Recensioni per
La carogna
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 70 recensioni.
Positive : 70
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/06/18, ore 10:04
Cap. 4:

Buongiorno.
Poverino, il micetto!
Ora però è tutto finito... non farà mai più del male a nessuno...
Un racconto che mi ha colpito molto.
E' uno dei miei preferiti tra gli ultimi che hai scritto. Qui secondo me hai fatto un buonissimo lavoro, ho notato più introspezione, più coinvolgimento...
Non so, secondo me sei anche abbastanza esperto di psichiatria ^^ hai fatto studi a riguardo, se posso chiedertelo? :)
Comunque complimenti, complimenti per il lavoro svolto e per tutto. Sei davvero una persona interessante e intelligente.
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
13/06/18, ore 11:04
Cap. 3:

Buongiorno.
Una situazione davvero complicatissima!
Ok, in questo racconto ho notato un lavoro di base davvero molto, molto elaborato, preparato, particolarmente organizzato e pensato. Va bene, ho fatto anche qualche rima ma non era voluta; comunque, ottimo lavoro.
Una trama che per ora hai costruito alla perfezione.
Secondo me, prima delle righe finali, questo qui fa una strage...
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
12/06/18, ore 16:41

Buon pomeriggio.
Bravo, bravo, bravo!
Ci vuole talento per scrivere (o, meglio, descrivere) bene certe situazioni.
Questo tuo racconto mi sta piacendo particolarmente, lo reputo uno dei tuoi scritti migliori.
Resto curioso di scoprire come andrà a finire la vicenda.
Triste la faccenda dei soldi, vero? che poi centomila euro sono una sommetta... dai, neanche più di tanto. Comunque so di gente che ha fatto faville per molto meno.
Bravo ancora. sei una persona molto interessante, lo avverto da quello che scrivi e da come lo scrivi.
Buona giornata ^^ :)

Recensore Master
11/06/18, ore 17:08
Cap. 1:

Buon pomeriggio.
Questa tua storia mi era sfuggita.
Allora; parto coi complimenti. Qui mi piace fin da subito; sei entrato nella trama senza preamboli, la vicenda è sviluppata in modo verosimile e mi sta coinvolgendo molto.
Belli i dialoghi; al di là di ciò che narrano, li ho trovati perfetti. Puntuali, attenti. al punto giusto, frasi corrette.
Bravo! Bravissimo ^^
Non so carissimo quando tornerò a leggere; sono incasinatissimo nella vita reale, ho sempre molto da fare ultimamente. Ma i miei prodotti non aspettano purtroppo xD
Comunque appena posso torno!
Scusa per il mio modo di recensire, un po' schematico e rapido. Sono fatto così.
Buona giornata e a presto :)

Recensore Veterano
03/06/18, ore 21:44
Cap. 4:

1° posto - parimerito: OldFashioned - La carogna 95/100
-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di battitura o distrazione, né strafalcioni grammaticali. Ottimo lavoro!
Lessico e sintassi 10/10
Per una volta, non ho nulla da ridire a riguardo. Il lessico è piuttosto semplice, non ricercato, ma è variegato e non ci sono ripetizioni. Come sempre, si adatta al contesto e l’inserimento di tecnicismi e parole specifiche dell’ambito medico e psichiatrico denotano una ricerca alle spalle oltre che una grande attenzione per cercare di calare il lettore interamente nella storia, inserendolo nelle diverse ambientazioni e potenziandone la verosimiglianza.
Il racconto è dominato dai dialoghi che sono il punto forte della storia oltre l’elemento attraverso cui si sviluppa la trama; le parti descrittive e di riflessione sono maggiormente utili per creare il contesto in cui si muovono i personaggi, ma sono questi ultimi i veri protagonisti. Ho notato come a mano a mano che si prosegue nella storia i dialoghi diventino più brevi, più succinti, brevi e incalzanti, soprattutto da parte di Matteo, come se avesse rinunciato a dire quello che doveva, avesse deciso che continuare a parlare fosse inutile e non avesse più niente da dire. Anche le proposizioni descrittive da lunghe ed elaborate, si fanno sempre più brevi sempre più incisive adattandosi all’andamento della storia e al suo ritmo sempre più serrato e al cardiopalma.
Stile: 10/10
Il tuo stile ha la capacità di essere duttile e adattarsi al contesto; in questo caso, una storia di “vita vera” ha un linguaggio immediato, semplice, comprensibile a chiunque, senza troppe pretese, come se si trattasse di una storia raccontata da Roberto stesso. Mi piace volto come la voce narrante sia commisurata a colui che parla, come se fosse la sua, pur non essendo in prima persona. In questo caso, uno stile così basico e immediato ha permesso di rendere la storia agevole, scorrevole e incalzante, al punto che nonostante la lunghezza l’ho letta tutta d’un fiato e abbastanza velocemente, senza mai annoiarmi. Non ti sei perso in descrizioni pompose, non hai mai descritto sentimenti, se non le espressioni facciali, i toni, insomma elementi visibili, e non hai riportato riflessioni più lunghe di un pensiero istantaneo, ma hai lasciato che fossero i fatti e i personaggi stessi a parlare, a farsi scoprire e a farsi conoscere, e ciò ha permesso di addentrarsi maggiormente nella storia. Credo sia la cosa più complicata del mondo far capire senza spiegare; quella cosa strana del “show not tell” che non ho mai capito fino a quando non ho iniziato a leggerti, perché è esattamente quello che fai: la tua presenza è inesistente, lascia che siano i personaggi a parlare, ti limiti a limare e guidare i personaggi, ma alla fine sono loro a fare tutto.
-Trama:
Originalità: 7/10
La storia, in verità, può essere paragonata a un mero fatto di cronaca, con tutto il background retrostante che ne spiega l’epilogo, oppure un caso clinico. Ma queste definizioni sminuirebbero la potenza raccolta all’interno di questa storia dettata principalmente dalla sua verosimiglianza e spietatezza. Perché il grande pregio di questo racconto è di essere vero e forte nella sua cruda e nuda realtà; nessuno, credo, ha mai mostrato gli aspetti nascosti, segreti, taciuti della gestione di queste situazioni, non in un racconto volto all’intrattenimento, quantomeno e questo è l’elemento inedito che potenzia tutta la storia elevandola a mero “articolo di cronaca” a storia. Non si vuole creare scandalo, attirare l’attenzione per il mero gusto di essere visti, ma si vuole scuotere gli animi e dire senza peli sulla lingua come stanno le cose, lasciando poi che siano i lettori a trarre le loro conclusioni e i loro insegnamenti. Purtroppo, per come era la situazione, non poteva che finire altrimenti, ma fino all’ultimo ho sperato che Matteo si salvasse e, magari, Roberto si prendesse cura di lui in prima persona.
Coerenza: 10 /10
Per coerenze intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Hai esaudito entrambe le richieste in maniera esaustiva, soprattutto per quanto riguarda il tema del contest e il suo obiettivo: non solo scrivere qualcosa di particolare, inusuale e strano, ma trattare un argomento che spesso e volentieri viene minimizzato, stigmatizzato o frainteso. Grazie al realismo quasi spietato del tuo racconto sei riuscito a evitare tutti e tre questi rischi e anzi, nonostante la realtà in cui si muovono i personaggi sia desolante e meschina, hai sempre mantenuto la dignità e il rispetto per gli stessi; si vede che la tua storia è volta a far conoscere una realtà, a ciò che si cela dietro i romanzi, i film o i fumetti, a mostrare il lato oscuro di uno schizofrenico; quello che non si preferisce non dire perché è troppo scandaloso e degenerato, ma che è la realtà che si legge sulle cartelle, che si sussurra in sala riunioni o per telefono: il malato è un peso, una fatica e, a volte, può anche essere un’opportunità. Nonostante tutte le azioni esecrabile compiute da Matteo non lo hai mai condannato apertamente, non hai mai espresso un giudizio, non hai fatto trapelare nulla riguardo alla malattia mentale: ti sei limitato a descriverla così come appare con tutte le conseguenze angoscianti, violente e tristi. Non credevo che indicendo questo contest mi sarebbe arrivata una storia simile, devo essere sincera, perché è molto molto forte e difficile da metabolizzare. Ma, in fondo, hai fatto solo ciò che ti avevo richiesto.
Scorrevolezza: 10/10
La storia procede veloce, incalzante e scorrevole, forse grazie al fatto che si tratti soprattutto di dialoghi e che, quindi, siano più agevoli e immediati. Non è una sceneggiatura ma la parola detta ha una potenza fortissima, assieme a tutta la gestualità correlata, ed è ciò che costruisce l’azione e la storia stessa. Non ci sono descrizioni o riflessioni che la appesantiscano, ma è tutto molto agevole in un crescendo sempre maggiore, con alti e bassi continui, speranze e delusioni, ma che conducono, volenti o nolenti al triste epilogo. È tutto sempre molto agitato, molto confuso (non nel senso che non si capisce ma che ci sono tantissimi avvenimenti e persone tutte assieme) inframezzato da momenti di calma apparente, di tranquillità artificiale, ma questi continui sbalzi sono così sottili che non pesano e non si sentono, ma contribuiscono a dettare il ritmo piuttosto serrato della storia.
-Personaggi:
Caratterizzazione: 10/10
Credo che un altro tuo punto di forza sia proprio la caratterizzazione dei personaggi: riesci a inquadrarli e darne una caratteristica distintiva a tutti, persino a quelli secondari, terziari e al tizio delle pulizie che compare una volta e poi scompare; ogni personaggio ha un volto, una consistenza e non rimane una figurina sullo sfondo che fa numero. Ovviamente, i personaggi principali o più importanti sono quelli che sono più complessi, hanno maggiori sfumature e descrizioni più ampie; ma anche in questo casi lasci che la loro indole emerga da sola, attraverso le loro parole e i loro gesti. Anche i personaggi negativi sono così ben caratterizzati che non riesci a odiarli: la madre molle e sottomessa, il padre menefreghista e opportunista, la sorella (che, personalmente ho adorato) che mi ha ricordato in maniera preoccupante la “madre informata” (e ho adorati la sottile denuncia nei confronti di questi sedicenti “esperti” che stanno rovinando anni e anni di studi); ciascuno di loro suscita un’emozione ed è quello che un personaggio dovrebbe fare: coinvolgerti.
I protagonisti della vicenda (il dottor Boschi e Matteo), inoltre, si scoprono pian piano e a differenza dei personaggi secondari, di cui si dà quasi subito una caratteristica che viene sviluppata, hanno aspetti sempre diversi che emergono man mano e alla fine scopri che il dottore è sensibile, altruista, buono ed era l’unico che volesse aiutarlo davvero, mentre Matteo è, in fondo, un bambino spaventato ma che, per quanto possa sembrare ingenuo, capisce fin troppo bene, è intelligente e sveglio, ma appiattito su una pigrezza che ti fa arrabbiare.
Originalità: 8.5 /10
Sono personaggi tratti dalla realtà di tutti i giorni e come “base” non possiedono alcuna particolarità; la loro originalità è data dalla loro personalità, che li rende unici. Alla fine, in verità, anche in questo caso, non hanno nulla di particolare (gli unici davvero particolari sono il fratello e la sorella), non hanno comportamenti eccentrici o inediti, però il fatto che tu abbia deciso di descrivere uno psicopatico nella sua forma peggiore, senza censure e abbellimenti e la scelta di voler descrivere anche gli aspetti umani più turpi e disumani sono decisioni davvero originali e coraggiosi, che non tutti avrebbero fatto, preferendo probabilmente qualcosa di più roseo e romanzato. Come per la trama, l’originalità è data dal modo in cui sono stati trattati e descritti. Non so quanti avrebbero avuto questo coraggio, soprattutto perché, tra le righe, vengono denunciate tante cose, in merito in particolare a certi comportamenti umani, cercando di far riflettere quanto possano essere davvero utili e buoni.
-Gradimento personale: 10/10
Sapevo che indicendo un concorso simile mi sarei fatta del male da sola, ma non credevo così tanto; mi ero preparata ai colpi al cuore, alle lacrime e agli sconvolgimenti emotivi…MA NON ERO PRONTA PER QUESTO!
Confesso di lasciare sempre le tue storie per ultime perché necessito di almeno una notte di sonno per riprendermi dallo shock che mi provocano. Soprattutto quest’ultima è stata indescrivibile e ho avuto bisogno di un giorno intero per riuscire a recuperare la lucidità necessaria affinché riuscissi a esprimere un’opinione comprensibile. Non ero nemmeno sicura che sarei stata in grado di scrivere una recensione decente in quanto sono rimasta troppo scossa emotivamente. Credo che nessuna storia mi abbia mai segnato tanto da lasciarmi senza parole a fissare il vuoto per svariati minuti. Come si può scrivere un giudizio su una storia del genere? È una storia forte, potente, distruttiva, forse la storia più sconvolgente che tu abbia mai scritto (e ne ho lette parecchie di tue storie sconvolgenti): ti prende e ti sbatte la realtà in faccia, senza provare ad abbellirla ed è proprio questa crudezza, questa verità spietata che ti lascia senza parole. Perché purtroppo l’uomo, spogliato di perbenismi, buonismo e altre fandonie che si racconta per sentirsi migliore è questo: un’opportunista egocentrico e menefreghista. Sono davvero in pochi quelli che si salvano (il dottor Boschi, gli infermieri e la dottoressa Magni) ma gran parte dell’umanità è sporca, corrotta e folle più di quanto non lo siano i malati stessi.
Alla fine, non sono riuscita a trattenermi e ho pianto perché Matteo non si meritava quella fine, non è giusto perché lui non ha colpa, è stato sola una vittima, una povera bambola sballottata da persone incompetenti (la sua famiglia, soprattutto) che se ne sono sempre fregate di lui. È triste e desolante, ti lascia con il vuoto dentro. A maggior ragione sapendo che si tratta di fatti realmente accaduti. È una realtà che esiste ma di cui non si parla quasi mai per “mantenere il decoro”, come se costoro non meritassero di avere il loro posto nel mondo, non fossero persone ma sacchi di patate da scaricare di mano in mano perché troppo pesante da gestire. Non ero pronta per questo schiaffo, ma, purtroppo, è uno di quei tanti schiaffi che serve a questa società per farle capire che cosa ci sia sotto la glassa e sotto le favole che ci raccontiamo. Ti ringrazio, perché ancora una volta mi hai emozionata e mi hai costretta a riflettere; ancora una volta mi hai dimostrato perché sia importante leggere…Inoltre mi hai fatto venire un sacco di dubbi sulle mie scelte future, ma questo non c’entra.

-Utilizzo pacchetti 9.5/10
Obbligo: 5/5: Ho trovato superba tanto la trattazione del disturbo quanto coraggiosa la scelta di mostrarne il “lato oscuro”, come davvero la malattia è nella sua forma più cruda, reale e scevra dagli abbellimenti dei romanzi e dei film. Un disturbo mentale è un peso, un fastidio e un impegno, e tu sei riuscito a rendere proprio questo aspetto senza però essere esente da una delicatezza di fondo: hai mostrato la realtà ma non ti sei soffermato sugli aspetti più turpi e raccapriccianti o angosciosi, non hai esagerato, e questo dimostra una grande sensibilità e attenzione, sia nei confronti delle persone a cui ti sei ispirato sia ai lettori sia alla veridicità.
Bonus: 4.5/5: Hai utilizzato tutti gli elementi e tutti e tre si sono amalgamanti talmente bene alla storia che ho impiegato un paio di secondi a capire che erano gli elementi obbligatori: la canzone è stata quella che è saltata subito all’occhio dal momento che i riferimenti ai Disturbed sono palesi, così come l’insistenza sull’aspetto acustico e musicale (ha sempre le cuffiette con sé, ascolta sempre la musica, insiste nel parlare di David, dei Disturbed e nomina spesso il fatto che attraverso la musica gli parli) ma facendo maggiormente attenzione si nota come i riferimenti siano disseminati lungo tutto il racconto, non solo verso la fine, quando sono riportate le parole della canzone e Matteo la canta direttamente. L’uomo parla spesso di una maledizione, si chiede perché “tutta quella merda stia accadendo a lui”, paradossalmente a mano a mano che la malattia degenera e la canzone prende il sopravvento, aumenta anche la lucidità di lui (mi ha fatto impressione quando ha detto che è una bomba a orologeria pronta a esplodere perché, a differenza della altre volte in cui si capiva che era delirante, in quel momento ho avuto la sensazione che fosse totalmente presente a se stesso e comprendesse la sua condizione). La frase l’ho aspettata fino all’ultimo e devo ammettere che, inserita in quel contesto, dà il colpo di grazia: lascia presagire che stia accadendo qualcosa di brutto, è proprio il genere di frase che si dice prima di compiere un gesto estremo e fino all’ultimo ho sperato che il dottor Boschi riuscisse a salvarlo. Forse, non impregna l’intera storia come la canzone, ma è un elemento che ti colpisce e aumenta l’angst. Infine, l’immagine è stato l’elemento che, pur essendo sottolineato, ho impiegato un po’ a individuare; forse perché era da tanto che non vedevo l’immagine, ma quando l’ho ripresa per fare un confronto mi sono resa conto di come, non solo l’hai inserita nella trama in maniera che si combinasse perfettamente con essa, ma hai cercato anche di darne un significato, una spiegazione, potenziandone maggiormente il significato e, al contempo, dandole una nuova sfumatura. Mi è piaciuto molto questo uso che ne hai fatto: è l’immagine di come Matteo vede la realtà (o meglio, il piccolo mondo in cui è vissuto fino ad allora) ed è una rappresentazione talmente lucida e significativa da essere spaventosa. Forse mi sarei aspettata un utilizzo più originale e meno canonico, ma, nonostante questo, i vari elementi si amalgamano perfettamente nella storia.
-Totali: 95/100

Recensore Master
02/06/18, ore 11:29
Cap. 4:

Ciao^^g68
che fine triste.... e ancora di più se si pensa che questa, come tu ci confermi, è un storia vera. Pensa che mentre sto finendo di leggere mi trovo proprio in treno: mi capita spesso di viaggiare, e non sai quante volte i ritardi sono dovuti a investimenti di persone lungo la linea. Una cosa tristissima (come anche vedere che ciò che preoccupa in genere i viaggiatori è il ritardo accumulato dal treno). Poveraccio questo Vanelli, che proprio verso la fine aveva rivelato uno spiraglio, raccontando delle sue voci e delle sue visioni. E che, in ultimo, come ultima persona da salutare ringraziare, pensa al dr. Boschi. Questo commiato finale mi ha colpito profondamente : Matteo, che sembrava così fuori dalla realtà da non farsi scalfire da nulla, di fatto ha dimostrato che in realtà qualcosa, di tutti gli sforzi compiuti da Boschi, era passato : addirittura l'affetto.

Recensore Master
06/05/18, ore 15:57
Cap. 4:

Hello... A very sad end with a suicide: I imagine it but it is very cruel... The sister, the disease etc good job as usual. My best wishes J

Recensore Master
04/05/18, ore 19:34
Cap. 4:

Be', non poteva che finire così... diciamo che avrei preferito vederci la sorella sotto al treno (tipo un Frecciarossa). Le conversazioni tra lei e Boschi sono fantastiche, tu sei talmente bravo che me le sono godute tutte... e anche io immaginavo giardini zen perchè altrimenti prendevo a pugni lo schermo del pc. Hai creato un mostro, peggiore del povero Matteo!;)))))
Bellissimo come hai reso lo "scarico" sul cosa fare tra psichiatri, carabinieri, vigili, ecc... rendendo la tragedia molto vera e attuale. Una tragedia che alcune famiglie si trovano a dover gestire, o a provarci, scontrandosi con un muro di gomma terribile. Ovviamente Boschi mi è piaciuto anche qui, soprattutto per come ha gestito la sorella, io al suo posto la prendevo a sberle e la gettavo dalla finestra.

Bravo caro, come in ogni tua storia, sempre complimenti per come scrivi e mi tieni incollata sulla storia!

Micia

Recensore Master
03/05/18, ore 21:46
Cap. 4:

Lo sapevo!
Quando ho iniziato a leggere questo quarto e ultimo capitolo un pensiero mi ha attraversato la mente. "Alla fine lui muore" mi sono detta, e accidenti se ci ho preso!
E' davvero stata una storia triste, di solitudine e abbandono. Come hai descritto tu nell'introduzione, qui non ci sono eroi, non c'è romanticismo. C'è la vita reale, quella vera che migliaia di persone affrontano ogni santo giorno, fatto di persone autentiche, in carne e ossa, che ricoprono il ruolo di lavoratori (alcuni) e di pazienti (altri). E' la vita, e a volte fa schifo.
Non ci sono eroi perché nessuno è corso a salvare il povero Matteo; non ci sono eroi perché le voci nella testa del paziente non sono super poteri; non ci sono eroi perché nessuno HA DATO UN PUGNO SUL NASO A QUELLA FECCIA DELLA SORELLA!!! ANCORA PIU' PSICOPATICA DEL FRATELLO!!!
Ok, mi sono calmata ^^
"Le malattie mentali non esistono" dice la DEMENTE durante una conversazione con il dottor Boschi: che frase stupida e medievale!
Onestamente? Credo che se il povero Matteo si è ammazzato alla fine sia stata colpa della sorella IDIOTA! Ti dico "onestamente" perché "tratto da una storia vera" e perciò mi sento (?) in dover dare un mio parere.
Il dottor Boschi è stato davvero una persona intelligente e per bene e mi rendo conto che per restare "normali" - quando si ha a che fare ogni giorno con pazienti psicopatici - bisogna avere davvero una grande forza d'animo.

Per quanto riguarda il testo, ormai la tua abilità è cosa nota e complimentarmi ogni volta con te mi sembra ormai riduttivo, ma davvero non so come altro esprimere la mia ammirazione se non con un "complimenti, complimenti davvero!"
E in bocca al lupo per il contest ;)
Nina ^^

Recensore Veterano
03/05/18, ore 21:09
Cap. 4:

Ciao, Old :)
scusami il ritardo nel recensire. Devo dire che, sin da subito, aspettavo una fine del genere, mi sembrava la conclusione più adatta alla vicenda, in tutta la sua drammaticità. Ciò che mi lascia scossa è la telefonata di Matteo prima della sua morte: frutto dell'ennesima follia o di un momento di lucidità? Il fatto di non avere una risposta certa è inquietante e geniale allo stesso tempo.
Sarà per l'argomento, per come l'hai trattato, ma ho adorato questa storia, davvero. Spero di leggerne di simili, ovviamente nate dalla tua tastiera :) a presto,
Rosa

Recensore Master
03/05/18, ore 17:55
Cap. 4:

Il sussulto di lucidità di Vanelli alla fine del capitolo lo riscatta dell'insofferenza e del disagio che mi ha causato fin dall'inizio questa figura, malata si, bisogno di aiuto senz'altro, ma anche terribilmente difficile da gestire.
Eppure nella breve chiamata traspare quell'umanità che né la sorella (elemento davvero mostruoso del racconto!), né il padre nè i parenti hanno saputo dimostrare nei suoi confronti.

E mi viene spontaneo pensare cosa si sarebbe potuto fare per lui se avesse continuato a prendere i farmaci con regolarità e avesse seguito corsi di supporto dedicandosi ad attività innocue e creative come il disegno.
Invece la burocrazia, una legislazione zoppa (pure cieca e sorda!) e un sistema sanitaro con le pezze alle mutande hanno concorso quanto la famiglia alla sua morte.

E adesso le grane si trasferiranno su chi lo aveva in cura, già immagino le indagini, le accuse, magari un processo e una richiesta di risarcimento danni! Il Dottor Boschi forse non è un eroe e magari nemmeno lo vorrebbe questo appellativo, ma di certo è la figura più positiva di tutta la storia!
 

Recensore Master
03/05/18, ore 15:51
Cap. 4:

Ciao carissimo!
Devo dire che non potevo immaginare un finale diverso. Matteo ha posto fine alla sua vita, forse rendendosi conto che non poteva più andare avanti, in un barlume di lucidità, o forse proprio spinto dalla malattia. La figura della sorella è stata terribile, forse lei stessa causa della fine di Matteo.
Hai scritto una storia molto, molto intensa, ricca di emozioni, che mi ha tenuta incollata allo schermo dalla prima all'ultima riga. Il tuo stile coinvolgente, ricco di dialoghi in questo caso, ha dato un tocco in più, senza dubbio.
Ti auguro sinceramente di poter vincere il contest!

Recensore Master
02/05/18, ore 19:24
Cap. 3:

Eccomi, mi sono messa in pari... tutto scritto benissimo, dall'orrida "fidanzata" con seguito ancor più orripilante, dagli scandalosi parenti che mirano ai soldi, per finire con la sorella suonata pure lei (anche se da un altro punto di vista). Hai descritto in modo magnifico la vicenda di come un poveretto matto, e soprattutto la sua famiglia (ciioè la madre, in questo caso), devono subire a causa della malattia e a volte dell'impotenza del servizio sanitario... hai toccato un tasto dolente, perchè i malati psichiatrici sono molto più difficili da gestire, per tutti, rispetto a quelli fisici, compresi i terminali. Sei stato coraggioso a trattare questo argomento così bene, e sappi che il dr Boschi un po' mi ha riappacificato con la categoria degli psichiatri.

appena posso leggo l'ultima parte
ottimo lavoro!

Micia

Recensore Master
02/05/18, ore 17:49
Cap. 4:

Non poteva che finir male.
Matteo era troppo malato, e soprattutto troppo discontinuo nelle cure (grazie a quell'idiota della sorella), cosa che sicuramente lo avrà fatto peggiorare. E comunque sia, le malattie mentali sono tare genetiche familiari, che colpiscono in misura più o meno grave genitori e figli (a volte pure zii e nipoti). Già il padre è un anaffettivo e la sorella di certo non è equilibrata: fatto sta, infatti, che Giulia avesse smesso di prendere le sue, di pastiglie. Il più grave era Matteo. Il poveretto aveva però capito, ad un certo punto, che le pastiglie gli facevano bene: che non sentiva più le "voci cattive", infatti. A modo suo aveva pure ringraziato Boschi, facendogli una telefonata di addio.
Quello che fa più male in queste tragedie umane non è solo l'interesse pecuniario (v.il titolo azzeccatissimo e i comportamenti dei familiari): è la totale incapacità di vedere le cose in modo obiettivo e chiaro, senza lo stramaledetto politically correct tanto caro a Giulia e alla psicologa Zandi. Quest'ultima, poi, è davvero indifendibile, perché si è permessa delle ingerenze assolutamente ingiustificate in un campo - la psichiatria - di cui non è competente. Non avrebbe dovuto permettersi di mettere in dubbio l'operato di un medico psichiatra, dato che la psicologia non ha nulla a che vedere con la psichiatria. Sono proprio due ambiti diversi, pure due titoli di studio diversi (lo psicologo non è un medico).
E' come se io, avvocato, mi permettessi delle ingerenze nell'operato di un architetto.
Ad ognuno il suo.
Tutto questo per portare avanti delle ideologie che hanno fatto solo danni.
Il malato psichiatrico NON E' RECUPERABILE. Si può solo cercare di farlo stare meglio con gli psicofarmaci.
Altro problema: la dannatissima legge Basaglia, che ha fatto solo danni.
I malati mentali restano a carico dei familiari, con le tristi conseguenze che possiamo immaginare. Il TSO è solo una misura temporanea, che dà solo un breve sollievo a chi deve... impazzire a fianco dei pazzi.
Bellissima, atroce, vera storia.
Bravissimo come sempre.
Tra le mie preferite.
Lou

Recensore Master
02/05/18, ore 12:59
Cap. 4:

Non poteva che terminare così questa tragica vicenda, con la morte di qualcuno. Ora saranno tutti felici di spartirsi le vesti della "Carogna", circonfundendosi con il pietismo e il buonismo di rito. Peccato che tu non abbia descritto il solenne funerale, me lo figuravo già... ^^'
Ti faccio i miei complimenti per come hai reso agghiacciante il racconto, a partire dalla patologia di Matteo, da quella più grave (l'alterigia ignorante) della sorella, all'idiozia della tirocinante, alla scarsa professionalità della collega di Boschi. Il dialogo della Vanelli conlo psichiatra mi ricorda il ricevimento genitori a scuola: il professionista è "cattivo", insensibile e non sa dire le cose. Anzi, non conosce le persone bene come il suo interlocutore.
Fa molto riflettere quello che scrivi, un pensiero terribilmente amaro è quello che mi resta.
Spero di rileggerti prestissimo!