Settima classificata al contest "L'enigma dell'Uroboro"
Stile: 8/10
Hai sicuramente padronanza stilistica. Le frasi sono chiare, scandite da pause equilibrate, e la sintassi è sempre corretta. L'aspetto che mi convince meno è che il testo non invoglia a leggere, sin da subito assume i toni di un trattato filosofico un po' freddo, a tratti noioso. Quando ho proseguito la lettura e ho scoperto che il protagonista era un professore di filosofia questa scelta ha assunto un senso, tuttavia rimane innegabile il fatto che un testo di narrativa debba prima di tutto attirare, coinvolgere emotivamente, e questo è l'aspetto mancante. Ho trovato le considerazioni su "sostanzialmente" appropriate, ma penso si dilunghino troppo, accentuando la sensazione di avere a che fare con una comprensione del testo assegnata a scuola per un compito. Avrei preferito qualcosa di più emotivo, delle immagini meno "razionali" per descrivere lo stato d'animo dello scrittore.
Titolo: 3/5
Il titolo non mi dispiace, ma non mi ha nemmeno conquistata. Il suo pregio è che si adatta senz'altro alla storia per quanto riguarda i discorsi "felicità", "possibile" e "essere scrittore", ma non invoglia a leggere, non ha quel fascino immediato che spinge ad aprire il link di una storia, quell'impronta tipica che dice e non dice allo stesso tempo del testo. Come lo stile lo trovo un po' freddo, accademico.
Caratterizzazione personaggi: 12/15
Questo professore vive in una fase di stallo auto-inflitta. Vuole essere riconosciuto come scrittore e scrive perché conduce un'esistenza ordinaria. Se la sua vita fosse spericolata e piena di sorprese non avrebbe più niente da scrivere, perciò arriva addirittura a negare a se stesso la felicità, a privarsi della possibilità di amare Rosa. A detta sua si può e si deve scrivere solo del possibile, inteso come ciò che potrebbe accadere ma che non accade. La condizione che descrivi è dilaniante, avresti potuto metterla in risalto con un'introspezione più sofferta. Lo stile dai toni di trattato filosofico sarebbe stato quasi una scelta obbligata con la prima persona, per riflettere il modo di essere dello scrittore-professore, ma con la terza si poteva spaziare, creare qualcosa di più ricco dal punto di vista emotivo. La ragione per cui non ti ho dato il massimo ha proprio a che fare con la ricchezza introspettiva, da un lato capisco la scelta di rendere il testo coerente con la personalità e il modo di essere del protagonista, dall'altro penso che crei una certa distanza tra lui e il lettore, rendendolo una figura indefinita. Riflessioni come "Del resto chi è felice mica scrive, chi è felice vive" sono ciò che manca al testo. Questa frase è secca e diretta, tagliente, e ci dice molto, tutto, del personaggio. Mi sarebbe piaciuto trovare altre riflessioni di questo tipo, in grado di comunicare il malessere del protagonista. Per esempio avrei voluto sapere qualcosa di più dell'amore di Manfredi per Rosa, percepirlo bucare lo schermo, in modo da poterne soffrire altrettanto. Relegarlo a poche frasi neutre ha fatto sì che non provassi trasporto per Manfredi, né che mi dispiacesse a riguardo o mi venisse voglia di conoscere questa donna.
Sviluppo del tema: 5/5
Stallo. È la prima parola che mi viene in mente se penso a questa storia. Stallo auto-inflitto, aggiungerei, visto che Manfredi fa in modo di non cambiare le cose per avere di che scrivere. Persino Rosa ha sempre gli occhi stanchi e i suoi capelli tinti lasciano supporre finzione o riferimenti al grigio iniziale che Manfredi nomina per parlare di un'esistenza piatta. Tutto in questa storia suggerisce monotonia, porte chiuse, gente che si lascia passare col tempo invece di vivere. Tema centrato!
Gradimento personale: 7/10
Come ti dicevo la storia è ben scritta, ma manca di emotività, di un effetto a sorpresa, di uno sfondo vero e proprio. Il personaggio principale mantiene le distanze dal lettore, veniamo a conoscenza della sua condizione di stallo, ma non di ciò che ha vissuto, e non si racconta a noi con trasporto. Il testo avrebbe bisogno di qualche guizzo in più, mi fa venire in mente un fuocherello che si mantiene stabile, ma che non riesce a divampare. Non dico che non mi sia piaciuta, semplicemente che, per me, manca qualcosa.
Totale: 35/45
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