Recensioni per
I miei primi giorni
di Claireroxy

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
08/09/19, ore 14:20

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Questo titolo è molto accattivante per il messaggio sottinteso che si legge tra le righe: si capisce che è il primo di presumibilmente molti giorni di condivisione, e questo incuriosisce il lettore e lo spinge a volerne sapere di più su cosa e, soprattutto, con chi avviene questa condivisione.



Caratterizzazione dei personaggi:
Nella prima scena, troviamo Todoroki alle prese con un dilemma così normale che, paradossalmente, sulle prime appare quasi un po’ strano dato che siamo abituati a vederlo confrontarsi con tematiche più impegnative – che siano battaglie fisiche contro nemici o mentali contro il volere di suo padre.

Nonostante questo, ho trovato molto naturale il suo atteggiamento nei confronti di questa nuova situazione: quando Momo gli dice di non volere cioccolatini per il White Day, lui di primo acchito si sente sollevato; è giusto che sia così, secondo me, perché dopotutto la sua ragazza gli ha appena risparmiato una “seccatura” non indifferente senza farglielo minimamente pesare.

Mi piace però che, dopo un primo momento in cui accarezza l’idea di fare come richiesto e lasciar correre, Todoroki ci ripensi. Il fatto che si sia ritrovato quasi a invidiare quei ragazzi che compravano della cioccolata mette in risalto quella parte più sensibile di Todoroki che di rado ci è dato modo di vedere: non avendo mai avuto una relazione – né in generale qualcuno a cui regalare qualcosa – non è affatto strano che nutra il desiderio di compiere questo gesto di affetto che tanto a lungo gli è stato precluso.

Fa tenerezza vedere come cerchi di giustificarsi con se stesso dicendosi che “può essere il regalo per un’altra festa”, solo per poter comprare un regalo alla sua ragazza!


Mentre sta per andare alla cassa a pagare il suo acquisto, poi, sente la voce di Momo. Anche nel suo caso ho trovato un atteggiamento realistico e adatto al personaggio: scopriamo infatti che ha detto a Shoto di non farle il regalo per il White Day soprattutto perché non voleva in nessun modo “obbligarlo” a fare qualcosa per lei, perché invece per quanto la riguarda lei un regalino vuole farglielo lo stesso. Alla faccia del fatto che San Valentino è già passato!

E anche Todoroki a quel punto lo capisce, e sia pur con modi un po’ bruschi – vabbè poverino, ci deve ancora lavorare – si premura di inserirsi nella conversazione per toglierla d’impiccio.

Non ho capito se aveva deciso fin da subito di prendere due sacchetti di cioccolatini – uno per sé e uno per Momo – oppure se l’illuminazione gli è arrivata dopo averla vista lì, ad ogni modo è stata un’idea davvero carina: un gesto in apparenza molto semplice, che però rivela quanto ci tenga a lei e a non farla mai sentire a disagio, e infatti non mi stupisce che Momo ne sia rimasta tanto colpita!

Soprattutto perché probabilmente, dato che l’aveva dispensato da quell’incarico, era certa di non ricevere nessun regalo per il White Day… e invece Todoroki l’ha sorpresa di nuovo.


E alla fine, scopriamo che pur di stare un altro po’ insieme a mangiare i loro cioccolatini sono arrivati in ritardo a lezione, costretti ad entrare alla seconda ora. Potrebbe sembrare una cosa da nulla, ma per due degli studenti migliori del corso – e soprattutto estremamente ligi al dovere – è un fattore che sottolinea ancora di più quanto quel loro rapporto ancora agli inizi sia già molto importante per entrambi.



Stile e trama:
Prima di cominciare, ti segnalo alcuni errori riscontrati nella storia:
[…] finalmente d'accordo con sè stesso […] --> L’accento è sbagliato, quello giusto è “sé”.
"Gli abbiamo finiti, mi spiace." --> “Gli” è un articolo, in questo caso è necessario l’utilizzo della particella pronominale plurale “li”.

Inoltre volevo farti un piccolo appunto tecnico sui dialoghi:
"Beh," si disse, "Potrei sempre portarmi avanti. […] --> dal momento che la seconda parte di dialogo comincia per maiuscola, la frase indiretta che lo precede deve concludersi con un punto fermo. Altrimenti, lasciando la frase a concludersi con la virgola, la seconda parte del discorso diretto deve cominciare con una minuscola.


In questa storia è stato dato grande spazio alla trama, che viene presentata con cura sia nelle azioni che nelle descrizioni di ciò che il protagonista vede e visita.

Lo stile, di conseguenza, viene movimentato già dallo spostamento “fisico” di Todoroki, ed è per questo che la presenza di periodi anche più lunghi non rallenta la lettura ma, al contrario, concede una piacevole pausa prima di riprendere il cammino.

Anche qui abbiamo una gran prevalenza di coordinate, soprattutto per asindeto, ma in questo caso non ho avuto alcuna sensazione di frammentazione – se non giusto in un paio di punti, ma così lieve che può facilmente essere ignorata – e la lettura procede spedita dall’inizio alla fine.


La trama in sé è molto semplice, e calza alla perfezione con la storia di due adolescenti: il White Day – così come San Valentino – sono feste che a quell’età vengono ritenute molto importanti, quindi mi è piaciuta la scelta di concentrarsi su questo argomento.

Soprattutto perché apprezzo sempre moltissimo l’introduzione nelle storie di peculiarità tipiche del luogo in cui esse sono ambientate: esattamente come è stato per l’importanza data al nome proprio, – della scorsa storia – qui troviamo una tradizione che è prettamente giapponese.

L’idea degli cioccolatini menta e peperoncino l’ho trovata davvero originale, – e oltretutto plausibile – con quel “brivido del calore” che ovviamente richiama subito il doppio potere di Todoroki e che strappa un sorriso divertito.

Piccolo appunto quasi estraneo al contesto: prima di leggere questa flash non avevo idea che ci fossero delle regole anche per la tipologia di cioccolato da regalare, sapevo soltanto che a San Valentino le ragazze regalano il cioccolato ai ragazzi e i ragazzi ricambiano un mese dopo nel White Day.
E niente, tutto qui. Solo che mi fa sempre piacere notare da questi piccoli particolari la cura che è stata usata per scrivere una storia, quindi ci tenevo a dirtelo.

Tornando a Todoroki, mi fa ridere un sacco immaginarlo intento ad avvicinarsi silenziosamente, sgattaiolando tra gli scaffali, solo per poter spiare Momo e capire cosa stia facendo!

Così come mi diverte pensare alla sua espressione sconcertata quando crede che Momo stia per piangere dopo aver ricevuto il suo regalo: il poverino è traumatizzato perché non ha la minima idea di come consolarla… ma per fortuna Momo era solo commossa e tanto, tanto felice.


Il finale è fluffoso senza essere stucchevole e perfettamente inserito nel contesto. Mi è piaciuto in particolare il riferimento alla ramanzina di Aizawa – che probabilmente sarebbe stato più appropriato definire “minaccia di morte prematura in caso si fosse ripetuta una cosa del genere”, ma dettagli – e alle battutine dei compagni di classe: sono particolari che a mio parere aggiungono una notevole nota di realismo ad una storia già di per sé molto ben costruita.

E, soprattutto, è dolcissima la frase finale, in cui Todoroki ammette – almeno con se stesso – che quell’unica ora passata soli soletti con Momo, semplicemente a mangiare cioccolatini, vale ogni singola seccatura che sarà costretto a sopportare.



Gradimento personale:
Mi spiace essere ripetitiva, ma anche in questo caso è il finale la parte che mi è piaciuta di più. Anche se in effetti non so se preferisco la scena che si legge tra le righe, di Todoroki e Momo che condividono gli cioccolatini e il loro “brivido del calore”, o quella dei compagni di classe che prendono amichevolmente in giro Todoroki per colpa di quel ritardo fuori programma.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
08/09/19, ore 14:20

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo interessante ma che appare forse un po’ forzato: quel “primo” sembra di troppo, e secondo me sarebbe meglio eliminarlo (anche se mi rendo conto che in questo modo si andrebbe a perdere il filo conduttore con le altre storie della raccolta).
In ogni caso è ben collegato alla storia, e anticipa quello che sarà l’avvenimento principale della stessa.



Caratterizzazione dei personaggi:
A inizio storia, in rapida successione, abbiamo come un riepilogo delle impressioni che Todoroki ha avuto di Momo; in queste righe, ho ritrovato esattamente quello che si intuisce anche dal canon. Mi è piaciuto in particolare l’aver sottolineato come Todoroki già la conoscesse per fama – dopotutto sono entrambi studenti raccomandati – e ne riconoscesse il valore, senza tuttavia darle eccessiva importanza: il Todoroki dei primi tempi alla U.A. è un personaggio molto individualista e quindi trovo normale che non avesse prestato tanta attenzione a una sua compagna in particolare.

Questo porta anche a giustificare il suo non essersi accorto della corrispondenza tra i loro numeri nonostante quello di lei fosse in bella vista: un po’ per quella sua tendenza ad essere costantemente concentrato solo su se stesso e un po’ forse perché in fondo le parole di suo padre l’avevano condizionato a credere che l’anima gemella fosse una cosa superflua, è secondo me verosimile che non si sia mai dato la pena di leggere tutte le cifre che compongono il numero di Momo.

E, tuttavia, quando – per caso o per destino – si trova a vedere veramente quei numeri, ne rimane come ipnotizzato e continua a leggere nonostante la situazione decisamente incasinata. È come se, nonostante cercasse di non dar peso a questa faccenda del soulmate, il suo cuore comunque ci sperasse così tanto che non appena ha avuto un accenno di possibilità di trovarlo non ha potuto fare a meno di inseguirlo fino in fondo.

Trovo realistico anche che, dopo, l’abbia lasciata andare senza parlarle della sua scoperta: lui per primo probabilmente doveva ancora digerire questa notizia che potrebbe potenzialmente sconvolgergli la vita, quindi non è così strano che si nasconda dietro scuse quali “magari ho letto male” per ritardare il momento del confronto.
Dopotutto è solo un ragazzo, non possiamo pretendere che affronti di petto qualunque cosa senza la minima esitazione.


Le sue riflessioni al centro commerciale, quando si dice che “lei doveva sapere”, lasciano intendere che non è la prima volta che Todoroki indugia su pensieri del genere: probabilmente, superata la fase di shock/negazione, ha iniziato subito a chiedersi se e come mettere a parte anche Momo della sua scoperta.

Questa sua insicurezza è apparentemente in contrasto con il personaggio che conosciamo, eppure la trovo molto verosimile data la delicatezza della situazione e, soprattutto, la sua totale inesperienza con le relazioni romantiche – e le relazioni in generale.

Mi è piaciuto particolarmente che, dopo aver deciso di parlare con Momo, sottolinea nei suoi pensieri che sarà lei a scegliere cosa fare: nonostante il simbolo sul suo braccio lo leghi a lei, Todoroki non dà per scontato che si appartengono né crede che basti questa rivelazione per cominciare in automatico una storia con Momo.
È un pensiero molto maturo, secondo me, perché in un mondo dove esistono i soulmate non troverei affatto strano se gli adolescenti guardassero alla propria anima gemella come a una persona che in qualche modo “appartiene” loro di diritto… ma Todoroki è sempre stato molto più riflessivo dei ragazzi della sua età.

Ma poi, quando tutti i suoi buoni propositi sono andati in fumo all’arrivo della classe e Todoroki si siede in un angolino a pensare e ripensare a come poter fare per parlare con Momo, è proprio lei a raggiungerlo. Anche questa cosa mi è piaciuta molto, perché Momo non è una ragazza che per indole rimane succube degli avvenimenti, tutt’altro: cerca sempre di avere il controllo della situazione, e questo significa anche affrontare senza indugio – o almeno, senza nessun indugio apparente – quello che secondo lei sarà un discorso spinoso.

Infatti, ovviamente ignara dei turbamenti di Todoroki derivati dalla scoperta del loro legame, lei ha visto il suo allontanamento e la sua freddezza ma non è riuscita a darsi altra spiegazione al di fuori del “ti ho fatto un torto e non me ne sono accorta”.
Questa spiegazione riflette anche quell’insicurezza che abbiamo visto durante l’esercitazione, quella paura – dietro il coraggio e la voglia di mettersi alla prova – di essere un peso per la sua squadra, e l’ho trovata molto coerente col suo personaggio.

Dal canto suo, Todoroki rimane completamente interdetto da questa sua domanda. Anche questo è un atteggiamento molto naturale, secondo me, perché con tutti i pensieri che aveva per la testa è quasi ovvio che abbia cambiato atteggiamento nei confronti di colei che era al centro di tutte le sue riflessioni, e ci sta benissimo che l’abbia fatto senza neppure rendersene conto.

La sorpresa tuttavia non gli fa perdere di vista quello che era il suo obiettivo principale e che finora non era riuscito a portare a termine: nonostante Momo stessa gli avesse dato la possibilità di rimandare ancora, infatti, lui la ferma e le chiede con risolutezza di ascoltarlo.

Va da sé che, per questa rivelazione così importante, utilizza lo stesso tatto di un elefante in una cristalleria. Sul serio, Shoto caro, un minimo di preambolo potevi anche mettercelo!
Scherzi a parte, nonostante la schiettezza quasi lapidaria mi è piaciuto come alla fine Todoroki sia riuscito ad entrare in quell’argomento che ormai era diventato quasi un ossessione, per lui. È un po’ come se avesse voluto seguire la filosofia del “via il dente, via il dolore” mischiata ad una paura inconscia di non riuscire forse a concludere questo discorso se l’avesse preso più “alla larga”.

E arriviamo quindi a parlare della reazione di Momo. Devo dire che l’ho trovata più contenuta di quanto mi sarei aspettata, ma comunque plausibile: dal momento che Todoroki non le ha neanche accennato quale sarebbe stato l’argomento della loro conversazione trovo naturale che non abbia collegato subito quei numeri a quelli che porta sul braccio, senza per questo pensare che per lei non fosse una cosa importante. Tuttavia mi è piaciuto che impieghi veramente pochi secondi per collegare i pezzi e arrivare alla giusta conclusione, perché è una ragazza brillante e dalla spiccata intelligenza e sarebbe stato strano il contrario.

Mi fa sorridere come Todoroki, una volta gettata la bomba, ritorni padrone di se stesso. Lo vediamo infatti pacato e quasi pragmatico apprestarsi ad evitare eventuali fraintendimenti, chiarendo che comunque il fatto di essere soulmate non li obbliga a nulla e in generale tutto quello che aveva maturato in giorni e giorni di continuo rimuginare… e invece, alla fine, Momo non aveva bisogno di nessuna spiegazione.

L’abbraccio delicato in cui lo avvolge è davvero tenero e spontaneo, e nonostante Todoroki non sia evidentemente abituato a questi gesti di affetto mi piace che – dopo un primo momento di tensione – si sia sciolto tanto da stringerla a sua volta: è un gesto apparentemente semplice ma che racchiude tutta l’intensità del crollo di quel muro invisibile che aveva eretto intorno a sé per evitare di soffrire.

Le due battute finali, le uniche parole che si rivolgono in quel momento così intenso, sono davvero perfette: si può toccare con mano l’emozione che emanano, e sembra quasi di percepire quel nodo che chiude loro la gola e impedisce di aggiungere altro.

Non che ce ne sia bisogno, in effetti, perché adesso che si sono finalmente trovati – trovati davvero – le parole non sono poi così importanti: sono lì, sono insieme.

Tutto il resto può aspettare.



Stile e trama:
Prima di iniziare, ti segnalo alcuni errori che ho riscontrato nella storia:
Si era anche trovato, come dire, compiaciuto quando gli avevano accoppiati contro Aizawa […] --> Si tratta di un complemento oggetto plurale (Todoroki e Yaoyorozu), quindi ci vuole la particella pronominale terza persona plurale: “li”.
Come affrontare, un tale discorso? --> Tra predicato e complemento oggetto non va mai messa la virgola.
[…] Todoroki si vergognò di  stesso. --> In caso di particella pronominale riflessiva l’accento (che comunque in questo caso è opinabile essendoci il termine “stesso” che già da solo permette di differenziarsi dalla congiunzione “se”) deve essere aperto: “sé”. È un errore che si ripete altre volte nella storia.
Poteva anche esserci suo padre, per quel che lo importava. --> Complemento di termine, ci vuole “gli” oppure “a lui”.

Ho trovato anche qualche refuso e alcune ripetizioni che infastidiscono un po’ la lettura, interrompendo la fluidità della narrazione. Ti faccio un paio di esempi di quest’ultime:
Doveva avere un’ottima vista se l’aveva visto in quel corridoio laterale.
Fino a poco fa era certo che avrebbe condotto una vita da eroe solitario, e non era certo di poter cambiare mentalità così all’improvviso.


Nonostante la forte componente introspettiva, questa storia non risulta niente affatto pesante da leggere e rimane invece sempre limpida e di immediata comprensione, grazie soprattutto al prevalente utilizzo di proposizioni semplici o coordinate per asindeto.

Di contro, questa strategia – e un utilizzo talvolta eccessivo delle virgole – ha creato in alcuni punti una leggera frammentazione della storia con conseguente interruzione della fluidità della lettura. Tuttavia, l’alternanza di periodi di diversa lunghezza ha contribuito ad attenuare questa sensazione e migliorato il ritmo rendendolo costante e ben cadenzato.


La storia inizia con Todoroki che si ritrova a fare come un riepilogo mentale di quelle che erano state le sue impressioni su Momo a fronte di un qualcosa di nuovo che possiamo forse immaginare, ma non sappiamo con precisione.

Mi è piaciuta questa introduzione perché chiarisce senza forzature uno dei possibili dubbi del lettore sul perché mai Todoroki non si fosse accorto prima della corrispondenza del suo numero con quello di Momo, dato che – come fai notare anche tu – visto quanto è ridotto il suo costume sarebbe quasi impossibile non vederlo. L’ho trovata una spiegazione semplice e verosimile, perché in un mondo dove tutti nascono con un proprio numero sulla pelle questo diventa parte integrante della realtà quotidiana e non è affatto strano che non susciti interesse, portando le persone a percepirne la presenza senza però mettersi a leggerlo tutto (anche perché questo particolare numero è composto da moltissime cifre).


La sfida contro Aizawa è stata probabilmente il primo vero momento di vicinanza che questi due personaggi hanno avuto nel canon, e mi è piaciuto ritrovarla in questa storia arricchita da una lettura tutta nuova in cui elementi già noti si fondono con altri totalmente nuovi con assoluta naturalezza.

In particolare ho trovato un’ottima scelta quella di sottolineare come Todoroki, nonostante si fosse – finalmente – accorto del numero di Momo, continua comunque a rimanere concentrato sulla sfida contro Aizawa: è pur sempre un ottimo studente e quello che sta affrontando è uno dei compiti più difficili che gli siano stati affidati, quindi sarebbe stato strano se si fosse lasciato distrarre da questa scoperta.


Il piccolo time-skip dà modo al lettore di capire senza sforzo che Todoroki ha impiegato molto tempo per accettare l’idea di aver trovato la sua anima gemella in primis, e poi per racimolare il coraggio necessario a decidere di parlarne con lei.

In questo caso sarebbe andata bene una location qualunque, ma la scelta di ambientare questo secondo paragrafo durante un momento realmente presente nel manga ha contribuito a diminuire le distanze tra canon e fanfiction, aumentando di conseguenza il realismo e l’immedesimazione nella storia.

Molto carina, in questo paragrafo, la frase “Il suo cuore aumentò il ritmo, ma Todoroki non era certo per cosa”: mi dà come l’idea dell’impaccio tipico di un adolescente alle prime armi con le faccende di cuore, in bilico tra l’emozione dell’aspettativa per l’incontro con la propria cotta e la paura che qualcosa possa andare storto. Oltretutto, in questo caso c’è il fattore soulmate che amplifica ancora di più le cose.

Il dialogo tra Momo e Todoroki l’ho trovato ben strutturato e realistico sia per quanto riguarda la parte sintattico/lessicale che per i contenuti, e mi è piaciuto che le battute di botta e risposta siano intervallate da frasi indirette che spiegano particolari necessari a capirle al meglio – ad esempio con i pensieri di Todoroki o l’intonazione e la postura di Momo.

Mi è piaciuto anche che Momo, pur avendo capito che Todoroki le nascondeva qualcosa, non abbia insistito ma abbia invece fatto un passo indietro, rendendosi nel contempo disponibile al dialogo.

Invece, non mi ha entusiasmato il paragone “ferma e gentile come una brava padrona di casa”: non mi è sembrato adatto al contesto, dal momento che parliamo di due ragazzini, e non mi convince neppure come paragone in sé perché se penso a una figura femminile “ferma e gentile” non mi viene in mente per prima cosa “una brava padrona di casa” ma ad esempio un’insegnante o una madre (se vogliamo restare in ambito domestico).
Ad ogni modo quest’ultimo è ovviamente un parere meramente soggettivo, e va preso come tale.

Anche nel passaggio successivo c’è un particolare che mi stona un po’: da come è messa la frase sembra che Todoroki esiti ad affrontare quel discorso perché rivelando a Momo che loro due sono soulmate sarebbe automaticamente cambiato tutto, mentre invece in altri passaggi si capisce che per lui la coincidenza dei numeri è solo un punto di partenza, da cui può scaturire una relazione oppure no a seconda delle decisioni delle due parti in causa.

La scena della fatidica dichiarazione – o quel che è – invece l’ho trovata davvero molto carina e coinvolgente: arriva in modo secco e inaspettato, dopo un unico sospiro di Todoroki, e questo è assolutamente perfetto per rendere al meglio la situazione perché così facendo il lettore riesce meglio ad immedesimarsi – sia pur soltanto in parte – nello stupore che deve aver provato Momo nel sentirsi dire una cosa del genere senza neppure uno straccio di preavviso.

Vorrei dire due parole anche sulla scelta del numero in sé: trovo molto particolare l’idea di utilizzare un numero a così tante cifre, e mi è davvero piaciuta la spiegazione che viene data a tal proposito. È qualcosa che non avevo mai letto, e l’ho trovata allo stesso tempo originale e ben costruita; inoltre, cosa che di certo non guasta, viene ben inserita nella trama aggiungendo quella difficoltà di lettura che porta alcuni disguidi al protagonista e che aiuta il soulmate!AU ad amalgamarsi ancora meglio con l’universo canonico in cui la storia è ambientata.

L’abbraccio in cui Momo stringe Todoroki è davvero tenero e fa sorridere il lettore, che – come Todoroki stesso – era un po’ sulle spine per la reazione di lei. Inoltre, ho apprezzato moltissimo l’utilizzo del nome proprio in questo specifico frangente: in Giappone l’utilizzo del nome proprio senza suffissi è qualcosa di molto intimo, riservato soltanto ai familiari e a pochi altri, e conoscendo questo particolare la scena risulta ancora più intensa e pregna di significato.

Vediamo in lontananza un ultimo barlume del fantasma di Endeavor cercare di intrufolarsi di nuovi nei pensieri di Todoroki, ma è come se avesse finalmente trovato il modo di sfuggire alla sua ombra: non c’è odio né voglia di ribellione, adesso semplicemente a Todoroki non importerebbe se ci fosse suo padre perché ha trovato qualcosa – o meglio, qualcuno – che lo fa sentire in pace.

Che lo fa sentire libero.



Gradimento personale:
Sarà banale, ma la scena che mi è piaciuta di più in assoluto è quella dell’abbraccio finale. Non posso farci niente, è davvero troppo dolce e ogni volta che la leggo mi fa sorridere per la tenerezza… davvero tanto, tanto carina.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
08/09/19, ore 14:16

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo semplice e di immediata comprensione, chiarisce subito su cosa sarà incentrata questa drabble.



Caratterizzazione dei personaggi:
Todoroki si palesa perfettamente fedele a se stesso fin dalla primissima frase, quando – al contrario di tutti gli altri studenti ammessi in questa scuola prestigiosa – non alza neppure lo sguardo per fissare la sua insegna.

Il suo sembra apparentemente un atteggiamento di superiorità, ma sotto la superficie vediamo bene che non è così, tutt’altro: c’è solo quel velo di apatia che lo ha accompagnato per moltissimo tempo e che gli impedisce di gioire sinceramente per quello che, ai suoi occhi, non è che un’altra tappa del percorso che suo padre ha tracciato per lui.

Invece che alzare lo sguardo al cielo, verso l’insegna, Todoroki lo abbassa sul proprio braccio, tirandosi su la manica appositamente per guardare il proprio numero. Onestamente, non riesco a interpretare chiaramente questo gesto: all’apparenza sembra qualcosa fuori contesto, eppure allo stesso tempo il collegamento con Endeavor è evidente.

Non so, mi sembra un po’ forzato perché non si capisce bene come mai proprio in quel momento – in mezzo alla calca degli studenti smaniosi di entrare – Todoroki si sia preso del tempo per rimuginare sul numero sul suo braccio. In definitiva, però, credo che vada bene anche così: non tutto quello che facciamo è perfettamente incasellato con il resto, capita molto spesso di compiere azioni apparentemente fuori luogo che però hanno seguito tutto un percorso interno di collegamenti per arrivare a vedere la luce.

Ho trovato molto azzeccato che Endeavor gli abbia detto di non dare importanza al numero, – e quindi all’anima gemella – soprattutto perché dalla sua storia sappiamo come lui non abbia cercato qualcosa di banale come l’amore per scegliere la propria moglie, ma solo una donna con un potere forte da combinare col suo per generare un figlio ancora più forte.

Interessante invece che abbia aggiunto che le coppie non anime gemelle “non per questo fallivano”, come a voler dare a Todoroki un contentino e spronarlo con le buone a lasciar perdere perché tanto quella storia delle anime gemelle non aveva importanza.

La madre, ovviamente, ha confermato questa sua affermazione – sappiamo come è succube di suo marito – e probabilmente è per quello che Todoroki ci ha creduto.
Per un po’.

Questa precisazione fa capire chiaramente come il semplice fatto di essere lontano dalla presenza intossicante di suo padre lasci Todoroki libero di pensare con la propria testa, sia per quanto riguarda le anime gemelle che per tutto il resto.

Si rende conto che non sarà facile né immediato, ma per la prima volta è davvero convinto di riuscire a liberarsi dalle sue catene… basta solo fare le cose con calma.

“Un passo alla volta.”



Stile e trama:
Lo stile di questa drabble è fluido e molto pulito, con una sintassi semplice che rende immediata la comprensione di ogni singola frase.

Mi è piaciuta l’alternanza di periodi brevi ad altri più complessi, perché questa variabilità di lunghezza crea un bel ritmo di lettura.

Tuttavia, l’esclusivo utilizzo della coordinazione per asindeto o con la congiunzione “e” (eccezion fatta per un unico “ma” a inizio frase) rendono la sintassi forse un po’ monotona e in alcuni punti le frasi sembrano leggermente slegate l’una dall’altra dando una leggera sensazione di frammentazione.

La storia è comunque molto piacevole da leggere, e nonostante la forte componente introspettiva non risulta affatto pesante.

Per quanto riguarda la trama in sé, ho apprezzato l’aver messo insieme un fatto noto del canon (il primo giorno alla U.A.) con un’aggiunta completamente nuova (la presenza dei soulmate), soprattutto perché credo che questo connubio abbia aiutato moltissimo ad accettare questa modifica con assoluta naturalezza.

L’elemento “soulmate” è molto importante, ma la sua presenza non è assoluta e si interseca ad altri temi fondamentali quali il rapporto di Todoroki con i genitori: in poche parole, si percepisce chiaramente sia il profondo affetto che lo lega alla madre sia il timore che invece ha per suo padre.



Gradimento personale:
La parte che sicuramente mi piace di più è la scena finale, con Todoroki che abbassa la manica coprendo di nuovo il numero sul braccio: un gesto apparentemente semplice che però racchiude tutta la risolutezza che Todoroki è riuscito a racimolare negli anni, e la sua ferma intenzione di allontanarsi dall’ombra opprimente di Endeavor.



A presto!
rhys89

Recensore Veterano
12/02/19, ore 20:28

Ciao, ho appena scoperto questa raccolta, divorandola praticamente in pochi minuti! L'idea delle anime gemelle identificate da questi numeri è veramente bellissima, mi piace molto :D Inoltre la coppia Todoroki/Momo penso sia una delle più "sensate". Entrambi personaggi così seri ma allo stesso tempo molto sentimentali. Volevo anche rassicurarti su come hai descritto i loro caratteri, perché penso sia impeccabile :D Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo, ancora complimenti.
LadyInDark