GUASCOSAZZA MIA!
Hai presente quando ti rendi conto di essere arrivata a tre quarti di un libro molto bello che stai amando e ti tritura il cuore una pagina sì e l'altra pure, e allora rallenti il ritmo di lettura centellinando paragrafo per paragrafo perché non vuoi davvero arrivare alla fine? Ecco, io no, anzi, accelero il ritmo e puff! Quasi non mi godo il finale, se non forse le ultimissime righe. Il bello di questo metodo, però, è che alla fine sui libri e sulle storie ci ritorno, e finisco per rileggerli con più consapevolezza. E con questa storia è andata così, di nuovo, con la differenza che sono caduta nel "tranello" del ritardarne il finale col fatto di procrastinare quest'ultima recensione, perché è un po' come dire addio a questo mondo che hai creato, pur consapevole di poterlo ritrovare altrove – e spero a breve <3 Tutto questo per dirti che, all'ennesima rilettura, ho trovato finalmente una parte delle parole che volevo lasciarti in conclusione (solo una parte, sennò a 'sto giro mi bannano sul serio).
Ora mi concentro sulla storia, giuro. Recentemente, avevi espresso i tuoi dubbi rispetto alla prima parte, a questo primo incontro e confronto inconcludente che non eri certa avesse senso e che, a parole tue, "forse era evitabile ma ti era sembrato necessario". E ti assicuro che lo è, sotto ogni punto di vista. Non sarebbe stato realistico, creare una situazione in cui dopo così tanti mesi di silenzio e incomprensioni si fosse giunti a una riappacificazione concorde. No, la vita non funziona così. Ci sono alti e bassi, ci sono rifiuti momentanei e accettazioni altrettanto effimere. Tu questo ce l'hai sempre ben chiaro, ed è per questo che la scena funziona e che non lascia delusione nel lettore. O meglio, si trova deluso nel constatare il mancato riallacciamento del rapporto, prova amarezza per il fatto che sia forse definitivamente naufragato... ma non si ritrova a pensare di aver letto qualcosa di inutile. Al contrario, è un trampolino di lancio.
Tu qui mostri entrambe le parti del confronto con una nitidezza che era volutamente mancata nei capitoli precedenti, perché Tony era troppo annientato dal dolore per vedere oltre a un palmo dal proprio naso, ed era troppo impegnato a ritenersi responsabile di tutto per capire di cosa, esattamente, fosse davvero responsabile. Quello che apri su di lui è uno squarcio profondissimo, che getta confini netti del mondo quasi parallelo in cui lui si ritrova a vivere rispetto alla gente "comune". Un mondo in cui i soldi non sono un problema e in cui può permettersi di dire tutto ciò che gli passa per la testa forte della propria intelligenza e del fatto che non ha davvero bisogno di nessuno. Non lo sfiora nemmeno, il pensiero che Peter possa avere altri tipi di problemi, "che lui non è il centro dell'universo". Che è il responsabile, ma non la causa dell'allontanamento di Peter... e questo forse fa ancora più male. Tony è abituato ad essere odiato per ciò che è e per ciò che dice: gli effetti collaterali delle sue parole e azioni sono, appunto, collaterali, e rientrano a malapena nella sua visione periferica, slegati da se stesso.
Questa sua epifania, così come l'hai descritta, mi ha ricordato molto il momento in cui nel canon realizza i veri scopi per i quali vengono messe a frutto le sue armi. Un qualcosa al quale non ha mai davvero pensato, ma nel momento in cui si ritrova le conseguenze delle proprie azioni davanti, a ferirlo e ferire gli altri, apre gli occhi e si innesca in lui un profondo mutamento che lo porterà fin dove è arrivato. Lo stesso mutamento che innesca qui Peter, in scala ridotta ma non meno importante, nel metterlo di fronte al fatto che lui, fino ad ora, ha vissuto in un "sistema a responsabilità zero" nel quale è incapace di vedersi come attore negativo. Tony però qui è un diciassettenne confuso, non un uomo fatto e finito, e non ha ancora quella determinazione e capacità d'adattamento del suo se stesso adulto; ed è quindi realistico e comprensibile che, nel suo accettare il proprio ruolo, non riesca comunque apronunciarsi, a pronunciare quel "mi dispiace" e quel "non è colpa tua". Non sono parole da Tony, queste: non riuscirà mai a impararle davvero e per questo deve aggirare il problema "linguistico" ricorrendo ai gesti.
Peter, e qui il rischio di ban si accresce enormemente, è il caposaldo di questo capitolo. È la dimostrazione a colori accesi che non è un debole e che non è affatto messo in soggezione da Tony, per quanto possa sentirsi insicuro a un livello più intimo. Peter ama, perdona e accoglie tutti, ma Peter è anche Spider-Man, qualcuno che ha un nettissimo senso di giustizia morale. In questo è di certo più simile a Steve, che a Tony: c'è il bianco e il nero, e solo a volte il grigio, quella zona in cui gli è così difficile entrare. E in questo contesto, è perfettamente consapevole che è Tony, a stare nel grigio, ma che lui è invece dalla parte giusta, di chi ha fatto tutto e non ha ricevuto in cambio niente; e per questo non si schioda dalle proprie posizioni. Anche se forse vorrebbe, perché spesso l'orgoglio e il desiderio di coerenza soffocano ciò che vorremmo realmente fare.
Ho amato questo stallo, insomma, in ogni sua parte e svolgimento. Ed è grazie a questa parentesi tesa che in realtà è un colpo d'avviamento, che tutta la seconda parte acquista peso e senso: perché adesso nella zona grigia ci sono caduti entrambi, in quella terra di mezzo che vuol dire porgere delle scuse e accettarle. Tony ha sfruttato i propri punti di forza, ovvero il suo genio e la capacità di trasmettere più con un gesto che con le parole, ed è per questo che il riavvicinamento con Peter non risulta forzato. Aveva sbagliato approccio all'inizio; non perché delle scuse non avrebbero fatto vacillare Peter, ma perché è lui ad essere incapace di presentarle in modo convinto all'atto dei fatti.
Ok, sto prendendo appunti in corso di lettura e mi rendo conto che, te possino, l'hai effettivamente scritto nero su bianco...
"Peter ci aveva visto di sicuro un tentativo, l'unico che Tony avesse e che poteva risultare vincente: i gesti. Qualcosa che, a differenza delle parole, difficilmente ferivano se non avevano quell'intento."
Quindi direi che posso fermarmi qui, e dirti che la conclusione ha preso in mano il mio, di cuore, e l'ha ridotto a una polpetta felice :')
In ultimo (giuro)... forse te l'ho già detto, ma lo ripeto: sono davvero felice che ci siano persone che affrontano così come fai tu questa coppia che, lo sai, di base non shippo, ma che ha dignità d'esistere se gestita con cognizione di causa, aprendo scorci freschi su questi personaggi così sfaccettati. E tu lo fai, sempre: svisceri i personaggi, in questo caso con la difficoltà aggiunta di un universo alternativo e di un Tony giovane, analizzi le motivazioni, gli scogli di un rapporto e il fatto che non tutto sia sin da subito rose e fiori, che si parli dell'universo canonico o di un AU. Perché tu stai parlando di due persone in carne ed ossa, e si capisce ad ogni riga che loro non sono due cartonati piazzati uno accanto all'altro e spacciati per coppia per sfizio personale, fini a se stessi. Sono loro, vivono, e io di fronte alla cura che hai messo in questa storia e alla delicatezza con cui hai affrontato certe tematiche, non posso che dirti chapeau.
Ecco, l'hai letto 'sto pezzo? *omino indica in alto* Ce l'avevo negli appunti da mesi e mesi e mesi, ma quello che penso non è cambiato... eccezion fatta per il dettaglio che in contesto young me li hai fatti shippare – e pure un pochetto in quello canonico – ma quello è un discorso da fare faccia a faccia con un trincia-falangi a portata di mano. L'hai capita? Di mano! Ah! *fugge ridendo*
Questa storia mi resterà nel cuore, lo sai, e io ne lascio un pezzettino qui, perché so che ne avrai cura e che non potrei mai e poi mai rimanere delusa da ciò che scrivi <3 E per concludere posso solo dire, a tua libera interpretazione, "galeotta fu la long, e chi la scrisse".
Ora ti lascio in pace, ma stavolta sono stata brava e mi sono quasi tenuta, visto? *viene spedita alla Riabilitazione da Camacho a colpi di Brawndo".
-Light/CosaLight/Quella che è un po' Peter imparanoiato e un po' Tony paranoico-
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