[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]
Titolo:
Non so se sono stata influenzata a posteriori dalla lettura, ma credo che questo titolo, nonostante la positività della parola “speranza”, lasci presagire in qualche modo le tenebre che andremo a trovare in questa storia perché viene spontaneo chiedersi: come mai “ancora”? Cos’è successo?
E questo, inutile dirlo, lo rende un titolo assolutamente perfetto per catturare l’attenzione del lettore e destare la sua curiosità.
Caratterizzazione dei personaggi:
La Natasha di questa storia è un personaggio estremamente angosciato, schiacciato dalla sconfitta che l’umanità ha subito per opera di Thanos.
Trovo molto realistica questa sua fragilità che traspare così chiaramente in quelle notti insieme a Bruce, quando lo prega di non alzarsi al mattino senza di lei per la paura di svegliarsi in un letto vuoto.
La paura che anche lui, come tanti, troppi altri, non ci sia più, svanito nel nulla di un mondo in lutto.
Credo che, nonostante l’enorme forza dimostrata da Natasha negli anni, sia naturale questa sua paura… proprio perché lei sa bene cosa vuol dire essere sola, e più di ogni altra cosa teme di perdere l’uomo che le ha dato la pace e di sprofondare di nuovo nell’inferno che era la vita senza di lui.
Anche se, in fondo, un po’ all’inferno ci sono già. È una considerazione che si legge soltanto tra le righe, vero, ma di nuovo ho apprezzato che ti sia soffermata a sottolineare un aspetto molto controverso e molto importante: nonostante tutto, lei è fortunata. Loro, Nat e Bruce, sono fortunati, perché nonostante tutto il dolore possono almeno soffrire insieme.
Con l’altro, anziché per l’altro.
Natasha si aggrappa quindi a Bruce per tirare avanti, per riuscire a tenere insieme i pezzi… ma il suo animo guerriero non ne è affatto scalfito, tutt’altro.
Lo dimostra chiaramente nella sua riflessione sull’umanità, e su quella spasmodica convinzione che se lei, nonostante tutto ciò che il destino le ha gettato contro, è riuscita a non mollare, allora possono farcela anche gli altri.
E poi, nel finale, la sua tenacia e combattività prorompono come un fiume in piena con quel “noi non siamo nati per arrenderci”.
Dopotutto, come ha imparato sulla sua pelle, la cosa più importante non è evitare di cadere, ma trovare la forza per rialzarsi in piedi. Sempre, nonostante tutto e tutti, e giorno dopo giorno, il nuovo mattino fa un po’ meno paura.
C’è giusto una cosuccia che non mi ha convinto: nonostante sia molto bella e poetica ho trovato l’ultima frase un po’ artificiosa come discorso diretto. Non tutta, quello no, solo sul finale con quel “così che la speranza non rimanga solo un’illusione” che sa un po’ troppo di frase fatta per risultare naturale.
A mio modesto parere, sarebbe stato più verosimile fermarsi a “ce la faremo” (magari con qualche piccola modifica di punteggiatura), perché fino a quel punto il discorso mantiene quel tono un po’ epico tanto caro al fandom senza però risultare eccessivo.
La presenza di Bruce in questa storia è allo stesso tempo fondamentale e di sottofondo.
Lo avvertiamo tra le righe, quasi come se il suo respiro rassicurante facesse da colonna sonora alle riflessioni di Natasha, uscendo dall’ombra solo per tranquillizzarla con poche parole e gesti solo apparentemente semplici che valgono in realtà più dell’universo intero.
Un Bruce perfettamente caratterizzato, che nonostante il dolore e il vuoto che sicuramente sta provando si sforza di non lasciarlo trapelare per farsi invece carico di quello di Natasha… almeno per quanto lei possa concederglielo.
Stile e trama:
Lo stile di questa storia è lento e pacato, con periodi spesso molto lunghi e brevi dialoghi sussurrati, che nel complesso rendono il ritmo della lettura tranquillo e costante dall’inizio alla fine.
Il fatto che i periodi siano talvolta piuttosto articolati, come dicevo, non implica infatti nessun fattore negativo sulla fluidità del racconto, e anzi aiuta il lettore ad immedesimarsi in quell’atmosfera ovattata della notte fatta appositamente per le paure e le confidenze.
La trama è semplice e lineare, un’unica continua riflessione su quel che è rimasto del mondo dopo lo schiocco di Thanos a cui si intervallano brevi flash del passato e altrettanto brevi ipotesi su quel futuro quanto mai nebuloso che li attende.
L’intimità che si respira tra Natasha e Bruce è forte, tanto di più perché si tratta di un’intimità spirituale molto più che fisica. Lo dici tu stessa con quel “condividendo il respiro e l’anima molto più di quanto i baci riescano a fare”, e credo che sia una descrizione perfetta per rendere l’idea del loro rapporto in questo momento difficile.
Ho molto apprezzato, inoltre, l’accenno alla sofferenza che circonda i due: l’universo intero è in lutto, e Natasha ormai è lontana dai tempi in cui fingeva anche con se stessa che il dolore degli altri non la toccasse… tanto più che, una piccola parte di lei, non può fare a meno di pensare a come sarebbe andata se avesse fatto qualcosa di diverso… qualcosa di più.
Mi è davvero piaciuto questo particolare, perché il peso di essere un eroe non ricade soltanto sulle spalle di Tony e Steve, ma su tutto il gruppo degli Avengers… e Natasha non è certo esente dai rimorsi, da quella vocina non richiesta che le dice hai fallito, è colpa tua.
Correggimi se sbaglio, ma in quel “nel momento più buio te l’ha riportato” (Bruce) c’è il sottinteso accenno al suo periodo di lontananza dopo Ultron? Ho ipotizzato una cosa del genere anche perché si ricollegherebbe a quel “(non andrò) di certo dove tu non puoi raggiungermi” che le dice Bruce poco prima, ma non ne sono convinta.
Se fosse così, forse non ci starebbe male un ulteriore piccolo accenno o indizio per sollevare la questione del periodo di lontananza di Bruce, se invece sono io che mi sono fatta inutili viaggioni mentali… chiedo scusa, fa’ finta di nulla.
Un’altra cosa che ho trovato particolarmente significativa è che si sia tornati a parlare – seppure per poco – degli “oggetti misteriosi” che hanno accompagnato Natasha per gran parte della sua vita. Mi è piaciuto perché, nonostante adesso abbia giustamente maggior risalto la persona di Bruce piuttosto che quegli oggetti che li legano, si capisce che il fatto che si siano finalmente trovati – o ritrovati? – non abbia comunque posto fine alla comparsa degli oggetti perduti.
Altrettanto significativo il fatto che, adesso, c’è Bruce stesso che aggiunge il proprio calore a quello dei suoi oggetti per avvolgere Natasha e cercare di tenerla insieme.
E poi, dopo tanto riflettere, la storia si conclude con un abbraccio, un sospiro e una promessa: noi non ci arrendiamo.
È quasi da brividi quanto la Natasha di questa drabble ricordi da vicino quella dei film (Endgame compreso), e quindi non posso che farti i complimenti perché quel suo piccolo monologo finale – nonostante il minuscolo appunto che ti ho fatto prima – l’ho trovato una conclusione assolutamente perfetta.
Gradimento personale:
Devo dire che Infinity War mi aveva lasciato decisamente con l’amaro in bocca – oltre che per gli ovvi motivi dello schiocco – anche per come erano stati trattati Nat e Bruce, e nonostante l’atmosfera cupa sono felice che tu abbia deciso di ambientare questa storia proprio post IW, perché questo è esattamente il tipo di rapporto che avrei voluto vedere tra loro… quindi grazie.
A presto!
rhys89 |