Recensioni per
Anche I Mostri Possono Amare
di Manto

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
15/09/19, ore 10:15

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:
Questo titolo molto dolce è un chiaro riferimento alla “ninnananna” che Natasha, nei film, recita per Hulk per far sì che ceda di nuovo il controllo a Bruce. È probabilmente uno dei fattori più emblematici del loro rapporto, e mi è piaciuto molto ritrovarlo in questa storia.



Caratterizzazione dei personaggi:
L’analisi che hai fatto di Bruce e delle sue riflessioni trovo che sia minuziosa e perfettamente coerente con il personaggio: Bruce Banner, ai tempi in cui è ambientata la storia, non si è ancora rassegnato alla presenza de l’altro. Certo, ormai ha accettato che la forza bruta di Hulk sia necessaria per alcune missioni, tuttavia per quanto lo riguarda non è abbastanza.

La paura è una costante nella sua vita, sia la paura che gli altri hanno dell’indole distruttiva di Hulk sia quello che lui stesso, Bruce, ha al pensiero che Hulk faccia del male a qualcuno. Di nuovo.

È amaro il modo in cui Bruce si rende conto che – nonostante sia un Avenger e sia ammirato per questo – le persone sono sempre caute, con lui. Sempre pronte a fuggire lontano e in fretta, perché nessuno può mai dire con certezza quando l’altro deciderà di impossessarsi della sua psiche e del suo corpo.

Ancora più amaro, ma non per questo meno realistico, quel “ma in fondo va bene così”, con cui Bruce mente a se stesso cercando di consolarsi; forse perché dopotutto è qualcosa che non può cambiare, quindi tanto vale sforzarsi di vedere il cosiddetto “bicchiere mezzo pieno”.


E poi… e poi c’è Natasha.
Lei che riesce a vedere oltre l’altro e oltre Bruce stesso, raggiungendogli direttamente l’anima con quelle carezze gentili che, sole, riescono a ridargli la pace.

Nonostante in questa storia compaia solo in sottofondo, ho trovato Natasha molto ben caratterizzata, soprattutto quando lo guarda da lontano, senza forzarlo ad approfondire il loro rapporto ma senza neppure far nulla per nascondere il proprio interesse.

Nat rispetta i suoi tempi e i suoi spazi, attendendo con pazienza e dolcezza fino a quando Bruce non riesce a superare le proprie paure e rendersi pienamente conto che, sì, c’è qualcuno che vuole davvero restargli accanto.
E che non ha paura di lui.


E allora, finalmente, Bruce – che nel frattempo ha scoperto che c’era proprio Nat, dietro quegli oggetti misteriosi – si concede di abbassare le barriere almeno con lei, e lasciarsi andare. Si concede, per la prima volta da chissà quanto tempo, di appoggiarsi a qualcuno e permettere alla sua Anima Gemella di prendere su di sé almeno parte del suo tormento… cedendogli in cambio parte del proprio.



Stile e trama:
Questa quarta storia è completamente introspettiva, un unico ininterrotto flusso di coscienza che analizza i pensieri, i desideri e – soprattutto – le paure di Bruce Banner.

Eppure, nonostante la totale assenza di discorsi diretti o altri artifici per smorzare i toni del racconto, il risultato non è mai pesante, tutt’altro: la lettura scorre piacevolmente dall’inizio alla fine, e l’alternanza di periodi piuttosto lunghi ad altri più brevi dà al tutto un ritmo lento e costante che ipnotizza il lettore portandolo a non perdersi una sola parola.

Anche la sintassi semplice è d’aiuto in questo caso: periodi lunghi, vero, ma costituiti quasi esclusivamente da coordinate perlopiù per asindeto; un azzardo, forse, perché c’era il rischio di rallentare eccessivamente la lettura… ma come dicevo è stato un azzardo ben riuscito.

La storia si divide in due blocchi distinti sia dal diverso paragrafo che dalla diversa atmosfera.

Nel primo i toni sono decisamente cupi e malinconici, volti a sottolineare la profondità della sofferenza che questa paura de l’altro provoca alle persone e a Bruce stesso.
C’è molta solitudine, in questo primo paragrafo; una solitudine un po’ subita e un po’ cercata perché – come dice Bruce stesso – “se tutti sono lontani non puoi far loro del male né ricoprirti di nuove colpe”.

La frase con cui si chiude questa prima parte è inaspettata e improvvisa, si lega fluidamente a ciò che la precede ma da il “la” ad un secondo atto solo apparentemente in contrasto con quanto abbiamo letto finora.

La presenza – fisica ma soprattutto spirituale – di Natasha rischiara il buio in cui Bruce si ritrovava immerso tanto da non riuscire quasi più a respirare.

Ho apprezzato l’accenno agli “oggetti misteriosi” che contraddistinguono il soulmate!AU, e al modo istintivo con cui Bruce li collega a Natasha: ancora lei non ha rivelato il loro legame, eppure c’è qualcosa che li accomuna, nella mente di Bruce.
E, forse, è anche questo “qualcosa” che lo spinge ad abbassare pian piano le difese di fronte a Natasha.

Ma, soprattutto, ho apprezzato la chiusura finale: “anche i mostri possono amare”, dici… ed è vero che il punto di vista è quello di Bruce e quindi è perfettamente consono al personaggio, ma personalmente ci ho visto anche qualcos’altro.

Perché “mostro” è anche il termine che probabilmente Natasha userebbe per definire se stessa per ciò che ha fatto in passato. Un mostro che non diventa grosso e verde, no, ma che comunque commette azioni più o meno spregevoli che si ripercuotono su quel cuore che non riesce a fingere di non avere. Non con Bruce.

E adoro il fatto che anche Bruce, con lei, non si fermi alle apparenze: come Natasha non si lascia intimidire da l’altro, Bruce va oltre la sua ostentata sicurezza e il passato tormentato per arrivare direttamente all’anima gentile e generosa ma anche colma di paura… esattamente come la sua.



Gradimento personale:
Personalmente adoro le storie introspettive, soprattutto su personaggi controversi come Bruce, e credo che in questa flash tu sia riuscita ad analizzare perfettamente sia tutte le sue numerose sfaccettature sia lo splendido rapporto che lo lega a Natasha.







Valutazione generale della raccolta: "Anche i mostri possono amare"

Titolo raccolta:
Questo titolo mi è piaciuto moltissimo sia per la musicalità e la poesia che si avvertono col primo impatto, sia per il profondo significato che nasconde e che si collega perfettamente a tutte le storie della raccolta.

È infatti la storia di due “mostri” diversi, quella che sei andata a raccontare: due mostri che in realtà sono molto più umani di tanti altri proprio per la consapevolezza che hanno delle proprie colpe… e per come queste gravino inesorabilmente sul loro cuore.

Ma, soprattutto, è una storia d’amore. Perché, a dispetto di quanto possano credere gli altri, – a dispetto del loro passato macchiato di sangue e della paura che hanno e che incutono e di tutti i peccati che combattono ogni giorno per espiare – il rapporto che lega Nat e Bruce è puro e sincero come quello di qualunque altra coppia di anime gemelle… forse persino di più.



Sviluppo del soulmate!AU
L’elemento del soulmate!AU che hai scelto è ben inserito nella raccolta, e in ciascuna delle quattro storie riveste un ruolo di spicco.

Forse non mi sarebbe dispiaciuto l’accenno a qualche altra coppia di anime gemelle, ma in ogni caso è chiaro – dal modo in cui vengono introdotti gli oggetti misteriosi che arrivano improvvisamente a Natasha – che lei è ben consapevole di che cosa significhino. Il che lascia intendere al lettore che, nonostante non venga detto esplicitamente, in questo mondo sia ben noto il fattore delle anime gemelle e il modo in cui esse instaurano il loro legame… ed è questo quello che conta.

L’elemento caratterizzante di questo soulmate!AU ha la sua maggiore rilevanza all’inizio, quando questi oggetti sono l’unico legame che tiene uniti Natasha e Bruce – che ancora non si conoscono – ed è fondamentale anche al momento della scoperta, quando si rendono entrambi finalmente conto di essere l’uno l’anima gemella dell’altra.

Nelle storie successive invece passa in secondo piano, ma è una cosa che non mi è dispiaciuta perché c’è un’evoluzione del rapporto tra Bruce e Nat che ormai va oltre gli oggetti che si scambiavano inconsciamente: è uno scambio che arriva dritto all’anima, e si nutre sì di quelle piccole cose che li accompagnano da sempre ma anche e soprattutto della vicinanza fisica ed emotiva; si nutre di carezze, di sguardi e di silenzi condivisi nella notte.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 10:11

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Non so se sono stata influenzata a posteriori dalla lettura, ma credo che questo titolo, nonostante la positività della parola “speranza”, lasci presagire in qualche modo le tenebre che andremo a trovare in questa storia perché viene spontaneo chiedersi: come mai “ancora”? Cos’è successo?
E questo, inutile dirlo, lo rende un titolo assolutamente perfetto per catturare l’attenzione del lettore e destare la sua curiosità.



Caratterizzazione dei personaggi:
La Natasha di questa storia è un personaggio estremamente angosciato, schiacciato dalla sconfitta che l’umanità ha subito per opera di Thanos.

Trovo molto realistica questa sua fragilità che traspare così chiaramente in quelle notti insieme a Bruce, quando lo prega di non alzarsi al mattino senza di lei per la paura di svegliarsi in un letto vuoto.
La paura che anche lui, come tanti, troppi altri, non ci sia più, svanito nel nulla di un mondo in lutto.

Credo che, nonostante l’enorme forza dimostrata da Natasha negli anni, sia naturale questa sua paura… proprio perché lei sa bene cosa vuol dire essere sola, e più di ogni altra cosa teme di perdere l’uomo che le ha dato la pace e di sprofondare di nuovo nell’inferno che era la vita senza di lui.

Anche se, in fondo, un po’ all’inferno ci sono già. È una considerazione che si legge soltanto tra le righe, vero, ma di nuovo ho apprezzato che ti sia soffermata a sottolineare un aspetto molto controverso e molto importante: nonostante tutto, lei è fortunata. Loro, Nat e Bruce, sono fortunati, perché nonostante tutto il dolore possono almeno soffrire insieme.
Con l’altro, anziché per l’altro.

Natasha si aggrappa quindi a Bruce per tirare avanti, per riuscire a tenere insieme i pezzi… ma il suo animo guerriero non ne è affatto scalfito, tutt’altro.
Lo dimostra chiaramente nella sua riflessione sull’umanità, e su quella spasmodica convinzione che se lei, nonostante tutto ciò che il destino le ha gettato contro, è riuscita a non mollare, allora possono farcela anche gli altri.

E poi, nel finale, la sua tenacia e combattività prorompono come un fiume in piena con quel “noi non siamo nati per arrenderci”.

Dopotutto, come ha imparato sulla sua pelle, la cosa più importante non è evitare di cadere, ma trovare la forza per rialzarsi in piedi. Sempre, nonostante tutto e tutti, e giorno dopo giorno, il nuovo mattino fa un po’ meno paura.

C’è giusto una cosuccia che non mi ha convinto: nonostante sia molto bella e poetica ho trovato l’ultima frase un po’ artificiosa come discorso diretto. Non tutta, quello no, solo sul finale con quel “così che la speranza non rimanga solo un’illusione” che sa un po’ troppo di frase fatta per risultare naturale.
A mio modesto parere, sarebbe stato più verosimile fermarsi a “ce la faremo” (magari con qualche piccola modifica di punteggiatura), perché fino a quel punto il discorso mantiene quel tono un po’ epico tanto caro al fandom senza però risultare eccessivo.


La presenza di Bruce in questa storia è allo stesso tempo fondamentale e di sottofondo.
Lo avvertiamo tra le righe, quasi come se il suo respiro rassicurante facesse da colonna sonora alle riflessioni di Natasha, uscendo dall’ombra solo per tranquillizzarla con poche parole e gesti solo apparentemente semplici che valgono in realtà più dell’universo intero.

Un Bruce perfettamente caratterizzato, che nonostante il dolore e il vuoto che sicuramente sta provando si sforza di non lasciarlo trapelare per farsi invece carico di quello di Natasha… almeno per quanto lei possa concederglielo.



Stile e trama:
Lo stile di questa storia è lento e pacato, con periodi spesso molto lunghi e brevi dialoghi sussurrati, che nel complesso rendono il ritmo della lettura tranquillo e costante dall’inizio alla fine.

Il fatto che i periodi siano talvolta piuttosto articolati, come dicevo, non implica infatti nessun fattore negativo sulla fluidità del racconto, e anzi aiuta il lettore ad immedesimarsi in quell’atmosfera ovattata della notte fatta appositamente per le paure e le confidenze.

La trama è semplice e lineare, un’unica continua riflessione su quel che è rimasto del mondo dopo lo schiocco di Thanos a cui si intervallano brevi flash del passato e altrettanto brevi ipotesi su quel futuro quanto mai nebuloso che li attende.

L’intimità che si respira tra Natasha e Bruce è forte, tanto di più perché si tratta di un’intimità spirituale molto più che fisica. Lo dici tu stessa con quel “condividendo il respiro e l’anima molto più di quanto i baci riescano a fare”, e credo che sia una descrizione perfetta per rendere l’idea del loro rapporto in questo momento difficile.

Ho molto apprezzato, inoltre, l’accenno alla sofferenza che circonda i due: l’universo intero è in lutto, e Natasha ormai è lontana dai tempi in cui fingeva anche con se stessa che il dolore degli altri non la toccasse… tanto più che, una piccola parte di lei, non può fare a meno di pensare a come sarebbe andata se avesse fatto qualcosa di diverso… qualcosa di più.

Mi è davvero piaciuto questo particolare, perché il peso di essere un eroe non ricade soltanto sulle spalle di Tony e Steve, ma su tutto il gruppo degli Avengers… e Natasha non è certo esente dai rimorsi, da quella vocina non richiesta che le dice hai fallito, è colpa tua.

Correggimi se sbaglio, ma in quel “nel momento più buio te l’ha riportato” (Bruce) c’è il sottinteso accenno al suo periodo di lontananza dopo Ultron? Ho ipotizzato una cosa del genere anche perché si ricollegherebbe a quel “(non andrò) di certo dove tu non puoi raggiungermi” che le dice Bruce poco prima, ma non ne sono convinta.
Se fosse così, forse non ci starebbe male un ulteriore piccolo accenno o indizio per sollevare la questione del periodo di lontananza di Bruce, se invece sono io che mi sono fatta inutili viaggioni mentali… chiedo scusa, fa’ finta di nulla.

Un’altra cosa che ho trovato particolarmente significativa è che si sia tornati a parlare – seppure per poco – degli “oggetti misteriosi” che hanno accompagnato Natasha per gran parte della sua vita. Mi è piaciuto perché, nonostante adesso abbia giustamente maggior risalto la persona di Bruce piuttosto che quegli oggetti che li legano, si capisce che il fatto che si siano finalmente trovati – o ritrovati? – non abbia comunque posto fine alla comparsa degli oggetti perduti.

Altrettanto significativo il fatto che, adesso, c’è Bruce stesso che aggiunge il proprio calore a quello dei suoi oggetti per avvolgere Natasha e cercare di tenerla insieme.

E poi, dopo tanto riflettere, la storia si conclude con un abbraccio, un sospiro e una promessa: noi non ci arrendiamo.

È quasi da brividi quanto la Natasha di questa drabble ricordi da vicino quella dei film (Endgame compreso), e quindi non posso che farti i complimenti perché quel suo piccolo monologo finale – nonostante il minuscolo appunto che ti ho fatto prima – l’ho trovato una conclusione assolutamente perfetta.



Gradimento personale:
Devo dire che Infinity War mi aveva lasciato decisamente con l’amaro in bocca – oltre che per gli ovvi motivi dello schiocco – anche per come erano stati trattati Nat e Bruce, e nonostante l’atmosfera cupa sono felice che tu abbia deciso di ambientare questa storia proprio post IW, perché questo è esattamente il tipo di rapporto che avrei voluto vedere tra loro… quindi grazie.




A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 10:09

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Questo titolo è carico di speranza e positività: rende subito chiaro che in questa storia vedremo Natasha riuscire a ribellarsi all’oscurità che la avvolgeva, ma rimane abbastanza criptico da non lasciar capire né il come né il perché.



Caratterizzazione dei personaggi:
In questa storia vediamo fare la sua comparsa anche il personaggio di Bruce, e sia lui che Natasha sono stati caratterizzati davvero molto bene… ma andiamo con ordine.

Natasha è sempre lei, sempre fedele a se stessa nonostante in questo breve e intenso momento la vediamo completamente diversa dalla scorsa storia, inondata di luce e serenità.

La trovo estremamente realistica e verosimile, perché finalmente, dopo chissà quanto tempo a fare congetture e aggrapparsi a quel sottile filo di speranza datole dagli oggetti misteriosi, ha trovato in Bruce una certezza concreta; la conferma – finalmente – di non essere sola.

Per questo mi è piaciuta tutta la dolcezza che traspare da questo breve dialogo, e soprattutto mi è piaciuta la delicatezza che permea ogni singolo gesto e parola di Bruce: forse come contrapposizione a l’altro, Bruce Banner è un personaggio sempre molto pacato e gentile, e questa gentilezza la troviamo sia in quello che dice e fa, sia in come lo dice e fa.

Come ad esempio la delicatezza con cui mette gli orecchini a Natasha, o il modo che ha di rassicurarla quando lei gli dice – forse per scherzo – che loro, gli orecchini, torneranno sicuramente da lui.

“Saprò prendermene cura”, le dice… ma, tra le righe, si legge anche qualcos’altro: un messaggio semplice ma al contempo così profondo da dare quasi il capogiro.

“E mi prenderò cura anche di te.”



Stile e trama:
Lo stile di questa drabble alterna brevi discorsi diretti a periodi indiretti talvolta anche abbastanza lunghi, e questa commistione di accelerazioni e pause dà alla lettura un ritmo sostenuto ma costante, che mantiene desta l’attenzione dalla prima all’ultima parola senza tuttavia affaticarne mai la comprensione.

I dialoghi sono pochi, vero, ma sono tutti molto ben curati e realistici, sia per quanto riguarda il lessico sia per la sintassi utilizzata: è un botta e risposta tra due persone che si conoscono già ma in questo preciso frangente scoprono di essere qualcosa di più, e mi è piaciuto come hai reso questa dinamica.

Bruce e Natasha, infatti, a parte una piccola sorpresa iniziale di Bruce accettano questa scoperta con estrema naturalezza. Come se dentro di loro in fondo già lo sapessero che doveva andare così, perché non sarebbe potuto essere altrimenti.

Mi è piaciuto molto anche il senso di continuità con la scorsa storia che troviamo sia in quel “chissà se è il respiro che si quieta a rivelare ciò che il tempo ha tessuto” che nella riflessione finale di Natasha.

Mi piace perché, nonostante le due storie siano temporalmente molto distanti tra loro, questi due particolari danno al lettore la certezza che Natasha non abbia mai messo da parte la sua attenzione per quegli oggetti misteriosi, né la sua speranza di trovare un giorno quel qualcuno che potesse darle finalmente la pace.

Speranza che adesso, con Bruce, è diventata dolce certezza.



Gradimento personale:
La cosa che più mi ha colpito di questa drabble è l’atmosfera di complicità che si respira, quel non detto che vien fuori dagli occhi e dai gesti e che dice ben più delle poche parole che si scambiano in questo frangente apparentemente semplice che invece ha cambiato la vita di entrambi.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
15/09/19, ore 10:07

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo poetico e misterioso insieme, perfetto per accendere la curiosità del lettore. Inoltre mi piace davvero moltissimo la citazione a cui si ispira, e la trovo – così come il titolo – assolutamente perfetta per questa storia.



Caratterizzazione dei personaggi:
La Natasha di questa storia è quella dei tempi che nei film ci sono preclusi, salvo qualche breve flash, ma non per questo risulta meno verosimile.

Ho molto apprezzato infatti come tu sia riuscita a mescolare forza e fragilità in un unico, dettagliato dipinto, che ci mostra vividamente luci e ombre di questo personaggio così enigmatico.

Della Stanza Rossa – e del passato di Natasha in generale – sappiamo ben poco, ma quanto basta per poter capire facilmente quanta profonda solitudine deve aver provato all’interno di quelle mura. E, soprattutto, quando spessa e resistente debba essere stata la sua corazza – forgiata giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento – per riuscire ad andare avanti senza collassare su se stessa.

Una corazza che, tuttavia, quegli oggetti apparentemente banali – e per certi versi lo sono davvero, ma non per lei – riescono a scalfire. Allora e solo allora riusciamo ad intravedere la vera Natasha, quella forte ma anche molto, molto fragile che in quel mondo freddo nel corpo e nell’anima anela più di tutto un po’ di calore umano.

Davvero molto azzeccato, secondo me, il passaggio in cui sottolinei che Natasha tiene quegli oggetti vicini per tentare di perdonarsi: è un concetto che ritroviamo anche nei film, quello del pentimento per tutto il male che è stata costretta a compiere, e sono convinta che nonostante cercasse di rinunciare all’umanità per poter sopravvivere una parte di sé abbia invece continuato a stringersi ad essa con tutte le sue forze per non diventare completamente un mostro.

Infine, mi è piaciuto moltissimo come la descrivi aggrapparsi a quegli oggetti, tanto più stretta quanto più la Stanza Rossa serra i suoi artigli su di lei: sono la sua ancora di salvezza, la luce in fondo a quel tunnel di desolazione in cui continua a sopravvivere – perché la sua non si può chiamare vita, non davvero.

Sono il biglietto per un futuro migliore, dove “pace” e “speranza” non saranno più solo parole vuote.



Stile e trama:
Lo stile di questa storia è lento e costante, con periodi piuttosto corposi composti però prevalentemente da coordinate per asindeto, che consentono di non perdere mai il filo del discorso e quindi non interrompono in nessun caso la fluidità della lettura.

Tutta la trama ruota attorno a questi misteriosi oggetti: sono loro i veri protagonisti della storia, ed è su di loro che si concentra fin da subito l’attenzione del lettore.

Ho molto apprezzato, a proposito di questi oggetti, il contrasto che si crea tra la loro apparente banalità e l’importanza che in realtà rivestono: la parte razionale di Natasha e del lettore è assolutamente certa nel definirli “anonimi” e “improbabili”… eppure, pur essendone consapevoli, c’è fin da subito un sottotesto nascosto, un qualcosa che si intravede quasi sottopelle e spinge a guardare meglio, più a fondo.

Proprio come Natasha, siamo quindi portati pian piano a rivalutare la nostra opinione su questi oggetti misteriosi, e col progredire della storia comprendiamo sempre di più il loro reale valore… valore che diventa sempre più forte ed evidente a mano a mano che la Stanza Rossa chiude i suoi artigli attorno a Natasha.

Ho trovato appropriato anche che, col progredire della storia e degli allenamenti di Nat, ci sia un graduale aumento non solo dell’importanza attribuita a questi oggetti, ma anche proprio concretamente nel loro numero. Sembra quasi come se chiunque sia dall’altra parte di questo filo invisibile in qualche modo riesca a capire il disperato bisogno di umanità di Natasha, e inconsciamente faccia di tutto per aiutarla.

L’elenco apparentemente casuale di questi oggetti è secondo me molto verosimile, – a posteriori, conoscendo l’identità di chi li ha persi – soprattutto per quanto riguarda gli occhiali che sono un po’ la cosa più caratteristica di Bruce.
Tuttavia quel “fiore rosso” finale, nonostante sia estremamente poetico, non mi ha convinta particolarmente perché – a differenza di tutti gli altri oggetti citati – mi sembra forzato pensare che questo personaggio misterioso abbia perso per l’appunto un unico fiore rosso… mi viene da chiedermi perché mai proprio quel fiore o quel colore, e che cosa mai avrebbe dovuto farci.

A parte questo dettaglio tecnico, però, la scena finale è davvero molto bella e suggestiva: ho adorato il contrasto tra la disperazione di Natasha qualche attimo prima della sconfitta e la speranza che si accende all’improvviso al contatto con i petali di quel fiore.

“Lenitivo come un bacio o una carezza”, lo definisci, e questo confortevole calore traspare in tutta la sua potenza attraverso queste ultime righe, lasciando il lettore con la promessa che questa oscurità non durerà per sempre.



Gradimento personale:
Natasha è un personaggio che personalmente apprezzo moltissimo, e mi è piaciuto davvero tanto leggere questo excursus sul suo passato e sui suoi sentimenti in proposito, mescolandoli con quella nota romantica che mitiga i toni malinconici del suo percorso decisamente travagliato.



A presto!
rhys89

Recensore Master
22/12/18, ore 15:26

Carissima Manto, <3

Anzitutto, grazie per la luce di speranza, piuttosto netta, che hai dato a tutta la storia. L’Infinity War rappresenta davvero uno spartiacque netto che ci ha costretto tutti a rivedere teorie e a dover gestire dei personaggi il più IC possibile alla luce degli evidenti traumi nati dallo schiocco (al quale io non sarei sopravvissuta, ma tant’è XD). Eppure il tuo capitolo così intimo, così riccamente introspettivo, ha una chiusa squisitamente colma di speranza che mi ha gasata. La volontà dell’individuo di rialzarsi, quel piegarsi, ma non spezzarsi, sono dei concetti che approvo e che toccano la mia sensibilità, ma soprattutto che si adattano al contesto dei personaggi scelti. L’esperienza di Vedova Nera in questo senso è ancora più speciale.

Non ha superpoteri particolari, ma è riuscita a non negare totalmente la sua umanità pur essendo quella che è. E se lei, da sola, è riuscita, cosa potrà fare l’umanità intera? Thanos uscirà sconfitto comunque.
L'inizio che lascia presagire una relazione (negata, invece, dall'ultimo film, credo, sebbene fosse il canone proposto in Age of Ultron) è sottolineata attraverso la condivisione di un momento tipicamente proprio di una coppia: il risveglio, che è quasi metaforico del risveglio contro Thanos, a mio avviso.
Molto bella l’introspezione e molto, molto intenso lo stile incantevole che pervade il capitolo. Un caro saluto e a presto, cara!
Shilyss

Recensore Master
22/12/18, ore 15:03

Carissima Manto,
Data la natura della storia a questa recensione ne seguirà un’altra. Il primo motivo è che mi fa oggettivamente piacere farlo, il secondo che le tue storie NON devono rimanere col contatore a zero mai, nemmeno se si tratta di una breve drabble, il terzo che ti ho fatto aspettare un’eternità per questa recensione! Il gesto di infilare gli orecchini è molto, incredibilmente intimo. Anzitutto, l’orecchio e la parte del collo sono zone molto sensibili, poi è vicino alle labbra e occorre essere davvero molto, molto vicini per compiere questo gesto. In poche, pochissime righe, sei riuscita a descrivere con semplicità ed efficacia questo qualcosa di sospeso che c’è tra Banner e Vedova. Non so se era nelle tue intenzioni, ma la mia attenzione si è focalizzata tutta lì, su questa vicinanza enorme che c’è tra questi due personaggi così differenti. Mi piace moltissimo anche un altro aspetto di questo capitolo: l’amore che, scevro dal tormento della morbosità acquista una dimensione realistica. Quando siamo accanto a chi amiamo, siamo in pace e l’amore ha molte sfaccettature. Oltre alla passione c’è anche tanta, tanta dolcezza. Grazie per queste belle righe!
Shilyss

Recensore Master
10/12/18, ore 17:00

Ho un debole enorme per le Bruce/Natasha, per le fanfic scritte in seconda persona singolare e per le soulmate e tu in questa splendida fanfic scritta meravigliosamente hai unito tutte queste tre cose creando una storia bellissima, tenera, profonda e delicata pertanto tantissimi complimenti perché fanfic così ben scritte e così delicate non sono mai abbastanza. I miei momenti preferiti sono stati il primo e l'ultimo capitolo: hai uno stile quasi poetico e qui sembrava rendere davvero al meglio nelle parti più corte dove con piche parole ma così ben selezionate sei riuscita a dire così tanto. Bellissimo anche come hai usato il soulmate: sinceramente non MJ sembrava molto interessante il perdere/ritrovare oggetti, ma poi ho letto la tua storia e mi sono davvero dovuta ricredere perché è tenerissimo. Credo leggerò altre tue fanfic perché il tuo stile è troppo bello e non posso farne a meno.

Recensore Master
29/11/18, ore 23:00

Mia afflitta Laodamia,
questa raccolta è una delizia... ho letto ora tutto, e soprattutto ti devo dire che sei stata incredibilmente brava ad unire questa coppia così "seria" , un racconto triste anche se romantico, con un tipo di soulmate!AU che sembrava molto infantile o divertente
io non ci sarei riuscita... le coppie paiono avere poco spazio nei film Marvel, o comunque la narrazione orizzontale si perde tra l'azione e la trama
Sono stata stupita, e questo finale dolcissimo, ma non troppo consolatorio, è in linea con il canone ma ti fa una carezza sul cuore; e di mostri qui non c'è traccia
un bacio tenero,
Setsy

Recensore Master
29/11/18, ore 11:49

Toc toc!
Ciao Manto! ^^

Quando mi sono accorta che avevi scritto di Avengers ho subito messo la storia tra quelle che dovevo assolutamente recensire e ora, complice un momento di breve quanto apparente calma, eccomi qui. Il tema del soulmate in questo periodo mi sta piacendo moltissimo e Natasha è un personaggio di cui leggo davvero molto, molto volentieri. Mi è piaciuto il modo in cui si crea un legame tra gli oggetti che la connettono alla sua anima gemella e lei stessa.

La connessione non è solamente nei confronti di Bruce, un personaggio di non facile trattazione, ma anche con una parte di se stessa – quella umana e femminile – che la stanza rossa vuole annichilire e tenta di piegare. Gli oggetti sono una possibile rivincita, uno scoglio nel mare, una luce nel buio, appunto. Il titolo mi è piaciuto moltissimo così come la scelta del titolo che hai dato al capitolo. Davvero intense e profonde sono anche alcune frasi che hai usato: trovo siano intense, evocative e poetiche. Tra tutte, ti segnalo questa:
E nelle notti intessute d’insonnia e illusioni le tue braccia stringono quei tesori, appigliandosi alle tracce d’umanità…

Bella, bellissima davvero. A presto per le altre ^^
Un caro saluto,
Shilyss