Recensioni per
Quella notte lui divenne
di Vitani

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
20/03/18, ore 00:16

Ma buonasera mia cara! Sono ancora viva! Ti prego, non alzare gli occhi al cielo, pensando “oh cavolo, questa è ancora qui che rompe!” ehm lo so, rompo, scrivo recensioni senza senso dettate dalla più profonda ammirazione e venerazione e rompo le scatole alla povera autrice che magari ha pure qualcosa di meglio da fare.
Precisazione prima di iniziare con gli sproloqui. Ehm, ti sto recensendo dal telefono. Quindi prendi per buono questo testo sgangherato. Ma non so quando il mio PC tornerà a casa… non far caso ad errori ed autocorrect, prenditela con word.
Insomma, è un piacere ritrovarti!
Ma quanto è meravigliosa anche questa!? Tanto. Molto. Moltissimo! Perché, pur trattando le stesse scene delle altre, pur riprendendo gli stessi missing moments, è assolutamente diversa ed originale. Hai un dono, veramente. Quindi, ti prego e ti imploro, sfruttalo e continua con la serie.
Giusto, a proposito: SCRIVI!!! La POV di Raoul. Lui è il capitano della ship. Il fanboy per eccellenza. Colui che secondo me li voleva menare in certe occasioni quei due. Che se avesse potuto li avrebbe chiusi in un armadio e avrebbe lasciato che la natura e gli ormoni facessero il loro corso.
Lui e tutta la crew della plancia. Perché anche il povero timoniere che gli dà man forte nella puntata 12 per far scendere a terra Electra, secondo me anche lui li shippa. Tutti li shippano. Ecco, idea non richiesta, ma un bel pov di ciascuno!? Di quei poveretti esasperati dalla UST di Nemo ed Electra? (Che poi, a mio avviso, il secondo timoniere, il tipo con i capelli lunghi e sicuri, un po’ ci sbava anche lui su Electra. Mio opinione, però…)
Insomma, come al solito divago. Ma fidati, nel frattempo apprezzo pure. Anche se scopro che hai pubblicato dopo 10 giorni, ma va beh, lascia perdere, leggi la recensione sgangherata e inappropriata, non mandarmi in manicomio e accetta i miei complimenti! Ci risentiamo in fondo!

Avrei voluto... toccarlo.
Anche solo una carezza, anche solo con la punta delle dita.
Ecco, già qui un pochino muoio. Stellina, lo si vede, passi 22 puntate a morire pur di avere un minimo cenno che ancora ti vuole bene. Non dico altro, ma un po’ di affetto. Ma no, rinchiudiamoci nel dolore ed ergiamo muri. Perché il dolore è più comodo da sopportare rispetto alla felicità, vero Nemo!?
C'era qualcosa, in me, che era teso verso di lui da sempre, da ancora prima che capissi che lo amavo. All'epoca, da ragazzina, intuivo che avesse a che fare con la tragedia di Tartesso. Ora, donna adulta, so che era il sapore di un dolore condiviso.
Ecco, appunto! Ps… oh dee, quando adoro questa frase. Il sapore di un dolore condiviso. Perfezione.!
Col tempo imparai a leggere la sua espressione, a comprenderlo senza bisogno che mi parlasse. Imparai a capire quand'era nervoso e non dovevo disturbarlo, quando invece era di buonumore. Quando, infine, pensava al passato.
Cosa che invece un certo Capitano ha tralasciato. Per comodità , per paura, perché tutto sommato incapace ad esprimere i sentimenti, perché frastornato dal dolore.
Ora so che fu il dolore a renderlo tale. So che oltre il muro che s'era costruito intorno batteva un cuore appassionato, ferito e dolcissimo. Un cuore che mi donò senza riserve né dubbi, in quattro mesi che sembrarono un sogno.
Ecco, questa è una cosa per cui non smetterò mai di elogiarti. Come sei riuscita a rendere perfetta e credibile Electra a 15 anni. Che è il momento in cui le crolla tutto addosso. 15 anni sono pochi per tante cose. Per scoprire la verità su Tartesso, per iniziare a dominati i propri incubi. Per capire che tali incubi te li porti dietro. Soprattutto perché le crolla un castello di certezze che aveva passato gli ultimi anni a costruire. Veramente, sei riuscita a fare un lavoro eccellente.
Erano i sogni di un'ingenua.
Inafferrabili.
Non di un’ingenua, ma di una ragazza innamorata. Stellina, quando dolore.
I suoi occhi erano gelidi, imperscrutabili.
Ok, ha solo 16 anni, te lo concedo Nemo. Ma a 20 eh!? No, anche solo a 18? Ma accidenti, ascolta un po’ quel pover uomo di nome Raoul. Prima che gli prenda un embolo. No, trincerati dietro la tua imperscrutabilita’. Che secondo me l’ha sempre fatto. Già è introverso di carattere, poi con tutto quello che ha passato. Dai, almeno Electra è onesta con se stessa. Per carità, per riuscire ad esserlo cerca di uccidersi e di ucciderti. Ma almeno è coerente e onesta.

Se per un solo istante il suo stomaco si strinse nello stesso modo in cui lo fece il mio mentre lo guardavo, fu bravo a non farmelo capire.
Primo errore ragazzi, primo errore. Cioè, più colpa di Nemo… ok, è giovane, ok sulla carta è tua figlia, ma ripeto, ti capisce con uno sguardo. Ma tientela stretta. Molto stretta. Sa esattamente cosa hai passato. Sa cosa aspettarsi. Ma no, riducimela in questo stato.
Scoprii della Torre di Babele e la forza con cui lo odiai fu pari a quella con cui odiai me stessa perché, nonostante tutto, continuavo ad amarlo. Avevo la risposta per quel che riguardava il suo dolore, quello che avevo abbracciato prima ancora di conoscerlo davvero. Non cambiava niente, per me. Non poteva cambiare, perché io comprendevo la sua sofferenza. Quello che amavo era un uomo che viveva nel rimorso, convinto di aver preso la sola decisione possibile ma che ugualmente non riusciva a perdonarsi. Amavo un uomo che portava addosso il dolore del mondo, che aveva perso tutto, che strenuamente lottava per la sua – nostra – vendetta. Amavo la sua solitudine, la sua intima tristezza. Non avevo paura, di lui non ho mai avuto paura.
Non sono mai stata così debole.
Di questo lui s'è accorto.
Ecco, appunto. Discorso di cui sopra. Tra l’altro, ma quando è bello questo pezzo!? Quanto!?
Ha capito che ero forte abbastanza da affrontare i suoi fantasmi, da quietarli anche solo per un attimo. Per questo mi ha scelta, infine.
Santo cielo bimba, in qualche modo ti tiri fuori da un PTSD da sola, più o meno ammaccata, ma ce la fai, perché lo sguardo che hai nell’ultima inquadratura quando tornano sulla Terra è lo sguardo di una con i contrococomberi, ovvio che ti sceglie. Sei abbastanza cazzuta per entrambi.
Certo che Anno poteva approfondire un pochino di più invece di fare quelle 10 puntate a caso. Si ok, non le supervisionava lui, ecc ecc, ma dai, la Gainax è tua, imponiti. Aborri quello scempio inutile.
A proposito di figlie, c'è una cosa che vorrei puntualizzare: io non ho mai odiato Nadia, mai. So bene che lei è stata vittima delle circostanze forse più di tutti quanti noi.
Concordo e confermo. Pur che in certi momenti mi viene voglia di menarla, tutto sommato Nadia è una vittima anche lei.
Grandis Granva si chiamava, colei che me l'ha fatto capire nel più brutale dei modi. Col senno di poi dovrei esserle grata.
Ma si, bimba! Alla fin fine non ti odia nemmeno lei. Ora non credo siano bff, ma una qual certa amicizia alla fine nasce. Anche perché nel mio trope personale Rebecca (sorry, è dal 1991 che la chiamo così e continuerò a farlo) la mette in riga nei momenti in cui ad Electra sembra mancare la terra sotto i piedi dopo il finale della serie. Come hai ben esplicitato nei Giorni, secondo me durante la gravidanza, tra baby blues, ormoni e giusta depressione, non credo fosse propriamente un fiorellino di sanità mentale. Ecco, Rebecca la riportava sulla retta via. Almeno, io la penso così.
Io, maldestra e goffa, cercavo di marcare il territorio mentre lei mi superava ogni volta, con quei costumini stretti e delle grazie palesemente esibite che avrei guardato anch'io se fossi stata un uomo.
A bimba! Se ne viene via con te e le dice pure di mettersi qualcosa addosso, secondo te!? Eh!?
Ricordo la frase di Raoul, il capo-macchinista: “È pur sempre un uomo”.
Come a dire che sarebbe stato naturale se lui l'avesse ricambiata.
Beh, gli occhi per guardare spero ce li avesse, pover uomo! Anche solo per un qual certo apprezzamento. Come si apprezza l’arte, insomma. Io mi sarei preoccupata del contrario.
E dietro al silenzio crescevano il rancore, la rabbia, la gelosia. Cresceva una me stessa che non riuscivo a perdonare ma che non ero abbastanza forte da ricacciare indietro.
Fino al punto in cui tutto andò in pezzi.
L'ho fatto per te.
Ho voluto salvarti.
Non potevo permettere che anche tu...
Fu l'attimo in cui qualcosa, in me, si spezzò definitivamente.
Momento in cui puntualmente, ogni volta che riguardo la serie, anche io vado in pezzi. Dee la faccia che fa al momento della realizzazione dell’errore compiuto. E lo sguardo di Nemo quando glielo confessa. Non so tu, ma mi uccide un pochino ogni volta.
Quello che mi arrivò, però, fu il dolore di uno schiaffo.
Crollai a terra, piangendo.
Vedi sopra… Dee, odi et amo questo pezzo, odi et amo.
Pensa a quello che devi fare, mi disse.
Aveva capito da tempo, da uomo perspicace qual era, che c'era qualcosa che mi logorava.
Aveva capito che quel qualcosa riguardava lui.
Però per riuscire a dirlo la fai precipitare all’inferno!? Ma ti strozzerei Nemo, ok non sia esprimerti, ok hai sofferto, ma cacchio, sveglia! Ecco, lo adoro in questo pezzo. Lo pesterei a sangue ma lo adoro. Lo adoro perché ha capito di aver tolto una seconda volta la pietra dalla torre di babele. Solo che almeno stavolta, in qualche modo, riesce a salvare il tutto.
Sulla plancia di comando del Nautilus si era trovato davanti una donna che chiedeva di morire. Una donna talmente divorata dalla paura, dalla gelosia e dall'incertezza da essere arrivata a rifiutare la vita. Forse non aveva compreso quanto profondo fosse il mio desiderio di morte fino a quel momento. Se n'era accorto quando gli avevo proposto di suicidarci col Nautilus. Solo allora davvero aveva capito.
Ecco, appunto!
Poi mi toccò la guancia con la punta delle dita, lì dove mi aveva colpito.
Medina, mi chiamò. La mia Medina.
E io sentii lo stomaco stringersi, quasi piansi.
Eh ma qui piango io! Perché da qui in poi ti sei superata! È un crescendo di meraviglia. Non potevi scrivere nulla di più meraviglioso, calzante, perfetto e stupendo.
Mi abbracciò.
E con quei pensieri indegni nella testa mi scostai appena, inspirai e poggiai le labbra sulle sue. Almeno quello ce l'avevo ben chiaro, così come il fatto che non avevo proprio più niente da perdere. Non mi importava come sarebbe finita. Non mi importava che il cuore mi battesse all'impazzata, che avessi il terrore di venire scacciata. Fu un bacio caldo, lieve, un tocco di labbra che mi lasciò le gambe deboli come acqua. Lui mi sorresse.
Due cose non dimenticherò mai di quel momento.
Il tremito lieve della sua bocca ancora sulla mia e gli occhi con cui mi guardò subito dopo.
Occhi incerti, perfino spaventati.
Non dimenticherò mai l'esitazione che vi lessi.
Erano gli occhi di chi non sa che strada prendere, forse per l'unica volta nella sua vita.
Io, invece, lo sapevo benissimo.
No, no, lo sa anche lui cosa fare… ti sta “solo” chiedendo di poterlo finalmente fare, di perdonarlo definitivamente. Di dargli ancora una possibilità.
Capii che, in tutti quegli anni, avevamo sempre e solo avuto paura.
Paura di essere felici.
Avevamo avuto paura di perdonarci, che la felicità ci distogliesse dalla vendetta.
Avremmo scoperto quant'era più bello combattere per garantire un futuro a chi amavamo.
Ma quanto è bello, perfetto e calzante questo pezzo!? È pura perfezione. Anche perché finalmente questi due si mettono un attimo il cuore e l’animo in pace e finalmente, finalmente danno la priorità a ciò che conta.
Poi il bello è la tragedia finale, ma va beh, non sarebbero loro due se tutto fosse rose e fiori (anche se mi immagino sempre scene in cui alla fin fine tutti vivono, quel fix-it non richiesto e assolutamente OOC per Nemo, ma che tutto sommato fa bene al cuore delle shippers).
Non avevo ancora idea del fatto che avremmo trascorso insieme ogni notte, da lì in avanti.
In verità ero convinta che sarebbe stata davvero l'avventura di una volta.
Piccola, dolce e tontolotta! La adoro! Riesce costantemente a mettersi in discussione, in secondo piano. Io la adotto e passo la giornata a coccolarla.
Pensavo che lui l'avesse fatto per farmi un favore, quasi, per pietà verso di me.
Idem come sopra.
Non era così. Elusys era una persona corretta fino all'estremo, non avrebbe mai giocato con me o coi miei sentimenti e in seguito mi sarei data della stupida per averlo anche solo pensato. Però ero giovane e molto bella e lui, dopotutto, un uomo. Avevo la consapevolezza che sarei potuta essere anche solo il capriccio di una notte e che non mi importava. Mi sarebbe andato bene anche così. Lui, però, aveva esitato. Rivedo ancora quegli occhi da bambino impaurito. Non è che temesse me o se stesso. Sapeva bene che io per lui non ero un gioco, non ero mai stata un gioco. Solo che baciarmi o fare l'amore con me significava scavalcare un muro che per tredici anni era stato insormontabile. Significava ammettere di essere feriti, ammettere di aver bisogno di amare. Ammettere di essere vulnerabili, di desiderare.
Furono i mesi più belli e intensi della mia vita.
Perché mi vuoi far piangere!?
Solo una volta ci incrociammo in corridoio e lui mi sfiorò le dita con la mano. Appena appena, così di sfuggita da farmi dubitare che l'avesse fatto casualmente.
Ecco, sono solo io che penso che quei due, se erano un attimo da soli, le mani di dosso non se le toglievano!? E non solo in senso piuttosto carnale, ma semplicemente lo sfiorarsi, una carezza o simili.
E secondo me una volta Raoul li ha beccati che si baciavano, non una roba sconvolgente neh, ma che gli abbia fatto esclamare un “oh finalmente!”
Non mi aveva detto che potevo tornare da lui.
Chissà, magari ero stata davvero lo sfizio di una sera.
Oppure ero stata un errore.
Non me l'aveva neppure proibito.
Andai.
Stellina, meno menate mentali che credo vi siano bastati ad entrambi gli ultimi anni di sofferenze… secondo te!? Ti sembra il tipo da una botta e via!?
Mi baciò la fronte, poi le palpebre, lasciò un piccolo morso sulla punta del naso e io sbuffai perché mi fece il solletico. M'accorsi che sorrideva. Gli sorrisi a mia volta e lo baciai sulle labbra.
Ma quanto sono pucciosi!?
Il corpo di Nemo, però, aveva una cicatrice. L'impronta di un colpo di pistola vicino alla spalla, spiccava sulla pelle scura come una luna pallida dai contorni slabbrati. Conoscevo anche la storia di quella.
Ehm, ci sarebbe anche una qual certa biondina di mia conoscenza con una cicatrice… sarebbe possibile una oneshot a tale proposito!? *torna nel suo angolino a rammaricarsi per la faccia tosta*

La nostra fu una relazione molto carnale, non ho problemi ad ammetterlo.
Certo non sei rimasta incinta grazie alla pietra azzurra. Né alla forza di una galassia lontana lontana… coff coff!
Acquisimmo quell'intimità che derivava dallo stare a stretto contatto l'uno con l'altra, imparammo a parlarci liberamente poiché tutti i nostri errori erano dipesi dal silenzio. Io continuavo a non avere occhi che per lui e lui era ancora il capitano. Solo che, al contempo, era più sereno.
Sorrideva.
E credo che lo adorasse, pover uomo. Probabilmente sono stati gli unici 4 mesi sereni, non dico felici, ma almeno sereni della sua vita. O insomma, degli ultimi 13 anni.
Lui fece molto di più. Mi fece capire che la felicità, quella che credevo perduta per sempre, esisteva. Medina, sussurrò come per caso, come a se stesso. La mia adorata Medina. Così capii che mi amava davvero. E capii che il mio solo desiderio era stargli accanto fino alla fine, per sempre.
Vuoi che muoro!?
Ci pensò un po', tanto che dubitai avrebbe risposto. Poi mi prese una mano, se la portò alle labbra. Usò il presente.
Voglio sposarti.
Perché non sapeva dove stesse il futuro.
Ok, vuoi che muoro! No, uccidimi ti prego. Perché questa frase, giuro, me la tatuo. È la perfezione. La perfezione più totale. Il punto di non ritorno.
Ecco, hai mai avuto, anche solo per un attimo, quella sensazione di essere riuscita a toccare l’infinito? La completezza, il passato, il presente e il futuro insieme? In tutti i modi e mondi quantistici!? Ecco, questo è quello che mi ha dato questa frase.
Scusami, lo so che ti sembro una demente in questo momento, ma ecco. È così. Scusami davvero. Ma è perfezione, assoluta perfezione.
E mi sposò davvero.Una settimana dopo, nella quiete di quella stessa stanza.Mi mise la fedina d'argento al dito e io piansi, stretta a lui come una bambina.
Aveva sul volto un sorriso che non dimenticherò mai.
Ti amo, mi sussurrò.
Ti amo, mia Medina.
E qui, scatta la lacrimuccia, ma che lacrimuccia, lacrimoni! Come al solito, magistrale e impagabile.
Basta dire grazie!? No, non credo! Nemmeno un Excellion di grazie potrebbero bastare. Però, va beh, sono sinceri. Perché spesso è volentieri, rileggendo i tuoi scritti, le giornate diventano un po’ più sopportabili. Quindi grazie, davvero! Alla prossima.
Sparisco prima che tu mi possa odiare, per una recensione tanto lunga quanto a sproposito.
Ma è fatta con il cuore e sincera ammirazione.
Grazie quindi.
Grazie davvero.
Cami

Ps… forse te l’ho già detto/chiesto, ma ehm, conosci Nemo dei Nightwish!? Nel caso, ti consiglio quella live @Wembley arena, con Floor Jansen. Nel caso, ne parliamo!
A presto!

Recensore Master
08/03/18, ore 21:40

Ciao!
Che piacere ritrovarti!! Un racconto bellissimo.....bellissimo e dolcissimo. Certo una variazione sul tema, ma scrivi e tante! Sono una più bella, e piacevole da leggere, dell'altra.
Questa scorre via come un fiume, piena ed emozionante. Fresca, mai banale. Intensa.
Scrivi! Scrivi ancora!
È sempre un piacere leggere.....e le variazioni sul tema sono sempre gradite!
A presto!