo. Lui è il bambino che osserva un coniglio impiccato e invece di provare disgusto, orrore o pena si gode meravigliato lo spettacolo. Tom è il futuro Lord Voldemort che creerà un esercito di assassini e seminerà devastazione nel mondo, ma in questa flash è ancora l'ibrido a metà strada nel proprio progetto di potere, non è più Tom e non è ancora Voldemort. L'idea che possa lasciarsi andare a slanci fisici con Gellert, quindi, non stride. Tom appare come un re del male in cerca di una guida e di un suo pari, come un ragazzo ambizioso d'imparare da chi ha più esperienza e più morti di lui alle spalle. In Gellert vedo l'unico capace di ricoprire tale ruolo, perciò questi slanci non risultano fini a se stessi, ma reazioni condizionate dall'immagine mentale che Gellert rappresenta per lui. Tom tocca il potere nel momento in cui tocca Gellert, ed è giusto sottolineare che lo faccia con "la passione dei suoi diciott'anni": a quell'età le ambizioni, i sogni e gli ideali sono giovani quanto chi li nutre, Tom ha una dannata fame di conoscere e vivere il proprio sogno e con Gellert ha appena iniziato ad accarezzarlo, in tal senso gli slanci fisici non solo non risultano fuori posto, ma addirittura necessari per rappresentare al meglio la devozione di Tom al male, la sua adorazione incondizionata per il potere.
Mi sono sentita trascinare assieme a lui verso Gellert, tanto era nitida l'introspezione, e se del primo emergono la meraviglia e il bisogno incondizionato, del secondo spiccano con altrettanta forza il disgusto per se stesso, il tormento, l'inquietudine, il rimorso e il coinvolgimento sentimentale. Gellert sceglie d'abbandonarsi a Tom, un essere che per la sua assenza di umanità gli suscita turbamento, pur di dimenticare l'orrore che ha seminato, perché affrontarlo gli costerebbe troppo. Gellert sceglie di fuggire dalla realtà rifugiandosi, per assurdo, nel contatto con una persona ben peggiore di lui, ben più malvagia. È come dire che X preferisca provare sollievo stando con un (il) mostro, piuttosto che ricordare d'esserlo a sua volta! Tutto questo è paradossale, eppure così realistico, così opportuno nell'ottica di una relazione Tom/Gellert, che può soltanto giovare a livello introspettivo. La relazione tra i due risulta ricca di sottintesi, di contrasti invalicabili, di un mondo che va ben oltre quanto scritto nero su bianco. Il tormento di Gellert, che nel finale appare come congelato nella sua rassegnazione, cozza contro l'estatica e a tratti ceca ammirazione di Tom. Sono due condizioni emotive molto intense, ed entrambe spiccano con forza travolgente grazie allo stile incisivo.
Il periodo "a volte, l’assenza d’umanità di Tom lo riempie di disgusto e, quando bacia le sue labbra d’alabastro, Gellert non può fare a meno di ricordare e rimpiangere" con quel rimpiangere in corsivo è uno dei miei preferiti, perché in quel "rimpiangere" ci ho visto anche un riferimento alla Grindeldore che mi ha spezzata. In sintesi, pathos alle stelle.
Totale: 58.5/60 |