Ciao cara Lithium, come stai?
Ritrovarti è sempre un piacere. Ho capito che "va così" e prendo quel che viene. Vale la pena sempre aspettarti, fossero anche mesi e giusto per un capitolo. Questo è stato si breve, ma comunque molto intenso e mi ha lasciato dentro, ancora una volta, la sensazione dei sentimenti di angoscia che volevi trasmettere. Ho respirato a pieni polmoni tutto quello che alberga nell'animo scosso e turbato di Mr. Baker.
In un certo senso per Sam si finisce per provare una buona dose di pena, mista a tenerezza. Lui ha giocato a dadi con il destino e mi sembra che questo sia stato molto duro con lui, sebbene il giudizio più severo ed impietoso su di sé finisce sempre per arrivare dal suo io interiore.
Sam voleva solo una "persona", qualcuno che si prendesse cura di lui, che riempisse la sua casa e il suo letto, dandogli un po' di calore ed una parvenza di famiglia. Un qualcosa di semplice, meccanico, senza troppe pretese e senza alcuna implicazione. E, invece, da quella diligenza è scesa Mariah, con il suo fascino, la sua sensualità e bellezza, le sue spigolosità e il suo bagaglio enorme di segreti. Da quel momento nulla è stato più come lui immaginava. Di quella ordinarietà non è rimasto più nulla, solo le ceneri della brace innescata dal fuoco che è stata Mariah e i sentimenti per lei nella sua vita. E dopo è arrivato quel bambino, visto in un primo momento come un elemento di disturbo, che poteva spostare l'asse verso un punto indefinito e, per questo, non controllabile, una sorta di nota stonata nella nuova quotidianità che era la vita di Mariah. E se tanto non lo voleva prima Sam, ha scoperto solo dopo averlo perso quanto alla fine l'idea di diventare padre non lo turbasse più di tanto.
Sam l'ha assaporato quella felicità, l'ha sfiorata, annusata e ha creduto, dentro di sé, di meritarla. E la meritava, come un po' la meritiamo tutti. E, invece, quel destino contro cui ha giocato ha rimescolato le carte e, ancora una volta, gli ha fatto perdere quasi tutto. Quel bambino non c'è più e sua moglie.... lei è viva per miracolo, ed è una donna distrutta, forse anche più di prima. Mariah, non è ancora ben chiaro, non si sa davvero cosa pensi, cosa stia provando, quali siano i suoi pensieri. Ma lei è caduta tante volte ed altrettante si è rialzata. Lo farà anche questa volta. Ma come? Perché sembra molto più spenta, molto meno determinata e decisa, porta su di sé il peso enorme di un malessere che la schiaccia, di un dolore che la opprime e che ancora non ha tirato fuori.
Sam, invece, prova sentimenti contrastanti, come era un po' prevedibile quando si subisce un evento traumatico.
Prova dolore, un dolore sordo, che lo sta divorando e avviluppando, come le fiamme che avvolgono il legno nella stufa davanti a sé, una perfetta allegoria dell'inferno che sta vivendo dentro. Un dolore che segue immediatamente la felicità che ha provato fino a pochi istanti prima; un dolore che gli fa rimpiangere il momento in cui la sua vita era grigia e cupa, gli fa rimpiangere il momento in cui lui ha scelto di farla cambiare, permettendo all'imprevisto di bussare alla sua porta.
Prova dolore per sé stesso, perché alla fine voleva solo la tranquillità, e non l'ha ottenuta; voleva una moglie dolce e sorridente, e ha avuto un vulcano che lo ha fatto innamorare. Prova dolore perché vede sua moglie soffrire, e sta soffrendo anche lui perché, alla fine, anche lui ha perso un figlio. Ma pensa di non essere in diritto di soffrire, perché è Mariah quella che è stata aggredita, perché è dal corpo della sua sposa che è stato strappato quel figlio che portava in grembo. Un po' come se il suo dolore valesse meno, e dovesse aspettare, mettersi dietro a quello della moglie.
Lui sa che deve mettere a tacere le sue sofferenze per prendersi cura di quelle di Mariah. Ma, al tempo stesso, non riesce a starle accanto, non sa cosa dire, come dirla e quando dirla; si sente inadeguato, e allora si rifugia nelle cose pratiche, nel lavoro e nella casa, nel guadagnare i soldi per garantire le cure a sua moglie. Si appoggia con forza al suo mondo fatto di numeri, soldi e calcoli, perché è il solo modo per non far prevalere quel dolore e farsi inghiottire da esso. Si sente inadeguato di stare accanto a sua moglie, così come sente di non essere stato in grado di proteggere lei e il loro bambino dall'aggressione che hanno subito. E ha paura del giudizio, di vedere negli occhi della moglie l'accusa di non averla aiutata, l'accusa di stare lasciandola sola adesso che ha più bisogno di lui, adesso che soffre.
E poi c'è la rabbia: rabbia verso chi ha fatto tutto questo, verso Mariah che l'ha provocato e verso sé stesso per non averlo impedito.
La conclusione è una sola. Hanno affrontato una tempesta, e ne sono usciti devastati, distrutti e a pezzi. Ma Sam e Mariah sono ancora vivi, un po' rotti ed ammaccati, dentro e fuori, ma vivi. E c'è ancora la possibilità di ricominciare, di riprendere da dove tutto si è interrotto. Quelle macerie che sono i loro animi sono il banco di prova per testare la forza e la solidità del loro amore. Il senso sta in questo: nella capacità dell'amore di resistere alla avversità della vita. Quel dolore che sia Sam che Mariah provano è la prova vivente che sono entrambi vivi. Ed è da qui che si deve ripartire. Ma il fulcro sta in quello che dice Sam, nel riuscire a perdonarsi reciprocamente. Mariah deve riuscire a perdonare sé stessa, per causato il suo dolore e quello di Sam, un uomo buono che, forse, non meritava una donna come lei; e perdonare anche Sam per la sua ingenuità e perché, ora come ora, le sta facendo mancare la terra sotto ai piedi, perché non le ha detto nulla e la sta lasciando inevitabilmente sola. E Sam deve perdonare sé stesso, non essere severo nel giudicare le sue debolezze e le sue mancanze; e deve perdonare Mariah, e lei di cose da farsi perdonare ne ha davvero tante. Ma, alla fine, anche nei suoi confronti non si riesce ad essere mai troppo duri, perché in fondo anche Mariah era un'anima perduta, una donna sola al mondo, con le sue sofferenze e i suoi dolori, una donna che ha dovuto arrangiarsi per vivere, che ha usato il solo mezzo a sua disposizione, almeno per quei tempi - la bellezza - per barcamenarsi nella vita, e andare avanti.
Sam e Mariah, come tante volte abbiamo detto, sono due anime sole che si sono incontrate nel lungo cammino della vita e si sono riconosciute, amate, appoggiate l'uno all'altro. L'amore e la passione prima ancora il collante del loro rapporto; il perdono la chiave per amarsi ancora più a fondo.
È il momento per Mariah di tornare a "casa". E sono certa che nelle mura familiari di quella che è la loro casa è lontani da occhi indiscreti, dal decoro e dal pudore imposti dalla socialità, i coniugi Baker potranno lasciarsi andare e aprirsi reciprocamente, permettendo a quella rabbia di defluire, alla sofferenza di sfogare e all'amore di vincere ancora una volta.
Una piccola nota a chiusura. Molto interessante l'inserimento, all'interno del racconto, della giovane Martha-Ann. Da quel tocco di freschezza che serve, quel pizzico di ingenuità proprio della giove è età della ragazza e di bontà tipica di un piccolo paese in cui ci si aiuta per il gusto di farlo. Ed è anche un po' qiell'elemento terzo che si inserisce tra due coniugi molto chiusi e solitari, che potrebbero restare minuti, giorni e forse anche ore chiusi nel loro silenzio. E, non so perché, ho la sensazione che la presenza di Martha-Ann possa rivelarsi molto funzionale al racconto: forse per tirare su Mariah dall'apatia nella quale sembra precipitata, darle quella compagnia quotidiana che per forza di cose suo marito non può darle e, non so perché, forse anche per salvarle la vita, ancora una volta, ma in modo diverso.
Vedremo.
Spero di sentirti presto. La mia speranza è sempre che tu aggiorni, perché ho un sincero affetto per questa storia, una delle prime che ho letto da quando sono sul sito. Ma, nonostante questo, attendo pazientemente, perché vale sempre la pena aspettarti.
Ti abbraccio |