Recensioni per
L'uomo che non ha mai vissuto
di Freya Crystal

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
06/08/19, ore 09:06

RECENSIONE PREMIO DEL CONTEST " CENTO PAROLE PER MILLE EMOZIONI"

Ciao Freya,
Eccomi qui con la recensione premio.

Partiamo dallo stile e, ti dirò : è incredibilmente evocativo e poetico. Mi piace molto perché regali delle immagini stupende al lettore. Il lessico utilizzo, tra l'altro, è ricercato e variegato e questo ha agevolato la scorrevolezza e la fluidità del testo.
Proseguendo con la trama e i personaggi, vediamo che i principali sono Tom e Gellert. I due antagonisti per eccellenza all'interno della saga. Abbiamo due entità malvagie a confronto e si può chiaramente notare come Tom è un uomo senza ideali, la sua preoccupazione è quella di non essere inferiore a nessuno. Lui è superiore a tutti e il mondo intero deve temerlo. È un'entità delirante e che ben si oppone a Gellert. Quest'ultimo, a differenza sua, agisce in base ad uno scopo, a degli ideali e per quanto giusti o contorti siano, li persegue senza preoccuparsi del come, perché il fine giustifica i mezzi.
Rispetto ad una crudeltà spietata, mi affascina molto di più cosa un uomo è disposto a fare per i suoi ideali, infatti non mi sarebbe dispiaciuto un'approfondimento in più su Gellert ma, mi rendo conto anche che è una flashfic, non si può pretendere oltre. Magari, per una prossima storia, che dici? :D.

Concludendo, ho amato molto questa storia e, soprattutto, la messa a confronto di Tom e Gellert, infatti credo proprio che finirà tra le mie preferite.

Spero che questa recensione sia stata di tuo gradimento e mi scuso per il ritardo.

A presto.

LaSignorinaRotterMaier.

Recensore Master
11/04/18, ore 15:46

Ciao ^^
Sto passando un po' da tutte le storie del contest (poi anche a quelle che partecipano al tuo ^^).
Dunque, Gellert non è tra i miei personaggi preferiti, personalmente non riuscirei a scriverci su nulla. Ma tu hai fatto un ottimo lavoro... la coppia in sé è davvero affascinante e credo per nulla facile sulla quale scrivere. Hai fatto una bellissima descrizione della pazzia di Gellert... dell'inumanità di Tom che prevale sempre su tutto. Appare sempre affascinante, carismatico ma nasconde quell'ombra d'odio che non è facile nascondere e che non vuole nascondere. Il suo lato oscuro è l'unico lato che ha. Mi piace da morire come sempre il tuo stile. è sublime, lo trovo perfetto in tutto. La frase iniziale è qualcosa di super affascinante... stupenda. Hai un modo di descrivere le cose che mi piace da morire, usi metafore e immagini forti, che ti rimangono dentro e che affascinano sempre.
Complimenti!

Recensore Master
14/03/18, ore 18:26

Seconda classificata al contest Citazioni in cerca d'autore!

Grammatica: 9.5/10
Perfetta, salvo una svista:
“un'idealista”: -0.50; è riferito a un personaggio maschile, quindi l’apostrofo è di troppo. Conoscendoti sono sicurissima che si tratti di una distrazione, ma non posso esimermi dall’assegnarti la penalità standard per questi casi.

Stile e lessico: 10/10
Forse te l’ho già detto in occasione di altre valutazioni, ma valutare lo stile delle tue storie non è mai semplice, perché i tuoi testi non sono stilisticamente immediati, sono anzi caratterizzati da una complessità di fondo che produce un testo ingannevolmente ostico alla lettura, ma che poi si rivela per ciò che è: una narrazione molto raffinata.
Lo stile di questa storia è tutto fondato su un’impalcatura i cui singoli elementi sono a loro modo semplici: l’uso della terza persona narrante, un passato narrativo (e poi un presente, in conclusione) con cui il lettore medio ha dimestichezza, una palese e visiva divisione dei momenti del racconto – discorso diretto e indiretto, passato e presente –, un ritmo costante caratterizzato da una lentezza che dilata il tempo del racconto (al punto tale che, a fine lettura, si ha la sensazione di aver letto una storia fatta da più di cinquecento parole). Tuttavia, tutti questi elementi insieme – uniti alla selezione lessicale e all’uso mirato del corsivo e dell’impaginazione – danno vita a un testo che risulta complesso e ricco di sfumature, di certo non una lettura immediata. Il maggior pregio stilistico, in tal senso, sta proprio nel fatto che, malgrado tutto, la coesione interna non è mai messa in discussione e la comprensione del testo non è inficiata dalla complessità di fondo di cui parlo – è semplicemente una narrazione più pretenziosa, perché più ricca e sofisticata.
Faccio invece un appunto a parte alla sintassi utilizzata, che devo dire è piuttosto complessa, perché incaselli più volte incisi (talvolta sono persino frasi prive di verbo) nelle frasi semplici, spezzando di fatto la linearità del periodo e sintetizzando immagini in poche e mirate parole. In questo senso, hai dimostrato di avere un’ottima capacità di sintesi, perché quegli incisi – che dal punto di vista grammaticale rappresentano le informazioni accessorie alla frase nucleare composta da soggetto-verbo-oggetto – fungono da tramite indispensabile per riempire la narrazione e darle spessore. Ad esempio:

• “È con una risata sprezzante che Gellert, la mente e il corpo disfatti dalla prigionia, lo accoglie nella propria cella”: l’inciso in grassetto racchiude il discorso fatto riguardo alla sintassi; lì crei la sfumatura, comunicando al lettore lo stato fisico ed emotivo del tuo personaggio. Senza quell’inciso, sarebbe venuta meno anche la tridimensionalità della caratterizzazione.

Collabora grandemente a questa elaborata impalcatura stilistica il lessico utilizzato, innegabilmente appartenente a un registro lontano dall’uso e dal colloquiale, e teso a sfruttare le sfumature e le varietà semantiche del lessico italiano. Le immagini evocate dalle parole sono sempre forti e nitide, e inglobano totalmente il lettore. In più, fai un uso oserei dire perenne di espressioni metaforiche, al punto tale che l’intera storia sembra essere narrata attraverso una metafora, come se i personaggi protagonisti fossero al di là della narrazione comune e per tratteggiarli l’autore deve a sua volta andare al di là, usando espressioni e costruzioni capaci di evocare idee prima ancora che fatti o cose.
Prendiamo ad esempio questa espressione:

• “lo guardava in preda a un estatico delirio”: il delirio è estatico, né mistico né incantato né entusiasta – è estatico, un termine che semanticamente richiama l’estasi e che quindi quasi stride con il concetto di “delirio” che è generalmente associato al caos anziché alla gabbia dei sensi. Potrei andare avanti con ogni singola parola (sia di questa frase che dell’intero testo), ma non voglio annoiarti e sono certa tu abbia compreso ciò che intendo quando lodo le tue scelte lessicali.

Non credo di aver altro da aggiungere che non vada a ripetere quanti già detto, di conseguenza mi fermo qui e sottolineo che per i pregi elencati il punteggio è 10/10. Non ho nessun appunto da farti per quanto riguarda questo parametro, bravissima!

Titolo: 3.5/5
“L’uomo che non ha mai vissuto” è un titolo su cui ho ragionato molto, perché da un lato mi è parso completamente estraneo alla storia, dall’altro ne ho colto i riferimenti interni e ne ho quindi compreso il senso. Ho cercato di capire il perché della prima sensazione, quella di estraneità tra titolo e racconto, e sono arrivata a due considerazioni che ti espongo (e che rappresentano il motivo per cui il punteggio non è superiore a 3.5/5): in primo luogo, dal punto di vista stilistico, il titolo non evoca il racconto, perché non è una costruzione incisiva né il lessico utilizzato contiene particolari sfumature – è un titolo “che dice ciò che dice”, senza sottotesti; in secondo luogo, il concetto del “vivere senza vivere realmente” si palesa solo in conclusione, ma in precedenza non è molto marcato e non sembra essere centrale, anche perché il punto di vista di Gellert fa sì che lo sguardo del lettore segua più lui che Tom, e quindi ci si aspetterebbe un titolo che richiami Gellert o entrambi.
Passando ai pregi (e dunque ai motivi che mi hanno convinta ad assegnare un punteggio comunque alto), è di certo un titolo che richiama la vita malvissuta di Tom Riddle, sottolinea il dualismo con il nemico predestinato che è Harry, si lega al concetto conclusivo del racconto – momento dove si palesa in maniera inequivocabile la differenza tra i due grandi maghi oscuri nonché protagonisti di questa storia – e, in ultimo, trovo sia un titolo abbastanza originale e in grado di catalizzare l’attenzione.

Utilizzo del prompt: 9/10
La frase scelta è “Sorrideva di rado, ma in quei rari momenti potevi notare una luce sinistra nel suo sguardo”. Non era un prompt semplice, perché si legava indissolubilmente alla caratterizzazione del personaggio prescelto per lui, eppure sei stata molto brava a legare l’espressione e il suo significato a Tom – riuscendo anche a inserire il prompt fisicamente nel racconto e farlo divenire parte integrante delle tue parole e del tuo stile. Sono riuscita a vederlo, questo sorriso che illuminava in maniera sinistra lo sguardo di Tom (personaggio tra l’altro perfetto per un’espressione di questo tipo, credo di averla scritta pensando a lui), e sono riuscita a percepire quanto questo sguardo condizioni Gellert e sia importante ai fini del rapporto tra i due – minato, in un certo senso, dalla consapevolezza che quella luce sinistra è la parte più intima e vera di Tom.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 9/10 è che nella parte conclusiva della storia, quando la narrazione muta spazio e tempo e arriva al presente, il prompt sparisce totalmente. Sparisce il riferimento e anche l’accenno, mentre diventa protagonista il dualismo vita-morte e la diversa concezione che i due protagonisti hanno del vivere e del sopravvivere. C’è spazio solo per la risata di Gellert nelle ultime righe – una risata che chiami in causa ben due volte in uno spazio irrisorio –, ma non per lo sguardo di Tom. Trattandosi della scena finale, della conclusione del tuo racconto, ho reputato giusto far pesare sul punteggio di questo parametro l’assenza – ovviamente, trattandosi di un dettaglio, il punteggio resta molto alto!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 8/10
Ho letto la tua storia più volte, sono stata piuttosto indecisa sul punteggio da assegnarti, anche perché i personaggi scelti sono entrambi molto complessi.
Partendo da Tom, l’elemento che inizialmente mi ha un po’ stranita è quell’autodefinirsi un idealista, dato che ho sempre immaginato che lui si considerasse al contrario molto concreto, l’unico in grado di leggere correttamente la realtà. Tuttavia, approfondendo la lettura, ho poi capito che quel “idealista” detto da Tom è in realtà sia una provocazione a Gellert (compensata immediatamente da quel “so essere anche pragmatico”) che la maniera sintetica per descrivere un progetto che va al di là del comune – il suo mondo idealizzato. Di conseguenza, ho alla fine apprezzato questo termine tanto forte. Per il resto, non ho avuto altri dubbi: la caratterizzazione di Tom è perfetta e decisamente IC; il suo sorriso sinistro, la sua bellezza appariscente e la sua spietata follia – c’è tutto di lui, tutto di questo giovane mago assetato di potere e di morte, che crede di aver finalmente trovato un pari in Gellert ed è poi costretto a ricredersi, e a quel punto non ha remore a rinfacciargli la propria delusione e ad abbandonarlo. Molto ben caratterizzato, di contro, anche Voldemort, che è più fragile di Tom Riddle, più “trasparente” nelle sue emozioni e ormai fuori controllo – l’uomo che, per il troppo fuggire dalla morte, ha paradossalmente dimenticato di vivere.
Diversamente, la caratterizzazione di Gellert mi ha convinta un po’ meno e quanto ti dirò a proposito è il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10. Il tuo Gellert mi è parso sin dalle prime righe un personaggio più debole della controparte cartacea, mi è sembrato già arreso, già “redento”; e mi è parso così in un momento della sua vita in cui, ci dice la Rowling, è al massimo del suo potere e sta conquistando l’Europa, tanto che di lì a breve dovrà scendere in campo Albus Silente in persona per fermarlo; questo elemento qui, a mio avviso, stride con la caratterizzazione originale del personaggio. Ciò nonostante, ho compreso (prima ancora di leggere le note alla storia) quale sia stato il tuo disegno per lui: un personaggio che prende atto di scelte sbagliate compiute e che comprende le scelte di vita del suo antico alleato; questo è molto chiaro nel finale, dove riprendi anche estratti del libro e ci mostri un Gellert che agisce per il bene, quello vero (molto bello il significato nuovo che assume “Bene Superiore” in questo frangente). Tuttavia, malgrado io abbia compreso il tuo disegno e l’abbia trovato ben sviluppato nello spazio del racconto, non ho potuto esimermi dall’assegnare una penalità a questa caratterizzazione che un po’ sfugge da ciò che sappiamo del Grindelwald al massimo del suo potere. Trattandosi di un personaggio che la Rowling non ha mai approfondito dal punto di vista psicologico, non ho però ritenuto di dover far pesare troppo la tua licenza, dopotutto non possiamo sapere cosa pensasse Gellert in quegli anni né come li vivesse, dunque non posso dire che la tua interpretazione sia del tutto implausibile o incoerente. Alla fine di questo tortuoso ragionamento, ho dunque scelto di assegnarti 8/10.

Totale: 40/45

Recensore Veterano
12/03/18, ore 20:54

Caaaara Freya, ecco il mio commento:

Punteggio: 5 
Io davvero non ho più parole quando si tratta delle tue storie: riesci con estrema facilità a scrivere piccoli capolavori senza strafare, senza esagerazioni... sembra quasi che tu scriva le tue storie mentre dormi! :D 
Parto dal titolo: magnifico! Leggendo la storia, poi, colpisce ancora di più il suo riferimento nel testo, le sue implicazioni alla vita/non vita di Tom. Tocco di genio l’antitesi con “il Bambino che è sopravvissuto”. 
La mia parte preferita della storia è decisamente la prima: ci sono delle espressioni che hai usato che sono di una grazia e di un fascino immane ("Tom Riddle spezzava la vita con la grazia di un violinista che declina verso l'ultima nota..." OMMIODIO!), ma, soprattutto, ho adorato il pezzo in cui Gellert si rivede in Tom ("Aveva visto il suo stesso riflesso negli occhi di quel giovane"), in cui ha questa sorta di epifania e lo riconosce come suo simile, lo accetta per quello che è, lo accoglie nonostante la persona che è. 
Il personaggio di Tom è quello a cui è dedicato più spazio nella storia ("...nessuno è come me" è una frase che descrive pienamente la sua indole!), ma ho adorato come la caratterizzazione di Gellert traspaia, anche se tra le righe, in maniera più velata, tramite dialoghi e azioni, soprattutto sul finale... Il finale, per l'appunto, mi ha stupito molto: non mi aspettavo assolutamente un salto temporale e, soprattutto, l'emergere così prepotentemente della fedeltà di Gellert nei suoi ultimi istanti di vita: fedeltà ad Albus, al Bene Superiore, ma soprattutto a se stesso. 
Ottimo lavoro! Non ne avevo dubbi, ovviamente, ma ammetto che hai decisamente superato le mie aspettative, anche considerando il fatto che le storie incentrate su Gellert non sono il mio forte e non mi capita spesso di esaltarmi così tanto per una storia del genere. 


Buona serata,

July

Recensore Master
12/03/18, ore 01:31

Ciao, ti lascio anche qui il mio commento alla tua storia!
4.5/5 
La storia, in linea di massima, mi è piaciuta molto. 
Lo stile è, come sempre, pieno di sorprese, soprattutto nella parte iniziale. Ci sono immagini molto belle e ad effetto, come Tom che accarezza la bacchetta “come se stesse facendo l'amore”. Strane associate a Tom, ma l'effetto d'insieme è molto bello. 
Mi sono piaciuti tanto anche i dialoghi, li ho trovati proprio “giusti”: “Mi hai insegnato che nessuno è come me. Nemmeno tu.”/“Addio, Tom.”, questo è senz'altro il mio preferito. 
Il titolo è veramente molto bello, sia per il messaggio che porta con sé – Tom che non ha mai vissuto davvero, nonostante creda proprio il contrario – sia per la frase in sé, l'ho trovata davvero incisiva e perfetta. 
La citazione è perfetta per questo personaggio – anche io l'avevo subito associata a lui! - e penso tu l'abbia inserita benissimo nel testo, si amalgama bene al contesto e alla narrazione. 
Ci sono, però, alcuni dettagli che non mi sono piaciuti al 100%, come lo sviluppo del pacchetto e le dinamiche di coppia – punti che preferisco approfondire meglio nel giudizio al mio contest “All together 2.0”, perché non sono salienti per questo concorso. 
Qualcosa però voglio dirla comunque. Per mio gusto personale, definire Tom un idealista non è appropriato. In realtà, l'idea di ribaltare le parti non è male, ma io preferisco quando c'è una contrapposizione netta tra i due: Gellert è l'idealista, umano e pieno di rimpianti, mentre Tom è il sociopatico che va in delirio quando uccide. Non ho trovato calzante al personaggio questo definirsi di Tom “un idealista”, mi ha proprio stranito. 
La caratterizzazione di Gellert, così contrastata e piena di tormenti, l'ho trovata interessante, anche se la mia idea di lui è molto diversa. 

A presto,
Mary


Non mi fa lasciare una nuova recensione, quindi modifico questa!

3 - “L'uomo che non ha mai vissuto” di _Freya Crescent _.
Totale: 40.3/50.

1) Grammatica e ortografia: 4.8/5.
La grammatica va bene, c'è solo una piccola svista.
“Perché sono un'idealista.”: “un idealista”, dato che ci riferiamo a Tom (- 0.20).

2) Stile (lessico, figure retoriche, uso di aggettivi e avverbi): 10/10.
Come sempre, il tuo modo di scrivere mi stordisce e mi incanta, lasciandomi con una sensazione di pienezza che mi soddisfa su tutti i fronti e, allo stesso tempo, con una fame vorace che implora di averne di più, sempre di più.
Di questa storia ho apprezzato particolarmente la struttura: i paragrafi chiaramente divisi per rispettare l'ordine cronologico, i dialoghi posti al centro in una posizione privilegiata, e l'uso estremamente incisivo del corsivo. Legata a questo aspetto, c'è anche un'altra questione più profonda legata al tuo stile, e cioè la capacità di condensare svariati significati e una miriade di sottintesi in poche parole. Ti faccio un esempio, in questa frase (“Gellert ricordava il suo viso intagliato nel marmo, la perfezione fasulla di chi non ha un cuore in grado di battere”), quel “viso intagliato nel marmo” è più di una mera descrizione estetica: lascia sì intuire la bellezza granitica di Tom, ma sta soprattutto ad indicare la sua freddezza, la sua indifferenza verso la vita, e anticipa la precisazione – in corsivo, in posizione di rilievo, perché dev'essere uno schiaffo in faccia al lettori – di “la perfezione fasulla di chi non ha un cuore in grado di battere”, che è una splendida immagine ma è anche una sentenza impietosa sulla natura di Tom.
Fai sempre un largo utilizzo di immagini e metafore, ma in questa storia ti sei superata, ce ne sono veramente tante. Solitamente un utilizzo così intenso mi infastidirebbe, ma tu l'hai gestito molto bene, mantenendo un equilibro perfetto: non si ha un'impressione di pesantezza, né si ha la sensazione che il testo sia un esercizio di stile, perché ogni immagine che scegli, ogni parola, è funzionale ai personaggi e alla loro introspezione. “Gellert ricordava quel suo primo sorriso come si ricordano gli incubi di un'estate in rovina e di passioni ormai morte” questa frase mi ha straziato, e non solo per il riferimento alla coppia Albus/Gellert che è la mia OTP, ma proprio per come hai espresso il concetto. È incredibile come le espressioni che hai scelto - “gli incubi di un'estate in rovina” - trasmettano al lettore un malessere sordo, senza fine, che non passerà mai. È incredibile come i tuoi stessi siano emotivi, come bastino poche parole per straziare il cuore al lettore – o almeno a un lettore sentimentale come me!
Ad aiutarti in questo è senza dubbio la scelta del lessico, sempre curatissima. Il registro medio-alto conferisce al testo una certa ricercatezza che io apprezzo sempre moltissimo, e certe espressioni mi sono proprio rimaste impresse: “spezzava la vita con la grazia di un violinista che declina verso l'ultima nota” - un periodo veramente tragico, che trasuda morte da ogni termine, eppure è estremamente delicato ed elegante, “contorni sbiaditi”, “s'era odiato così tanto da sentire le ossa bruciare”, “la mente e il corpo disfatti dalla prigionia”, “il peccato da cui non si è lasciato stregare”.
Complimenti, non ho veramente nessun appunto da farti!

3) Titolo: 4.5/5.
Il titolo che hai scelto mi piace davvero molto, pur essendo un po’ lungo per i miei gusti soliti – ma qui devo dire che non mi disturba affatto. È un titolo molto incisivo e intrigante, che penso incuriosirà non poco i lettori.
Non ti ho dato il punteggio pieno perché ho trovato il richiamo nel testo un po’ flebile, nel senso che nella storia l’immagine di Tom come “uomo che non ha mai vissuto” non è sottolineata abbastanza, secondo me, ma è relegata al fondo della flash perdendo così di incisività.

4) Caratterizzazione dei personaggi, sviluppo della coppia e attinenza ai contenuti del bando: 11/15.
Devo dire che, vista la difficoltà di trattare due personaggi come questi, te la sei cavata abbastanza bene.
Il mio preferito in questa storia è sicuramente Tom, che ho trovato davvero ben caratterizzato. Penso che questa frase (“Mi hai insegnato che nessuno è come me. Nemmeno tu.”) riassuma perfettamente l'essenza di Tom: fin da bambino, si notava come il paragone con altre persone lo disturbasse (il disgusto per l'avere un nome comune a tanti, il fastidio quando Silente gli dice che è come lui), e quindi mi ha fatto molto piacere ritrovare questo dettaglio – che è solo apparentemente un dettaglio, in realtà rappresenta il fulcro della sua sociopatia -, che troppo spesso è trascurato in storie che l'hanno come protagonista.
Del tuo Tom mi sono piaciute anche le descrizioni che ne fai, sia a livello estetico (“aveva la bellezza di un demonio, l'eleganza di un principe”), sia a livello concettuale, in cui emerge benissimo la sua connessione con la morte (“spezzava la vita con la grazia di un violinista che declina verso l'ultima nota”). Ho trovato in tutta la storia diverse immagini che richiamavano alla morte, l'ho trovato estremamente appropriato.
Anche il terrore di lui finale come Voldemort mi è sembrato estremamente azzeccato: ho sempre pensato che – nel canon – avesse ucciso Gellert non perché esasperato dalle sue parole, ma perché terrorizzato che potessero rappresentare la verità.
Riguardo a Tom, l'unica parte che non mi è ben chiara è questa (“i suoi occhi di pece che cercavano di nascondere l'estasi, il moto di un violento delirio che doveva essere placato”): lo descrivi subito così e non ho capito se ti riferissi all'estasi che prova uccidendo – particolare che è assodato nelle storie su di lui, perché nel canon non è specificato chiaramente – o se il “violento delirio” sia una sorta di passione che prova per Gellert, come mi verrebbe da pensare leggendo il pezzo successivo che ne parla (“Gli aveva permesso di restare, per poterlo osservare, e aveva capito che quella luce s'intensificava non appena Tom, la schiena inarcata per il piacere e le mani ancora colme di scintille, lo guardava in preda a un estatico delirio”). Questo mi ha un po' confuso, perché non ho ben capito se stavi descrivendo una frenesia omicida o una specie di passione “amorosa” - che sarebbe molto bello a livello di coppia e un po' inusuale per Tom, ma comunque convincente.
Ci sono anche altri punti oscuri nella tua storia, soprattutto riguardo alcuni dialoghi. “Perché sono un idealista”: all'inizio ero rimasta non poco sorpresa – e non soddisfatta – dal vedere una frase del genere in bocca a Tom. Soltanto in un secondo momento – leggendo le tue note – ho capito che l'avevi pensata come una battuta sarcastica, ma anche qui non ho capito se fosse “un caso” che Tom ironizzasse proprio su ciò che è Gellert in realtà, o se il riferimento fosse voluto, e in questo caso mi sono chiesta come potesse Tom intuire che Gellert fosse un idealista, quando dal fuori sembra soltanto un tiranno – è un personaggio come Silente, complesso, fatto di mille strati, e ciò che sembra non corrisponde mai a ciò che è veramente. Tutti questi dubbi hanno quindi minato l'incisività della frase, e anche la flash ne ha risentito – sebbene in minima parte – perché la chiarezza in una storia così breve è essenziale.
Per quanto riguarda Gellert, sono un po' combattuta.
In linea di massima, mi è piaciuto, ci sono certi aspetti che mi hanno proprio catturata: questo rivedere se stesso in Tom (“Aveva visto il suo stesso riflesso negli occhi di quel giovane assetato di risposte, aveva visto i contorni sbiaditi dell'adolescente ch'era stato e l'aveva odiato, l'aveva odiato e aveva desiderato tenerlo vicino a sé”), che lo attrae e, allo stesso tempo, glielo fa addirittura odiare; il sollievo che prova ad avere una persona spietata come Tom vicino in un periodo della sua vita che io penso fosse molto difficile e solitario; il fatto che basti il ricordo di Albus a fargli capire che sta sbagliando tutto, un'altra volta; l'atteggiamento derisorio e disperato con cui cerca di proteggere Albus e “Il Bene Superiore”. Sono aspetti del tuo Gellert che ho amato, non c'è dubbio!
Quello che mi ha convinto meno è questa sorta di rassegnazione, questo sentirsi già sconfitto: mi è sembrato troppo arrendevole, quando invece dovrebbe essere nel massimo del suo potere distruttivo. È il momento in cui è più temibile e potente, e mi piace che venga descritto con degli scrupoli e qualche ombra – d'altronde, è un idealista, non un assassino -, ma così mi è sembrato troppo, e anche poco IC, dal momento che Silente racconta a Harry – quando si incontrano alla stazione dopo la morte di quest'ultimo – che c'erano voci che dicevano che, di recente, Gellert avesse compreso le indegnità delle sue azioni e si fosse pentito, ma di recente, non nel 1945, addirittura mezzo secolo prima e quand'era sul punto di avere il mondo ai suoi piedi!
Un ultimo appunto che mi sento di farti riguarda questa frase (“Gellert gli aveva dato le spalle e aveva creduto d'essere sfuggito ai ricordi, ai tempi lontani in cui giocava a fare il Padrone della Morte”): non mi è piaciuto l'uso del verbo “giocava”. Anche se sono certa, conoscendoti, che sia una scelta ragionata, l'ho trovato poco adatto a un personaggio come Gellert, che ha sacrificato tutto per i suoi ideali e per ciò in cui credeva: penso che nemmeno con una buona dose di autoironia potrebbe riferirsi al periodo con Albus con “tempi lontani in cui giocava a fare il Padrone della Morte”, visto quello che ha perso.
Per quanto riguarda le dinamiche di coppia, ho notato che si capisce molto bene perché Gellert si senta attratto da Tom, ma non si intuiscono i motivi che spingono Tom ad avvicinarsi a Gellert, e questo è problematico, con una coppia così inusuale.

5) Attinenza ai contenuti del pacchetto: 2/5.
Il pacchetto era: “3) Coppia: Gellert Grindelwald/Tom Riddle Jr.
Indicazione: Tom si è appena diplomato, vaga per l'Europa con nient'altro che la propria bellezza affilata e un'anima in frantumi.
È il 1945 e la Germania è sconvolta dalla guerra di Gellert Grindelwald, l'oscuro mago che sulle pagine dei quotidiani è una figura slanciata dai capelli lucenti e le mani imbrattate dal sangue di mille stragi.
Tom ne è incuriosito, perché Gellert pare degno di lui nelle sue intuizioni, nelle sue pretese, nei suoi sogni d'utopia. Tom non è mai stato un idealista, ma Grindelwald ha un fascino magnetico a cui è difficile resistere, e il suo mondo di violenza e sangue e libertà è un mondo che Tom potrebbe desiderare.
Nota: descrivere un incontro tra i due. Può non essere il primo, ma l'ultimo, uno nel mezzo o anche l'unico. Visto che dovrebbe essere una storia di coppia, fate in modo che ci sia quanto meno dell'interesse, ma attenzione all'IC.”
Sono stata molto indecisa su cosa assegnarti in questo parametro, perché da un lato sono rimasta soddisfatta dall'atmosfera che si respira nella flash e dalla storia in sé, perché è esattamente il genere di storia che mi piace leggere su questa coppia. Nonostante questo, però, non posso fare a meno di notare che molte delle mie indicazioni si sono un po' perse nel vuoto – e posso anche capirlo, perché l'ispirazione lavora in modi molto misteriosi e il pacchetto era senz'altro uno dei più complessi!
Quello che ho trovato mancante nel tuo testo è la descrizione di Gellert come “figura slanciata dai capelli lucenti e le mani imbrattate dal sangue di mille stragi”. Non per la descrizione in sé, ma per ciò che rappresenta: nella tua storia non emerge questo lato “sanguinario”, il lato da condottiero, di Gellert. Da questo punto di vista, è Tom che viene descritto per la sua smania, per il suo essere un soldato, per l'“estatico delirio” che lo contraddistingue, e sempre Tom eclissa un po' la figura di Gellert, le cui riflessioni sono sempre legate a ciò che Tom scatena dentro di lui – i ricordi, il senso di colpa.
Anche questa parte (“Tom ne è incuriosito, perché Gellert pare degno di lui nelle sue intuizioni, nelle sue pretese, nei suoi sogni d'utopia. Tom non è mai stato un idealista, ma Grindelwald ha un fascino magnetico a cui è difficile resistere, e il suo mondo di violenza e sangue e libertà è un mondo che Tom potrebbe desiderare.”) non è stata sviluppata in maniera per me soddisfacente. Ciò che attrae Tom di Gellert non è specificato ma di certo non è una questione di ideali, non è per una condivisione di “atrocità”, come suggeriva il pacchetto – in realtà, non hai proprio specificato perché Tom si senta attratto da Gellert. Anche il “fascino magnetico” di cui Gellert dovrebbe essere dotato non emerge minimamente: di lui vediamo le debolezze, la malinconia, il dolore, l'autorità, ma di certo non il fascino. Trovo che manchi questa parte nella tua storia, questa sorta di attrazione mentale che avrebbe dovuto far sì che Tom si sentisse sedotto da Gellert e dal mistero che rappresenta.

6) Gradimento personale: 8/10.
La storia mi è piaciuta molto: soprattutto lo stile, l'ho trovato di una bellezza lacerante, che strappa il cuore, estremamente evocativo e incisivo. Nel complesso la storia mi è piaciuta, ma i personaggi non mi hanno convinta fino in fondo – e io ho un debole per loro, sai quanto li amo! - e il pacchetto avrei voluto fosse stato rispettato di più, per questo il mio gradimento è molto alto ma non può essere eccellente.

Giudizio dell’Autrice del pacchetto, Mary: 19/30.
Quello che pensavo te l'ho già detto nel parametro appropriato. Diciamo che si vede che il mio pacchetto è stato uno spunto da cui sei partita e poi l'ispirazione ti ha trascinata verso sfumature leggermente diverse, ma ugualmente belle!
Ancora grazie per aver sviluppato una mia idea in un modo così meritevole.
(Recensione modificata il 27/04/2018 - 04:12 pm)

Recensore Junior
17/02/18, ore 22:07

Girovagavo quando ho trovato questa piccola perla e sono felice di essermi fermata.
È scritta veramente molto bene e lo stile marcato che hai usato, combinato al lessico ricercato, nell’insieme mi è piaciuto molto.
Non avevo mai letto finora di Gellert e Tom affiancati, la tua è un’idea molto originale. La caratterizzazione dei personaggi rispecchia molto quella originale, la freddezza di Tom, la sua passione nei momenti meno impensabili - momenti di crudeltà, di sangue - è veramente ben riuscita. Mi è piaciuto molto anche Gellert. La sua debolezza di fronte alla tentazione, la consapevolezza di non essere ancora arrivato al limite, quel limite che Tom forse non ha nemmeno mai avuto, e il suo tentativo finale di redimersi. Per se stesso, per le sue azioni, per Albus. Bellissimo. Una bella storia, che lascia con l’amaro in bocca per la sua brevità. Un vero peccato che tu non l’abbia sviluppata di più. Sarei stata curiosa di leggerne ancora. Spero in futuro deciderai di approfondire l’argomento. Ciao, Meissa

Recensore Master
16/02/18, ore 17:01

Ciao! Questa storia mi è piaciuta molto. Non mi ero mai posta il problema di come sarebbe stata un'interazione tra Grindelwald e Voldemort, ma qui ho trovato un'ottima risposta.
Quando alla fine Grindelwald viene ucciso da Voldemort e rivede il suo concetto di "Bene superiore" è un momento molto emozionante.
Hai spiegato tutto nelle note d'autore, comprese cose che a me erano sfuggite nel testo.
Bel lavoro, complimenti.