Recensioni per
Frattaglie
di Francine

Questa storia ha ottenuto 71 recensioni.
Positive : 71
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
[Precedente] 1 2 3 4 5 [Prossimo]
Recensore Veterano
12/11/23, ore 20:23

E così è finita. Per AIolos.
Era ora, pace all'Anima sua.

Ho apprezzato tantissimo come tu lo abbia tolto di mezzo in un capitolo, che sì, s'è rivelato un osso più duro di molti altri, ha fatto strage dalle Alpi alle Ande, e per un momento ho temuto, quando il tralcio di Rosa lo ha trapassato e lui s'è alzato incazzato come una biscia, che subisse la sindrome dello 'shounen' -sai quando un cattivo si becca il colpo maestro del protagonista solo per poi guardarlo negli occhi e 'questo non fa che rendermi più forte!!!- ma alla fine non era altro che il mostro che aveva dimostrato di essere e tu, da brava autrice occidentale, ti sei scollegata dalla tiritera nipponica dandogli una fine degna. E concisa. Che le credenze popolari, dai granelli di sale, al legno di rosa, all'argento contro i parassiti sono più forti di qualsiasi topos del Sol Levante! E funzionano.
Che uno ci creda o meno.

C'è stato tutto in questo capitolo, la chiusura col passato, lavato via in una pioggia di proiettili d'argento in onore degli assassinati, ed un'apertura al futuro, con Aiolia che finalmente esce dall'ombra insinuante e pregna di dubbio del fratello.
Forse non avrà creduto nel komboli, nel mondo inintelligibile a cui fa cenno con il suo acciottolio meditativo, ma ha creduto all'orrore della realtà, ed ha giustamente deciso di darci un taglio.
Con l'aiuto di Ruy, che io, da inguaribile romantica, in quel colpo di spada calato con tanta decisività ci vedo non tanto la vendettta, ma proprio un aiuto concreto da parte del caduto.

Bellissimo il finale. Io credo aspetterei davanti a quella finestra, ma mi pare che il nostro, dissipata con l'alba la fatica e la malinconia, abbia altri progetti.

Ed io vado a vedere di quali si tratta!


p.s.
Leaphya in questo capitolo si riscatta sia per SoG, che non ho particolarmente amato, tanto che per me è scorporato dal canon, ed anche per 'Plaisir d'Amour' dove, à la barbe della mia Coscienza, ho trovato irritante - è tutta colpa del punto di vista di Ruy!!!

Recensore Veterano
11/11/23, ore 14:06

'la miseria del hombre crece igual que la misma llama'.
Mentre leggo questo capitolo ascolto musica -lo so, non si fanno due cose contemporaneamente!- ed è risuonata questa frase.
Mi sembrava calzante visto che qui si parla di bisogni che divampano come il fuoco e che si lasciano dietro grande miseria - l'autore della canzone, per altro, si chiama Rodrigo.

Spesso ci diciamo 'non posso' per non dover dire 'non voglio', o per non prendere atto di un sotterraneo 'vorrei ma'.
Sappiamo che per quanto l'abbiamo addestrata, non abbiamo mai la vera misura della nostra Volontà se non al banco di prova, e c'è sempre una possibilità che quella dia forfait. Quindi meglio farsi forti d'un veto monolitico ed esterno a noi per cercare di reggere l'urto con la realtà dei fatti.
Ed è molto, molto interessante come Aiolia passi dal 'non posso' davanti allo scempio, al 'non voglio' a frittata fatta.
Quando il gesto è compiuto non resta che essere onesti con se stessi, ammettere che la verità grama è che qui sulla Terra possiamo fare tutto, ed è solo la nostra 'bussola interiore' che possiamo usare per tracciare la rotta d'un'esistenza da santo o da corruttore - con tutte le varianti che ci stanno nel mezzo.
No, Aiolia, non è nel raziocinio che troverai aiuto contro l'impellenza di quei bisgni da cui siamo flagellati, ma solo nella Consapevolezza che bisogna acquisire duramente, che ci fa dissezionare in una calma piatta e cristallina quei bisgni fin tanto che essi non diventano solo un pugno di pulsioni, reazioni che possiamo osservare con distacco incolore.
E' un'operazione per l'Anima, cosa che un Vurdalak non ha più e quindi non stupisce l'assenza di remore Aiolos, o la capitolazione finale di Aiolia. Anche se...
Anche se sebbene 'umiliato ed offeso e trascinato per la barba', abbruttito e mostrificato...Aiolia pare dimostrarsi un'anomalia.
Pare aver conservato un che di umano di cui Aiolos non ha contezza, o che forse giudica semplicemente come un vezzo morale del cocciuto fratellino, ma che potrebbe rivelarglisi fatale da sottovalutare.
Vedremo.

Questo capitolo è molto, molto amaro, sembra quasi che al principio Aiolia cerchi ancora di appellarsi ad una presenza superiore ma che questa gli rivolga orecchie sorde ed un volto muto perché, come hai egregiamente messo in luce nel capitlo precedente (con tanto di spregio per mano di Aiolos: il Rosario ed il komboloi cacciati a forza nella bocca di Shura...) ha dimostrato di avere una Fede debole.
E' più una superstizione la sua, e suo fratello lo sa, lo ha sempre saputo, e con la perfidia calpestante del Vurdalak glielo ha dimostrato. Infierire in quel modo (il Rosario ed il komboli eccetera...) era necessario per avere Aiolia in pugno, per assicurarsi, in un certo senso, la suo obbedienza - obbeienza che il nostro potrebbe fare l'errore di scambaire per fedeltà.

Infatti, quanto avviene in questo capitolo, compresa la somiglianza del ragazzo con Seiya (che brutta fine anche lui...poverino) è quasi la...punizione di Aiolia.
L'ennesima, che la prima era quella di essere stato marchiato per la sua negligenza, la seconda quella di essere l'unico sopravvissuto tra i suoi commilitoni brutalmente trucidati - meglio morire fronteggiando il Male, piuttosto che esserne risparmiati per passare la vita a reggergli lo strascico. Ed infine ('ennesima'! Erano solo tre) quella di dover camminare nel mondo come apolide, che il vampiro non ha più un luogo dove collocarsi se non tra le pieghe più sudice della notte. Non ha più niente, non è più niente, è qualche cosa di mutilo che non appartiene ai vivi ed alla loro possibilità di redenzione, e non appartiene ai morti che possono provare ad intravedere la Luce Sempiterna che filtra attraverso i Cieli.
Quella Luce in fronte al Vurdalak brucia come il fuoco - un po' come l'ostia sulla fronte di Mina, solo che la poveretta non aveva mai rinnegato Dio/Dei, nemmeno con un attimo di dubbio.

Insomma, non resta che aspettare che con un atto di pietà, qualcuno ti scavi il cuore con un bel paletto!

Recensore Veterano
11/11/23, ore 01:04

Lo sapevo.
Sono tutti morti - ed è giusto così.
Questa è la storia di Aiolia e Lui -con tanto di maiuscola, che il piccoletto che professava a suo fratello la Fede, proprio in quest'ultimo ha dovuto incontrare l'Anticrsito, ed allora che facciamo, non glielo diamo un certo tono reverenziale?- non di Shura, Saga, Milo o Camus. Più l'altra manciata di morti 'off screen' a cui vanno gloria ed onore.

Aiolos ha fatto piazza pulita dalle vette dell'Olimpo, ai recessi dell'Ade, agli abissi diAtlantide mi pare di capire - quella zucca dura di Kanon non era lì a caso, giusto?
E tutto questo è sommamente catartico - anche se per i motivi sbagliati.
Perché finalmente Aiolos la fa da padrone, dopo che nell'opera originale di vette dell'Olimpo, recessi dell'Ade ed abissi di Atlantide non ne ha visti. Mai.
E' passato alla storia come il Santo dall'animo più alto di tutti, quello che ha adempito alla Missione con una devozione che solo una vera Chiamata può infondere. Quello che ha compiuto il vero Sacrificio - s'è 'reso sacro' per proteggere la sua Dea.
Eppure tutti, in quanti decenni di fandom?, lo hanno fondamentalmente un po' dimenticato; i maschietti: 'Sì ok, ma non lo abbiamo mai visto combattere a pugnazzi e ceffoni, quindi per che cosa lo valutiamo? Con quale metro di misura? Dove lo colloco in una scala da Marchino a Virgo?' (perché sì, io nella leggendaria lotta dei mille eoni che affliggerà in saecula saeculorum il fandom, ovvero 'chi è il più forte? Saga di Gemini o Shaka di Virgo?' sono sempre stata dalla parte del secondo ovviamente, come se me ne fregasse qualche cosa); le femminucce: 'eh, grande e nobile il Sagittario, ma non si vede mai! Io volevo i muscolazzi e le chiome sciolte al vento, o almeno che si picchiasse con Saga in scene equivoce per buttare legna nella pira della ship!' (come se ce ne fosse bisogno).
Il poveraccio, da retto, è stato messo all'angolo, ed ora, giustamente ne ha le tasche piene.
Fa piazza pulita di tutti quelli che gli han rubato la scena, e lo fa da nemesi della situazione che no, non sarà così minchione da immolarsi pure in uno spin-off!!!

E' molto interessante, a parte gli scherzi, perché è come se ci stessi dicendo che dove la Luce splende accecante le ombre sono ancora più dense, solo che con gli occhi pieni di Sole non ce ne accorgiamo, e che cosa succederebbe se quelle ombre esondassero dai confini in cui sono relegate? Questo.
Un massacro incontrastabile. Un delirio di onnipotenza da elettroshock.

Scena splendida.
Accendo la lampada di sale prima di andare a nanna, questa notte:)
(Recensione modificata il 11/11/2023 - 01:07 am)

Recensore Veterano
10/11/23, ore 17:42

Bellissima transizione, richiama la scena appena letta nel capitolo precedente, e nello stesso tempo ci catapulta in avanti ad una realtà desolante.
Aiolia che anela ad un po' di normalità è l'unico che, vadano come vadano le cose, non sarà mai più in grado di ottenerla.
Nel caso scampasse ad una vampirizzazione in tutta regola -non faccio mistero di essere rimbambita, e mi pare di capire che ad ora, Aiolos gli abbia solo dato un'assaggiatina- avrebbe comunque quella cicatrice orrenda sul collo a ricordargli il tradimento del fratello.
Perché è crudele la natura del Vurdalak che, come mi dicesti, sta tutta lì, nel cercare proprio tra i propri familiari le prime vittime.

Aiolia avrebbe la cicatrice ad inquinare l'agoniata 'normalità', ed il senso di colpa: per un afflato d'amore non ancora masticato e risputato dalla creatura che ha preso il posto di suo fratello, ha le mani che grondano il sangue di chissà quante vittime innocenti, e non è un sentimento che si possa mitigare con la certezza di aver dato tutto il possibile ed essere stati semplicemente surclassati, no. C'è stata esitazione colpevole, che ha permesso al mostro di sopravvivere, di prosperare.

"«Athena III. Saga», e Aiolia seppe che il tempo dei tentennamenti era finito. «Stavolta lo facciamo secco.»"
Mamma mia, è fatta. Con questa boria hanno suggellato la loro condanna a morte.
Saga vs Aiolos? Mi sa che qui il Di Gemini pagherà lo scotto pure della Notte degli Inganni.
Lui ed una buona manciata di altri Saints.
Dai, c'è stato pure il discorsetto alla 'finito tutto questo faremo', e si sa che il primo stronzo che pensa al 'poi', al 'poi' non ci arriva.

In tremula attesa mi preparo al prossimo capitolo.

P.s.
Ti avevo chiesto una. cosa. sola. Non accopparmi gli Spettri, e tu mi scrivi 'Minos' solo per farmi sapere che è finito nel sachetto delle frattaglie...potevi almeno sacrificarmi un Marchino qualunque perfidona, quello tanto ci è abituato u_u

Recensore Veterano
10/11/23, ore 17:06

Ora è chiaro perché un soldato deve essere in grado di recidere ogni attaccamento non solo materiale, ma anche affettivo (motivo per cui secondo me, nel manga originale, la Dea impone il celibato ai suoi Saints)?
La Natura umana è forte, così forte da farci dimenticare della nostra identità di Spiriti Eterni, da assoggettarci. Non sempre forte abbastanza da ammutolire l'intuito, ma abbastanza da farci dubitare di esso.
Se così non fosse, Aiolia avrebbe aaccettato la morte del fratello ed ascoltato la sinistra stonatura di quei graffi alla porta, piuttosto che la melodia conosciuta del loro battere e levare.
Avrebbe creduto nel gelo sottile che permea incredibilmente il capitolo, per lui il momento, ed avrebbe capito che prima di prender fuoco d'Amore per Aiolos, si sarebbe dovuto affiancare a qualcuno con la mente più fredda, i nervi più saldi, la vista meno obnubilata. Shura, o Saga, o Shaka...qualcuno.

Un soldato deve essere inamovibile, perché solo a questa condizione quella vista che lo rende al di sopra dei comuni mortali carpisce i segnali.
La disciplina fisica ed emotiva e mentale non è una scusa per deresponnsabilizzarsi e rimettere ad orini o procedure lo scandire della nostra giornata.
E' un requisito fondamentale.
Aiolia si è fatto trovare disfatto ed è caduto, come un comune mortlae, un civile qualsiasi, perché a pochi, pure tra i ranghi delle milizie, è concessa la fine d'onore di un autentico guerriero sul campo di battaglia; alla maggior parte di noi la fine accade così, senza tanto clamore, come a degli stupidi.
Per aver abbassato la guardia un momento, per esserci voluti concedere di crederci esclusivamente umani anche solo per un istante di troppo, anche solo per tornare un momento tra e braccia del caro amato, per cercare di scorgere ancora la vita dentro a spoglie già morte, per rifiutare l'incontrastabile.
E sì, in molti, troppi casi, siamo noi ad invitare ad entrare la nostra stessa fine.

Senza affetti non si vive, ma se sei un soldato, che tu combatta contro tuoi simili o contro le nefandezze di questo creato, non puoi concedertene il lusso.


Capitolo agghiacciante.
In senso buono.

Vado subito al prossimo!

Recensore Veterano
19/01/19, ore 16:07

Interessante il fatto che mentre mi accingo a scrivere questa recensione sia cominciata, da qualche parte, una musica spagnoleggiante...

In ogni caso: ottima risoluzione per quello che rischiava di dimostrarsi un momento di stallo. Che si sa, gli Uomini sono più rigidi delle Donne e rischiano di calcificarsi nel loro dolore quando questo è 'astratto', perché non hanno la predisposizione naturale alla 'gestazione' ed il rifiuto della sofferenza subentra repentino da qualsiasi intercapedine scorga nel loro suscettibile senso dell'Accettazione.
Allora hanno il loro modo di elaborare il fatto, e spesso questo si traduce nel trasportare -quando non trascinare, schiantare- il dolore più profondo al gretto e tangibile dolore fisico.
Buttan fuori le tossine, se le caccian fuori a suon di pugni e ci mancherebbe altro, che non sarebbe da loro -non sarebbe da Saint Seiya- se i nostri si sedessero semplicemente ai piedi del letto impegnati in un battesimo di lacrime reciproco.
Bisogna arrivarci a quel pianto, andarlo a scovare.
Io non sono una che disdegna le lacrime maschili, ma devono essere ben calibrate e sincere, non un mero sfoggio isterico tanto in linea coi Tempi che corrono che vorrebbero annullare alcune intrinseche differenze tra le Qualità maschili e femminili. E' inutile voler appiattire tutto sullo stesso piano, lo stesso sapore delle lacrime di un uomo e di quelle di una donna è diverso, la consistenza lo è, e tu ci accompagni in questa scoperta fino in fondo al capitolo.

E mi piace che per questo 'viaggio' intervenga Shura, non solo per il richiamo alla serie classica, che quando si ha a che fare col trapasso di Aiolos il nostro semplicemente DEVE avere un ruolo, ma anche perché amo il fatto che sia il Capricorno a prendersi l'onere di portare l'infausta novella e di 'imporre' una crescita attraverso la privazione di quell' illusione. Non è del capricorno permettere che le menzogne -soprattutto quelle raccontate a noi stessi- continuino a prosperare, non è del Capricorno mettere a proprio agio. Il Capricorno è scomodo, aspero come le rocce della sua Terra, rocce che però una volta che hai passato, ferendoti i piedi sui loro aguzzi speroni e caracollandovi sopra, scopri ti han condotto ad un'onestà scevra e solida ed una Pace con te stesso alla quale non faresti più rinuncia.

Insomma, un altro centro con questo capitolo, ma di che mi stupisco?

Ti auguro che tutto ti vada Bene.

Recensore Master
20/09/18, ore 13:45

Ecco lo sapevo. La legge del "convergiamo tutti lì", non dà scampo. Penso che questa storia, sia un po' il riscatto di Aiolos, rispetto alla serie classica. Aiolos è fin da subito nobilitato dalla morte e si sà le parole di cordoglio funebre sono sempre gentili e politicamente corrette. La morte cancella ogni malefatta, ogni atto d'invididia, ogni tua misera cattiva azione. Quando uno finisce nella bara, diventa automacamente: Una brava persona! E Aiolos ci viene presentato come una brava persona e lo vediamo solo attraverso i ricordi di suo fratello che, ben si sà, lo venerava. Però c'è sempre un'ombra che aleggia attorno alle persone buone: non sai mai se lo siano perchè effettivamente amino il prossimo, o lo siano perchè hanno paura di essere malvagi. E come dice il titolo non c'è niente da capire. Le categorie in cui ci sforziamo di inserire il reale, non hanno senso di esistere là dove la realtà cede il posto all'assurdo. La morte è assurda. La vita è assurda. Ogni cosa lo è. Ciò che resta è solo il sangue, l'istinto di sopravvivenza, l'insana bestia malefica.

Recensore Master
20/09/18, ore 13:43

Mentre leggo la tua storia, mangio porridge d'avena con sciroppo d'acero e mi sforzo di buttare giù idee. L'unico rumore che sento a casa, è il ticchettio di uno degli orologi alla parete - non ho capito chi è il colpevole che fa così rumore - e nient'altro. Forse il vento. Ho interrotto la lettura di questa storia nel periodo in cui avevo smesso di entrare in EFP, pronta a riprenderla non appena la voglia di leggere storie fosse stata nuovamente prepotente. Comunque, qui sta per accadere qualcosa. E' quando nei film tutti convergono in quel posto e tu spettatore pensi una cosa sola: Morirà un sacco di gente! Sai che la legge della cinematografia si basa sull'abbondanza e più sono i partecipanti al gioco, più gente potrà essere fatta fuori. Aiolia continua il suo lavoro, nonostante sappia che prima o poi dovrà nuovamente scontrarsi contro Aiolos. Lo fa perché è Aiolia è integerrimo, giusto, martire nel sacrificio che compie. E' ciò che gli permette di farlo è l'accettazione che Aiolos non è più Aiolos, è altro, una cosa, un animale feroce che si può uccidere

Recensore Veterano
16/09/18, ore 02:34

Si deva delle possibilità lapidarie, no? Ecco, alla fine della fiera, di possibilità lapidaria, ce n'è in fondo una sola. Come il finale di una buona storia. Si tracciano i cammini, si mappa l'universo, si dispongono le parti e i punti cardinali del mondo, ma alla fine tutte le strade portano comunque a Roma; devono. E dunque non poteva che finire così: con Marin, con Aiolia, coi marmi di Roma bellissimi e indifferenti sullo sfondo, col Tevere che ci lava un po' l'anima come una lavanderia a gettone gratuita, e col terribile gabbiano che comunque ritorna.
Per me questa lettura è stata un po' un pellegrinaggio, catabasi ed anabasi, il giro lungo purificatore. Grazie, grazie davvero di questa bella passeggiata.

Chi non muore si rivede e noi siamo ancora qua, quindi alla prossima!
Però, nel mentre, ci facciamo un caffettino – pesantemente corretto e che magari non sia una sciacquatura di piatti? XD

Recensore Veterano
08/09/18, ore 23:22

La vera catarsi non è tanto nell bagno di sangue, ma nella quiete dopo la tempesta, in qualunque cosa sia quello che resta. Per me, qui e adesso, è uno strano miscuglio di malinconia ed un senso ossimorico di possibilità lapidaria (sì, la possibilità qualche volta può essere lapidaria, una potenza assolutamente conclusiva) in quell'"A Marin".

Poi, sì, audientes fortuna iuvat, ed io ho sorriso sotto i baffi leggendoti alle prese con la prima persona narrante, per mezzo la penna di Aiolia. Perché la prima persona narrante è difficile, difficilissima da fare bene, soprattutto al passato. Osare quando se ne hanno i mezzi non è hubris e paga.

Poi un sì, dal più profondo del cuore, dello stomaco, e di tutte le altre viscere che contano, per quel "Shaina Cohen", ché Shaina, sì – sì, Sant'Iddio, SÌ! –, ha da essere più ebrea di Giuda e non c'è storia.

Mi manca un capitolo solo ed ho l'angoscia della fine. Sallo!

Recensore Veterano
08/09/18, ore 22:37

Ci sono volte in cui si avrebbero troppe cose da dire, al punto che è quasi impossibile sapere da dove incominciare, come continuare e poi finire.
Oggi posso dirti questo: questo capitolo è stata una lettura intensa, profonda e purificatrice, tanto che non riesco a metter ordine in testa. Hai fatto sì che il mio lettore interiore prendesse una tantum i comandi, scalzando l'onnipresente critico ed esiliandolo sul sedile posteriore. Grazie.

P.S. Io sono una grande sostenitrice del pugnalare – o dell'impalettare, a seconda dei casi – la gente alle spalle. No, non è vigliaccheria: è senso pratico ed intelligenza strategica. Soprattutto quando il nemico è più grosso, più forte e più cattivo di te. Chapeau per Aiolia.

Recensore Veterano
06/09/18, ore 22:30

Vengo a te in cerca di catarsi, ché stamattina ho davvero bisogno di una mezz'ora di catarsi per lavarmi l'anima, il cervello e qualunque cosa ci sia in mezzo. Ragazzi di vita e vampirismo sono meglio del latte d'asina – se non per la pelle, almeno per lo spirito e sicuramente per il morale.

Il punto – catartico – è che c'è sempre un punto di rottura, quello in cui la coscienza se ne va in vacanza e allora si cede il passo al bisogno. Ognuno ha la sua fame, non c'è neanche bisogno di dipendenza. E quando la fame prende e la ragione se ne va, non si guarda più in faccia a nessuno, anche se quella faccia che ci troviamo davanti è e non è quella di Seiya.
Poi, sì, la coscienza può tornare, si può chiedere scusa, si possono profondere gentilezze, pietas, e tutti i crismi del caso; ma la frittata è fatta e mangiata.
Ite, missa est.

Ecco, forse ho l'anima un po' più pulita adesso.

Bicchierino di vino rosso rosso, che più rosso non si può?

Recensore Veterano
26/08/18, ore 19:14

Ok, le dieci del mattino sono un orario ragionevole abbastanza perché possa ancora coltivare la speranza di dormire stanotte. E se avessi problemi non sarebbe per l'orrore impresso sulla mia animuccia sensibile, nossignora, o almeno non solo: sarebbe il disagio. Il problema è che mi sono gongolata in questa carneficina dei nostri cari beniamini, negli ettolitri di sangue ovunque e le teste mozzate (sì! sì! Sì!), in quest'Aiolos che conquista la scena e non ce n'è più per nessuno. Forse ho un caso estremo di "sympathy for the devil" – e "sympathy for the monster" s'avvicina abbastanza. Forse, è anche vero che quest'Aiolos, tutti i torti, non ce li ha.

Recensore Veterano
17/08/18, ore 15:54

Vai colla meta-narrazione! A me piace tutto quello che è meta-checchessia, quasi a priori. Dunque sì, sì, sì. E ancora sì, battendo la tazza (da latte) di caffè sulla scrivania, per sottolineare l'asserzione.

"Frattaglie" è un bellissimo titolo; ed io continuo ancora a chiedermi come sia possibile che non sia arrivata qua prima. Boh!

Comunque, mezzogiorno È prima mattina. Punto. Aiolia ha tutta la mia approvazione e la mia simpatia – nell'accezione più squisitamente filologica del termine.

Una delle cose che mi sto godendo di più di questa storia – al di là del saaaaaangue, delle budella, e degli impalamenti con venticinque centimetri di frassino – sono le transizioni da un capitolo all'altro: sono quasi cinematografiche, un un certo senso, ma in un modo che solo la prosa può avere.

Recensore Veterano
12/08/18, ore 22:57

Mi piace il salto che fa questo capitolo, letterariamente parlando. Mi piace perché quello che fa esperire non piace per niente: scaraventa il lettore nel punto di vista di Aiolia, nello straniamento del suo risveglio smarrito; costringe a vedere e sentire con lui, pensiero per pensiero, sentore per sentore, parola per parola – finché affonda, dritto diritto alla giugulare. Fa quadrare benissimo che le cose non quadrano. È un po' un giro della prigione in dissolvenza, da i fumi di un risveglio annebbiato al sentirsi venire meno, con tutta l'angoscia che si prova quando si cerca di mettere a fuoco lo sguardo e ci si rende conto che non ci si sta riuscendo. Sì, mi piace!

[Precedente] 1 2 3 4 5 [Prossimo]