Versione decisamente migliore rispetto a quella proposta dalla serie tv.
Con una certa abilità, modificando appena parti di dialogo, si riesce a cambiare completamente il senso della storia. Avevo scritto una recensione ad un altro racconto riguardo Jaime, proprio qualche giorno prima la messa in onda di queste puntate, elogiando il percorso fatto da questo personaggio, e la metamorfosi compiuta per passare da burattino nelle mani della sorella, a cavaliere che combatte con onore dalla parte dei buoni. Ovviamente è stato tutto smontato nelle ultime puntate, una scelta che sinceramente non solo non ho apprezzato, ma non ho neppure capito.
Tu, come dicevo sopra, nella prima parte del racconto, col “minimo sforzo” (forse allora potevano arrivarci anche gli sceneggiatori di got), hai delineato una trama leggermente differente: Jaime è tornato non per stare con la sua regina, bensì per dare il suo supporto contro di lei. Per Tyrion, il fratello è l’unico in grado di potersi avvicinare a Cersei e convincerla alla resa, e per persuaderlo ad intraprendere l’impresa fa leva sull’innocenza di donne e bambini che altrimenti moriranno nello scontro. Mi ha fatto piacere trovare questo riferimento, perché l’uomo si è guadagnato il titolo di “sterminatore di re”, proprio perché ha voluto salvare il popolo da morte certa, dandogli quella caratteristica di eroe (quindi un personaggio buono, positivo) incompreso, che mi ha sempre affascinata. Il piano è sì, quello di traghettare via in salvo Cersei, ma con l’intento poi di tornare indietro.
Nella seconda parte ho riconosciuto ancora di più “la tua penna”. Una scena ricca di pathos. Cersei e Jaime di nuovo assieme, la regina che pensa di avere ancora influenza sul fratello, il quale sta per suonare una campana e dare il via alla resa. C’è un secondo di quella che pare esitazione, l’uomo lascia la fune della campana e va avanti a lei, le sfiora la guancia e poi con quella stessa mano la soffoca.
Ci sono così tante storie dentro queste poche righe, e infinite emozioni. Quella che più mi ha colpito è l’accenno alla paternità di Jaime, d’altronde assieme alla vita della sorella sta spezzando anche quella di suo figlio, e come ricordi nel testo, già ne ha persi altri.
È una degna conclusione non solo per il personaggio di Jaime Lannister, che attraverso di te si riscatta completamente e conclude questo processo che lo ha portato a spogliarsi di tutti quegli appellativi che non gli appartenevano davvero; ma è pure il finale che meritava Cersei, che non fugge, non è una “perdente” e non rinuncia al potere, morendo pur di preservare il suo essere e tutto quello che ha conquistato con le unghie e con i denti. Allo stesso modo hai ridato un briciolo di dignità anche a Daenerys Targaryen, perché la storia che hanno messo in piedi di “tale padre, tale figlia”, a mio parere non collima assolutamente con quello che di lei si è visto fino alla metà della settima stagione almeno. E in ultimo hai salvato anche Brienne di Tarth, una donna con gli attributi, che finalmente riesce ad ottenere il titolo di cavaliere, che sicuramente non ha bisogno vivere un’ora d’amore non corrisposto.
Per me è così, hai ridato spessore ad una storia che si è accartocciata su sé stessa e ha banalizzato tutti i personaggi. Questo è quello che mi sarebbe piaciuto vedere, ma mi accontento di averlo letto grazie a te.
Alla prossima,
K. |