Recensioni per
La scelta del cuore
di Carme93

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
25/05/19, ore 22:52

Non avevo notato questa storia prima. Credo sia ambientata alla fine del sesto libro, nonostante abbia anticipato la benevolenza di Remus verso la decisione di Dora.
Mi sono piaciuti particolarmente i riferimenti nostalgici agli altri Malandini, anche se la relazione è vagamente piacevole.
Particolarmente significativo è stato quel tonfo, che racchiude tutta l'angoscia di Remus simbolicamente.
Un finale ad effetto c'è, ma è meno sorprendente degli altri che hai scritto.

Recensore Master
30/04/19, ore 12:31

Ciao Carme!

Ho trovato questa storia piacevole da leggere (anche perché amo Remus!) e perfetta in relazione al prompt scelto, anche se forse fin troppo letterale, nel senso che quella frase fa immediatamente pensare a questa coppia e a una scena del genere tra di loro, quindi sarebbe stato interessante cercare di trovare una chiave di lettura più intrigante di quella che hai proposto in questa storia, senz'altro correttissima ma forse un pochino scontata. Mi rendo conto che non sia un'impresa facile visto quanto bene questo prompt si sposi a questa situazione, però ^^

Nel complesso quindi, come ti dicevo, ho trovato la storia piacevole, scorrevole e fluida. Ammetto però che alla fin fine non mi ha lasciato troppo: in parte credo sia dovuto al fatto che ho già letto storie su questo argomento e tutto sommato questa storia non aggiunge niente di particolare a quello che ho già letto (lo specifico perché io sono una sostenitrice del 'non è vero che parlare di un argomento trito e ritrito significa non essere originali! Conta molto la prospettiva con cui si tratta e il come lo si tratta!'); in parte invece è dovuto al fatto che secondo me l'introspezione di Remus si perde un po' nel raccontare semplicemente quello che gli è successo in passato, in un modo che in sincerità non risulta particolarmente evocativo, visto che si limita a ripercorrere gli episodi senza aggiungere grandi considerazioni.

Il finale invece l'ho trovato molto bello, riscalda il cuore e l'ingresso di Tonk è perfetto!

Alla prossima!
Isidar/cloe

Ps alcune piccole noticine/suggerimenti: uno, Dissennatori dovrebbe andare con la maiuscola; due, ti consiglio di inserire il prompt a inizio/fine storia; tre, secondo me daresti un tocco in più alla storia curandone un pochino la grafica, magari scegliendo un font diverso e 'ampliandola' un po' ingrandendo il testo ^^

Recensore Master
25/04/19, ore 18:33

Valutazione del contest “Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)!”

Grammatica: 9.3/10
Ottima, c’è solo qualche svista:
“Un Remus bambino aveva temuto di non conoscere mai l’amicizia, ma, grazie ad Albus Silente era accaduto”: -0.50; la virgola dopo “ma” divide la congiunzione dall’elemento grammaticale che ne giustifica la presenza, cioè “era accaduto” (la frase intera è “ma era accaduto”). Le soluzioni sono due: o si omette la virgola o si aggiunge una seconda virgola dopo “Silente”, creando l’inciso “grazie ad Albus Silente”.
“all’infinito Remus”: -0.20; manca la virgola prima di “Remus”.

Stile e lessico: 7/10
Partendo dall’aspetto stilistico, è una storia che si lascia leggere con semplicità: tempo passato, terza persona narrante, sintassi lineare, suddivisione in paragrafi. È una lettura immediata, che dice tutto ciò che ha da dire senza ricorrere a escamotage stilistici particolari – sono difatti assenti sia tecniche di marcatura che figure retoriche. L’unico momento in cui il testo cede il passo a un’immagine evocativa e a suo modo metaforica è quando descrivi il rumore prodotto dalla caduta del libro, perché quel “tonfo cupo e sordo” sembra provenire direttamente dal cuore di Remus – l’ho trovato un momento molto espressivo del testo. È un racconto, poi, che si snoda tra presente e ricordi rivissuti: il tuo protagonista è immobile e rannicchiato su un divano logoro, eppure i ricordi che rivive sono i più disparati; ho trovato molto interessante contrapporre l’immobilità fisica del personaggio alla dinamicità dei suoi pensieri, è una tecnica che ti ha permesso di oscillare tra passato e presente senza ricorrere ai flashback e senza tralasciare la contestualizzazione dell’attualità del racconto – inoltre, trovo sia un’immagine di grande impatto: il protagonista rivive una vita piena e vissuta, in piena contrapposizione alla staticità e aridità in cui si obbliga a brancolare nel presente. Alla linearità del testo contribuisce anche l’uso della punteggiatura, sempre attento agli usi suggeriti dalla grammatica e alla moderazione: non c’è mai un eccesso (se non, forse, in due occasioni in cui le virgole rallentano un po’ il ritmo), il segno d’interpunzione privilegiato è la virgola, e il ricorso ai due punti ti consente di snellire sintatticamente periodi altrimenti più complessi. È quindi un’ottima gestione, coerente alla struttura stilistica scelta.
L’aspetto che ho trovato meno convincente della struttura stilistica è la gestione di alcuni passaggi presente-passato e l’assenza di marcatori in grado di porre in evidenza i due momenti di snodo della narrazione dal punto di vista emotivo. Il tuo è un testo lineare e di gradevole lettura, ma tutti i momenti della narrazione sono posti sullo stesso piano, il che è un tratto stilistico più adatto a testi corposi che a testi brevi, i quali devono colpire l’emotività e l’attenzione del lettore in pochissimo spazio. Per chiarezza, ti riporto i punti a cui mi riferisco:

• “Erano felici e si sentivano padroni di quel loro piccolo mondo. Erano ragazzi e si sentivano invincibili, tanto da credere che avrebbero vinto la guerra”: in questo punto, stiamo ancora rivivendo i ricordi del protagonista, siamo quindi nel passato del racconto. In coerenza a questo balzo temporale, il tempo verbale avrebbe dovuto essere il trapassato prossimo (come accade in precedenza) e non l’imperfetto. Ho ipotizzato che tu avessi voluto attualizzare il racconto a questa altezza, e da lì l’uso dell’imperfetto; se così fosse, sarebbe però necessario inserire un riferimento temporale, come un avverbio (ad esempio, “allora era felice eccetera”). In mancanza di un avverbio di tempo, la gestione dei tempi verbali qui è inesatta. Non ti ho riportato l’appunto in “Grammatica” perché credo di aver bene interpretato la tua intenzione, e che quindi sia stata una svista stilistica.

• “E, invece, si erano sbagliati”: questo è uno dei due momenti di snodo dal punto di vista emotivo. Non a caso isoli questa frase preferendo il punto fermo a qualsiasi segno di punteggiatura debole. In questo punto, il lettore tocca con mano “la rottura” di Remus, il motivo della sua grande disillusione, l’inizio dei giorni bui (come rimarchi subito dopo, elencando la triste sorte dei tre malandrini); per tale ragione, mettere in evidenza questa frase attraverso una tecnica stilistica avrebbe potuto sia scandire il “tempo emotivo” del racconto che focalizzare l’attenzione del lettore su questa frase. Le tecniche per marcare un’espressione sono diverse, quelle più coerenti al tuo testo credo siano o il corsivo o l’isolare in un capoverso la frase. Circa la punteggiatura, poi, credo che le virgole utili a isolare “invece” rallentino un po’ troppo il ritmo, quando questa frase dovrebbe arrivare dritta al lettore, tutta d’un fiato nella sua drammaticità.

• “Remus ora voleva avere freddo”: idem come sopra. A mio avviso è questo il secondo momento di snodo dal punto di vista emotivo, perché a fronte di un Remus che desidera il gelo – perché erroneamente convinto di meritarlo –, c’è una ventata d’aria calda che sta per abbattersi su di lui. Anche in questo caso, stesso discorso sulla possibilità di messa in evidenza attraverso un escamotage stilistico.

Non era più un ricordo felice. Al pensiero di essere rimasto solo, il gelo dentro di lui si estendeva fino a paralizzarlo, ma mai del tutto”: con la frase iniziale, sembra che il racconto torni all’attualità, c’è però un problema di coesione dovuto al numero del verbo: è singolare anziché plurale, il che stranisce perché dal punto di vista grammaticale sembra riprendere i malandrini/gli schiamazzi, tutti soggetti al plurale. Per quanto riguarda l’altro verbo, “estendeva”, l’imperfetto dà la sensazione di stato in continuo divenire – cioè una sensazione nata nel passato e proseguita nel presente –, tuttavia “Al pensiero di essere rimasto solo” dà l’idea di un riferimento temporale preciso (complice anche il ritorno al presente del racconto), come dire che “in quel momento, ripensando al fatto di essere rimasto solo, il gelo si estese”, che richiede quindi il passato remoto per “estendeva”. Subentra a questo punto quel “ma mai del tutto” che al contrario è coerente al tempo imperfetto, perché a sua volta dà un’idea di continuità ed estensione temporale. Anche in questo caso non ti ho riportato la situazione in “Grammatica” perché si tratta di una questione stilistica: il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di rivedere questa espressione in maniera coerente alla tua intenzione, quindi o cambiando il riferimento temporale iniziale, o usando il passato remoto e sostituendo, ad esempio, “mai” con “non”.

A parte queste situazioni, come già detto, lo stile è coerente a se stesso, ben gestito e in grado di rendere la lettura scorrevole. A mio avviso, la conclusione è un po’ debole dal punto di vista emotivo, perché il lettore non ha il tempo di familiarizzare con l’arrivo di Tonks che il racconto si chiude. Situazione sicuramente dovuta al limite di parole, credo però che se i momenti fossero stati più bilanciati (quindi “gelo” e “calore”, diciamo così), la conclusione ne avrebbe giovato: la gioia di Remus nell’abbandonarsi tra le braccia di Tonks è “tiepida” a causa di quel gelo tanto ben sviluppato dall’inizio del racconto sino al rigo precedente.

Passando al lessico, in coerenza alla linearità stilistica, fai uso di un registro medio-basso, alle volte quasi d’uso. Una scelta lessicale, la tua, che crea immediata empatia tra lettore e testo, perché il primo si trova dinanzi un registro con cui ha familiarità e che non fatica ad associare a immagini. Nel complesso, il lessico è usato e gestito bene, ho rintracciato solo alcune situazioni meno efficaci, te le segnalo così da spiegarti il mio parere.
La prima è l’uso di “baluginò”, “rammentando”, “consono” ed “egli” che, essendo varianti più ricercate di “balenare” (molto usato in narrativa), “ricordare”, “adatto” e “lui”, appartengo a un registro diverso da quello scelto, quindi in quei punti creano disomogeneità. Nel caso di “egli”, poi, va detto che, a meno che non si ricerchi una veste stilistico-lessicale arcaica per il proprio testo, è sempre da scartare, essendo ormai reputato desueto (non a caso è più comune ritrovarlo in testi scientifici – ad esempio giuridici – più rigidi dal punto di vista lessicale e grammaticale, che non in testi di narrativa contemporanea).
La seconda è relativa a due ripetizioni, una testuale e l’altra di significato: l’uso ripetuto dell’espressione “giovane Tonks” a pochissima distanza l’una dall’altra; la ripetizione di significato in “da emarginata, da reietta”, dove accosti due termini sinonimici – le ripetizioni, sia pure così sporadiche, quando non sono inserite a scopo espressivo assumono rilevanza in presenza di un numero di parole da rispettare, perché di fatto “rubano spazio”.
In ultimo, ti segnalo una contraddizione a livello di significato qui: “occhi vacui e mesti”. Per definizione degli occhi “vacui” non possono essere altro che tali, essendo “vacuo” sinonimo di “vuoto” (“occhi vacui” sono occhi assenti, privi di qualsiasi emozione), quindi associare questi due aggettivi crea una contraddizione e impedisce al lettore di comprendere lo stato d’animo di Remus: se sia alienato da tutto e tutti (vacui) o più semplicemente amareggiato (mesti).

Concludendo, al di là delle situazioni a mio parere meno efficaci messe in evidenza, stile e lessico del testo sono molto buoni. È evidente che tu sappia narrare: il racconto è di immediata lettura, si lascia letteralmente leggere. Facendo la media dei pro e contro ho assegnato 7/10 in questo parametro, per cui non posso che farti i complimenti!

Titolo: 3.5/5
La scelta del cuore è un titolo romantico, che evoca sensazioni positive nel lettore. Un titolo di certo adatto al tuo racconto, dove ci imbattiamo prima nella malinconia e poi nel sentimento più puro, quello capace di vincere persino i fantasmi del tuo cupo protagonista. Da questo punto di vista, quindi, è un ottimo titolo, perché anticipa la tematica del racconto, l’atmosfera sentimentale e il risvolto positivo che – ci scommetto – ruberà a ogni lettore un sorriso. Ciò che manca a questo titolo è la personalità, nel senso che si tratta purtroppo di un’espressione abbastanza comune e quindi non in grado di identificare il tuo racconto tra tutti gli altri, il che è un vero peccato. Il fatto che si tratti di un’espressione diffusa rende il titolo anche meno intrigante, perché il lettore potrebbe erroneamente credere di essere dinanzi a un tipo di storia già letto, quando invece il tuo racconto propone un’introspezione interessante e per nulla scontata del personaggio protagonista, cornice entro cui “la scelta del cuore” è un vero e proprio atto di coraggio, è un’esigenza, è la salvezza dal buio. Valutando gli aspetti positivi e quelli meno efficaci, ho assegnato 3.5/5 in questo parametro; il punteggio resta comunque alto perché è innegabile il legame tra titolo e storia.

Utilizzo del prompt: 7/10
Hai scelto il prompt “Non puoi dimenticare chi sia la tua felicità. Puoi fingere di non saperlo, ma lei prenderà a bussare lo stesso alla tua porta” e lo hai letteralmente messo in scena nella parte conclusiva del racconto. Il personaggio di Tonks incarna la felicità di Remus, e la vediamo bussare realmente alla sua porta e ricordargli quanto sia inutile continuare a fuggirle, perché lei busserà e lui aprirà – ogni volta. Devo ammettere che il modo in cui hai rappresentato la mia citazione mi è piaciuto molto, ma imponendomi di essere oggettiva ho dovuto convenire che questa fotografia di un attimo di felicità sia un po’ indebolita da ciò che la precede. La prima parte del racconto, se non gran parte, si concentra sull’intima solitudine di Remus e su quanto sia nostalgico nei confronti di un tempo andato fatto di amicizie che si credevano eterne e giornate spensierate. In questo contesto, Tonks è un particolare tra gli altri, a una lettura superficiale sembra addirittura essere “l’altra” rispetto ai malandrini. Ricade qui, insomma, il discorso fatto in stile sulla conclusione: il fatto che nel racconto la figura di Tonks sia una tra le altre rende meno incisiva la messa in scena finale del prompt, perché sembra essere strizzato tutto lì. Per questa ragione, ho reputato che 7/10 fosse il punteggio più equo: da un lato rispecchia i pregi messi in evidenza, dall’altro bada alla struttura del testo che ha un po’ indebolito la resa del prompt. Sei stata comunque molto brava!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Partendo dai personaggi accennati indirettamente, e quindi dai Malandrini, trovo che dai ricordi del protagonista emergano caratterizzazioni coerenti e credibili: si percepiscono la compattezza del gruppo, il bene reciproco, la fiducia, e di contro si toccano con mano il tradimento, la fine, il dolore della solitudine. Non sei caduta nel tranello di omettere Peter, come invece accade spesso, il che ha accresciuto la qualità della caratterizzazione sia del gruppo di amici in sé che, indirettamente, di Remus – a riguardo, notevole che Remus nell’elencare le sparizioni metta al primo posto “il traditore”, il solo che volontariamente, ma in effetti per primo, ha abbandonato gli amici.
Passando a Tonks, la vediamo descritta attraverso gli occhi di Remus all’inizio e la incontriamo alla fine. Anche la sua caratterizzazione è riuscita, e lo è anche la resa dell’amore che lega i due personaggi. Tonks è quella dei libri: coraggiosa, determinata e innamorata. Le parole che pronuncia non faccio fatica a inserirle nell’opera originale, perché in effetti è così che andata: lui fuggiva, lei continuava a bussare alla sua porta. Sei stata davvero molto brava, soprattutto perché l’hai caratterizzata in pochissime righe.
Arrivando finalmente a Remus, protagonista indiscusso del racconto, non posso fare altro che complimentarmi. Nelle tue righe ho rivisto il Remus della Rowling, per nulla spoglio di quell’alone di oscurità che il destino gli ha cucito addosso (gli occhi vacui, una stanza vuota, lui perso in se stesso). Le sue emozioni sono credibili, arrivano forti e chiare al lettore, e sono inoltre coerenti alla controparte cartacea. Nelle tue righe hai fotografato un momento di grande vuoto per Remus: lui che sente di essere solo, che crede di non meritare l’amore di nessuno, che allontana Tonks anche a costo di ferirla perché crede sia l’unico modo di proteggerla. E lui che, alla fine, è costretto ad arrendersi ai suoi stessi sentimenti, a trovare riparo in quella ragazza giovane e vitale che gli ha rubato il cuore e gli ha donato il proprio. Non mi dilungo oltre perché credo che il mio pensiero sia chiaro: il tuo protagonista è il Remus della Rowling, non ho trovato nessuna sbavatura in questa caratterizzazione. 10/10!

Totale: 36.8/45