Buonasera. Non sto quasi più entrando in questa sezione degli Avengers, il motivo è facilmente intuibile, sono ancora scossa per quello che abbiamo visto al cinema. Perciò quando mi decido a leggere qualcosa sono estremamente selettiva, e devo dire che scorrendo i titoli stavo per scartare anche questa storia associandola d’istinto a Pepper. Poi però ho visto che eri tu l’autrice, e ancora ricordo la tua “Papà ti ama tremila”, quindi mi sono decisa a leggerla. Sono contentissima di aver preso questa decisione. È bellissima. In un paio di punti mi hai fatta emozionare così tanto che mi è pure scesa una lacrima.
Se l’altro racconto trattava di come un uomo sia diventato padre e cosa vuol dire sacrificarsi per una figlia, questo riguarda l’essere figli, ma non solo. Si affronta il tema della perdita di un genitore, di portare il peso del suo nome e cercare di seguire le sue orme. Allo stesso tempo sono contenta che qui ci sia un respiro maggiore e si sia potuto trattare anche di amicizia e di fratellanza, e pure, con degli scorci, della vedovanza della signora Potts.
Il tutto è diviso dal primo fino al sedicesimo anno di vita della piccola Morgan. La scelta dei temi da trattare è mirata, non ci si perde in chiacchiere, mostrando di volta in volta solo alcuni episodi fondamentali. Nei primi quattro anni viene delineato questo rapporto della bambina con Tony, ed è chiaro quanto amore provino l’uno nei confronti dell’altro. Ce ne si rende conto ancora una volta dai piccoli gesti, delle premure che il padre riserva alla figlia e alla complicità data anche da un semplice “cin” quando, nonostante la fame, Morgan aspetta che la colazione dell’altro sia pronta prima di cominciare a mangiare.
Nel testo è ripetuto molte volte, ne ho davvero perso il conto, il fatto che la barba di Stark solletichi la pelle della figlia. Di primo impatto probabilmente l’ho trovata una reiterazione inutile, anche se non disturbava la lettura, ma riflettendoci meglio non è affatto così. A ben pensarci infatti, anche per esperienza personale, quando viene a mancare una persona i ricordi che ci restano diventano via via sempre più evanescenti, soprattutto quando si è così piccoli; quello che realmente resta fisso nella mente sono solo quelle quattro o cinque sensazioni come la barba pungente sulle guance, o il profumo inconfondibile dell’acqua di colonia. Quindi queste ripetizioni ci stanno tutte.
La collocazione delle scene del film è stata fatta anche quella in maniera magistrale, al momento giusto e senza mai tradire il punto di vista della bambina. Quindi ci sono “gli amici di papà” che si fanno vivi all’inizio e per la ricorrenza della morte dell’uomo. E parlano di lui, raccontano storie delle quali Morgan non può sapere, e che le fanno conoscere altri lati di suo padre, anzi contribuiscono a rafforzarne e in parte a costruirne il ricordo.
L’inserimento di Peter nella trama mi ha fatto piacere. Diciamo che anche lui come la bambina è stato un po’ il figlio di Tony. Bisogna ammettere che se il “signor Stark” ha preso la decisione di imbarcarsi nella sua ultima avventura è stato anche per riportare Parker indietro. Quindi accostare il dolore di Peter a quello di Morgan è corretto dal mio punto di vista, e son contenta che nella tua versione dei fatti i due prendano a considerarsi fratelli, tanto che Morgan ha una copia delle chiavi di casa dell’altro.
Se la storia è prevedibile fino circa alla sua metà, poi comincia a prendere pieghe tutte sue, tue. Con questo non intendo dire che sia uscita fuori dal canone, ma semplicemente che, con l’avanzare degli anni, ovviamente non ci sono più elementi sui quali basarsi, e la tua versione degli avvenimenti mi ha soddisfatta appieno. Morgan è, come dicono tutti, uguale a suo padre, e in qualche modo ci si aspetta di vedere che cominci ad armeggiare con gli attrezzi o che in qualche modo abbia la volontà di seguire le sue orme. Però qui ci viene mostrato come in realtà quelle abilità siano insite in lei, quando in maniera autonoma tenta di aggiustare il game-boy, o quando ci dici che è la prima della classe, e che anzi le lezioni la annoiano probabilmente per la loro semplicità.
È così che Morgan ricrea una AI a soli tredici anni, dandole la voce di Tony e in parte anche i modi di fare. Il passo per creare una sua armatura è veramente breve. In qualche misura è come se da sola avesse trovato il modo per affrontare il lutto e colmare finalmente il vuoto, ricreando per parti suo padre. Nel finale è spiegato poi anche un po’ il titolo di questa fanfiction: il disegno che per tutto il racconto ci è passato sotto al naso raffigura Ironman e Rescue, un’armatura rossa e oro accanto ad un’altra blu, e per Tony sono lui e la figlia. Eppure assieme al magone che mi è venuto leggendo questi righi, le ultime parole, con la leggerezza di una battuta, fanno veramente intuire come si sia piano piano ristabilita una certa tranquillità. Com’è che si dice? Il mondo continua a girare…
Grazie per aver scritto questa cosa. Mi ha aiutata veramente ad analizzare le cose da un’altra prospettiva, oltre ad essere fondamentalmente una storia positiva che non si fossilizza sul lutto.
Alla prossima,
K. |