Ciao Amor31
Ho in programma di riscrivere in un mio racconto la battaglia dei vivi contro i morti per rendere Melisandre una vera eroina e, per via di questa mia idea, la tua storia mi ha subito attirato.
Intanto, lei nella battaglia fondamentalmente fa tre cose che ricordo bene:
- incendia le spade dei Dothraki, un gesto tanto scenico quando inutile;
- incendia la barricata attorno al Grande Inverno (l'idea era forse che fossero i draghi a dar fuoco allo sbarramento?), però è una protezioni che dura poco. Sicuramente c'è molto impatto scenico, era un tentativo da fare, ma ai fini della battaglia risulta sostanzialmente ininfluente;
- si lascia morire all'alba, perché il suo compito è finalmente terminato, e perché lei, probabilmente, sente tutto ciò che ha fatto come un peso insostenibile.
Del contatto tra Melisandre e Arya e di una profezia che la riguardi, invece... quel che mi è venuto in mente dopo un pezzo che ci pensavo è che l'incontro tra loro due c'è stato, e il saluto che si sono scambiate ("Valar Morghulis" - "Valar Dohaeris") infonde in Arya una nuova speranza.
Tutti questi fatti li ho piacevolmente ritrovati nella tua storia, raccontati con un uno stile chiaro e ben curato. Penso tu abbia anche scelto con cura le parole, tranne in qualche situazione che sotto ti riporto.
Melisandre è la tua protagonista, della quale proponi al lettore tutte le sue vicende a Grande Inverno. Un lavoro ben fatto, anche se credo avresti potuto inventarti qualcosa di più del passato della maga, nella parte finale. Shireen è sicuramente il suo errore più recente, ma potrebbe non essere l'unico e neppure il più intimo.
> "Lo capisce appieno quando lo vede riflesso negli occhi scuri di Arya Stark."
Questa comprensione avviene dopo che Melisandre ha cercato Arya nelle sale del castello, credo. Se è così, forse sarebbe stato più corretto usare un tempo futuro, visto che nel momento in cui lo scrivi ancora non è accaduto.
> Tra di loro è sempre stato un gioco di sguardi, di occhi che si studiano e bruciano di odio. Occhi come quelli che Arya ha chiuso per vendicarsi, per difendersi, per salvarsi.
Non sono sicuro di tutto il gioco di sguardi, ma potrei essere colpa mia che non li ricordo. In genere, però, "chiudere" gli occhi significa serrare le palpebre ad un morto, ed è un atto che può avere molte sfumature, ma non mi pare che leghi bene con sentimenti di odio e vendetta. Credo che "Occhi come quelli che Arya ha spento per vendicarsi" calzerebbe meglio.
> Anche lei ha portato a termine la propria missione, esattamente come la compie Arya affondando la daga infame nel petto ghiacciato del Re della Notte
L'infame è il Re della Notte, la daga è incolpevole...
> La sua fede cieca nelle profezie l'ha condotta alla dannazione eterna in nome di un Dio malvagio tanto quanto quello che è stato appena sconfitto.
In realtà, il Re della Notte non è un dio: è stato creato dai Figli della Foresta.
> Poi, pian piano, la Strega Rossa si confonde nel vento che spazza lontano l'odore della morte
"spazza lontano" dà l'idea che se lo porti via in modo definitivo dal campo di battaglia, cosa non vera, perciò avrei visto meglio un termine come "porta" o qualcosa come: "si confonde in un vento che ha l'odore della morte".
> Melisandre scivola dall'oscurità come l'ombra assassina del suo amato Stannis.
L' "amato Stannis" non mi sembra realistico. Lo serviva con tutta se stessa perché era convinta fosse lui il prescelto, ma amarlo... piuttosto direi: "come l'ombra assassina partorita dal suo ventre per servire Stannis"
In conclusione, sono felice di aver trovato questa storia perché mi ha permesso di riflettere su Melisandre e sono convinto di aver trovato una bella lettura, perciò ti faccio i miei complimenti! |