Recensione Premio Speciale per il contest "3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)
Ciao, perdona il ritardo con cui giungo a consegnarti il premio: l'ho presa comoda, quest'estate, non ho scusanti.
Confesso che imbarcarmi in una lettura su un fandom che non conosco, lottando nel ricordare i nomi dei personaggi, mi ha un po' spaventato all'inizio. Ma ne è valsa la pena.
E' la prima volta che leggo una one-shot divisa in capitoli così brevi, lapidari. All'inizio pensavo che questo sarebbe stato motivo d'incomprensione per me, ma la verità è che lo stile si adatta perfettamente al finale di questa storia e dona un'atmosfera particolare alla storia stessa, dall'inizio alla fine, sensazione che cresce via via, gradualmente, e non arriva solo alla fine bruscamente. Sì, perché, pur non conoscendo la storia ma intuendo l'universo alternativo in cui l'hai calata, quell'intervento finale, rivelatore, del narratore dove annuncia che da lì a due anni e due mesi il male peggiore li avrebbe distrutti tutti mi ha trasmesso grande malinconia addosso, la stessa malinconia che mi trasmette la visione del "Titanic" quando vediamo quel gioiello, quello sfarzo, l'immagine di un'epoca colare a picco, nel mare, venire sommersa. Ecco, la tua storia ha quest'esatto effetto: sembra di vedere una diapositiva degli anni d'oro, quel grigiore ma anche quel luccicare e quella provocazione dell'età del proibizionismo, quelle contraddizioni che hanno reso chic un'epoca e che puntualmente sembrano nel finale, attraverso questi capitoli così brevi, scorci di vita, fotogrammi spezzati e rimessi insieme, sembrano appunto nel finale sbiadire, ingiallirsi, visti sempre più da lontano, riecheggiare.
A questo mi ricollego per dirti che anche qui ho adorato il tuo stile, il tuo lessico così ricco, vario, pieno, termini lessicali perfetti scelti ad hoc, immagini crude e provocatorie che si andavano a scolpire sulla pelle, marchiate a fuoco. Hai una padronanza della lingua che ti permette di giocarci in maniera vivace, sprezzante quasi. E questo giocare con il lessico è si perfettamente adattato come una pelle alla trama e all'ambientazione.
Ho trovato soltanto un refuso, che ti segnalo velocemente qui:
l'eleco degli alcolici - elenco
Ho amato, tra le altre cose (era impossibile segnarmele tutte, altrimenti non avrei più finito di recensire) questo figura retorica:
Per i bambini, avevano detto.
Per i nostri figli, la morale.
Per il futuro che ci meritiamo, la menzogna. -> Mi piace come da un singolo dire, il narratore ne estragga una verità sempre più nuda, più sottile. Davvero molto bella, complimenti.
La storia è piena di personaggi, spero di non scordare nessuno, che trovano più o meno uno spazio all'interno della one-shot. Purtroppo non conoscendo il fandom è stato difficile trarne una caratterizzazione solida, per me, qualcosa che vada al di là di piccole impressioni.
Vorrei partire dal finale però, da Claire, che mi ha colpito moltissimo. Sembra passato un po' da quest'ultima scena rispetto alle altre. Si respira nell'aria quasi l'insoddisfazione di Chris, che non ha ancora trovato il modo per arrestare Wesker e che a denti stretti si rassegna a vedere quel locale e quel traffico proliferare: tutto ciò che può fare è sconsigliarlo alla sorella (minore? mi è parso così). Claire è un personaggio che con quel luogo non ha nulla a che fare, eppure la sua ritrosia, forse data dall'ambiente in cui è stata cresciuta, che trova terreno fertile nell'aria satura di fumo, in personaggi che incutono timore (Steve è una presenza rassicurante) si annulla o lotta comunque verso quell'attrazione verso la perdizione fatta carne, Alexandra (e qui ho adorato la citazione finale, perché ha donato all'attrazione di Claire un significato più sensuale), perché Claire è attratta dalla bellezza della vita, in quello spettacolo di danza che è libertà e seduzione allo stesso tempo. E' un mondo sfolgorante, pieno di contrasti e contraddizioni, di chiaro-scuri decisi che catturano nel loro vortice. La visione finale di Claire è stata la mia preferita, quella che mi ha dato il sapore più completo in un certo senso, che ha unito i vari contrasti che si dipanano nei vari capitoletti.
Mi è piaciuta moltissimo la sensazione di passaggio, un mondo finisce e un altro inizia, e nel finale questo inizio minaccia di finire presto. Il passaggio da Spencer a Wesker a questo futuro rivoluzionario.
La figura di William mi è piaciuta altrettanto. Ho capito che è il medico e che della malavita ha poco nell'aspetto e nel carattere, forse è più una questione di cuore nel suo caso. Mi ha ricordato il classico mafioso che trova il suo posto con naturalezza e posatezza, perché amico del boss. Mi ha dato l'idea di una persona intelligente, accorta, che lavora nell'ombra ed è molto silenziosa, il saggio, il secondo, l'uomo che riesce a separare la sua vita nera da quella più lucente, tanto che lui vive con la possibilità di avere una vita al di fuori di quel luogo, con Annette, con la figlia. La sua anima non è nera come quella di Wesker, ecco cosa voglio dire. Lui sta in bilico, a suo modo, nonostante la completa fedeltà all'amico, compagno.
Alexandra e Albert sono più difficili da inquadrare, perché c'è un passaggio che ho capito ma che non conoscendo non posso afferrare fino in fondo. Si tratta della questione sui bambini.. Wesker era uno di quei bambini di Spencer? Orfani che servivano a che tipo di piano? Qui confesso di aver perso un attimo il filo. E non ho quindi capito cosa abbia spinto Wesker a percepire questa omissione da parte di Alexandra come il tradimento peggiore.
Il titolo si ricollega comunque moltissimo non soltanto all'ambiente in cui la storia si sviluppa ma soprattutto in quella pistola che Wesker continua a puntare verso Alexandra e che non spara mai. Al contrario, è la bellezza di Alexandra a sparare e a colpire. Da questo punto di vista, seguendo questa triade di significati, il titolo è praticamente meraviglioso. Complimenti. Questi tipi di giochi mi piacciono tantissimo, e quando li noto mi restano impressi. Bello davvero.
Comunque tornando a questi due, li ho trovati molto scuri come personaggi, eppure umani fino all'inverosimile. Sono due personaggi forti, senza mezze misure, che sfruttano e si lasciano sfruttare in un gioco violento, che li ferisce per primi e che pure li rende vivi. E' il tipo di vita che fanno i pazzi, gli appassionati, gli spericolati. Chi ha vissuto una vita dura e non per questo si lascia morire. Loro vivono nel marciume eppure lo fanno risplendere. Sono due anime affini che si rendono la vita migliore e peggiore reciprocamente. Sono personaggi che si guariscono a loro modo, soprattutto perché cancellano la solitudine e danno un senso che va al di là della vendetta e della ricchezza. E' una consolazione dell'anima, un'anima nera, certo, ma comunque un'anima.
Wesker è un tipo pieno di contraddizioni, che sembra gestire affari, e gestirli secondo un certo ordine, ma che alla fine non può fare a meno di cedere al desiderio per questa donna. Lei sembra proprio l'eccezione a una legge che lui segue sempre, a suo modo, tanto che questo suo cambiamento viene subito colto da William.
Alexandra sembra tanto un gatto randagio in cerca di casa. Lei vaga, il suo unico senso sembra essere la vendetta e la voglia di non essere morta, eppure prima di conoscere Wesker lei era comunque morta. Si lasciava andare al ballo perché era l'unico momento in cui era viva, il resto era incoscienza, un continuo blackout e un dolore al petto che al di là della sua rabbia, della sua intelligente e della sua curiosità, la definiva suo malgrado.
L'incontro tra questi due ha rivoluzionato la loro vita, seppure non cambiandola affatto. Semplicemente ha completato il loro essere, donando loro una spensieratezza nera, sprezzante, lucente.
Adoro comunque il rapporto tra Wekser e William, sopratutto perché è vero che Wesker è un violento rabbioso e gli tira un bicchiere contro (mira perfetta, infatti l'ha mancato) ma non riesce a prendersela con il suo amico per avergli taciuto la verità. In quel gesto io, e credo pure William, ho letto la voglia di manifestare il suo dolore, la sua perdita, la sua lotta contro l'orgoglio ferito che lo ha spinto a rinunciare a tutto ciò che di buono aveva stretto tra le mani.
Spero tanto di non aver preso troppi abbagli (mi dirai tu, se vorrai, quanto ho davvero capito di questa storia) e spero che comunque si sia capito quanto io abbia apprezzato questa storia, per quello che racconta e per come lo racconta.
A presto! |