1° Classificato: "Jingle... Bell..." di SSJD.
Grammatica: 10/10
Non importa che sia una drabble, la grammatica è davvero ineccepibile, complimenti.
Stile e sintassi: 10/10
Ti dico la prima cosa che ho pensato: "Va troppe volte a capo". E poi l'ho riletta, e poi l'ho riletta ancora e poi ancora una volta - sì, sono un po' cavillosa quando si tratta di dare un giudizio.
E da ciò, da un giudizio iniziale che non mi era parso dei migliori, ho finito per apprezzare ai massimi livelli questo tuo modo di scrivere.
Quando mi viene detto: "E' una drabble, non aspettarti troppo", mi arrabbio. Proprio perché è una drabble mi aspetto tanto, forse molto di più di quello che mi aspetterei da una one-shot. In poche frasi si deve condensare tutto il significato che l'autore vuole conferire all'opera, e purtroppo non tutti riescono a fare ampio uso di un ermetismo portato ai massimi livelli.
Al contrario tu ci sei riuscito perfettamente, e se ci sei riuscito è stato molto probabilmente per questo tuo stile. D'altronde penso sempre che lo stile sia sempre in funzione del protagonista: il tuo piccolo uomo dipendente segue un flusso di pensieri che fanno dei bizzarri quanto assurdi voli pindarici - si passa dal fondo-schiena dell'infermiera ai suoi genitori, dalla depressione all'idea e alla volontà di una rinascita. Insomma, ogni pensiero è connesso e sconnesso al tempo stesso, il che rende il tuo stile perfettamente azzeccato a parer mio. Mi è piaciuto.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Io questo tizio non lo conosco, ed in poche brevi frasi è come se l'avessi sempre conosciuto.
Insomma, potrebbe essere un amico, un parente, noi stessi. E' difficile da notare e contemporaneamente non te lo scolli dalla testa, insomma è il tipo di personaggio che è frutto di un realismo semplice e ben curato.
Quando ho letto il titolo della tua drabble, ho pensato: "Cavolo, sarà una delle solite menate sui canti natalizi e sul oh-oh-oh di Babbo Natale". Ammetto di essermi ricreduta, di tutte le cose che avrei potuto leggere, la tua storia mi è parsa davvero originale.
Pensiamo sempre al Natale come a qualcosa di bello, positivo, che sprizza luce e canditi da tutti i pori, ma la tua storia parla del popolo dei dimenticati, di tutte quelle persone che vivono all'ombra delle luci intermittenti.
Ho ammirato il tuo personaggio, il modo esplicito in cui ha ammesso la sua nostalgia nei confronti di un passato più luminoso e la terribile assonanza tra la neve che cade e quella che rappresenta la sua dipendenza. Un paragone azzardato e quanto mai reale.
Molto sottile e delicata mi è parsa anche la figura dell'infermiera, che in quella semplice frase è riuscita a racchiudere tutti i pensieri del protagonista - non so se è il clima natalizio, ma mi è sembrata come un angelo capace ancora una volta di donare la volontà necessaria al tuo protagonista per ricominciare.
"Un passo alla volta, il mio regalo". E anche qui, al diavolo il materialismo natalizio! Una frase che mi ha lasciato molto più di quello che avrei creduto. Il regalo che ognuno di noi dovrebbe farsi, il riuscire a ricominciare, a rivalorizzarsi, a capire che c'è di più e che quel "di più" bisogna trovarlo a tutti i costi.
In pratica, il tuo personaggio è caduto un'altra volta e un'altra volta si è rialzato. Il tutto in meno di 110 parole. Che dire, complimenti davvero.
Attinenza del ricordo scelto: 15/15
Anche qui, brevi istanti carichi di significato.
"L’infermiera appende un’altra palla ad un ramo del grande abete". Il tuo personaggio gioca ancora un ruolo passivo, rimane semplicemente in contemplazione e tra l'altro è una visione che risulta sfocata, perché la sua attenzione è evidentemente focalizzata sull'infermiera, non sulla preparazione dell'albero.
"Da piccolo amavo addobbare l’albero coi miei genitori". Un ricordo che credo possa appartenere ad ognuno di noi: io personalmente custodisco gelosamente il ricordo di quando preparavo l'albero di Natale coi miei, mettendomi i festoni intorno al collo a mo' di sciarpa. Insomma, appena leggi questa frase non puoi fare a meno d'immedesimarti in quell'atmosfera nostalgica che nei tuoi ricordi assume ancora una connotazione magica, come solo un bambino può immaginarla.
"Ricordo luci, ghirlande dorate, palle variopinte". Anche qui, ricordi a gogo. E' come vedere la faccia del tuo protagonista non appena la madre scarta via lo scotch che imballava il cartone con tutte le decorazioni. Mette nostalgia e al tempo stesso ti permette di sorridere.
"Appendo una palla". Et voilà. Il tuo protagonista passivo si attiva, ed è come se quella sua piccola azione riveli in lui una forza di volontà del tutto nuova, che trova il suo culmine proprio in una semplice palla appesa.
Che dire, non m'immaginavo che avresti trattato un ricordo in questo modo, per cui sono rimasta davvero colpita. Bravo.
Gradimento personale: 5/5
Credo che ognuno di noi riservi dei ricordi belli del Natale - o almeno spero. Personalmente, ho sempre amato questo periodo e tuttora custodisco gelosamente ogni prezioso ricordo.
E' strano, quando si è piccoli il Natale è davvero magico, ma quando cresciamo è come se perdesse parte della sua connotazione magica.
Da questo punto di vista, mi sono sentita molto vicina al tuo protagonista, e l'ho molto ammirato per aver riscoperto una parte di sè.
Inutile perciò soffermarmi su quanto questa tua drabble mi sia piaciuta. Davvero toccante.
PUNTEGGIO TOTALE: 50/50 |