Recensioni per
Gioca con me, fratello mio
di Darlene_
"CHE COSA CARINAAA" è stato ciò che ho esclamato dopo aver letto questa storia dedicata ai fratelli Holmes. Li amo, giuro. E mi sono sembrati così IC nonostante fossero bambini, soprattutto Mycroft. |
Eccomi qui per lo scambio di recensioni. Premetto che di questo fandom conosco solo i personaggi originali, quelli dei romanzi, non ho mai visto la serie Tv. Ho scelto questa storia perchè mi piace molto leggere dei rapporti tra fratelli e sorelle, anzi li considero fondamentali nelle storie e anche io, quando riesco, cerco sempre di descriverne. |
Ciao, |
Ciao! Ritrovare il tuo nome tra le varie storie pubblicate, è stata una piacevolissima sorpresa. Era davvero tanto tempo che non ti vedevo, tra qui e Facebook (dal quale sei sparita praticamente da un giorno all'altro), e mi ha fatto ancora più piacere il fatto che tu sia tornata con una così bella storia. Una piccola flash dedicata ai fratelli Holmes, uno dei miei argomenti preferiti, senza dubbio. E non è una storia qualunque, ma una completamente incentrata sui fratelli quando erano bambini. Di storie così non ce ne sono molte, qui su Efp. Insomma, questo giro di parole per dirti che la storia mi è piaciuta tanto. Naturalmente, quando si tratta di Sherlock bambino va un po' tutto a interpretazione, noi abbiamo un'idea di che tipo di bambino avrebbe potuto essere, ma quando devi scrivere una storia ti trovi davanti a problematiche concrete, come il modo di parlare, gli interessi... tutte cose su cui la serie non si è soffermata. Quello che hai ritratto è uno Sherlock lontano dall'immagine che la serie ci propone per lo Sherlock adulto, e nella quale io credo molto. Se dovessi figurarmi uno Sherlock da bambino, non posso non immaginarmelo così come l'hai descritto tu. Entusiasta, perennemente in cerca di cose da fare... Molto attivo come persona, al contrario di Mycroft che tende alla passività, lui è uno che preferisce del far lavorare il cervello invece del corpo. E questa differenza è marchiata a fuoco fin dall'epoca di Conan Doyle. In questo sei riuscita a ritrarre con precisione, la più grande delle diversità dei due fratelli perché se da un lato c'è Sherlock che da un'attività "sedentaria" come lo studio della musica, si getta nel gioco a cielo aperto al primo raggio di sole, Mycroft rimane dove sta e, anzi, è infastidito dall'interruzione. Mycroft me lo immagino esattamente così, uno che ferisce inconsapevolmente. Che non si rende conto di far del male a un fratello molto più sensibile di quanto non si creda. Insomma, una persona che parla una lingua completamente diversa da quella di un bambino che, per quanto geniale, è completamente diverso da lui in tutto ciò che fa. Mycroft parla di intelligenza, di lettura, mentre Sherlock non bada a queste cose. Ovviamente sappiamo che il suo non è un assioma che vale per tutto, Sherlock non odia il far lavorare il cervello (anzi, tutt'altro), è che ha spazio per tutto. Anche per il movimento, per fare delle cose, andare sui luoghi, indagare, scoprire... lui è fatto così. Sherlock semplicemente ama anche le cose più terrene e non soltanto quelle puramente cerebrali. In questo caso non si parla di omicidi, ma di giocare ai pirati, di immaginarsi altri mondi, altre vite... Un'interpretazione completamente differente dalla macchina senza sentimenti, dall'uomo razionale descritto da Doyle e decisamente più in linea con l'umano sensibile e dolce che Moffat e Gatiss ci hanno regalato con questa serie. |