Recensioni per
Undici solitudini
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 62 recensioni.
Positive : 62
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/04/21, ore 22:24

Carissima, buonasera **. Sul tuo profilo ci sono ancora tantissime cose interessanti da cui non sono ancora passata, ma appena ho visto un capitolo dedicato a Barty Jr non ho resistito, complice anche la Tennantite che mi sono presa l'anno scorso. C'è comunque da dire che fra book!Barty e movie!Barty c'è un po' un abisso, non solo fisicamente, ma anche caratterialmente, e il tuo è un favoloso book!Barty, biondissimo e fragile esteriormente, quanto depravato e crudele interiormente.
Il titolo mi è piaciuto forse più di ogni cosa: credo sia il riassunto perfetto del rapporto fra i due Bartemious. Junior non è mai stato per davvero figlio, perchè Barty Sr non è mai stato in grado di fargli da padre. Non voglio dire che Jr non sarebbe divenuto comunque un mangiamorte se suo padre gli avesse dedicato più tempo, ma sicuramente avrebbe avuto più difficoltà e tentennamenti nel cedere al fascino del richiamo degli ideali di Voldemort. Barty diventa orfano di madre, come sappiamo, ma in realtà è come se avesse perso il padre: concetto straziante e reso benissimo.
Mi è piaciuta moltissimo la ripetizione della frase "torna a casa" che intercorre a precisi momenti temporali, da prima detta in maniera più leggera a quello che è ancora un adolescente, spaesato e con un gran peso sulle spalle: l'eredità di un padre assente, da cui ha preso solamente il nome, ma che nutre grandissime aspettative per il suo unico figlio. E' straziante immaginare a come il giovane sia cresciuto schiacciato dalla fama e dal ruolo di chi lo ha messo al mondo.
Con il passare della narrazione quel torna a casa assume sfocature sempre più cupe, fino a diventare l'ultima supplica di una madre che per il figlio avrebbe fatto qualunque cosa. Viene da pensare che la signora Crouch in quella casa fosse l'unica in grado di amare davvero e che è stata amata davvero, in modi diversi, sia dal marito che dal figlio.
Barty però a casa non è mai tornato davvero, né vi tornerà mai, perché la sua vera famiglia è altrove. Ho trovato inquietanti e super IC tutte le sue riflessioni e quasi non mi sono accorta di aver letto un racconto scritto in prima persona, una tipologia di narrazione che in genere non mi fa impazzire ma che qui era perfetta per il tipo di storia.
Barty Senior si è scavato la fossa con le sue mani e noi non possiamo fare altro che assistervi impotenti: è una storia spietata e veramente ben scritta, sia come ritmo che come introspezioni. Molto bello anche il modo in cui hai ripreso il titolo della raccolta, Solitudini, sottolineando come qui non sia qualcosa che annienta il personaggio ma anzi, diventa la sua forza.

Complimenti cara e grazie per la bella lettura ♥
a presto, un bacione!

Benni

Nuovo recensore
09/12/20, ore 09:21

Ciao! Parto con il confessare di essermi "trasferita" su questo sito proprio per finire di leggere tutte le tue opere, che hai oscurato (spero) temporaneamente dal tuo profilo Wattpad. Le tue storie continuano a sorprendere, con la loro "cruda" delicatezza che colpisce la sensibilità del lettore. Di tutta la raccolta, questa è la mia storia preferita: la caratterizzazione dei personaggi è perfetta, specialmente quella di Petunia, che mi ha ispirato profonda compassione. Hai reso molto bene il suo senso di solitudine, la sensazione di non essere abbastanza per i suoi genitori e all'altezza di sua sorella; d'altra parte, mi è piaciuto il fatto di sottolineare la sua bigotteria che si tramuta in in capricci infantili da cui ne esce sconfitta.
Ho trovato solo un pò confusionaria la struttura del testo, sebbene penso si adatti perfettamente al turbamento di Petunia.
Complimenti, ottimo lavoro!
padvaniglia_EFP

Recensore Veterano
08/08/20, ore 13:39

IL VIAGGIO DEGLI SPIRITI DI BLACKJESSAMINE

Grammatica e coesione del testo: 9.75/10
Complimenti, non ho trovato errori grammaticali, né di punteggiatura, che disturbassero la lettura e la rendessero meno scorrevole. Ti segnalo però delle accortezze di stile che mi hanno fatto decurtare qualcosina
Solo allora, solo quando il castello era tornato ad essere una prigione come tutte le altre, privo di sguardi pieni di dolore da affrontare, mi concessi il lusso di scivolare fra la pietra di quelle mura. – “Solo allora […] mi ero concessa il lusso di…”
La ripetizione “la ragazza/ragazzina con gli occhiali spessi” so che è una scelta voluta, stilistica, e io in genere apprezzo questo tipo di stile perché lo trovo poetico, però bisogna stare attenti sempre nel dosaggio. Infatti se inizialmente ho trovato la ripetizione calzante, poi è diventata pesante perché troppo presente e mai sostituita né da sinonimi, né da altri epitaffi, e poco anche da pronomi. Ad un certo punto la piacevolezza del vedere sentire queste parole è scemata.

“Io alla mia morale ho rinunciato quando l’amore mi ha soffocato la gola con una manciata di sangue.

C’è una ragazzina che strilla ogni notte: dicono che si senta in colpa .
Io dico che la colpa ha contorni sfumati: non può mai ricadere su una sola persona, ma nessuno ne è immune.
Questa ragazzina ha l’orrore negli occhi, e il mio cuore sanguinerebbe per la pietà davanti al suo sguardo distrutto, se solo la pietà non mi fosse stata strappata da un sorriso d’acciaio.” – qui non c’è una vera ripetizione, ma il fatto che la parola “sangue” e il verbo “sanguinerebbe” siano così vicine ma non collegate da una frase toccante o altro (riguardano cose diverse tra loro) le rende quasi una ripetizione. Non so, in questo caso forse è una mia sensazione, ma avrei usato qualche parola diversa. In più tra “colpa” e il punto fermo c’è uno spazio di troppo. In generale poi ti sei concentrata molto sul cuore di Helena, lo ripeti spesso, ma questo lo capisco perché cerchi di dimostrare quanto sia straziato dal dolore.



Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10
Helena Corvonero. Non la conosciamo in maniera approfondita, ma se c’è qualcosa a cui ci possiamo aggrappare nelle nostre fanfiction è proprio la sofferenza, il dolore, la solitudine, il cuore spezzato e malinconico. Direi che la malinconia non manca, il suo dolore si sente tra le righe e ciò che è peggio è la rassegnazione che ne consegue. Quel che non ho compreso al massimo è il motivo che la spinge così fortemente ad avvicinarsi a Mirtilla. Un loro incontro, e chissà un loro legame, lo vedo probabile e anche molto interessante. Tuttavia il modo in cui hai descritto Helena non riesce a farmi cogliere a pieno la motivazione di questa connessione con Mirtilla. Forse le ricorda sé stessa? Eppure sono così diverse. Certo, sono morte giovani, ma è abbastanza per allontanare un fantasma tormentato dalla sua solitudine? Diciamo che questo è l’unico punto che non mi ha completamente conquistata, essendo però un punto fondamentale per la storia decurto 0,5
Mirtilla la vediamo un poco meno, all’inizio forse è un po’ troppo triste e meno pazzoide di come la vediamo noi come fan di Harry Potter, ma si narra dei suoi primi momenti come fantasma e quindi è plausibile che sia stata, anche se per poco, silenziosa e non lamentosa tanto da meritare il nome “Malcontenta”. In più, quando parla con fare pazzoide della madre, sebbene sia molto inquietante, l’ho trovata un po’ più ‘sé stessa’, un po’ più simile a come la conosciamo abitualmente, quindi penso tu abbia interpretato bene questo momento della sua non-vita.

Trama e originalità: 10/10
La trama vede semplicemente l’incontro tra due fantasmi Corvonero, ma c’è tanto dietro a questo incontro. C’è tanta disperazione e quindi introspezione, c’è una lunga riflessione di Helena. L’idea dell’incontro tra loro due, anche se come detto prima non giustificato al 100% dalle modalità in cui è avvenuto, è una scelta molto apprezzata (da me, si, ma credo in generale dal fandom perché sono due personaggi interessanti e entrambi Corvonero, entrambi imprigionati, entrambi fantasmi ricolmi di dolore), è interessante e questo ti fa guadagnare punti. Lo svolgimento è plausibile e ben scritto, coi silenzi di Helena e le pazzie di Mirtilla. Le riflessioni sono cupe e non solo accennate, ma ben indagate.
L’originalità: è originale la scelta dei personaggi. meno originale risulta il discorso classico del fantasma che sceglie di rimanere sulla Terra a tormentarsi e tormentare i propri cari, a infestare i castelli e piangere lacrime che non ha. Decurto un quarto di punto per questo, ma non di più perché mi collego al prossimo parametro con questo discorso e ti dico cosa ho invece apprezzato di questa tua scelta.
Coerenza storia-titolo: 5/5
Il viaggio degli spiriti, non c’è titolo più azzeccato… aspetta no, non c’è storia più azzeccata per questo titolo! Dunque hai centrato la richiesta del contest, ovvero quello di dare narrazione a un titolo anonimo. Il viaggio degli spiriti lo potevi interpretare liberamente, quindi potevi essere letterale, o guardare questo viaggio da fuori, e invece hai scelto di parlare di un argomento molto dibattuto: la scelta del rimanere sulla terra. Quello che mi è piaciuto però, e che ti fa vincere pieno punteggio nel parametro, è la maniera particolare di come hai inteso questo viaggio. Non è il viaggio verso la morte, né soprattutto quello che ci si sarebbe aspettati: il viaggio dello spirito errante sulla terra, il viaggio infinito. È piuttosto quello che lo spirito non intraprende, quello verso l’aldilà, un viaggio su una strada interrotto, perché non vai oltre la curva e torni indietro. Tornare indietro è anche un viaggio, dopotutto, ma questo accento sul “dopo la curva” l’ho apprezzato in merito a questo titolo perché hai scelto di parlare di due viaggi insieme: quello interrotto e quello per tornare indietro.

Totale: 34.25/35

Recensore Master
06/08/20, ore 00:20

Ma la bellezza di questa flash? ❤
 
Dal mio modesto punto di vista, questa storia è una di quelle che ti fanno a pezzi parola dopo parola, lasciandoti arrivare alla fine con le lacrime agli occhi (a quanto pare i Nargilli fiutano l’odore delle tue storie e si precipitano appena ne apro una).
Innanzitutto ho amato moltissimo come tu abbia sfruttato il prompt per parlare non di uno ma di due soldati, che hanno combattuto in modi diversi, in momenti diversi, ma di fondo con un unico obiettivo, anche se in due prospettive diverse: Andromeda lotta per poter vivere una vita lontana dall’oppressione e dall’oscurità delle idee di famiglia, per poter dare un mondo giusto alla propria famiglia, Tonks lotta perché questa giustizia sia di tutti, perché quell’oscurità se ne vada da tutto il mondo magico.
Sono due lotte condotte su binari paralleli, con i mezzi che le due hanno a disposizione, e che sono alimentate l’una dall’altra: Tonks è quella che è anche per come è stata cresciuta ed educata dai propri genitori, e questo lo deve alla lotta interiore e con il proprio mondo d’origine che la madre ha portato avanti, Andromeda cresce nella propria lotta grazie all’esempio di questa figlia forte e guerriera, imparando a essere sempre più fiera di lei nonostante la terrorizzi quello che la figlia sta scegliendo – che sia un lavoro pericoloso o il scegliere un uomo con un simile vissuto. Lei, che per prima ha sfidato i pregiudizi per amore, impara dalla figlia ad abbattere anche gli ultimi che rimanevano, e lei che si è distaccata da quegli ideali immorali della propria famiglia, ha insegnato alla figlia rispetto e giustizia, vedendola prendere posizioni nette in questa guerra, di cui andare sempre più fiera. Tonks e Andromeda sono due personaggi che amo moltissimo, e raccontate qui le ho ritrovate in tutta la loro bellezza e fragilità, anche.
E poi, la parte finale: ho apprezzato moltissimo il lavoro che hai fatto nel porre l’accento sulla legittimità di Tonks di partecipare a quella guerra: Tonks è un Auror, e un membro dell’Ordine, è forse una delle più qualificate per prendere parte a questa guerra e alla battaglia finale, in cui si gioca il loro destino. Combatteranno dei ragazzini, e quel figlio appena nato a casa non è un peso che trattiene – per quanto infinitamente doloroso sia, per qualsiasi genitore, partire senza sapere se ritornerà e potrà mai e vederlo crescere – ma un motivo in più per scendere in guerra: perché se la propria parte è importante per la vittoria, allora bisogna compiere qualsiasi sacrificio perché il proprio figlio viva in un mondo migliore. E sì, credo proprio che Tonks, col suo carattere deciso e così determinato e fiero, non avrebbe mai avuto il coraggio di guardare Teddy sapendo di non aver fatto quanto in suo potere per vincere Voldemort – e lasciato andare Remus da solo (che, insomma, se qualcuno dei due deve essere criticato quello è Remus che la abbandona saputo che è incinta…).
La chiusura… è potente: quel piccolo Teddy che ritrova il sorriso della sua mamma in una foto, e grazie a lei non dovrà mai essere un soldato, allarga il cuore e lo stringe al tempo stesso, perché come dice Andromeda, il dolore non se ne va. Eppure, guerriera anche qui, Andromeda continua a lottare per la serenità del nipote, per essere per lui la famiglia che la guerra gli ha strappato, nonostante il dolore delle innumerevoli perdite subite (solo una cosa, sperando di non risultare sgarbata: nel finale c’è “una madre che ha suo figlio ha fatto…”).
Credo di avertelo già accennato in altre storie, ma soprattutto nei testi brevi questa scelta della prima persona trovo che tu la sappia sfruttare al meglio e con risultati che mi ammaliano ogni volta. Tantissimi complimenti, sei sempre una certezza!
 
Un grande abbraccio,
Maqry
 
 

Recensore Master
02/08/20, ore 19:14

Perché.
Perché in qualche modo devi sempre ridurmi quasi in lacrime.
Non so cosa devo scriverti in questa recensione – ma lo sapevo, lo sapevo, che questa traccia avrebbe dato vita a delle perle, lo ha già fatto in passato e non fallisce mai.
Prendo tempo, lo so, è che ancora una volta sei riuscita a emozionarmi con le tue parole, con queste tue madri rotte che cercano di trovare un modo per restare in piedi, per sopravvivere a un'assenza che urla nel silenzio.
Parliamo delle note tecniche, su, così mi riprendo un po'. La nota tecnica è in realtà solo una e riguarda la persona narrante: mi ha stupita vederti alle prese con la prima persona, non credo sia la prima volta, ma ho ormai imparato che non sia la tua prediletta (intesa come quella cui ricorri con più frequenza). In questo caso, non hai voluto porre una barriera tra te e l'emotività del personaggio e questo ha fatto sì che tutto il dolore di Andromeda esplodesse tra una parola e l'altra, vivido da far male.
Ecco, non ho più note tecniche e devo tornare al cuore del racconto.
Ci provo, almeno.
In pochissime parole sei riuscita a ripercorrere l'intera vita di Tonks e tutte quelle scelte che, una dopo l'altra, l'hanno esposta sempre più a quei pericoli che le hanno spezzato la vita. Però c'è una luce in tutto questo ed è in quell'ultimo Sono fiera di te sussurrato al vento, che dà ancora più valore all'intera vita di Dora e alle sue scelte, a un soldato che ha combattutto sino alla fine pur di raddrizzare (ho amato il verbo scelto) il mondo e permettere a Teddy e a tutti coloro che sarebbero venuti di conoscere una realtà senza guerra.
Bellissime, poi, le riflessioni di Andromeda su se stessa, su come anche la sua vita sia stata un po' da soldato, con quelle battaglie emotive e morali che ha condotto, scegliendo di dissociarsi dalla famiglia e sfidare tutto e tutti per la propria felicità – in effetti, ha ragione Ted, Tonks ce l'ha nel sangue.
Storia stupenda, come sempre.
Un abbraccio!

(Nota a margine: so che i koala mi aspettano, ma non è facile scriverti l'ultima recensione T_T)

Recensore Master
31/07/20, ore 20:20

Ciao Greta,
quando ho visto che la tua flash aveva come protagoniste Dora e sua madre ero già certa che l’avrei adorata, ma dopo averla letta non posso che dirti che mi hai praticamente lasciata senza parole e mi hai emozionata in maniera incredibile. Ho amato il modo in cui tu hai messo a confronto il loro modo così diverso, eppure così simile, di essere soldati e di combattere per quello in cui entrambe credono, perché non è importante quello per cui stai combattendo, ciò che conta è quanto questa cosa sia fondamentale per te - cosa tu sia disposta a sacrificare pur di proteggerla. Sappiamo bene che Ted, e la famiglia che si è costruita con lui, sono stati la ragione principale che hanno spinto Andromeda a combattere per la libertà e la legittimità delle proprie scelte e, di conseguenza, sono stati anche uno degli esempio che hanno spinto Dora a diventatate l’Auror che abbiamo conosciuto e amato.

Andromeda non avrà mai impugnato una bacchetta in battaglia, ma questo non ma rende un soldato meno valoroso della figlia, in fondo è grazie alla caparbietà della madre che D’ora può scegliere di diventare Auror anni dopo - adoro il dettaglio della giovane che tiene segreta la scelta ai genitori, lo trovo molto IC per una testarda come lei. Ho apprezzato moltissimo il modo in cui hai messo in luce il rapporto tra Andromeda e Ted: il loro essere così diversi e così compatibili, il loro essere due lati della stessa medaglia e quindi una squadra perfetta. Meraviglioso poi l’accenno a Remus e agli occhi limpidi con lui Dora lo guarda: occhi di una donna che è andata ben oltre al pregiudizio e ha trovato un uomo degno del suo amore - pur con tutti i difetti e le mancanze di Remus e con tutto il tempo che hanno perso a causa sua.

In ultimo poi mi hai fatto stringere il cuore in maniera incredibile quando hai parlato della Battaglia, pur essendo d’accordo sul fatto che Dora si sentisse in dovere di partecipare per difendere il futuro del suo bambino e perché comunque era un’Auror preparata a differenza di suo marito, ma ripensare a Teddy, e Andromeda, durante quella notte è emotivamente snervante. La fine è perfetta, innanzitutto perché l’idea di un Teddy che ama il cioccolato è perfetta, poi perché Dora nella carta delle Cioccorane è qualcosa di meraviglioso e infine per la stupenda frase finale, piace anche a me pensare che i figli dei combattenti non abbiamo dovuto imparare a essere soldati - a differenza del loro genitori.

Bravissima, davvero, hai aggiunto un’altra perla in questa raccolta.❤️

Recensore Veterano
28/07/20, ore 21:49

Ciao!

Sono contentissima che tu sia riuscita a partecipare, anche perché adoro il modo in cui scrivi ed ero curiosissima di vedere chi avresti scelto.

Andromeda e Tonks sono due personaggi che affascinano sempre, soprattutto nella tragicità dei loro destini. Mi è piaciuto moltissimo come hai giocato sull'essere un soldato: su Tonks che effettivamente lo è nel senso più canonico ed Andromeda che combatte la guerra dei genitori. Ho trovato molto incisiva questa frase: "Essere genitore significa avere sempre una candela accesa al centro del petto, una fiamma sporca di paura a tenere viva l’apprensione per quella creatura che è parte di te, ma a cui non puoi nascondere il mondo". L'ho trovata potentissima ed evocativa di tipo di amore immenso, quello di una madre per un figlio, che trascende qualsiasi cosa.
Non hai comunque tralasciato nulla, anche con quel riferimento ad un uomo che non amava accanto a sua figlia e l'aver fatto cadere i suoi pregiudizi.

Le parti finali sono delle stilettate al cuore ma è drammaticamente vero: Tonks, il soldato Tonks, non avrebbe mai potuto perdonarsi di non aver combattuto per un mondo migliore, "un mondo che non ha più bisogno di soldati".

Il tuo stile a me piace sempre, nelle narrazioni più lunghe ed in quelle brevi. Qui quella cadenza data dal "Devi stare attenta/Sono fiera di te" è stato perfetto per accompagnare la preoccupazione di Andromeda, il suo dolore ed il suo orgoglio!
Mi è piaciuta davvero tanto,
Un abbraccio
Fede

Recensore Master
28/07/20, ore 20:14

Carissima Blackjessamine,
Faccio una breve pausa dai dottorini per venire qui – con la minaccia che recupererò tutto perché ‘sta raccolta la amo – e per dirti che hai reso benissimo il prompt. Ci sono diversi modi di resistere e di combattere e credo che quello di Andromeda sia il meno vistoso, ma non il meno importante, dato che ha cresciuto una combattente coraggiosa come Tonks. E credo che lei dovesse lottare, che la sua fosse una scelta inevitabile, perché Dora lotta con Remus per un mondo libero e migliore, privo di soldati. Lo dici tu e fa venire i brividi perché è un concetto di una verità assoluta.

Certo, Teddy vivrà orfano, ma i suoi genitori sono degli eroi che gli hanno offerto un mondo migliore. Ma torniamo all’inizio del capitolo, ad Andromeda che si rende conto che i figli li si fa per il mondo, non per se stessi. Che non può impedire loro di andarsene, vivere e rischiare e che non smetterà mai di preoccuparsi (per un mestiere oggettivamente pericoloso, per un marito che potrebbe renderla infelice) e di soffrire, quando la figlia, come sappiamo, morirà. La forza di Andromeda però non è solamente passiva, nell’attesa di una figlia che non tornerà.

È, invece, come tutte le donne, un baluardo, una torre in mezzo alla tempesta. È lei che, pur nobilissima purosangue, rischia di più sposando Ted; è lei che getta al vento idee vetuste e ridicole e cresce una figlia decostruendosi. È lei che, magari inconsapevolmente, la cresce libera e coraggiosa. È lei che permette a Tonks di combattere e diventare un’eroina, perché come madre e donna può lasciare suo figlio in mani sicure e fare il proprio lavoro, quello che ha scelto. Andromeda appartiene, di diritto, a quella Resistenza che rende possibile ai soldati combattere, Andromeda, pur non impugnando la bacchetta, è una soldatessa che si è ribellata al modo di pensare di Voldemort ben prima di molti altri. E tu sei un’autrice bravissima, ma che te lo dico a fa. <3
Shilyss

Recensore Master
28/07/20, ore 16:03

Dora a Teddy ha regalato un mondo che non ha più bisogno di soldati.
Solo questa frase vale tutta la flash, a mio pare, mi ha messo i brividi. Descrive benissimo tutto il senso della scelta di Ninfadora, una scelta - quella di andare a combattere, lasciando dietro anche suo figlio - che mi ha sempre affascinato tantissimo e su cui ho tentato di ragionare spesso. Davvero questa frase riesce a sottolineare come per lei fosse impossibile restare a guardare e anche quanto abbia combattuto di fatto anche - e forse soprattutto - per Teddy e per il suo futuro. 
È stata una mossa molto interessante quella di descrivere il diventare "soldato" di Tonks attraverso gli occhi della madre. Il combattere di Tonks viene messo in diretto parallelismo con quello di Andromeda che lotta senza alzare la bacchetta, ma è una guerriera nel prendere posizioni e cambiare giudizi. Cogli il suo dolore nell'aver ceduto alla volontà di sua figlia, la sensazione di aver combattuto alla fine "la guerra sbagliata", e mi è piaciuto come solo gradualmente tu l'abbia portata a capire e accettare davvero quella scelta.
Infine, ho trovato perfette le frasi che si ripetono, tra il "Devi stare attenta" e il "Sono fiera di te", perchè vanno a mantenere ogni volta la dicotomia tra la paura e l'orgoglio in ogni divera sfumatura che il tempo e le diverse circostanze creano.
Un altro ottimo lavoro, hai trattato il tema meravigliosamente! Un bacio e alla prossima!
 

Recensore Master
28/07/20, ore 14:12

Ciao, Greta ♥︎

Mi sono ripromessa di leggere tutte le storie uscite dall'iniziativa "A scatola chiusa" del gruppo (ovviamente di fandom che seguo), quindi eccomi qui a leggere questa tua storia, che ti dico subito di aver amato davvero tanto. Il prompt non era semplice perché secondo me si rischiava di finire nello scontato, ma a mio parere tu hai fatto un buonissimo lavoro perché hai scelto Tonks che okay, sappiamo essere un Auror, quindi quanto di più vicino ad un soldato comunemente inteso, ma hai saputo rielaborare l'essere Auror di Tonks molto bene, affiancandole come parallelismo sua madre Andromeda, che come dici tu non può essere definita un soldato vero e proprio perché a quanto ricordo non ha partecipato attivamente alla guerra, ma ciò che ha vissuto da quando ha deciso di sposare Ted e quindi di voltare le spalle alla sua famiglia e a tutto ciò che voleva dire essere un Black è altrettanto duro che se avesse combattuto sul campo, e forse la sua vita è stata più difficile che quella di tanti altri, in quegli anni. 

Tu ci parli delle scelte di Tonks attraverso il filtro degli occhi di sua madre, e quindi dell'amore materno, quell'amore vincolante e che trascende qualsiasi cosa e che Andromeda dimostra a sua figlia fino alla fine, senza esitazione, a parte, come hai scritto tu, quando Tonks decide di sposare Remus, scelta che poi Andromeda comprende e decide di accettare. Per quanto riguarda le critiche mosse a Tonks riguardo la scelta di lasciare Teddy a sua madre e di andare a combattere e, per contro, la quasi totale assenza delle stesse critiche verso Remus... be'... che dire... non mi stupisco, ahimè. Ovviamente non sono d'accordo con chi dice che Tonks sarebbe dovuta rimanere a casa, anche perché Tonks è un Auror, ha fatto una scelta di vita, ha scelto di combattere l'oscurità e di essere coraggiosa, e stare a casa mentre suo marito e tutti gli altri si trovavano a rischiare la vita non le avrebbe dato pace, nonostante la presenza di suo figlio a fare da attenuante alla sua assenza. Insomma, non mi viene da criticarla per la sua scelta, che ripeto, trovo coerente con ciò che lei era e con le sue scelte di vita. Ovviamente ce l'ho con la Rowling che ha deciso di rendere orfano Teddy (amore mio ♥︎), ma questa è un'altra storia.

Concludo questa recensione che a tratti divaga rinnovando il mio amore per questa storia, sei stata veramente bravissima ♥︎ 

Un abbraccio,
Marti ♥︎

Recensore Master
28/07/20, ore 06:49

Ciao :)
Le tue storie sono sempre interessanti, ovviamente mi soffermo sui miei personaggi preferiti.
Tonks era un soldato, e lo è stato fino al suo ultimo giorno. Ho letto anche le note e mi trovi d'accordo: Remus e Tonks sono andati a combattere per poter aiutare a vincere, non erano fatti per starsene al calduccio mentre tutti fuori rischiavano la vita. E se in un primo momento Remus, per proteggere la moglie che aveva partorito da pochi giorni, le abbia supplicato di rimanere a casa, penso che anche lui, in cuor suo, sapeva che lei non avrebbe ascoltato.
Io li ammiro entrambi, purtroppo molti non apprezzano Tonks perché sono del team wolfstar, ma io ho sempre amato questa coppia, e credo che Remus, nella sua vita, abbia amato solo Tonks. La amava così tanto che la sua paura più grande era causarle dolore.
Inoltre, i due non sapevano di morire. Era un rischio, ma quanti invece sono sopravvissuti? A volte è questione di tanti fattori, di coincidenze. Poteva morire anche solo uno di loro, in quel caso solo Teddy avrebbe salvato il genitore dal dolore.
Bella questa flash, hai descritto bene tutto ciò che una madre prova dal momento in cui mette al mondo un figlio.
Alla prossima!

Recensore Master
16/07/20, ore 22:20

Valutazione del contest "Sincero (non mi odi più)" - Seconda classificata

Grammatica e stile: 9.6/10 [grammatica: 4.9/5 + stile: 4.7/5]

medioevo – Medioevo -0.1
La grammatica, a parte questa inezia che credo essere una svista (ma comunque per correttezza devo segnalare come errore), è impeccabile, cosa degna di nota per una storia così lunga. Per quanto riguarda lo stile, funziona molto e anche qui – come in altri tuoi scritti – dimostri un’abilità immensa sia nell’uso del lessico che nell’organizzazione delle parti. Riesci a creare visivamente l’immagine che descrivi e, per di più, scegliendo un periodare talvolta più breve e il taglio narrativo di dare voce ai pensieri di Petunia nel testo, c’è dinamicità, scorrevolezza – e un’ironia che traspare chiaramente. Sei riuscita a mantenere un equilibrio preciso tra un registro alto – per le parti più narrative e le parti in cui parlava la “Petunia apparente e contenuta” – e un registro colloquiale, adatto invece per i dialoghi e la “Petunia reale”. Dello stile ho apprezzato più di tutto proprio questo: come si è adattato alle diverse fasi del racconto, alle diverse sensazioni che volevi comunicare e ai diversi aspetti del personaggio (di cui parlerò più avanti). Purtroppo ho dovuto toglierti qualche punticino per l’abbondanza degli avverbi in –mente. Di solito non mi disturbano, anzi li trovo anche azzeccati, ma in questo caso ne ho riscontrati un po’ troppi, in tutta la storia. Ti segnalo un periodo pescato nel mezzo: Era infagottata in una felpa fuori misura, sicuramente prestata dal bamboccio gongolante, che nonostante fosse in maniche corte, sembrava non sentire minimamente freddo. Non è inusuale che ci siano periodi con due avverbi in –mente. Tuttavia, la lunghezza e la corposità della storia riescono a disperdere in parte l’effetto di appesantimento.

IC: 15/15 Devo dire che in questo caso, il lavoro sarebbe dovuto essere al contrario: Petunia mi piace tantissimo mentre non tollero molto Lily. La tua storia, però, credo farebbe provare simpatia per Petunia non solo a me, ma anche a qualsiasi lettore. Attraverso questo episodio della cena dei sogni andata in fumo, illustri precisamente le ragioni di Petunia e analizzi con precisione tutte le sue emozioni. Vediamo la rivalità con Lily, il sentimento costante di inferiorità (che passa anche attraverso l’atteggiamento della stessa Lily e del modo diverso in cui i genitori si rapportano alle due figlie), il bisogno di provare emozioni forti e la consapevolezza di non poterle provare mai (da cui l’invidia per la storia d’amore di Lily e il confronto tra i modi di fare di James e Lily) ma anche la nostalgia perduta di quel legame puro che aveva originariamente con la sorella. Sono tutti punti chiave su cui puntare per “stare dalla parte di Petunia”, quindi il rischio sarebbe potuto essere quello di presentare qualcosa di banale. Invece, la particolarità di questa storia è stato non solo raccontare queste cose ma mostrarle, farci calare nella mente di Petunia passo dopo passo, pur mantenendo inalterato l’asprezza di certe sue riflessioni che sono non condivisibili dal lettore. Eppure, nonostante certe esagerazioni del modo di pensare che le è proprio, il lettore non può fare a meno di capirla e di provare tenerezza per lei. In particolare, sei stata bravissima a esprimere il punto di vista sprezzante di petunia (verso Lily, James, la magia e il modo passionale di esprimere l’amore) facendo cogliere tuttavia benissimo la reale tristezza di Petunia.
Tutti i pensieri sono poi molto IC secondo me: il desiderio di primeggiare su Lily in qualcosa, il senso di abbandono, la mancata comprensione della situazione reale di pericolo della guerra nel mondo magico, l’attenzione per le buone maniere e il giusto modo di comportarsi. Nell’ultima parte della storia scrivi una frase che racchiude tutto ciò che Petunia è e che fa il punto con tutto quello che hai mostrato: Petunia si era trincerata dietro un muro di vergogna e invidia, ma Lily non aveva mai esitato: si era gettata in quel mondo dorato senza nemmeno guardarsi indietro, ed in quel momento, anche se era solo una ragazzina, Petunia aveva capito di averla persa. I sentimenti di Petunia sono proprio questi tre: il binomio vergogna-invidia e per finire quella sensazione di essere sola e abbandonata. Davvero perfetta e davvero ben indagata. In questa storia Petunia è stata davvero “sincera”: punteggio più che pieno!

Trama e altri personaggi: 9/10 Partiamo dai personaggi che presenti nella storia: sono vivi, si muovono, parlano e interagiscono in modo perfetto. Leggendo, è impossibile non immaginarli perfettamente e tutte le immagini che crei sono perfettamente in linea con i personaggi. Il modo di comportarsi di Lily e James, i loro dialoghi e anche le scelte che ci fai intuire li rendono davvero loro (James che propone a Lily di sposarlo durante una battaglia? E che continua a chiamarla Evans fino al giorno del matrimonio? Sì, decisamente da lui!). Allo stesso modo anche Vernon, che compare davvero pochissimo, si comporta nel modo che ci si aspetterebbe da lui: resta zitto, borbotta tra sé e sé al massimo ed è certamente freddo come fidanzato. I genitori, i coniugi Evans, sono descritti a sufficienza per essere anche loro ben distinguibili e quella preferenza per Lily spicca in modo sottile ma ben precisa – come nella reazione diversa ai due matrimoni e al trattamento diverso che riservano a Vernon e a James.
Per quanto riguarda la trama, ho trovato molto interessante l’idea di base di focalizzarti su questo momento specifico della vita delle due sorelle e utilizzarlo per ripercorrere all’indietro il loro legame.
La cosa che non mi ha convinta del tutto è però l’organizzazione delle parti: la storia risulta coerente e completa, non ci sono buchi di sorta, ma la sua strutturazione non è proprio precisa. Non mi riferisco alla mancata cronologia degli eventi (esito della cena – rappresentazione precedente della cena – confronto successivo con Lily), ma più che altro al fatto che le diverse sequenze non sono marcate in modo delineato, anzi c’è talvolta una fusione tra le diverse parti che rende il quadro complessivo un po’ meno “razionale” di quanto sarebbe potuto essere con una diversa impostazione. Il senso e la compiutezza si colgono bene, ma c’è un frequente tornare indietro oppure andare avanti che fa sfuggire talvolta il punto focale. Il testo è articolato in sequenze ma la divisione non rispecchia in verità una demarcazione, in quanto all’interno di ogni paragrafo differente vengono ad articolarsi più piani narrativi/cronologici/introspettivi. La trama funziona, i personaggi sono perfetti, è solo l’impostazione che non mi ha convinta del tutto, forse perché non ne ho colto dietro una motivazione specifica.

Titolo: 2.5/3 Inizio con il dire che suona molto bene e cattura sicuramente, il fatto poi che si tratta di un riferimento letterario non può che essere un punto in più. Ho poi notato che a livello lessicale, il termine leggero (declinato in leggerezza o leggermente) fa capolino ogni tanto nella storia quasi per fare un rimando. L’ho trovato dunque bello e convincente, non però del tutto azzeccato: leggere “gli anni della leggerezza” mi fa pensare alla gioventù, e questo è sicuramente ciò che vediamo dei protagonisti, ma mi è parso qualcosa di troppo generico rispetto a quello che la storia mostra. La storia è infatti tutto fuorché generale, coglie invece dettagli e si concentra su situazioni particolari e sentimenti più specifici. “Leggerezza” non è poi quello che mi viene da associare a Petunia – e neanche alla Petunia della tua storia. Il titolo è insomma bello e accattivante, ma secondo me non è perfettamente in linea con il contenuto e il tono della storia.

Gradimento personale: 5/5 Ho adorato questa storia, amavo già Petunia prima ma adesso la amo un pochino di più grazie a te! Hai reso perfettamente il suo punto di vista e in definitiva tutti i personaggi sono stati davvero vivi. In più, sono stata contenta di poter leggere su alcuni momenti che precedono i matrimoni delle due sorelle: hai presentato degli headcanon che ora sono diventati anche un po’ i miei. Ottimo lavoro, davvero!

Totale: 41.1/43

Recensore Master
11/07/20, ore 13:03

Ciao **
Ho deciso di tornare su questa raccolta perché ogni volta leggo storie che mi piacciono tantissimo, e pure in questo le cose non sono andate diversamente… l’ho proprio amata e sono anche giusto un filino commossa. Tu hai usato un personaggio come Priscilla Corvonero, una strega appunto fondatrice di una delle quattro case di Hogwarts, tirando fuori un argomento che ora come ora è più attuale che mai.

Nella storia si parla brevemente di tutte le fasi della sua vita, dall’infanzia, all’età adulta, dal suo essere allieva al diventare maestra, dall’essere amante all’essere poi madre. Ma non solo questo. Viene anche definita come una poco di buono, perché? Ma perché naturalmente, tutto ciò che succede automaticamente è colpa sua in quanto donna. Soprattutto in questo momento della storia in cui incinta e senza un marito, immagino bene le cose orribili che abbia dovuto passare. Già che certe cose purtroppo vengono dette ancora oggi nel 2020, pensa un po’ ai tempi in cui lei ha vissuto. Per lei basta poco, veramente poco, per essere additata per quello che non è, se alza troppo il capo o da una risposta che non è gradita. E infatti DOVREBBE essere accondiscendente, pacata, a sottomettersi. Ma questo non è proprio possibile, perché Priscilla SA di essere intelligente e forte, sa che non può sottomettersi al volere di un uomo che sicuramente non la lascerebbe libera di esprimersi. Certo, ci vuole coraggio in un momento come questo a scegliere di andare a testa alta comunque, infischiandosene ed essendo addirittura fiere. Perché la sensazione che Priscilla mi ha dato in questa storia, è quella di essere molto orgogliosa. No si vergogna del fatto di essere incinta, certo è preoccupata perché sa che la creatura a cui ha dato la vita potrebbe vivere con delle colpe che poi non ha (che non ha nemmeno a lei a dir la verità).
“Io me le porto in grembo con la fierezza d’una regina, queste colpe celebrate nella voluttà del momento.
Me le porto sul capo come un diadema di stelle.” – io penso di aver amato troppo tutto ciò. A parte che in generale la storia è scritta benissimo (non è che sia una novità), ma proprio lo stile mi è piaciuto tanto, è stato così elegante e quelli che sono i pensieri di Priscilla sono espressi proprio come se fosse una regina a parlare. E ha ragione cavolo, il dono più grande che si può fare ad un figlio, più che la vita è proprio la libertà, che è una cosa che viene data per scontata, ma non è vero. Purtroppo conosco ragazze della mia età che sono in tutto e per tutto sottomesse al proprio marito/compagno/fidanzato e per loro questa è una cosa normale… e tutto ciò mi mette tristezza, per questo dico che questa storia, pur avendo come protagonista un personaggio di fantasia, è veramente attuale e racconta cose VERE. Ho poi AMATO, davvero tanto il come ci hai raccontato della sua vita. E’ venuta al mondo e tutto durante la sua infanzia e giovinezza sembrava dolce e candido, quasi profumato di fiori. Poi c’è stata l’ambizione e anche la scoperta della passione ed ecco che quindi mi sono figurata tutto con dei toni più scuri (io che parlo per figure retoriche e cose strane, NO MA BELLO) e poi infine mi ha lasciato una sensazione così positiva, quella di una donna che sicuramente non ha avuto/non avrà una vita facile, ma che comunque non si è fermata davanti a niente. E’ stata una storia bellissima, ti mando tanti cuori <3

Nao

Recensore Master
27/06/20, ore 16:50

Penso che la storia di Barty Crouch Jr. sia una delle più tristi del libro, mentre purtroppo nel film gli viene dato pochissimo spazio.
Per chi non lo conosce Barty sembra solo un assassino pazzo esaltato, mentre in realtà dietro c'è molto di più. La sofferenza per la solitudine dovuta a una famiglia totalmente assente, l'essere perennemente considerato la pallida ombra del padre, severo ma perfetto, portano Barty alla perdizione senza che nessuno se ne renda conto. Nemmeno la madre con il suo amore riesce ad aiutarlo. Tu sei riuscita a concentrare tutto questo in poche righe, giuro mi hai davvero fatta emozionare!
Bravissima!
Complimenti ancora e alla prossima!
Barby

Recensore Master
26/06/20, ore 01:12

Questa storia è forse un pochino più breve rispetto alle altre, ma l'ho trovata davvero molto intensa. Descrive alla perfezione la solitudine Priscilla, soprattutto in quanto donna. Erano tempi diversi quindi la donna doveva essere sottomessa al marito e avere un ruolo preciso come moglie e come madre, tutto il resto era vietato. Questo andava a scontrarsi inevitabilmente con la sua sete di conoscenza e di emancipazione. Davvero perfetta la conclusione in cui dice che sua figlia avrà il dono della libertà, ancora più importante del dono della vita stessa.
Davvero complimenti!
Alla prossima!
Barby

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