Recensioni per
Un racconto di mare
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 27 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Nuovo recensore
02/02/21, ore 19:15

Quindi il Pamir conteneva i rimorsi, per questo nessuna a parte Slutter/Jensen, l'unico che ha avuto la forza di venire a patti con i suoi demoni passati, voleva averci a che fare. Quella nave è come il famoso vaso che custodiva il male del mondo.

E considerato il nome della ragazza che lo aveva, il paragone è dannatamente azzeccato.

Ma, a differenza di lei, Christian non combina casini e riesce ad ottenere la sua redenzione. Sono felice che siano entrambi sopravvissuti. Mi piace immaginarli insieme.

Una storia davvero bella, piena di metafore e insegnamenti.
(Recensione modificata il 02/02/2021 - 07:27 pm)

Nuovo recensore
02/02/21, ore 15:34
Cap. 1:

"Pensavo ai tempi andati e me ne andavo così... distrattamente, incontro alla mia giovinezza. Seppur inconsciamente uno cerca di reincontrarla."

Di certo è questo che pensa Christian vedendo Olaf, vero?

Credevo di essere l'unica persona ad amare il tenente di vascello Slutter, invece non solo mi sbagliavo, ma mi ritrovo una storia con un personaggio ispirato palesemente a lui, che meraviglia!

Ma tutta la storia è ispirata a quell'albo. Il tentato stupro di Olaf ( che sarebbe Cain? Pandora?), per esempio. E l'atmosfera, ovviamente, Veramente stupenda.

E adesso voglio proprio sapere il segreto di Slutter/Jensen.

Storia scritta benissimo. E la descrizione dei tedeschi mi ha fatto andare in brodo di giuggiole, perchè per me è esattamente così che sono (purtroppo per molti no.)
 

Recensore Master
28/10/20, ore 15:41

Ehilà, navigante, qual buon vento!
Ho trovato questa storia per caso e l'ho letta tutta di un fiato. Sono molto contenta di averlo fatto! Dal titolo alla divisione in due capitoli al lessico usato, a volte più tecnico a volte più libero, a volte calmo, a volte in tempesta, ai personaggi, alcuni appena abbozzati ma comunque precisi, i due principali più caratterizzati, tutto è perfetto.
Si vede che sai scrivere e sai di cosa scrivi. Il linguaggio del mare è preciso ma non fa perdere chi non lo conosce, le descrizioni dipingono i paesaggi e i personaggi davanti agli occhi del lettore; con poche battute e cenni, anche i personaggi secondari evocano delle figure precise che tutti conosciamo perché ormai fanno parte di un immaginario preciso.
È un mondo duro, il mondo dei marinai, un mondo che non fa sconti. Mi fa tenerezza come Jensen voglia proteggere Olaf da ogni possibile disastro – e, in effetti, lo protegge da quei balordi. Mi è piaciuta la descrizione dell'equipaggio che viene paragonato a un branco con la sua gerarchia.
"Sono tua proprietà, ora?"
Frase d'effetto che ha un senso preciso nel contesto.
Mi è piaciuto anche il fatto che non hai dimenticato le differenze tra le nazionalità: senza dilungarsi in discorsi che meritano altri spazi, le lenti "razziali" le indossano tutti, non solo i bianchi e Olaf, essendo l'unico bianco oltre Jensen, diventa oggetto del desiderio, un oggetto esotico, diverso, da aggredire e conquistare.
Ho apprezzato il riferimento a Loreley, l'ho studiato anni fa e sinceramente ricordo poco e niente, pensa te che testa bucata!
Bello anche il finale che si ricongiunge con il titolo: un racconto di mare.
Avrei tanto da aggiungere, i complimenti si sprecano ma la conclusione è questa: scrivi molto bene e il tuo stile si adatta perfettamente al genere di racconto.
Ho già letto qualcosa di tuo? Sicuramente ho visto spesso il tuo nick tra i contest/challenge! Fai bene, continua a deliziarci con i tuoi racconti!
P. S. Panama! Adoro!
Un abbraccio virtuale e al sapore di amuchina
Angel

Recensore Junior
25/08/20, ore 20:17
Cap. 1:

Old
Non ho parole per descrivere questa storia. Credo sia la tua migliore. Un giorno, se vorrai, ti farò la top 10 dei tuoi racconti.
Questa è una storia sospesa: non sappiamo in che anno siamo, non sappiamo praticamente nulla dei personaggi, a parte di Christian, eppure ci affezioniamo a loro. Ad un certo punto sembra che non siano nemmeno più nei nostri oceani ma in una specie di limbo.

Vorrei parlare del meraviglioso Christian Jensen, ma da dove comincio?
Dal fatto che ha uno dei miei  nomi maschili preferiti in assoluto?
Che è un marinaio?
Che è un marinaio tedesco?
Che è stato messo sotto processo e io probabilmente avrei creato una pagina facebook per difenderlo?
Che non ha mai rinnegato la propria colpa e non è andato a spassarsela(come ha fatto il suo collega italico)ma ha deciso di espiare il suo peccato passando da una nave all'altro facendo poco meno che lo schiavo?

Non penso si sia redento, l'avrebbe fatto se avesse salvato una nave passeggeri, e soprattutto ho sempre ritenuto che è il modo in cui reagiamo ai nostri errori che ci fa capire che persone siamo. E lui è una persona buona, che ha avuto un cedimento in un momento fatale. Per me è degno di perdono ma forse sono di parte

Una storia bellissima con quello che è diventato il mio personaggio preferito di sempre dei tuoi. Grazie e spero tu possa tornare presto a scrivere

Recensore Master
23/01/20, ore 16:31

Ciao.
Io oramai non leggo nemmeno piú il tipo di coppia. Il mio interesse é tutto incentrato sulla quantità di nozioni che si possono apprendere leggendo i tuoi scritti. Sei impressionante.
Meglio di Wikipedia.
Il tutto correlato dalla terminologia tecnica che non saprei nemmeno dove andare a cercare. Tipo la corda che lancia un rimorchiatore ad una nave... Chi cavolo lo sa come si chiama? Tu sì.
Mi é rimasto un po' il dubbio su cosa trasportasse la nave, ma vabbé, tutto é bene ciò che finisce bene.
Mi sorge solo una domanda. I marinai sospettavano tutti che la nave trasportasse qualcosa di non propriamente legale, giusto? Se li dovessero fermare, non sarebbero tutti complici?
Chiedo per curiosità mia, magari lo sai!
Grazie per la piacevole lettura e alla prox (se ti fa piacere)!
Ssjd
PS: un anno, al mare, ricordo di aver conosciuto un ragazzo di nome Olaf Svensson. 🤔 Me lo ricordo perché invidiavo il suo inglese molto British che, confrontato col mio pareva madrelingua.
Mi sa che non era il tuo protagonista peró...
Quello che ho conosciuto io mi sa che era l'unico svedese al mondo con capelli e occhi neri, incredibile...

Recensore Master
31/12/19, ore 10:22

Ciaoooo!!! Ti avevo detto che prima o poi (poi, come vedi....), avrei ripreso a leggere le tue storie su Efp! Questa mi ha attirato dal titolo (tutte le tue sono belle, comunque), perchè amo il mare e le barche, anche se qui si parla di una nave arrugginita. Perfette le ambientazioni e la caratterizzazione del tedesco, con tutti i suoi demoni interiori dopo aver abbandonato la nave da crociera al suo destino (mi ricorda una nota vicenda italiana, mumble mumble....). E il volersi riscattare, portando la vecchia carretta a morire dove era giusto che fosse, almeno non inquina il mare davanti a Panama...;)))
Unica cosa per cui ti devo "tirare le orecchie": cosa c'era nella stiva? Non puoi lasciarci così... urge uno spin off!!! ;))))

Sempre complimenti, e visto il giorno, auguri!!!
Micia

Recensore Master
17/12/19, ore 15:02
Cap. 1:

Grammatica, Lessico, Stile: 15/15 (5 punti per ognuno)
Originalità di titolo, trama, attinenza col tema del contest: 15/15 (v. sopra)
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Gradimento personale: 10/10.
Punteggio totale: 50/50.

***Lo sanno invece, e molto bene, quelli di Flamenco, che proprio a causa di quel carico stanno tenendo da giorni il Pamir alla fonda al largo del Puente de Las Americas. Qualcuno propone di farlo passare, in fondo sono otto ore di navigazione, dieci per il Pamir, e poi il problema non è più loro.***
Ecco, questo è quello che avrei fatto io. Quando qualcosa/qualcuno crea rogne, o potrebbe farlo, ce lo si leva di torno il prima possibile, giusto? Per esempio l'altro giorno mentre camminavo aveva già oltrepassato l'incrocio una signora con una ragazza e quasi mi è venuto addosso un signore più che cinquantenne che, frignando, rivolto a loro diceva "Mi lasci così e te ne vai?" Ora, visto che per me è inconcepibile che un adulto (uomo o donna che sia) si comporti in quel modo, la mia reazione è stata di andare sull'aiuola piena di fango per far prima a raggiungere l'altro attraversamento pedonale dato che non potevo capire se quell'uomo era un ameba privo di spina dorsale o un ubriaco pericoloso e me lo dovevo levare di torno il prima possibile. Il carico del Pamir è come quell'uomo: finché non sappiamo di che si tratta lo consideriamo pericolosoa priori.

Finito l'ot, sai quale frase mi ha fatto sorridere? In senso buono, cioè l'ho notato (Freud mi drebbe il cinque ^^) e l'ho apprezzato: ***Sul tavolino, oltre alle solite carte nautiche, ci sono i bollettini meteo, una bottiglia piena a metà e un paio di bicchieri.*** In quella nave ormai ridotta a una "carretta del mare" l'equipaggio ha tutti i motivi per diventare un mucchio di frustrati, pessimisti e frignoni come il tizio dell'ot, però la bottiglia è "mezza piena". Se già è un buon segno quando qualcuno riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, dà speranze sentir parlare di bottiglia mezza piena. Questo dettaglio insignificante deve avermi colpita perché, nonostante siano abbandonati a loro stessi fino a ragionare come un branco, rimangono pur sempre degli uomini e in quanto tali, diversamente dai ratti, le proveranno tutte prima di perdere la speranza.

Mi ha colpito anche la trasformazione interiore del Tedesco, sottolineata dalle frasi "Da giovane. Ci sono vite che ti rendono vecchio a trent'anni" (l'ho scritta a memoria, spero di averla scritta uguale), e "Signor Jensen, che qualifica assurda per un ragazzino con l'uniforme di un uomo."

Lui si è colpevolizzato per molti anni e ciò l'ha fatto diventare un uomo disilluso e che sembra aver vissuto dieci vite, ma noi sappiamo che non aveva alcun motivo di colpevolizzarsi. Aveva solo avuto la sfortuna di trovrsi da un momento all'altro gravato di un peso insostenibile per un "ragazzino" che seppure promettente non ha ancora l'eperienza necessaria. Come se io mi trovassi oggi a gestire un pub dopo quel corso di due settimane fa, come minimo mi prenderebbe il panico e andrei in tilt. L'unica "colpa" è una sensazione che si porta appresso a causa di quell'imperativo categorico che i tedeschi sembrano avere reamente nel DNA.

Unica svista ***Torna di corsa in coperta.v***
***Poi corre in plancia.v***
Non te lo considero errore. Si capisce che hai spostato due frasi e ti è sfuggito il Ctrl+V. ^^


In questo racconto incontriamo molti personaggi, compresi il Pamir e il Freya, che a loro modo sono altri due pg, con una loro vita vissuta, varie vicissitudini e due conclusioni diverse.

Non sperare che mi scordo del Norvegese e degli altri. Non mi dilungo su ognuno di loro, altrimenti riscriovo mezza storia. Olaf è un ragazzo come sarebbe bello che ce ne fossero a migliaia, e non mi riferisco alla bellezza esteriore. Lui ha molte qualità, per avere vent'anni dimostra di avere molte competenze, di sicuro è più promettente di com'era Christian alla sua età, eppure è così umile che prima di vederlo manovrare da solo il Pamir nessuno avrebbe scommesso niente su di lui, eppure per citarlo, lui che è norvegese ha la navigazione nel sangue.
L'equipaggio è evidentemente suddiviso in due ma non è una divisione tra bianchi e neri, la differenza è di tipo culturale: il Norvegese si trova lì perché vuole sicuramente fare esperienza sulle navi e, umile e testardo com'è di suo, si è accontentato di cominciare da quel mucchietto rugginoso, il Tedesco è lì perché cercava in tutti i modi di meritarsi il peggio, gli altri invece perché sono lì? Sicuramente non perché sono neri, ma perché sono ignoranti, diciamo le cose come stanno. Anche gli altri dell'equipaggio hanno delle competenze, si intendono bene tra di loro perciò sanno collaborare e su una nave quell'intesa tra l'equipaggio è di fondamentale importanza, se avessero studiato avrebbero appreso anche loro tutto un insieme di valori, avrebbero acquisito una visuale più ampia riguardo a tutti gli aspetti della vita ed avrebbero avuto possibilità di migliorare se stessi in tutti i sensi, di poter scegliere cosa fare e di ambire al meglio. Ma per vari motivi non l'hanno fatto, e la conseguenza è che loro si trovano a lavorare sul Pamir perché hanno imparato a vivere alla giornata, fanno tutto ciò che permette loro di tirare a campare.
La conseguenza di questa mentalità si nota quando, esaperati dalla frustrazione e dal senso di impotenza provano a stuprare il Norvegese che all'appareza è il meno virile.
Quando ho visto il rating rosso ho pensato: perché rosso? Infatti ricordavo che come scena hot/violenta c'era solo questa, che però non mostra niente di imbarazzante (a parte la figura di merda che fanno quelli che ci hanno provato), invece no, c'era anche una scena di sesso tra Olaf e Christian, ma me n'ero scordata visto che il rapporto tra di loro evolve con grande naturalezza.

Questa storia merita il primo posto (pari merito) perché se dovessi descriverla con un colore direi che sembra grigia dall'inizio alla fine - anche se finisce bene è piena di sensazioni "grigie": nostalgia, rimpianto, colpa, tranne Olaf, che non ha mai avuto motivi per inaridirsi, e Mr Mwake, che se ne fotte, gli altri notano solo le varie mancanze. E anche il panorama, col cielo grigio prima con la tempesta poi, e la nave che invece di essere sicura e confortevole è trascurata e pericolante, non aiutano a tirarsi su di morale. Dicevo, sembra grigia però presenta all'interno un sacco di sfaccettature ed una sensibilità e un'ampiezza di vedute davvero uniche. E' una di quelle storie che ad ogni rilettura insegnano qualcosa.
Ah, e ovviamente fa piacere leggere una storia con ambientazione contemporanea ma che sembra un omaggio ai vecchi romanzi d'avventura, quelli che hanno fatto appassionare alla lettura diverse generazioni.
(Recensione modificata il 17/12/2019 - 03:02 pm)

Recensore Master
16/12/19, ore 12:11

Ciao carissimo^^
Eccomi arrivata alla fine di questa storia.
Come ti avevo già detto sono rimasta particolarmente affascinata dal personaggio di Jensen, la sua cupa tristezza e la sua poetica malinconia lo rendono profondamente umano. La sua storia mi ha ricordato la vicenda di Lord Jim, e in generale devo dire che questo racconto rievoca molto bene le atmosfere di Conrad.
La disperata ricerca di redenzione di Jensen sembra concludersi con il miracoloso salvataggio e l'addio al Pamir. Ma in fondo sappiamo che questa nuova speranza è rinata in lui grazie all'incontro con Olaf, questo ragazzo ancora giovane e innocente, in cui forse ha riconosciuto la parte migliore di se stesso.
Con il Pamir affondano anche gli spettri del passato, e con il suo pesante carico in fondo al mare Jensen riesce a liberare nuovamente il suo animo tormentato.
Un finale pieno di speranza, che termina con il ritorno del sereno dopo una lunga tempesta.
E' stato davvero un piacere leggere questa storia marinaresca, ricca di avventura, ma soprattutto di sentimenti. Alla fine il viaggio più intrigante è stato proprio quello attraverso la profonda e tormentata anima di Jensen.
Complimenti, sei sempre bravissimo!
Alla prossima! :)

Recensore Master
15/12/19, ore 15:07
Cap. 1:

Ciao carissimo^^
Come promesso nel mio primo weekend libero dallo studio da tempo ormai immemore mi sono fiondata a leggere una delle tue storie^^
Un vero racconto di mare, nel senso che ci mostri come è davvero la dura vita dei marinai. Già dall'ambientazione, lo stretto di Panama e non l'immenso e sconfinato Oceano, possiamo intuire lo stato di "prigionia" in cui si trovano tutti questi uomini, reietti e fuggitivi, che restano aggrappati a questa vecchia nave come ultima speranza. E il Pamir sembra proprio portare tutti quanti alla deriva, fisicamente e metaforicamente,
La vicenda del povero Olaf ci mostra a pieno i lati più oscuri di questa vita. Il giovane ha dovuto rinunciare presto ai suoi sogni di avventura e agli ideali di libertà.
La figura più intrigante però è ovviamente quella del Tedesco, sul quale hai voluto creare un alone di mistero. Tutto ciò che sappiamo di Jensen è che nasconde un passato segreto (tipico di coloro che decidono di fuggire dall'altra parte del mondo) e che è un marinaio esperto, stimato e anche temuto dai suoi compagni.
Non vedo l'ora di scoprire qualcosa di più su questo personaggio.
Le sue riflessioni finali lasciano presagire aria di tempesta...
Complimenti, come sempre i tuoi racconti non deludono mai!
Alla prossima! :)

Ps: ammetto di invidiare un po' tutti i tuoi viaggi intorno al mondo xD

Recensore Veterano
28/11/19, ore 17:03

Carissimo,
questo capitolo mi è piaciuto ancora di più del precedente.

La storia ti cattura e ti immerge completamente nell'atmosfera.
Che ti dico a fare che le tue descrizioni sono bellissime? Tanto lo sai.

Mi piace tra l'altro il finale che gli hai dato, aperto.

Ma trovo che la parte migliore sia quella della tempesta. Il nostro Jensen è molto "sturm und drang", alla fine.
Cerca una sorta di redenziopne, il Freya per il Pamir.
L'unica cosa che adesso voglio sapere è qual'è il carico del rottame.
Petrolio, forse?

Meravigliosa come sempre.

Alla prossima!^^

Recensore Veterano
26/11/19, ore 16:49
Cap. 1:

Carissimo,
è qualche giorno che non recensico, ma sono stata molto impicciata un giorno sì e l'altro pure.

Comunque la cosa che decisamente mi ha colpita di più di questo capitolo sono le descrizioni. Sarà perchè l'incpit è stato scritto effettivamente in quel luogo, ma a me è sembrato tutto perfetto.

Anche lo stile in cui è scritta la storia era ottimo (mi piace l'uso del presente, penso che renda di più).

Qui abbiamo il Tedesco e il Norvegese, due opposti che si trovano sulla nave, ognuno con il suo passato.
(Muoio dalla voglia di scoprire il mistero di Jensen!)

Non può che migliorare.
Alla prossima!

Recensore Master
20/11/19, ore 22:46

Carissimo,
qui siamo alle vette della tua produzione: una storia che prende alla gola, che immerge il lettore nell'atmosfera di un "Apocalypse now" senza guerra. Ma anche se ci fosse, in questo caso la guerra rimarrebbe non solo relegata sullo sfondo, ma addirittura in un altro mondo, separato dall'atmosfera di silenziosa immobilità che avvolge questo gigantesco elefante alla deriva, il Pamir, con il carico sconosciuto di zavorra e umanità. Non si sa cosa trasporti il Pamir,. forse il male stesso degli uomini a bordo, il loro male di vivere, il peso dei ricordi, i fantasmi da cui fuggono o gli spettri che attendono il momento favorevole - la notte, ma anche la tempesta - per tornare all'attacco. Le descrizioni della nave ferma alla fonda, in attesa del permesso per immettersi nello stretto di Panama, crea una sospensione che conduce il lettore in una dimensione fuori dal tempo. Il permesso di passare non è dato né negato, il tempo di fatto non scorre, l'unico elemento mobile è dato dalla tempesta in avvicinamento. Sono rare le parole tra Jensen e Svensson, rari persino gli sguardi, eppure la loro vicinanza si percepisce e si coglie, come un dato di fatto. L'uso del tempo presente e di un frasario breve contribuisce a creare questo clima di sospensione eppure, al tempo stesso si ha l'impressione che un viaggio si svolga ugualmente, un viaggio tortuoso nell'anima del Tedesco, che ricorda quell'inoltrarsi lungo un fiume che ricorda un serpente in "Cuore di tenebra".
"Ricami di uccelli nel cielo terso"; "la voce del ragazzo sembra incrinare quell'atmosfera di cristallina sospensione": questi sono solo alcuni dei gioielli di stile e suggestione contenuti in questa storia.
Persino nel momento in cui il Tedesco, rimasto solo a bordo, lotta contra il Pamir che affonda e soprattutto contro i propri fantasmi, quella "corte di presenze diafane" che sono i passeggeri del Freya affondato e che "scrutano ogni sua mossa silenziose e severe", si ha come l'impressione che l'immobilità della scena non venga meno e che tutto si svolga nell'anima senza pace del protagonista, tormentato dagli errori del passato e deciso a non mancare quell'occasione di redenzione.
"Io me la devo vedere con i miei fantasmi, anche se questo significasse raggiungerli" osserva a questo proposito Jensen, che sotto tanti aspetti ricorda Res e il suo neppur troppo velato desiderio di punizione-espiazione. Dopo essere riusciti a condurre al cimitero degli elefanti l'enorme sagoma declinante del Pamir, con il suo carico di fantasmi, di vergogna, di incubi ricorrenti, dopo che questo carico indicibile affonda e scompare, Svensson e Jensen sembrano dissolversi a loro volta, alla stregua di anime liberate, redente dall'espiazione. Continueranno a viaggiare libere da zavorre in mari che s'intuiscono più leggeri, avendo ormai abbandonato quel carico, quel peso interiore che li schiacciava entrambi in quella dimensione fuori dal mondo dove il Pamir era destinato a galleggiare senza fine, alla stregua di una nave fantasma. In soccorso di Jensen giungono non solo tre rimorchiatori guidati da quell'amico che poco sa ma forse molto intuisce, ma anche gli spiriti liberi e potenti dei marinai morti in mare, rappresentati dai fuochi di Sant'Elmo. E anche questo è un particolare significativo, come se la gente del mare, lo spirito stesso del mare, decidesse infine di liberare Jensen dal suo inferno immobile e di riammetterlo nella dimensione del viaggio, del movimento, della vita. La tigre, simbolo del ritorno, prende vita prima tra le mani di Jensen, che ne modella il corpo flessuoso, poi tra quelle di Svensson per poi diventare destino condiviso da entrambi.
Una storia eccelsa, ricca di significati che si rincorrono, si approfondiscono, risplendono.

Nuovo recensore
17/11/19, ore 17:30
Cap. 1:

Mi piace come scrivi , come descrivi momenti emozioni e luoghi  , ho trovato poco gradevole la scena della violenza al giovane marinaio . 

Recensore Master
12/11/19, ore 13:39

Ciao! Finalmente riesco a leggere integralmente qualcosa scritto da te. Faccio una doverosa premessa: di solito non sono una amante di storie slash (preferisco l'het e il femslash) e di scene erotiche, nè di storie particolarmente descrittive o con parti di avventure. Detto questo, la tua storia mi è piaciuta davvero molto. Sei riuscito a coinvolgermi nella narrazione e (pensa un po') la parte che più ho preferito sono proprio le descrizioni che hai saputo rendere benissimo. I personaggi poi sono molto ben caratterizzati. Scrivi davvero bene, lo stile è scorrevole e ti segnalo questa frase che mi ha colpito particolarmente: "... nelle situazioni in cui la linea retta tra A e B è infinitamente più lunga di qualsiasi linea curva". ~ un'idea visiva, precisa e adoro queste commistioni tra la letteratura e il mondo della matematica. Una bella storia. In bocca al lupo per il contest. Alla prossima!

Recensore Master
10/11/19, ore 13:53

Carissimo l'epilogo della storia potrebbe essere benissimo il prologo di almeno un paio di racconti a sé stanti; questa coppia, così affiatata, ha il potenziale per una vita insieme piuttosto avventurosa, anche se la storia che mi piacerebbe maggiormente leggere è quella del Pamir e del misterioso carico racchiuso nella stiva.
Che cosa conteneva di tanto importante?
E se era davvero così prezioso, perché affidarlo ad un vecchio relitto scalcinato?
Io mi sono già fatta un paio di viaggi mentali e rimango in attesa di conferma ^^

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