Ciao!
Finalmente riesco a passare a recensire (prima o poi mi metterò in pari, giuro!), nonostante sia da un po’ che ho avuto il piacere di leggere questa meravigliosa OS e stia andando avanti con le altre storie della serie su Alhena.
Come sempre ho adorato il tuo stile (ma dai!), che ho trovato davvero calzante e in grado di rispecchiare al meglio questo scorcio d’infanzia, adattandosi a una storia su e di bambini. Probabilmente lo avranno già detto in tanti e sarai stufa di sentirtelo ripetere, ma davvero, sei riuscita nella non facile impresa di far parlare dei bambini, alcuni davvero piccolini, in modo realistico e senza snaturarli. Pare difficile ricordarsi come si era a sei, sette anni, e renderlo con tale naturalezza come sei stata in grado di fare, per cui complimenti ancora!
Passando finalmente alla storia vera e propria, ho adorato davvero moltissimo le dinamiche tra questi fratelli (più il piccolo Sebastian) e mi hanno strappato un grandissimo sorriso e una gran tenerezza, pur in mezzo alla fredda atmosfera di casa Macnair che tutto può dirsi tranne che natalizia.
Con due fratelli maschi, Alhena ha tutta la mia comprensione e appoggio, soprattutto riguardo ai dispetti di Orpheus: come la capisco! Non ho ancora scoperto il destino del secondogenito, e temo possa finire su una brutta strada data l’aria che si respira (e viene imposta) in famiglia, ma non voglio ancora pensarci a queste eventualità (sono immersa nella spensieratezza dei primi capitoli di Piccoli problemi di cuore!).
Ho poi adorato il legame tra Alhena e Hector, mi ricorda tantissimo quello con il mio fratellino più piccolo, soprattutto quando lei manda la letterina per chiedergli di tornare a casa per le vacanze (temo di poter parere un po’ fissata con le somiglianze, ma me lo ha ricordato così tanto!). Hector mi è parso un personaggio davvero ben costruito, in bilico tra le aspettative soffocanti ed esigenti del padre, amplificate dall’essere il primogenito, e il suo desiderio di una vita normale come ogni quattordicenne. La sua scelta di voltare il viso, non cercare di capire cosa sta accadendo realmente e adattarsi alle imposizioni del padre (non parlare con i Nati Babbani e via dicendo) mi fa temere che, nonostante mi paia fondamentalmente di buon cuore, non avrà la forza di Alhena di voltare le spalle a famiglia e mondo magico e cercare di scrollarsi di dosso quel cognome pesante.
Alhena già la adoravo per quel che avevo potuto conoscere di lei in “Quando il gatto non c’è, i Corvi ballano”, non ho potuto fare altro che apprezzarla ancora di più, una piccola peperina davvero tosta; inoltre il dettaglio di lei che incanta le bambole per farle danzare mi è piaciuto moltissimo! Il rapporto con la madre e la sofferenza di Alhena ai suoi rifiuti, poi, sono stati strazianti (la donna mi ha davvero incuriosita, spero di trovare altri indizi su di lei nel prosieguo della lettura) e deve essere stato difficilissimo crescere senza l’affetto di una persona a cui si è per natura legatissimi e lei pare in maniera particolare (almeno agli occhi di Hector).
Menzione d’onore anche a Bastian (approfittando del tuo consiglio ho letto un paio di storie anche di AdhoMu e in una compariva. Ti ringrazio ancora per il suggerimento, adesso ho un’infinità di storie da recuperare XD, prima tra tutte quella con Alhena e Bastian di cui fai cenno), davvero un piccolo lord perfettamente impeccabile, così “grande” per la propria età e già così affascinato dal mondo delle Pozioni.
Qui mi fermo e mi scuso per il fiume di parole e parentesi in cui spero si possa rintracciare un senso. Spero di riuscire a recensire al più presto anche il resto (ultimamente la mia lista delle storie da recensire pare non avere fine), ma sappi che continuo sempre a divorare le tue storie tra una pausa di studio e l’altra e ad amarle tutte!
Ancora tantissimi complimenti, credo te lo ripeterò all’infinito!
Un abbraccio e a presto,
Maqry
Ps: il titolo è meravigliosamente perfetto (nonché una delle mie variazioni preferite). |