Recensioni per
Leggiadre note di un canto selvaggio
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/07/18, ore 01:48
Cap. 1:

Finalmente ci sono, anche se in indicibile ritardo, chiedo umilmente scusa T^T
Comunque, io. Ho avuto. I brividi.
Non sto scherzando, ho adorato il modo in cui hai descritto Adelaya e i suoi sentimenti, mi piace davvero, davvero tanto come hai pianificato il mondo dove vivono i giovani amanti e come hai decisamente descritto la noia che provano gli Dei nella loro immortale imperfezione, non ho nessun punto di farti notare da correggere perché, beh, non ce n’è bisogno, si vede quanto interesse hai messo nella storia che hai curato nei minimi dettaglio
Con questo chiudo

Saluti
HeartOfYoukai45

Recensore Master
14/06/18, ore 00:39
Cap. 4:

Tesoro eccomi qui,
Tra le difficoltà incontrate, l'incredulità della chiusura del giardino, che alla fine era un modo come un altro per venire a leggere qualcosa di tuo e farmi ammaliare dai tuoi mondi sfruttando l'obiettivo dello scambio recensioni perché sono pessima a tenere un ritmo ma non voglio abbandonare questa storia, come non voglio abbandonare la lettura delle tue storie (non sei tra i miei autori preferiti così, per sport... insomma, è una cerchia strettissima quella e sinceramente averti inserita mi ha dato una certa soddisfazione) voglio solo riuscire a trovare lo stesso ritmo che ci mettevo quando c'era il nostro appuntamento settimanale, riuscendo a gestirlo senza il bisogno di un promemoria e siccome a questa storia ci tengo particolarmente perché sono innamorata persa dell'amore di questi due, specie provo un amore viscerale per Adelaya che ormai è diventata la mia... waifu (NON CREDO DI AVER MAI USATO QUESTO TERMINE IN VITA MIA XDDDD mi sento un po' idiota, ma Adelaya è bellissima) e siccome voglio vedere cosa hai in serbo per loro, cominciamo questa recensione sulla quarta e ultima parte di questa tua storia *__*

Cominciamo il capitolo con Arket. Non sapevamo che fine avesse fatto, solo c'era questo alone oscuro su di lui, questa paura di vederlo perdersi durante la ricerca della sua amata e quelle sue descrizioni, di lui che è così corroso e ma forte nelle convinzioni equesta differenza tra Adelaya che cerca di tendere le corde dello strumento alla fine del capitolo precedente e qui invecequelle di Arker che tengono un arco... mi è piaciuta tantissimo questa... similitudine? Questa affinità, anche quando non sono insieme entrambi che combattono per rivedersi!

Questo Arket così coraggioso che ancora non teme gli Dei, che ancora li affronta perché dopotutto di per sé non ha nulla da perdere e soprattutto ce l'ha a morte con loro per quello che gli hanno fatto, sia a lui che a Adelaya... e se posso sfogare la mia frustrazione visto che è l'ultimo capitolo: FAI BENE, ARKET! FAI DANNATAMENTE BENE!!! LI ODIO, NON FANNO CHE GIOCARE CON I VOSTRI SENTIMENTI ç____ç UCCIDILI TUTTI.

Okay, dopo il delirio di onnipotenza dove non ho ancora detto praticamente nulla della trama, andiamo avanti XD

Abbiamo questa bellissima immagine molto cupa del Dio Corvo che invita Arket a seguirlo e questa pioggia scrosciante che li inonda e che infierisce sullo stato d'animo già nero di Arket ma che non gli lava via la decisione. L'atmosfera calma del momento in cui aveva la freccia scoccata (quindi pieno di concentrazione) si scioglie con la pioggia e ora tutto muta di nuovo.

La descrizione delle sensazioni che Arket prova durante quel momento di inseguimento sono veramente toccanti. pecca di ogni tipo di peccato ma forse è ancora questo che lo fa sentire umano. Questo fango in cui si sente rappresentato, perché c'è anche consapevolezza ora, dato anche che vivendo due vite, due dolori, due tempi forse ha anche maturato abbastanza da "invecchiare" come un saggio e quindi si rende anche conto degli errori commessi e l'unica cosa che non cambia è questo ardente e implacabile amore per Adelaya e quando arriva di fronte al luogo prestabilito, ho letteralmente adorato il modo di distruggere completamente odori, suoni, persino sensazioni.
E' l'entrata per un luogo morto, dove non c'è né una strada, né un segnale.

Ovviamente sa di aver raggiunto il punto di non ritorno e ho apprezzato molto il dialogo tra lui e il corvo: c'è questa stanchezza in Arket, che non ce la fa più, che vuole solo finire lì quell'agonia e chiede senza troppe cerimonie "quanto?". Sa esattamente gli è rimasto poco, che quello che ha addosso è solo l'ultimo frammento di se stesso e la sua unica paura non è quella di morire, ma di non riuscire ad arrivare da Adelaya in tempo e questo è veramente... STRUGGENTE.

Mi sono commossa non solo per l'idea ma anche per le parole di Arket che sa di non poter dare più nulla a gli dei, che non si prenderanno più niente perché non ha niente da dargli!! E' veramente stupendo, tutto ciò.

«Vuoi che io la raggiunga, ma anche tu devi accettare il fatto che questo non ha da essere. Sono troppo lontano, e troppo tempo hai perso a giocare con me. Vi siete illusi che fossimo noi a soffrire, ma siete voi che non conoscerete consolazione. Siamo troppo piccoli e troppo sciocchi, io per primo da quando ho pensato di potervi sfidare. Ma la nostra piccolezza, la nostra ignoranza, ci permette di dimenticare, di mutare, di provare gioia dopo il dolore, di fermare l’odio con il nostro amore. Voi siete condannati a non conoscere la consolazione di mani fragili, la gioia di una vita che potrebbe finire in un istante. Voi ricorderete questo.»

niente, qui ti cito perché questa frase mi ha fatto venire i brividi. Abbiamo avuto prova della noia e cattiveria degli Dei e Arket li ha praticamente zittiti riguardo ogni cosa. Lui morirà, okay e anche Adelaya forse ma loro... vivranno per sempre umiliati da quella sconfitta e forse questo significa godersi la vita da mortale e aver vinto. mi piace molto questo concetto!

Stupendo ancora il discorso di Arket, le sue suppliche, ormai il suo ultimo desiderioe questi dei che si lasciano andare e... scenografica da morire, la scena in cui l'arpa squarcia la muraglia di nebbia e questa carezza che è così dolce e che commuove. Si può quasi percepire la pace interiore di Arket, che finalmente ha smesso di vivere una vita di ricerca e dolore.

Poi c'è questa parte, la parte finale che è decisamente toccante.
C'è finalmente questo brevissimo ricongiungimento e poi la morte insieme. Dopotutto è ciò che volevano, lo hanno avuto. La solitudine di Adelaya è stato un prezzo che ha pagato volentieri per rivedere Arket e lui, pur avendo abbandonato ogni forma umana e aver vissuto due vite in una, forse lo rifarebbe per lei e questa leggenda che nasce, questi dei che continuano a ricordarli pur avendoci giocato per troppo tempo.

Ho adorato questo racconto, sono felice davvero che tu me l'abbia passato, "stuzzicando" la mia voglia di leggere qualcosa. Certe storie emozionanti e drammatiche sono quelle che preferisco, specie se scritte così bene con una cura nei dettagli disarmante, e questo stile così innovativo, diverso dal solito, che la fa scorrere come se nulla fosse.

Mi ha lasciato svariate emozioni nel corso della lettura e pur avendo un piccolo e oscuro punto di tristezza nel cuore, sono felice che abbiano trovato la pace che malgrado tutto non abbiano mai smesso di combattere e alla fine hanno vinto, sfidando gli dei.

Meravigliosa piccola perla che va tra le ricordate, per forza! Me ne sono innamorata follemente.

Complimenti ciccia e alla prossima!
Miry

Recensore Master
06/06/18, ore 14:35
Cap. 3:

Tesoro eccoci qui,
continuo la mia lettura e mi faccio affascinare ancora da questo tuo stile, da questa tua sperimentazione della narrazione che personalmente sto trovando gradevole e molto attinente al tuo stile oltre al fatto che rende la lettura sicuramente più coinvolgente seppur ricca di descrizioni e ad ogni capitolo si nota quanto tu riesca ormai a padroneggiare la cosa, quindi intanto complimenti.

Eravamo dunque rimasti ad Arket che decide di prendere la propria strada, dopo aver avuto quel breve dialogo con il corvo.
Arket e il suo corpo continuano a mutare e non sembra solo per colpa del tempo che per lui scorre al doppio della velocità, visto che sta praticamente vivendo per due.
E' un concetto che personalmente ho apprezzato moltissimo. Potevi usare molte altre scuse per spiegare il suo invecchiamento precoce ma quello di star condividendo praticamente il tempo che passa anche con la sua amata, vivendo per due, ha senso ed è paurosamente angosciante, il che ovviamente mi fa piacere molto di più questa scelta!

Gli dei continuano a giocare con la sua vita, ma sono anche sorpresi dal fatto che non demorda e non si lasci andare ed è chiaro che Arket non lo farà finché non raggiungerà il suo obiettivo ed è molto bello come crei questa diversità: il suo corpo è praticamente agli sgoccioli ma la sua perseveranza sembra quasi immortale. Arket è un gran bel personaggio che a me piace parecchio, sia come ragiona che come agisce. Un uomo che potrebbe quasi essere il mio tipo u.u

L'attenzione, dopo una breve ma interessante spiegazione su come gli Dei agiscono e pensano (che ho trovato molto filosofica e affascinante), torniamo pian piano ad Adelaya. E' sempre dolcissima. Lei canta, vuole che il suo amato la possa sentire e pur essendo stata informata che lui non potrà udirla lei continua e con la sua personalità così pura e tenera, supplica la dea di prendersela con lei,per qualsiasi cosa ma di lasciar andare Arket perché se ha bestemmiato gli dei, seconda la ragazza, è colpa del suo amore...

Trovo tutto questo molto dolce. Abbiamo parlato di anime gemelle e nella tua risposta alla vecchia recensione mi hai spiegato la cosa molto bene quindi in questo universo questa supplica è quanto di più romantico potessi leggere. Ognuno di loro è pronto a dare la vita per l'altro, nel vero senso della parola e racconti questo concetto sempre con questo strascico di malinconia che sinceramente ci sta, perché dopotutto parliamo di due amanti che non riescono più ad incontrarsi,dopo quello che è successo e rivedersi è l'unico desiderio che hanno in una vita che stanno vivendo a metà e priva di altri stimoli.

«È morta una volta e ha ancora voglia di proporsi per il martirio» constatò Not.

Esattamente ciò che intendevo. E' già morta una volta ma per Arket è capace di fare di tutt e l'orgoglio di Not mi ha davvero stupito. Gli dei si annoiano e certi stimoli sono qualcosa a cui aggrapparsi. Quando vedono i mortali fare cose fuori dall'ordinario è quasi una soddisfazione per loro.

Veniamo poi a sapere che Arket è in viaggio, ancora e che è sull'orlo della pazzia.

«Sarà» soffiò Sefta, come a voler intendere che di lì a poco si sarebbe trovata un nuovo gioco, «ma io mi sono annoiata.»
ecco, giusto per citare quello che dicevo prima XD si annoiano, poveri piccini... quindi meglio stare a guardare Arket che impazzisce e tira sassi ai faggiani, no?? STUPIDI DEI.

Torniamo dunque ad Adelaya: anche il suo corpo sta mutando, sta prendendo una forma particolare e sembra anche trascurata tanto che visto che il suo unico pensiero è Arket, pensa a quanto sarà straziante per lui vederla in quello stato. Ha solo importanza essere adatta, essere ancora la stessa donna che amava e non le interessa sei gli dei scagliano tutto contro di lei. Rivuole solo il suo amato ed è un chiodo fisso specie in quella solitudine che può colmare solo col canto... è un'immagine meravigliosamente decadente **

Gli dei continuano a fuggire alle domande, e il tempo continua a scorrere Adelaya non ha la risposta che cercava, non sa quando rivedrà Arket ed io sono molto triste per questo sebbene allo stesso tempo adoro l'angst quindi spero accada il più tardi possibile u.u sono bipolare, lo so XD

Il canto di Adelaya cambia. Non è più speranzoso è più che altro un canto funebre, ed è talmente demotivata, triste e sola che piange in silenzio. Molto bella la descrizione dell'intorno, sembra quasi di vedere un quadro impressionista con le luci che penetrano dalla natura, la pioggia che cade e se ne può sentire quasi il rumore... la bellezza di Adelaya che esplode in quell'ambiente **

Per non parlare della scena dell'arpa.
C'è questo rimando all'inizio della storia, dove lei era felice, spensierata, che suonava, cantava, guidava il suo amato e qui invece non riesce nemmeno a raggiungerla. Vede Arket come in un sogno, vivido, segno che non lo sta comunque dimenticando ma dentro di lei il ricordo è vividissimo e sa che lui è vicino, sa che in qualche modo la sua anima gemella presto tornerà da lei ed è forse l'unica cosa che la solleva un po'.
Quindi quando decide di continuare a suonare anche se non ne ha le forze, lo fa solo per guidare lui. Solo la forza di quell'amore ardente la spinge a continuare e anche perché sa che lui è la chiave di tutto, della loro vita e del loro futuro.
Lo vuole rivedere ed io voglio lo stesso ç///////////ç

Questo capitolo sebbene non abbia ancora risolto il loro incontro l'ho trovato molto romantico. un crescendo di emozioni e sensazioni narrate come sempre magistralmente e sono davvero a bocca aperta per l'uiltima parte. Sembra quasi la rappresentazione di un sogno.

Che dire tesoro, al prossimo capitolo e complimenti ancora *__*

Miry




Recensore Master
30/05/18, ore 13:42

Ed eccomi qui, finalmente e spero tu possa perdonare il mio ritardo indegno tesoro ><
Comincio subito dicendoti che, nella prima parte ho avuto dei brividi e pure belli forti.

Il motivo è che il primo capitolo ci mostra la rinascita di Adelaya, il suo canto, la troppa quiete, la sua solitudine e qui invece iniziamo con un esilio, con forconi e picche che vogliono fare del male e Arket costretto a fuggire via, cacciato persino dai suoi fratelli.
Gli Dei hanno concesso ad Arket che il suo desiderio fosse avverato ma ad un carissimo prezzo che, già dalle prime righe della storia, capiamo gli stia costando tantissimo.

Molto suggestiva la spiegazione di come Yara e Not abbiamo infine diviso la "vita" di Arket per donarne metà ad Adelaya. Molto poetica questa danza, questa figura della vita che viene soffiata su Adelaya come se nulla fosse, quasi come se Yara non desse importanza a quel fatto e forse è davvero così. Sono rimasta molto affascinata dalle descrizioni che hai usato per quella scena, sembra quasi una sfida degli dei, che lo fanno solo per divertimento.
Poi questo contrasto tra la pelle di Arket, livido e gli occhi rossi e invece Adelaya bianca e quasi luminosa. E' un contrasto che dà davvero l'idea di due persone diverse che condividono qualcosa di importante insieme... sono come lo Yin e Yang, molto romantico *___*

Si torna ad Adelaya e sinceramente la scelta di cambiare colore anche alle scritte l'ho apprezzato molto. Sopra abbiamo un frammento divino, qualcosa che quasi non ci è dato sapere totalmente, qui torniamo invece nel bosco e ammiriamo di nuovo la bellezza della ragazza, ma ne conosciamo anche la tristezza e la sua voglia di rivedere il suo amato che però ogni tanto dimentica, come se la memoria andasse a scatti.
Ah, deliziosa la descrizione della dea, sembra così imponente e ha un aspetto davvero particolare *___* le tue descrizioni sono sempre molto sugestive, sia per quanto riguarda l'ambiente che i suoi protagonisti ed è per questo che quando leggo qualcosa di tuo mi sento pervasa da colori diversi, da sfumature diverse che mi incantano (volevo lo sapessi u.u). Hai reso oltretutto benissimo l'idea del fuoco estendendo la descrizione del suono di braci persino nella voce e questo ha reso il tutto ancora diverso, ha cambiato repentinamente e inaspettatamente quel clima tranquillo che ci aveva accompagnato per un po' con Adelaya e la sua grazia.

Di nuovo abbiamo prova della poca clemenza degli Dei. Adelaya supplica la Dea di farle vedere Arket almeno un'ultima volta e io ci ho sperato davvero lo facesse e invece no - sta maledetta- e quel suo fare annoiato mi ha quasi dato il voltastomaco perché gli Dei sono così. immortali, ne vedono di tutti i colori, non sono interessati agli umani che hanno breve vita e voglia di godersela, e loro hanno tutto il tempo che vogliono ma non sanno sfruttarlo... e torturano queste povere creature... ma poi come accidenti fai a trattare così un'essere stupendo come Adelaya ç__ç io mi sono tipo innamorata di lei sin dall'inizio del capitolo 1 XD

Torniamo ad Arket. Di nuovo cambia tutto, sembra quasi di vedere un quadro macabro e oscuro. Si percepisce il distacco dal mondo di questo ragazzo che ha dato metà della sua vita per salvare quella della sua amata...
In più se prima avevamo questo fuoco scoppiettante che si diffondeva, con Arket abbiamo rumori di ogni tipo; sembra quasi tutto insopportabile da udire, quasi come se la natura ce l'avesse con lui. Molto suggestivo come sempre, il tuo modo di coinvolgere il lettore sia con le emozioni che con i dettagli, tra cui questo corvo bianco che fa quasi da contrasto, quasi annulla i rumori.

Pare comunque che Adelaya abbia in qualche modo addolcito il cuore della Dea, perché il corvo spiega senza troppi fronzoli ad Arket che lui è rude e lei una specie di angelo, gentile e dolcissimo e Arket ha le sue ragioni per esserlo. Dopotutto gli hanno portato via il suo amore e stanno giocando ancora con le loro vite senza permettere loro di vedersi... è davvero crudele e io li voglio di nuovo assieme ç___ç

Allargò le braccia e si lasciò cadere all’indietro, un angelo che si getta nelle acque del fiume. Ma prima di toccare il pelo dell’acqua, il suo corpo si accartocciò come carta e il corvo bianco dispiegò le ali nel suo volo radente, per poi volare in alto. Volteggiò diverse volte sopra la sua testa e volò a sud, tracciando il suo cammino.

concludo citando questa parte che mi ha completamente affascinata con la sua descrizione, con questa specie di danza leggiadra, poetica. Io mi ci perdo, nelle tue descrizioni e lo so che sono ripetitiva ma le impressioni a caldo sono queste e davvero, continuo a buttarmi in questo turbine di emozioni che sento e il tuo modo di affascinarmi è sempre gradito.

Che dire, un finale quasi amaro, dove davvero ora non sappiamo cosa succederà, che fine farà Arket che continua a fidarsi degli Dei pur di ritrovare la usa amata ed è ammirevole, il suo personaggio mi piace davvero tantissimo.

Tesoro, sono felice di aver iniziato questa avventura, questa storia è una perla rarissima, imprevedibile e come ogni tua opera, un gioiello!
A prestissimo *___*
Miry
(Recensione modificata il 30/05/2018 - 01:42 pm)

Recensore Master
21/05/18, ore 18:47
Cap. 4:

Ciao Nirvana ^.^
eccomi qui subito subito a leggere anche quest'ultimo capitolo!
Devo ammettere di esserne rimasta molto sorpresa, non mi aspettavo un finale del genere proprio per niente... Penso che in questa storia, oltre al raccontare le peripezie di Arket e Adelaya, tu abbia voluto raccontare di questi dei, anzi sopratutto di loro! in questo capitolo finale sono proprio gli dei ad esserne i protagonisti: Not, Yara, Zeptum e Sefta, e Puèsigath, loro che hanno tirato i fili tutto il tempo nel vano tentativo di divertirsi, ma che qui quasi rimangono "fregati" dal loro stesso gioco. Non ci sono ne vinti ne vincitori, sono tutti rimasti incastrati in questo groviglio disperato di sentimenti, di amore, odio e forza d'animo che Arket e Adelaya hanno dimostrato nell'affrontare una prova così difficile per loro che non sono altro che dei coraggiosi felichi (l'ho scritto bene?) in balia di forze troppo grandi. Tutto si conclude proprio come un antica leggenda che si perde nel tempo e nel vento, dopo questi eventi epici il mondo dei felichi e degli dei è cambiato inesorabilmente. Che questi eterni abbiano imparato qualcosa da tutta questa storia? probabilmente si, sicuramente non sono più gli stessi di prima.
Come sempre la tua scrittura è impeccabile, hai creato delle atmosfere trasportanti, ricche di dettagli che sono state tangibili tutto il tempo. Ogni istante era pieno di sentimenti, si sensazioni, di emozioni che mi hanno fatto entrare in sintonia con questo racconto come non mai!
Non penso che questa storia sia imperfetta, anzi la trovo molto calibrata e ben studiata, parla di cose grandi e quindi penso sia normale trovarla un po "fuori dai canoni" ma penso anche che questo sia solo che positivo ^.^
ancora complimenti!
a presto
Earth

Recensore Master
21/05/18, ore 14:34
Cap. 1:

Ciao Ciccia!
Eccomi qui, ad iniziare questa avventura!
Inizio col botto, non c'è che dire... e tu che mi avverti con "lo stile non è un gran che", ma stai scherzando?

Praticamente leggendo le prime righe, in questa meravigliosa descrizione di questo essere quasi perfetto che nasce dai rami, te ne innamori e basta.
Non esiste altro sentimento, specie perché ogni dettaglio è come una pennellata in più ad un quadro che è già bello di suo.

Questa pelle, questi occhi allungati, orecchie leggermente a punta... penso che davvero potrei rimanere ammaliata dall'immagine che si è formata nella mia testa!
Poi, tra i dettagli come il tatuaggio e le foglie, inserisci piccoli frammenti di storia, come l'orecchino conservatore di un'origine a quanto pare umana e scopriamo i suoi capelli scuri da una minuscola ma significativa descrizione, ed è una cosa che personalmente adoro del tuo stile. Questo buttare lì dettagli importanti per l'immaginazione, legati a altri dettagli importanti.
Mi colpisce sempre molto.

Ogni riga non è scontata, c'è sempre qualcosa di nuovo che affascina e inserisci la musica, il canto, con questo orecchino che quasi suona una melodia che la creatura canta, come se fosse l'unica cosa da fare in una circostanza simile. Come se fosse una specie di nettare di vita.

E, andando avanti, scopriamo che lei è l'unica compagnia di se stessa. parlando solo di lei, sin dall'inizio, si percepisce questo senso di solitudine che tu ci palesi subito dopo e scopriamo che dove vive non esiste altra vita che la sua, ed è molto bella la figura di lei, che prova un senso di "freddo" dentro proprio per via della sua solitudine.

Ci dici che questo è quasi un sentimento che non può reggere, che quasi desidera morire di nuovo e questo afferma infine che lei è già stata viva, ed è già morta una volta ma che conoscendo la morte sembra non temerla comunque, sebbene la sua missione sia quella di aspettare Arket e unirsi di nuovo.

Passiamo poi ad Arket e scopriamo quanto sia etero questo amore; Arket e Adelaya sono anime gemelle e sembrano quasi destinate ad esserlo, da quel che leggo. Non è solo un modo di dire, è un dato di fatto.

E, oltretutto, veniamo a sapere che i due dovevano unirsi in matrimonio.
C'è questa descrizione di ogni cosa, addirittura del cibo, dei fiori, delle ghirlande che dà proprio l'idea di un giorno di festa, cambia il tono, cambia il colore della lettura, cambia il ritmo. E' tutto quasi rovesciato ed è riuscito questo tuo intento di "umanizzare" la cosa, di renderla più vicina a ciò che potrebbe essere per noi.
C'è questo accenno al divertimento, alle gare di scalata, che quasi mi ricordano le sagre di paese, dove ci sono queste attività particolari, uniche nel loro genere, dove c'è l'obiettivo di dare sempre il massimo per spiccare tra gli altri ma anche per sfidare i propri amici ed è, come dicevo anche prima, qualcosa di fattibile umanamente.

Scopriamo anche che Adelaya ama cantare, e suona l'arpa. Questo fa tornare per un attimo l'atmosfera da un'altra parte, e ci fa di nuovo innamorare di lei e della sua dolcezza.
Ovvio che Arket abbia un sorriso ebete, ce l'ho anche io XDDD
peccato che, al suo ritorno, la sua amata non sia lì ad attenderlo intonando un canto dolce e rassicurante e questo ovviamente rende Arket ansioso e preoccupato.

Di nuovo i toni cambiano. Il tono frenetico di quelle scalate cede il passo al tempo che quasi si ferma, che rallenta il suo corso, tutto diventa più irrelale, sale la paura. Ed è come sempre un passaggio non repentino, ma preparato, che ci pesa sul cuore ma non è brusco. Adoro questa tua capacità di cambiare da un'emozione all'altra senza confondere. Non è da tutti.
Adelaya ha la febbre ma non è una febbre normale, sono gli Dei a quanto pare ad averla mandata... ed è terribile.

Arket non riesce a crederci, tanto che se la prende con gli Dei ed effettivamente è un comportamento fin troppo naturale, quasi penso lo avrei fatto anche io e lui vorrebbe davvero sfidarli pur di salvare la sua amata, ma è lei a fermarlo, a convincerlo che non serve mettersi contro di loro e rischiare la vita, ed è così repentina la sua morte che mi ha lasciato un senso di amaro e dolce addosso. Non credevo potesse davvero morire dopo aver detto quella frase. Questo significa che era davvero arrivato il suo momento ma che ha aspettato l'arrivo di Arket, per rivederlo un'ultima volta. ed è così dolce, lei, anche mentre sta morendo... è una morte quasi poetica, lasciatelo dire.

poi capiamo perché Arket è rimasto a metà, come dici all'inizi del suo paragrafo. Scopriamo come sia possibile che Adelaya sia viva, di nuovo, nata da un ramo, persino i suoi tatuaggio.

Non credevo che la sua nascita fosse avvenuta per opera di Arket, è stato un bel colpo di scena, narrato con estrema cura nel dettaglio e con pezzi del puzzle che si assemblano e creano equilibrio. Ora è chiaro, ma si aggiungono altri dubbi: cosa ne sarà di Arket?

Mi hai voluta tentare e ci sei riuscita, mi sono immersa in questa lettura e non sono rimasta delusa, anzi. Mi sono affezionata già ai personaggi, li vorrei di nuovo insieme e felici! Quindi, tentami ancora, donna!
Sarò li a farmi tentare.
Miry

Recensore Veterano
21/05/18, ore 01:26
Cap. 3:

Non so come spiegare ma gli hai resi perfettamente nella loro condizione di entità antropomorfe eppure inafferrabili e non completamente rappresentabili, come un dio dovrebbe essere. Il fatto che Not sia contemporaneamente tutto e il contrario di tutto (bellissima la contrapposizione tra vecchio e giovane, e la frase: "Con la schiena curva di un vecchio e il passo scattante di un giovane atleta, se ne andò" è emblematica e l'ho adorata!) e l'aspetto diafano e sfuggente di Yama denotano come tu sia stata in grado di rendere un concetto molto astratto e complesso e a concretizzare qualcosa come l'aspetto divino pur mantenendolo tale connotazione. Anche il fatto che siano così umani con i loro vizi e i loro pregi li avvicina a qualcosa di più concreto che ricorda le rappresentazioni di dei greci e latini; nel contempo, sono distanti e coinvolti relativamente nelle vicende umane, consapevoli della propria condizione e posizione, rendendoli più simili a divinità. Ribadisco che mi piace come appaiano annoiati, indifferenti o insofferenti nei confronti tanto della loro situazione quanto delle vicende umane e abbiano una sfumatura cinica, crudele, egoista e sfruttatrice. I dialoghi tra i personaggi sono fondamentali tanto per capire questo quanto per intuire i loro caratteri.
Zeptum mi ha ricordato Puck, il folletto dispettoso che vuole movimentare le cose, così come il dio stesso (non ho ancora capito se maschile o femminile) vuole vivacizzare la vicenda che sembra arrivata a un punto morto.
E anche nella vicenda più "terrena" dei due amanti, hai raggiunto picchi poetici davvero meravigliosi: mi è piaciuta l'idea che la fanciulla venga fagocitata dalla foresta un pezzo alla volta e perda la sua identità, anche in questo caso ha ripreso temi classici noti rendendoli ancora più tragici e angoscianti. È particolarissimo il contrasto tra quello che gli dei le stanno facendo passare e la sua fede incrollabile (che è davvero ammirevole) e mi chiedo come non abbia mandato al diavolo tutti. La sua trasformazione, in concomitanza con il consolidamento della sua disperazione, è drammatica e coinvolgente, teatrale ma non artefatta, e ti colpisce nel profondo, trascinandoti. Alcune immagini sono bellissime: i fiori che fioriscono e ciascuno di loro è un baluardo che crolla, lei che non riesce più nemmeno a cantare e parlare tanto è regredita e ha perso la propria umanità, e quella cetra beffarda che le dà un'ultimissima scintilla di speranza. È un'eroina tragica, disposta a sacrificare se stessa, con un'abnegazione e una generosità che hanno commosso pure Not (?). È un capitolo molto bello, toccante e coinvolgente, che pone l'accento su un personaggio incredibile e sorprendete che ti stupisce con la sua fede incrollabile, la sua forza di volontà, la sua pazienza e sottolinea maggiormente l'ingiustizia della crudeltà indifferente degli dei, che trovano addirittura divertente tutto questo, come fosse una telenovela. È desolante e sconfortante pensare che gli dei possano essere creature tanto perfide e menefreghiste, e non è la prima volta che poni questo problema.

Ayr

Recensore Veterano
20/05/18, ore 23:32

Recensione premio per il contest "of monsters and men" 1/2

Mi piace molto una rappresentazione degli dei tanto cinica e spregiudicata, per i quali gli uomini sono un trastullo momentaneo e nemmeno troppo divertente, l'idea che praticamente giochino con la vita delle persone è tanto triste quanto attraente e pone dubbi sulla concezione della divinità e sulla religione: vale la pena idolatrare qualcuno per il quale sei solo un divertimento? Mi piace sempre come suggerisci questi spunti di riflessione, lasciandoli nascosti e discreti, quasi per un élite (?).
Lei (perdonami ma eviterò di scrivere i nomi per non incorrere in figure barbine), nonostante tutto, è ancora fiduciosa e speranzosa nei confronti delle divinità, guarda a loro con timore, soggezione e rispetto; mentre lui mi ha sorpreso come si sia approcciato in maniera aggressiva, irrispettosa e impertinente. Ho immaginato che lei incarnasse la pazienza, la forza statica e il timor di Dio mentre lui fosse più la forza dinamica, l'azione, l'impulsività...poi ho letto l'angolo autore e ho scoperto di aver avuto ragione.
Questo intervento delle divinità mi ha ricordato molto quello che accade nei poemi omerici, quando il dio parla con l'eroe e lo indirizza o lo consola: l'apparizione sottoforma di animale, l'aspetto inusuale con l'iconografia associata sono elementi che rimandano subito alla letteratura epica antica (un qualche epiteto non ci sarebbe stato male). Mentre la storia d'amore travagliata, piena di ostacoli e difficoltà, mi ha ricordato quella si Beren e Luthien, con la medesima forza nei sentimenti che li porta a superare qualsiasi avversità. È una storia con molti elementi e molte ispirazioni ben amalgamate e ben gestite che si intessono a elementi prettamente originali e indigeni (?) creando un miscuglio particolare e dal sapore vagamente esotico.
Lo stile allusivo, ricco di metafore e basato soprattutto su un linguaggio evocativo e figurativo sottolineano l'atmosfera fiabesca e mitologica, rendono il racconto più rarefatto, non collocabile in un tempo e in luogo precisi - come è tipico dei miti- e, appunto, lo avvicina a una storia di quelle che l'anziana del villaggio narra attorno al fuoco.

Ayr

Recensore Master
20/05/18, ore 17:20
Cap. 3:

Ciao ^.^ Perdona il ritardo, ma eccomi qui a continuare questa lettura!
Allora che ti posso dire? Come ogni capitolo anche questo è scritto in modo magistrale, riesci a descrivere le azioni dei personaggi in un modo fluido, semplice e immediato, le loro reazioni risultano credibili e realistiche.
Continuano ad esserci i due piani di narrazione: quello degli dei che osservano e quello di Adelaya. Ma in questo capitolo forse più degli altri sono proprio questi dei curiosi e capricciosi ad essere i protagonisti, sono personaggi che hai costruito in un modo complesso, risultano quasi sfuggenti, alteri, lontani eppure molto presenti. Mi piace questa cosa, fino adora non avevo mai letto una storia con dei personaggi così e eppure li trovo molto naturali nella tua narrazione. Sono tutti diversi e tutti ben caratterizzati, nei tratti e nelle personalità. Scrivi sempre molto bene, sei attenta ai dettagli ed usi un linguaggio molto curaro, mai banale e a tratti epico. complimenti!
Si percepisce molto bene la disperazione di Adelaya, del suo canto e nella sua solitudine, ne descrivi i sentimenti in modo fine e delicato, ma ne si sente la forza in cui tutto il racconto è immerso.
La trama anche se piano va avanti e io spero tanto che nel prossimo capitolo ci sia un lieto fine, che nonostante tutte le peripezie Arket e Adelaya possano riabbracciarsi e che diano uno schiaffo morale a queste divinità beffarde!
Questa volta finisco qui ^.^
a presto!

Nuovo recensore
16/05/18, ore 21:39
Cap. 4:

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio Libero del Giardino. :)

Dunque… sinceramente, stento ancora a credere che questa storia sia finita.
Davvero, avrei voluto tanto leggere ancora riguardo Arket, Adelaya e tutte le divinità presenti in questa storia - Zeptum in particolare.
Ti dirò, ero già partita col presupposto che sarebbe stato un racconto composto da tanti capitoli, non so il perché ma avevo questa convenzione.
Ma nonostante sia finita così "presto", questa storia l'ho adorata ugualmente e questo finale mi ha lasciata così vuota ma al contempo così soddisfatta dopo aver letto l'ultima parola che non so spiegarmelo nemmeno io.
Forse perché è stato un concentrato di pathos e suspense incredibile e sono emerse delle cose alle quali non avrei mai pensato.

Qui posso dire di aver visto Arket nella sua completezza umana.
Perché Arket potrà anche essere un valoroso guerriero animato dalla passione, ma in confronto alle divinità resta solo una pedina, una creatura mortale nata dal fango.
E nella sua umanità comprende che aver sfigato gli dei più di dieci anni prima ha comportato non solo una straziante vita per lui, ma anche e soprattutto per Adelaya.
Il modo in cui implora le divinità di donare i suoi ultimi istanti di vita alla donna che ama è stato bellissimo e straziante al tempo stesso: bellissimo perché ancora una volta è stato messo in luce l'amore infinito e incondizionato che prova per Adelaya, straziante perché si sentiva quanto fosse disperato non tanto per la sua vita, ma proprio per Adelaya stessa.
Arket ha compreso che sfidare gli dèi non è una "competenza" degli esseri umani perché sono due mondi totalmente opposti ma, al contempo, continua con ciò che ha iniziato più di dieci anni prima proprio perché altro non riesce a fare.
E li sfida ancora una volta, parla loro senza risparmiarsi e senza riserva alcuna.
E tutto questo lo fa solo ed esclusivamente per Adelaya.
Posso dire, in tutta onestà, che dopo quest'ultimo capitolo sono riuscita ad apprezzare ancora di più il personaggio di Arket.

Le divinità, ancora una volta, mi sono piaciute molto. Anzi, le ho amate.
Una tra le cose che più ho amato in questo capitolo è stata sicuramente la descrizione della "distruzione" della terra per mano loro, così come il momento in cui Arket, compiendo un gesto simbolico, lancia la lama nel fuoco di Sefta.
Zeptum è stato… non so nemmeno come descriverlo. Meraviglioso.
Niente, sono totalmente innamorata di quella divinità e non so quanto questo possa essere positivo, ma davvero, lo amo troppo.
Così come ho avuto modo di apprezzare ancora di più il suo rapporto con la gemella Sefta: non possono stare insieme ma non possono neanche lasciarsi del tutto, perché non vi è "costanza" senza "distruzione".
Uno esiste perché esiste l'altra e viceversa.
Si completano nella loro insofferenza.

Mi è piaciuto e dispiaciuto il fatto che gli dèi, dopo questa esperienza, abbiano iniziato a vedere il mondo e gli umani in maniera differente.
Mi è piaciuto perché alcuni hanno cambiato atteggiamento - alcuni invece sono rimasti non dico indifferenti all'accaduto, ma hanno continuato a "comportarsi da divinità" nonostante tutto.
Mi è dispiaciuto perché mi sono chiesta: doveva succedere proprio tutto ciò affinché gli dèi cambiassero almeno un poco?
Certo, se non fosse successo nulla del genere, forse tutto sarebbe rimasto uguale per chissà quanto altro tempo… però davvero, è una domanda che, dopo aver letto quest'ultimo capitolo, non riesco a togliermi dalla testa.

Concludo dicendoti questo: magari ritieni questa storia imperfetta sotto diversi punti di vista ed io non sono nessuno per farti cambiare idea, anzi, è giusto che tu come autrice ti poni determinate domande riguardo i tuoi lavori.
Però… potresti anche trovare un migliaio di difetti su questa storia ed io troveró sempre un migliaio più uno pregi che me la faranno sempre amare.
Perché potrà anche avere delle imperfezioni, ma non sono state queste ad avermi impedito di amarla e godermela fino alla fine.
Mi hai fatto provare emozioni molto forti e mi hai fatto pure innamorare di un dio, quindi… grazie.
Grazie di cuore per questa incredibile avventura, ne sentirò la mancanza e se dovessi vedere una volta ogni tanto le visite aumentare tutte in una volta, quella sarò sicuramente io che, presa dalla nostalgia, sarò tornata a rileggere tutti i capitoli.
Alla prossima e grazie ancora,

Jill ~

Recensore Master
15/05/18, ore 09:00
Cap. 4:

Alla fin fine, è stato tutto un immenso rito d'iniziazione. Difficile intuire se persino Puésigath ne avesse predetto la portata fin dal principio.
E se le morali solitamente smorzano l'intensità di una storia, la infantilizzano e rendono retorica, Arket parla con tanta enfasi e tanta eleganza da ottenere l'esatto contrario.
L'impressione è di vittoria, anche se in fin dei conti c'è amarezza per un pandemonio che forse non aveva ragione d'essere... e non solo a causa degli dèi. Alla fine lo stesso Arket comprende di aver causato un disordine immenso, tale che una piccola anima mortale non dovrebbe permettere di addossarsi, ma invece che sentirsene in colpa, abbraccia la consapevolezza e la scaglia contro gli dèi. E loro pagano il prezzo della propria sopravvalutazione. Credo sia la prima storia che leggo in cui le divinità concludono con l'essere effettivamente sconfitte... perché questo accade. E non perché vengano sconfitte materialmente o spiritualmente o che altro: semplicemente, si autoproclamano sconfitte e se ne fanno una ragione. Certo è una riflessione che vale solo per alcune di loro, dato che un paio della combriccola semplicemente torna punto e a capo ad agire così come aveva sempre fatto lol.

Come tu stessa sottolinei nelle tue note, è un racconto con delle problematiche, tutte limitate in realtà alla questione formale: non formale in senso di prosa che, invece, come già ho detto, è molto buona e necessita solo di qualche piccola rivisitazione (es. anche in questo capitolo: “...un dio troppo distante dalle sue pene. Gli dei, tutti quanti, stavano guardando, partecipando alle sue pene” = piccola ripetizione), ma estetica, d'impaginazione. Hai ritenuto che la divisione dall'uno all'altro punto di vista fosse troppo importante per relegarla a meri stacchi d'impaginazione o espedienti tradizionali e, nel tentativo di ovviare alla cosa, ti sei affidata ai colori, una possibile, rozza modalità per aiutare il lettore. Il problema, come già abbiamo sottolineato, è che toglie eleganza visiva a un racconto che invece di eleganza ne ha molta.
Personalmente, ti consiglio di non abbandonare la cosa, di non dire “è andata così: ora resterà un piccolo file tra i tanti”, perché questo è un bel racconto, dal sapore mitico e dal potenziale professionale. Consiglio semmai di pensare a un valido medium per esprimere le cesure su cui insisti. In poche parole: bisognerebbe relegare a ruolo d'esperimento la sola impaginazione di questo racconto e non il racconto in sé, perché è bello e merita tutta la considerazione del caso.

Alla prossima!

Recensore Master
12/05/18, ore 12:39
Cap. 1:

L'ho praticamente divorato, parola dopo parola e frase dopo frase. La sensazione di tristezza trasmessa da Adelaya è tangibile con mano, inizalmente durante la bellissima descrizione che ne fai, mi sono chiesta se questa formidabile creatura fosse la figlia di una qualche divintà, o una ninfa della foresta. Invece Adelaya prima era umana, e questa seconda vita le è stata donata dal suo amato Arket. Non so come hai fatto a creare un simile capolavoro, ma di questo racconto, oltretutto così ben eseguito, mi è piaciuto tutto. Non so se ti sei ispirata a qualche popolazione reale o sia tutta farina del suo sacco, ad ogni modo bravissima.
(Recensione modificata il 12/05/2018 - 12:43 pm)

Recensore Master
08/05/18, ore 14:13

Ciao ^.^
eccomi qui come promesso!
E devo dire che sì, l'avventura è molto di mio gradimento XD
Allora, iniziamo dall'inizio: se non ho capito male nella parte in azzurro ci sono gli dei che non avendo nulla di meglio da fare decidono di giocare con le esistenze di Arket e Adelaya... Giusto?
 Il brano secondo me è scritto molto bene, c'è un aria solenne che racchiude tutto, sembra quasi di sentire un vecchio cantastorie che racconta di questi fatti davanti un fuoco *-* gli dei parlano e si pongono al di sopra di tutto, quasi sembrano crudeli, o forse solo al di sopra dei sentimenti umani? vogliono un diversivo dalla loro eternità monotona e decidono che questi due poveri sventurati amanti fanno al caso loro. Mmm... bene, molto interessante!
Ti segnalo una piccola ripetizione in questa frase: "La pelle e gli occhi lo avevano reso irriconoscibile agli occhi dei suoi stessi fratelli." dove penso che il secondo "occhi" poteva anche essere omesso: "reso irriconoscibile ai suoi fratelli" :)
Poi andiamo alla parte di Adelaya! Scrivi sempre con uno stile molto sottile, dove tutte le parole sono scelte ad effetto proprio per creare quanta atmosfera delicata e particolare, mi ha un po' sorpreso trovare un altra descrizione così dettagliata della donna che appare all'inizio, più che altro perchè avevo capito che non le preferivi, ma tant'è :-) Penso renda molto bene l'introduzione di questo personaggio, molto cinematografico!
Però ad essere sincera non ho capito perchè definisci la donna " subdola e pericolosa" ... in questo primo momento nella sua descrizione non c'è nulla di subdolo, ne mi è sembrata pericolosa, solo misteriosa ....
Se posso avrei un altra piccola osservazione personale: subito dopo aver presentato questa donna dici "La dea studiava Adelaya." ma poichè il punto di vista è quello di Adelaya da cosa lei ha capito che è una dea? e più che altro io che leggo dalla descrizione che ne hai dato avrei dovuto capire che era una dea? mi sono persa qualcosa? magari una descrizione precedente in cui descrivi gli dei con qualche caratteristica che poi hai qui riportato? ( forse bastava solo cambiare un po' l'ordine delle frasi: "Le due fanciulle rimasero a fissarsi, in silenzio. Era Sefta, ne era sicura. La dea studiava Adelaya. Adelaya ammirava la dea. " non so... ) davvero, non vorrei fare la parte della lettrice distratta, ma forse è quello che sono ^.^"
A parte questo l'incontro tra le due è perfetto. Molto realistico. Hai descritto molto bene la maestosità della dea ( come hai reso il suo parlare poi l'ho trovato geniale!) e la disperazione della povera Adelaya T.T  veramente brava nel trasportatore su carta i suoi sentimenti.
E che sorpresa vedere che anche Artket si incontra con un dio, Zeptum, bellissimo anche questo incontro, scenografico, pieno di dettagli, palpabile e realistico! Questo dio che prende le sembianze di un fanciullo che si palesa ad Arket (diffidente e sulla difensiva che ha perso la fede e che vuole solo riabbracciare il suo more ) solo per far proseguire il gioco.
Mi sta piacendo molto questa cosa degli dei come personaggi che prendono parte attiva alla storia, come se il racconto fosse su più piani, uno di noi che leggiamo, uno degli dei che stanno a godersi il gioco, uno di Adelaya e Arket che tentano di ritrovarsi... e forse anche uno tuo autrice che hai scritto tutto ^.^ molto interessante.
E niente complimenti ancora per questa trama così ben congegnata, per quest personaggi e questi luoghi che stai raccontando in modo così realistico e tridimensionale .
a presto

Earth 

Recensore Master
01/05/18, ore 08:44
Cap. 3:

Zeptum. Genera in me una certa mole di aspettative: non meno crudele dei suoi fratelli, non meno vacuo, ma più ambizioso. Forse più astuto. Di certo, più arrogante, se è coi suoi simili che desidera giocare sporco. Che dia loro ciò che meritano per i loro capricci -lui che è capriccioso alla stessa maniera, sia chiaro lol-. Che riesca in qualche modo a prenderli in giro e, chissà, a farli soffrire.
Già mi sono complimentata con la tua prosa e continuo a farlo (voglio dire, di fronte a frasi come “Il canto era la morte della solitudine, ma anche il veleno della speranza” come posso non plaudire??). Accenno solo al “Se ne fregava” che ho trovato nella prima parte: questa formula nello specifico mi ha fatto storcere un po' il naso, perché personalmente credo cozzi non poco con lo stile aulico del testo nel suo insieme. Ci sono altri pochi esempi analoghi, nel testo, che a mio parere potrebbero essere raffinati, ma certo non vanno a intaccare troppo severamente l'equilibrio generale.
Continuo a pensare, ad ogni modo, che le parti dedicate ai due sciagurati amanti siano il picco di questa storia: simboliche, oniriche, molto pittoriche.
Hai detto che avresti finito questa narrazione e io non so se fosse una promessa dettata dall'entusiasmo del momento o un pensiero realmente sentito. Io spero davvero che questo progetto prosegua perché, oggettivamente, è bello, nel suono, nella composizione. Allo stesso tempo, però, non credo perderebbe il proprio valore se restasse incompleto... ribadisco ad ogni modo che preferirei evitarlo ahahah.

Nuovo recensore
30/04/18, ore 15:36
Cap. 3:

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio a Catena del Giardino. ^^

Questo terzo capitolo è stato, oltre che coinvolgente come i precedenti, anche molto interessante.
So che magari posso sembrare di parte scrivendo così, ma… i personaggi che più adoro in questa storia sono proprio le divinità (senza nulla togliere ad Arket e Adelaya, ovviamente).
Il fatto è che ho sempre avuto un debole per le creature sovrannaturali, in ogni loro forma, e ho letteralmente adorato il modo in cui hai caratterizzato ognuna di loro nella prima parte di questo capitolo.
C'è chi nutre ancora un vago interesse per la storia di Arket e Adelaya (una storia che, rispetto al capitolo precedente, è ora segnata dagli anni, da quel che ho potuto capire), altri non sanno come trascorrere la loro eternità a causa della perdita di interesse, altri ancora, anziché divertirsi con gli umani (e adoro sempre più l'espressione "uomini di fango) preferiscono addirittura divertirsi con altre divinità, con i loro simili.

Zeptum mi piace sempre di più, così come Sefta, la sua gemella.
Del primo adoro il fatto che se ne stia in disparte, in solitudine e che voglia cercare in proprio scopo che non sia propriamente dettato dal loro creatore; allo stesso tempo, però, anche lui ha iniziato a giocare con gli umani, se così possiamo dire, ma senza seguire un vero e proprio schema, bensì affidandosi al caso.
Mi piace molto il contrasto tra i due gemelli, perché sono uno l'opposto dell'altra al punto tale che Zeptum preferisce stare alla larga dalla sorella la quale è stata creata per distruggere, mentre lui per preservare.
É un contrasto tremendamente affascinante!
Se Zeptum mi ha attratta dal punto di vista caratteriale/mentale, Sefta mi ha attratta dal punto di vista fisico: la trovo meravigliosa nel suo essere in parte serpente, mi da l'idea di essere così sinuosa e insidiosa al tempo stesso che ne rimango affascinata.
Mi piace, mi piace davvero molto.

Parlando di Arket e Adelaya: per il primo sono rimasta sconvolta nel leggere di quanto il tempo sia stato "pesante" nei suoi confronti, di come il suo corpo sia mutato e di come, inesorabilmente, abbia perso il suo vigore giovanile.
Parlando di Adelaya, invece, ho provato un forte senso di angoscia in quanto è in bilico tra il resistere ormai a stenti e la follia.
Anche lei è cambiata e trovare pace diventa sempre più difficile.
Mi ha fatto tenerezza quando ha chiesto a Sefta come avrebbe fatto Arket a riconoscerla ora che è tanto cambiata fisicamente.

Insomma, se non si fosse ancora capito - l'ho scritto sul serio? - anche questo capitolo mi è piaciuto molto e non vedo l'ora di un nuovo aggiornamento. ^^
Intanto che aspetto, mi dedicherò alla lettura de "Il Tredicesimo Re".
Alla prossima,

Jill ~

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