Recensioni per
We always live in the castle
di T612

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
11/01/20, ore 14:38
Cap. 7:

Ciao carissima!
Ma quanto, quanto sono in ritardo, stavolta? E dire che ero stata quasi impeccabile, finora, ma tra esami brutti, cene e festoni che ben sai e inizio del 2020 turbolento, ho rimandato a oltranza in attesa di poter elaborare una recensione quantomeno decente e non troppo delirante, anche se su quest'ultimo punto non prometto nulla :')

Bene, la prima coltellata, quasi fatale, è arrivata già nel leggere il primo titoletto: come fai? È forse un dono, quello di ammazzarmi ancor prima di cominciare? Ma sto divagando... direi che partiamo bene, se non benissimo; e tutto il processo di annientamento del povero lettore si reitera con quella domanda iniziale dai mille e più doppifondi che scava nell'anima di James... il resto è stata lenta tortura, scritta in modo magistrale. Attendevo già da un po' l'ammissione a se stesso di James rispetto a ciò che realmente prova, e non sono rimasta delusa per come l'hai presentata qui: sì, fa paura un sentimento simile quando si è chiusi in una gabbia e soggetti al volere altrui, ancor di più quando non si è abituati ad avere un volere e delle idee proprie e autonome.
Con "lenta tortura" mi riferisco alle fantasticherie richieste da Natasha, che a questo punto sembra solo volersi proiettare e perdere in un mondo parallelo in cui non esistono capi e ordini e note rosse. Ho amato alla follia questo passaggio, inclusa la reticanza di James e il vano tentativo di imbrigliare fantasie dolorose anche solo da concepire, per poi rendersi conto che il fatto stesso di provare ad arginarle è una crudeltà di per sé, quando non si hanno prospettive di fuga realmente tangibili.

"... no. Riavvolgi. Fa male. Riavvolgi. Ridimensiona."

Questa posso considerarlo il colpo fatale, da qui in poi ho letto più o meno come in trance e con una carenza d'ossigeno palpabile, il tutto inframezzato dall'avvento repentino, preventivato, ma comunque agghiacciante delle scariche elettriche e dell'annichilimento di James. Ormai l'ho letto dalla tua penna svariate volte, ma non ce n'è una in cui non mi abbia devastata internamente. Qui però hai aggiunto altro, molto altro... ovvero l'effettivo ritorno in patria di James, e il fatto che tutti i dettagli e le immagini su cui ha fantasticato prima del reset siano adesso privi di qualsivoglia rilevanza, offuscati dal controllo mentale ma bordati dal fantasma rosso che non lascia mai, mai la sua memoria. Brividi.

E ne arrivano altri, a raffica, nella sezione di Natasha: ero appena riuscita a riprendermi, che mi catapulti nella sua mente devastata da un singolo fotogramma d'oltreoceano, che riesuma gli altri in una reazione a catena inarrestabile. Sai che mi prudono sempre le mani nel leggere di Petrovich, e qui non ha fatto eccezione; peccato che l'immagine mentale con contributo di tagliacarte che crea Natasha sia, appunto, solo un'altra fantasia, perché diciamo che a questo punto non mi sarebbe affatto dispiaciuta vederla "dal vivo". 
Sono rimasta spiazzata quanto Natasha, nel vederlo apparire in scena; non tanto perché potessi anche solo prendere in considerazione un vago pentimento da parte sua, ovviamente, ma perché il pensiero è corso in automatico a chissà quale altra pantomima stesse mettendo su per completare l'opera di demolizione della "figlia". Opera riuscita a tutti gli effetti, e ciò che ha fatto più male di tutto questo passaggio non è tanto la frase finale agghiacciante che le rivolge Ivan, né il crollo fisico e mentale in sé di Natasha, ma il fatto che, inevitabilmente, lei venga sopraffatta dalla debolezza e si ritrovi affidata alle sue braccia, le ultime da cui in uno stato cosciente vorrebbe mai essere stretta... c'è un sottotesto sbagliato e di profondo disagio soppresso che disturba il lettore, e perciò perfettamente collocato.

Concludiamo con quello che, non è sicuramente il mio personaggio preferito, ma che, strano a dirsi, nel contesto di questa storia mi sono trovata a leggere con più intento e attenzione, forse proprio in quanto anello scoordinato rispetto a quella che dovrebbe essere la relazione di James e Natasha. Credo di aver espresso molto ampiamente quanto io abbia apprezzato la sua evoluzione, così come l'hai descritta, e qui non posso che ripetermi: ti sei ricordata di chi stessi parlando. Nonostante Alexei abbia indubbiamente operato dei miglioramenti nel corso di questi anni, la prima frase che lascia la sua bocca è che sarebbe stato meglio sopprimere James ai primi segni di malfunzionamento. Un'osservazione cinica, pragmatica, e che forse inconsciamente tiene anche conto del suo rapporto con Natasha. Ha indubbiamente ragione da un punto di vista pratico: il non voler eliminare James è un fatale peccato di hybris da parte dei capi, che credevano di poterlo controllare e di eradicare qualunque traccia di "manomissione" esterna. Ma questo pensiero è espresso da qualcuno che sa che amore indissolubile vi sia stato tra lui e Natasha, e che soprattutto è cosciente che, oltre che un pericolo di per sé, James attenterà alle fondamenta stessa della psiche di sua moglie, rivoltandogliela contro e vanificando anni di matrimonio turbolento, sì, ma che sembrava infine attraccato in porti sicuri. Tutto questo in poco più di una riga... che dire? Affermare che hai fatto un ottimo lavoro credo sarebbe riduttivo.
E comunque, in Alexei prevale un sentimento protettivo, di certo frutto di matrice parzialmente egoistica, ma sta di fatto che finisca per sottostare ai capi pur di salvaguardare Natasha. Eppure, c'erano sicuramente altre soluzioni, le stesse che non ha avuto il coraggio di applicare per anni e di cui si rende conto alla fine: prima tra tutte la fuga verso un mondo migliore. Un qualcosa di pericoloso che, però, con i mezzi e gli agganci di Alexei si sarebbe rivelata meno ostico rispetto a un qualunque comune cittadino dell'URSS. Sono le scelte che ci definiscono come persone, e direi che quelle compiute da Alexei sono più che esplicative e caratterizzanti, e culminano con un sacrificio che da un lato può essere definito coraggioso, dall'altro inutile e fuori tempo massimo per salvare Natasha, o anche solo se stesso.

Insomma, un conclusione che sfiora vette di tragicità nel senso letterale del termine, in quanto troviamo un Alexei artefice in tutto e per tutto del proprio destino e di quello altrui, eppure cieco ad esso se non nel momento in cui si ritrova ingabbiato dalle sue stesse mani. Non mi aspettavo nulla di diverso, considerando le premesse e il setting della storia, e proprio per questo è un finale più che adeguato al tutto, soprattutto se si considera la storia come un raccordo e approfondimento dei precedenti progetti. Bravissima, come sempre, ma c'è davvero bisogno di dirlo?
E adesso, non mi resta che recuperare finalmente Indelible Marks e attendere trepidante il famoso progetto mastodontico n° 4, che mi stai tenendo già un po' troppo sulle spine al riguardo :')

Un bacione, e spero a presto,

-Light-

Recensore Master
13/12/19, ore 12:44
Cap. 6:

Carissima, in questo uggioso e umido venerdì 13 giungo finalmente su questo capitolo, visto che sto scalpitando da quando l'hai pubblicato per fiondarmici.

Come sempre, i titoletti introduttivi (che leggo sempre prima di addentrarmi nella lettura, così, per vezzo personale) sono ben pensati, icastici ma non abbastanza specifici da dare direttive precise su ciò che avverrà, e per questo ti rinnovo i complimenti, perché sembra sempre di assistere a un atto teatrale in tre atti in perenne sospeso.

Comunque, iniziare con quei due è sempre una gioia, per come li racconti... ma una gioia effimera, come
 prendere una boccata d'aria prima dell'immersione, in questo caso negli abissi dell'angst :')
Credo di aver colto molti echi, amplificati, di 1956, da quel «E se scappassimo?» a quel «Vorrei questo… ma lontano da qui.», ed è molto interessante vedere una sorta di "approfondimento" e rielaborazione di questa scena cruciale da te già descritta, in cui l'idea della fuga si cristallizza nella mente di entrambi, completa di tutto ciò che esiste a frenarla.

"...per non finire in mezzo alla neve della steppa con i polmoni perforati dai proiettili con il loro nome impigliato tra le corde vocali dell’altro." Questa immagine, nella sua crudezza, mi ha mozzato il fiato e presentato davanti agli occhi la scena in questione formato comics, vorrei fartelo presente :')

E ora, Alexei... sta guadagnando sempre più punti, sai? Anche se in un modo ovviamente opinabile e rasentando il confine della disumanità nel tenere all'oscuro Natasha, ma diciamo che in questo caso lo giustifico perché renderla partecipe la condannerebbe a morte assieme a lui. L'operazione stessa è una sorta di condanna per entrambi, per quella possibilità che Natasha vorrebbe con tutta se stessa e che Alexei vorrebbe darle nonostante tutto. Le dà comunque conforto, quello sì, e le offre una soluzione brutale che in realtà non risolve nulla, che finge solo di placare quella tempesta che squassa Natasha e di cui identifica l'origine errata dentro di sé.
Colgo l'occasione, anche se credo ne avrò modo anche nel prossimo capitolo, per dirti che il processo di evoluzione e in un certo senso di redenzione di Alexei è portato avanti nel migliore dei modi.  Si parte con l'odio più puro e atavico per qualcuno di meschino e superficiale, e mano a mano si appongono sempre più tasselli che vanno a caratterizzarlo e a smussare quegli angoli un po' intrinsechi a lui, un po' plasmati dall'ambiente in cui si trova a muoversi. Non è facile redimere un personaggio mantenendolo credibile, e tu non sei caduta nell'errore di presentarlo come un uomo perfetto né di glissare sui suoi errori passati: è un tutto tondo, un qualcuno che cerca di rimediare alle proprie bassezze come può, senza però riuscire a cancellarle del tutto.


L'incursione nella mente di Natasha è devastante, e se dovessi davvero elencare tutto ciò che mi ha colpito finirei per citare per intero la sezione finale. È la distruzione sin dalle fondamenta del suo essere umana e donna. Non certo perché ci si debba sentire realizzate solo grazie ai figli (anche se l'epoca purtroppo richiedeva proprio quello, quindi l'incapacità di averne risulta ancora più stringente anche a livello sociale), ma perché il fatto stesso di vederseli preclusi a priori è uno schiaffo in faccia che porta all'annullamento di una parte di sé; di ciò che dentro di lei può dare vita e vorrebbe farlo. Il suo è un desiderio sincero e genuino, un desiderio normale che però non le è concesso in quanto, prima che umana e donna, è la Vedova Nera. E questa parte di lei finisce sempre per inghiottire tutto il resto, incluso Alexei, anche quando è sopita e irriconoscibile.

Nel caso non si sia capito, mi hai frantumato cuore e anima con questo capitolo, e temo proprio che l'ultimo mi costringerà alla sostituzione di qualche valvola cardiaca... d'altronde, come dico sempre, è per questo che ti leggo, e giaccio volentieri sul "letto di coltelli" :')
Ti mando un abbraccio, e attendo l'aggiornamento, sperando di riuscire a recuperare anche qualcos'altro nel frattempo <3

-Light-

(Recensione modificata il 13/12/2019 - 12:53 pm)

Recensore Master
06/12/19, ore 13:51
Cap. 5:

Ah, sora Matilde... quanto mi devi far soffrire ogni volta? Il bello è che continuo a leggerti avendo la certezza (spero) che prima o poi questi due citrulli innamorati e perseguitati dalla sorte nefasta abbiano un lieto fine... il lieto fine!

E dopo quest'inizio al retrogusto di speranze vane (e vorrei sottolineare che è appena partita Holly Jolly Christmas in sottofondo, quindi credo mi convenga variare colonna sonora, visto che questa stona un po')... torno al capitolo, che probabilmente può essere considerato l'arma letale dell'intera storia. Tanto per cominciare perché esordisci con una Natasha che piange, e se non fa male questo...
Devo dire che non mi aspettavo una confessione così diretta riguardo alla "nota rossa"; anche se "diretta" in effetti è un concetto del tutto relativo, se applicato a Natasha, che appunto svia il discorso altrove. Fermo restando che i nteoria ha ragione, e il cambio d'accento non è cosa da poco o che si può ignorare; e qui non so se siano tuoi headcanon o scene riprese dai fumetti, ma la mia anima di linguista è su di giri, visto che vi sono montagne di studi sull'acquisizione/perdita di un determinato accento/inflessione dettata non solo da cause ambientali, ma psicologiche (in questo caso il riavvicinamento al vero essere di James). Ma sto divagando, come al solito.
Tornando a noi; il confronto tra Natasha e James, quasi una macabra competizione a chi abbia fatto peggio, è giustamente raccapricciante, nella consapevolezza che le loro azioni pur non essendo volute, gravano comunque su di loro, perseguitandoli nel sonno e nella veglia. Per James è paradossalmente ancora peggio, perché non ricorda nemmeno con chiarezza i propri crimini e non può quindi darsi un grado di colpevolezza preciso.

«Perché uccido tutto ciò che tocco?»: infarto? Presente. Agonia? Pure. Orlo delle lacrime? Raggiunto. Potrei fermarmi qui, perché il resto del capitolo l'ho letto con sfocatura dettata dagli occhi lucidi, soprattutto il discorso del veleno innato in lei, che si riaggancia appunto alla Vedova Nera letale. Il tutto l'ho coniugato con una lieve eco di Love Will Tear Us Apart, tanto per coronare l'angst imperante. Non mi soffermo su tutte le espressioni, metafore e passaggi che mi hanno preso a mazzate l'anima, altrimenti dovrei citare l'intero testo, ma sappi che si incastra tutto perfettamente e mi sembrava di averli davanti agli occhi, fisicamente e mentalmente.
A chiudere, il fatto che Natasha confonda i fatti e le bambine è stato un colpo di grazia che forse non avrei voluto ricevere.

La sezione dedicata a lei, e a quella ferita mostruosa che si porterà sempre dentro, toglie il fiato; mi sono sentita parte integrante del suo immane dolore, annichilita dalla sua semplice, umana richiesta di avere dei figli, presentata a un uomo che sa fin troppo bene quanto tutto ciò sia impossibile... e che comunque ci prova, ad empatizzare, ad essere umano anche di fatto e non solo di nome.
Sei infine riuscita nell'arduo compito di farmi rivalutare Alexei e di spingermi verso un suo perdono parziale. Parziale, perché nonostante sia vittima anche lui di un sistema di sangue, uccisioni e violenza, lui ha il privilegio di ricordare e quello del libero arbitrio... e ha scelto coscientemente di comportarsi in modo non umano con la sua inconsapevole moglie fin troppo a lungo. Però, passare dal considerarla un oggetto sessuale dono dei Capi, al fronteggiare quegli stessi Capi per salvaguardare la sua integrità emotiva è un passo da giganti, letteralmente. Forse, in un mondo in cui non si fosse ritrovato impigliato nelle reti del potere sovietico, Alexei sarebbe stato un marito fedele, magari incline all'ira e con tutti i difetti caratteriali che tu hai sviscerato, ma fondamentalmente buono. Perché non si contraddice colui che tiene in mano le fila della propria vita a cuor leggero, né si va in primis a fargli notare che c'è qualcosa di profondamente sbagliato negli ordini che impartisce.

«Non voglio assecondarla, Ivan.» Ecco,mi riferisco a questa singola frase, che mi ha fatto un po' venir voglia di abbracciarlo, perché è una potenziale condanna a morte per se stesso, oltre che collateralmente per Natasha, ma è anche espressione del suo affetto per lei e del coraggio che prende il sopravvento sul buonsenso.

Il tuo odio verso Petrovich trapela tutto, e vi unisco il mio. Quello scambio di battute così rigido, privo di qualsivoglia riguardo per Natasha, ha consolidato nei secoli dei secoli il mio desiderio di vederlo morto (di nuovo, sì), possibilmente in modo orribile. E l'ombra del Guardiano Rosso incombe sempre più vicina... quanto piangerò, Tì? Quanto? Non credo di volere risposta :'D

Sappi solo che te se vo' bbene, come sempre, per questi progetti stupendi e meravigliosi che porti avanti, affrontando una difficoltà sia narrativa, in quanto riporti fatti non universalmente noti e che quindi richiedono molte rielaborazioni; sia tematica, perché in questa storia non racconti semplicemente delle peripezie o l'evoluzione di tre personaggi: racconti gli aspetti oscuri della vita, qui ovviamente carichi di quel tocco d'impossibile marveliano, ma che sono riscontrabili nel quotidiano. La violenza domestica esiste, lo sfruttamento sessuale anche, così come gli abusi mentali e non e i matrimoni imposti e il senso di inadeguatezza interiorizzato, e il giocare con la vita umana come se si muovesse una pedina inanimata. Ci vuole fegato e preparazione per gettarsi a capofitto in questo intrico insidioso, e tu possiedi entrambi, su questo non ho dubbi.

Non smetterò di ripetermi: brava, Tì :')
Mi preparo al gran finale e presento richiesta ufficiale di avere un reattore arc in omaggio <3


-Light-

Recensore Master
30/11/19, ore 12:47
Cap. 4:

Light a rapporto, carissima!
Questo capitolo è stato una bomba, su tutti i fronti, e mi sono gasata come una bimbetta a leggerlo... soprattutto la prima parte. Primo, perché la tua resa di James è magistrale, in ogni suo piccolo pensiero, gesto e modo di porsi; secondo... beh, c'è bisogno di dirlo? Ma, come al solito, mi do un contegno e cerco di andare per ordine, anche se finisci sempre per scombussolarmi così tanto da rendermelo difficile :')

Parto col dire che ho apprezzato tantissimo il modo ironico, ma non troppo, che James usa nel redarguire Natasha: sì, fare sesso e fare l'amore è bello, nessuno lo nega... ma c'è un limite valicato il quale si passa dal farlo per piacere a farlo per dovere, ed è al contempo giusto e triste che Natasha non riesca a percepire la differenza, esaltata com'è da questa "nuova scoperta". Giusto perché, in luce delle sue esperienze decisamente traumatiche, non sarebbe credibile renderla conscia di aver esagerato; e triste per lo stesso motivo, perché prima di James non ha mai sperimentato cosa voglia dire avere un rapporto (più o meno) sano e regolato anche da sentimenti, oltre che dalla semplice meccanica del "sesso come mezzo per qualcos'altro". Quindi, di nuovo, i miei complimenti più vivi per affrontare sempre questa tematica col giusto tatto, senza veli e con la perizia di chi conosce le anime di questi due come le proprie tasche.

E poi, ah, donna malvagia, mi scarichi addosso una quantità di informazioni spiazzanti, tra Tania custode di segreti mortali, Natasha che forse si rende conto di aver commesso un'enorme imprudenza a fidarsi, la nota rossa se ho ben colto il riferimento al lavoro sotto copertura), la nascita dell'idea di usare il braccio metallico di James a scopi terapeutici, e l'introduzione della sostanziale differenza tra l'andare a letto insieme e il dormire insieme. Io lo ripeto ogni volta, lo so... ma tu finirai con l'uccidermi, donna! Tra l'altro, rido perché in quell'ultimo fatto c'è un'eco che credo riconoscerai, più avanti, dalle mie parti... giusto a riconfermare il fatto che probabilmente sussiste un ponte telepatico tra noi <3
Bellissimo, in particolare, il passaggio riguardante la memoria olfattiva e tattile e il modo in cui James, conscio di poterla sfruttare, vi si perde nella speranza di conservare almeno un briciolo di quelle sensazioni che rischia sempre di perdere sul filo del rasoio. Un salvavita, appunto, mai fu espressione più adatta.
Il cuore sfarfalla a me, adesso, sappilo e sentiti colpevole/responsabile :')

E ovviamente, dopo tutte queste cucchiaiate di miele dal retrogusto di fiele (altrimenti non saresti tu), arriva la batosta vera e propria; anzi, le batoste. Nello scorso capito si era percepita una frattura, nel rapporto tra Natasha e Alexei, un qualcosa che sarebbe potuta diventare un crepaccio, o attraverso la quale si sarebbe potuto gettare un ponte di fortuna... ma no, non mi aspettavo l'evoluzione della cosa in questo senso, e sono sorpresa nel solito modo dolceamaro che mi trasmette questa storia. Ovvero, un Alexei che diventa "più presente e meno pressante" dal punto di vista di Natasha... e la differenza sta tutta lì. Nota a margine: apprezzatissima la frecciatina all'ambiente della danza e alla sua correlazione coi disturbi alimentari; trovo plausibilissimo che lei potesse aver sviluppato forme di bulimia/anoressia a causa di ciò.
Lo ammetto: avevo del tutto frainteso cosa fosse quel desiderio del titoletto... e piango, piango già da ora e piango ancor di più in luce degli sneak peek malefici che mi hai mostrato.

Ma arriviamo ad Alexei... no, quest'uomo non ha tutt'ora la mia simpatia, ma la componente "compassione" si è fatta più forte di quella "omicidio", quindi direi che ha fatto passi da gigante, anche se nel contesto lo definirei comunque un amore egotista fine a se stesso e al volersi sentire amato, non all'amare incondizionatamente qualcuno. Non metto in dubbio la sua buona fede nello scoprirsi innamorato, ma credo semplicemente che le radici del suo amore affondino in presupposti diversi, dovuti per forza di cose alla nascita imposta di questo rapporto. Il fatto stesso che abbia il coraggio di mettersi contro i Capi, ben sapendo che questo potrebbe significare morte certa per entrambi la dice lunga, su quanto questo sentimento abbia vinto il suo cuore, rendendolo però di fatto schiavo.
Q
ui si potrebbe aprire il discorso su quanto sia sano o giusto reprimere dei lati basilari del proprio carattere pur di stare con qualcuno... sicuramente in questo caso è un processo di miglioramento, tra controllo della rabbia e pazienza e temperanza più spiccate, ma è anche vero che questi aspetti con qualcun altro di più compatibile non sarebbero mai emersi. In un rapporto equilibrato c'è sempre una piccola dose di compromesso, perché nessuna coppia è mai perfettamente compatibile al 100%, ma c'è una differenza tra l'avviare una trattativa su qualcosa che ci fa storcere il naso nel nostro partner, e il soffocare alla radice mille e mille atteggiamenti scatenati dallo stesso. Ovvio, qui si tratta di una coppia atipica costantemente nel mirino, ma spero di essermi spiegata bene e che tu abbia capito cosa intenda dire :')
In conclusione, sì, vedo tanta buona volontà da parte di Alexei e l'inizio di un percorso positivo... ma anche una forzatura e uno snaturarsi per far funzionare qualcosa che, di base, non funziona a livello cosmico. E Alexei lo sa perfettamente, perché Natasha non dovrebbe essere "sua" (anche se il concetto di appartenere/possesso in amore mi disgusta alquanto), né lo sarà davvero mai, visto che oltre gli anni e anni di reset mentali drastici si cela ancora il "substrato madre" che la lega indissolubilmente a James.


Cos'altro dirti, se non che mi rendi felice anche se mi fai soffrire? Nulla, e come sempre aspetto con trepidazione il mercoledì come fosse il nuovo venerdì, in attesa delle nuove sfaccettature in arrivo per questi personaggi che, ormai, sono tuoi e solo tuoi in tutto e per tutto.
Bravissima (no, non smetterò mai di ripetertelo), ti mando un bacione e spero a presto, qui o altrove (il tempo di armarmi di galosce per un'incursione lagunare) <3

-Light-

Recensore Master
21/11/19, ore 16:40
Cap. 3:

Carissima, eccomi qui!
Come ormai da tradizione, ho cominciato la lettura spoilerandomi i titoletti, e non smetterò mai di ripeterti quanto mi piaccia questa tua scelta narrativa e di suddivisione.
Che dire sulla prima parte, se non che sono molto, molto contenta che grazie a James Natasha stia scoprendo i piaceri della vita? Ma andiamo con ordine.
Ho apprezzato molto la subordinazione dell'aspetto carnale a quello spirituale, perché dopotutto loro si sono trovati soprattutto per un bisogno reciproco di sentirsi umani che prescinde dal semplice andare a letto insieme. E sapere che James trova una confidente, un qualcuno con cui esprimere a ruota libera tutti quei pensieri intrappolati dietro al fumo di una sigaretta e lucchetti imposti, scalda l'animo e mi fa provare ancor più empatia per lui (e poi capisci perché non posso odiarlo, nonostante le turbe mentali che impone al mio "protetto".)
Per il resto, mia cara, non posso che farti i miei complimenti (o uno chapeau de core, anche se ormai quest'espressione ha perso la sua carica elegante...); sia per come hai gestito la scena da un punto formale, sia per aver fuso in modo superbo la componente fisica con quella mentale, lasciando spazio alle riflessioni serrate di James nel corso della loro prima volta. E si spazia dal disgusto per il vederla usata da altri alla stregua di un oggetto, alla preoccupazione per il fatto che non riesca a vivere la propria sessualità in modo davvero normale, fino alla conclusione che, sì, quello che subisce per la "raccolta informazioni" è a tutti gli effetti uno stupro, sebbene lo ignori lei stessa in primis.
La reazione di Natasha subito dopo mi ha suscitato un moto di (amara) tenerezza, nel vederla esaltata come una ragazzina e chiedere ancora, chiedere di vivere e viversi in quelle ore che passano lontani dall'occhio dei Padroni (perché sì, li uccideranno per quello, anzi peggio, e ho adorato la ripetizione di questo pensiero assillante nella testa di James).
Mi distruggi, mia cara, un capitolo alla volta, e ti amo per questo.

Passiamo alla sezione "trouble in Paradise"... se mai c'è stato un Paradiso, in effetti, cosa che credo Natasha abbia ormai realizzato in modo abbastanza chiaro e privo d'equivoci... tanto che il pensiero della fuga d'emblée si fa largo nella sua testa, e questo direi che parla già da sé. Nota pignola: Mosca e San Pietroburgo distano una cosa come 800 km: dubito che un autobus di linea potrebbe coprire anche solo "meno della metà della distanza", a meno che non abbia interpretato male e intendessi in senso metaforico la stazione dei treni come "metà strada" in quanto opportunità di fuga.
Ma tornando al succo della faccenda, che mi sembra più rilevante: le sigarette mi hanno strappato un moto di giubilo misto a preoccupazione, perché è chiaro che ormai il controllo mentale prima saldo e stabile stia dando chiari segni di cedimento. E infatti non sono rimasta delusa. La reazione istintiva di Natasha mi ha decisamente incalzata nella lettura e per un attimo ho temuto il peggio per Alexei (anche se forse "sperato" è un'espressione più calzante)... per poi ritrovarmi devastata a leggere di lei che si dà la colpa, quando tutto ciò che ha fatto è stato tentare di proteggersi, sebbene in un modo riemerso dagli anni lontani dell'addestramento, e quindi potenzialmente letale.
Prendere il punto di vista di una vittima d'abuso domestico è tosto, Tì, davvero tosto: ringrazio ancora la tua scelta di rating, oltre che elogiare la tua bravura nell'affrontare un tema spinoso che, a parer mio, hai reso in modo più che realistico. È comune per chi ha subito questo genere di angherie sviluppare un mal riposto senso di colpa, e ancor di più appoggiarsi al proprio aguzzino in cerca di sostegno, convincendosi di essere il problema. Quindi brava, brava e ancora brava; non è da tutti saper gestire narrazioni simili senza scadere nel paradossale e nell'inadeguatezza.

Su Alexei rischio di diventare volgare, ancor più delle altre volte... perché si è finalmente reso conto che Natasha non è un canarino che può ingabbiare a vita aspettandosi di sentirlo cantare a comando, e ovviamente non trova altra soluzione che stringere la gabbia, fin troppo consapevole che aprirla significherebbe la fine per lui, almeno da un punto di vista sociale (ma anche fisico, vista l'intemperanza dei Capi). Il fatto che la sua preoccupazione principale per il suo ritardo non sia un eventuale incidente o contrattempo, ma piuttosto per una potenziale fuga, è molto indicativo di quanto essa sia superficiale ed egoistica.
Ecco, tutto ciò l'ho scritto prima del "momento-Vedova" di Natasha e conseguenti ammissioni di colpevolezza... Alexei ha la capacità di scombinarmi i neuroni, col suo bipolarismo; e so che è cosa voluta, e quindi questi son tutti complimenti :')
Vedo anche che è in grado di indirizzare la rabbia verso chi se la merita, ovvero le eminenze grigie che hanno sottratto il controllo di se stessa a Natasha, e che inizia a smuoversi qualcosa in lui, anche se più frutto di una coscienza sporca che di veri e propri sentimenti (oltre che di una volontà di giustificarsi e porsi come l'uomo buono che non è affatto). Gli darei tante di quelle cadreghe in faccia che non t'immagini, ma spero che questo "punto di svolta", come me l'hai definito, riesca a far "svoltare" anche lui e a non trasformarlo del tutto nell'orco che qui ha fatto capolino per un istante.

Ok, ho appena realizzato di averti lasciato un papiro molto indigesto, quindi facciamo che chiudo qui con un ultimo round di complimenti, ribadendo che un giorno o l'altro causerai il collasso del mio apparato cardiovascolare :')
Attendo l'aggiornamento, in trepida attesa come d'uopo, e nell'attesa ti mando una fornitura extra di pangoccioli sperando t'ispirino ;)

-Light-

Recensore Master
15/11/19, ore 22:17
Cap. 2:

Carissima!
Come ti avevo accennato, volevo passare di qui prima di subito, ma come al solito gli imprevisti son dietro l'angolo e niente, giungo solo ora :')

Continuo ad amare profondamente la divisione in tre parti con annessi titoletti, sappilo, sono veramente il tocco di classe della storia e son contenta di aver azzeccato il riferimento Tarantinano (e mo' ti sbologno il papiro privatamente, ché è ora).
Mi mancava molto vederti descrivere le scappatelle clandestine di questi due amabili testoni, e sono molto contenta che tu abbia deciso di aprire così il capitolo, in un tripudio di fantasticherie mezzo passionali, mezzo sadiche così tipiche per loro. Il momento di blackout di James mi ha colta effettivamente alla sprovvista, ma dovevo di contro aspettarmi che Natasha avrebbe glissato sulla cosa, così come che lui avrebbe tentato di porvi spiegazione e rimedio. Ho adorato dal profondo del cuore l'ex-cursus di James sulla sostanziale differenza tra il fare semplice sesso e fare l'amore, principalmente per il fatto che entrambi si sono resi subito conto che la cosa andava al di là del puro rapporto fisico, anche se il confessarlo esplicitamente, come ben si vede, porta solo tempesta. Vorrei dire di più su questa parte, davvero, ma credo che finirei per riassumerla pedissequamente e ciò va contro il regolamento, quindi mi limito a dire che l'ho riletta svariate volte, e chiudo con la solita arma del delitto:

"Due anime pensate per non trovarsi, ma che nonostante tutto e tutti si erano spinte a scontrarsi fatalmente l’una contro l’altra… finendo per amarsi." Dico, hai deciso di uccidermi? La domanda è ovviamente retorica, ma chiedo per sicurezza :')

Leggere le altre parti dopo questa ha fatto malissimo, ovviamente, e so che questa disposizione temporale è stata una mossa studiata da parte tua.

"Natalia era felice – o sembrava esserlo, il che bastava." Avevo per caso parlato di compassione per Alexei? No, perché sto per rimangiarmi tutto dalla prima all'ultima parola solo per questa constatazione. E tutto ciò che segue, in realtà. Il modo meccanico e calcolatore in cui quest'uomo (uomo?) mette su due piatti cause ed effetti positivi per lui, con Natasha che fa da ago della bilancia, è senza mezzi termini rivoltante. Questo è ovviamente un insulto a lui e un complimento a te per aver avuto il nerbo di entrare nella psiche di un uomo così gretto e renderla credibile.
Però, c'è sempre un però... quel "senso di colpa" e quella "gelosia" che lo attanagliano dopo l'ennesima amante e in risposta agli sguardi viscidi altrui un qualcosa rivela, mette altri dati su quei piatti della bilancia... e così il vederlo realizzare che, no, lui non si merita la decima parte di Natalia.
Se non si fosse capito, sono presissima dal suo personaggio, dal modo in cui lo analizzi e in cui getti ombre su ombre su di lui, senza però disdegnare qualche attimo di brillantezza, raro ma dovuto. A questo punto della storia, non mi viene da considerare Alexei un uomo effettivamente "cattivo", quanto "inetto". Ti ho accennato l'argomento della mia tesi, e senza scendere troppo nel dettaglio trovo molte, molte caratteristiche dell'"uomo inutile/superfluo russo" in Alexei, cosa credo inconsapevole ma azzeccatissima, considerato il contesto :')

Passando a Natasha: credo che tu abbia toccato un tema molto, molto delicato nella sua introspezione; mi riferisco al passaggio davanti allo specchio. Siamo naturalmente portati a pensare che chi sia bello/a non abbia alcun problema a mostrarsi in pubblico o sicuro di sé, e che anzi si bei di occhiate e applausi metaforici vari... mentre invece è verissimo anche il contrario, e non è neanche necessario essere la perfezione fatta a persona come Natasha. Basta sentirsi vagamente carine a volte, magari anche solo credere di aver scelto un bel vestito, e pensare tutto ciò nel posto sbagliato al momento sbagliato, per passare subito al disagio e desiderare di essere tutt'altro e avere tutti i difetti che Natasha vorrebbe veder apparire sul proprio volto. Mi soffermo su questa sezione perché è uno di quei casi in cui un concetto specifico, in questo caso associato a lei, diventa universale e applicabile a una qualunque realtà, quindi non posso che farti i complimenti per essere riuscita a inserirlo così bene. Per Natasha la cosa che potrebbe provare un comune mortale è ovviamente moltiplicata per mille e diecimila, essendo un volto noto e ambito in tutta la Russia, e ti assicuro che ho sentito ogni spillo di disagio che lei prova sulla mia pelle, tanto l'hai descritto bene.
Esulando da ciò, a volte rimango spiazzata da pensieri e azioni di lei, semplicemente perché, com'è ovvio, non è la vera Natasha, e fa sempre malissimo leggerlo e realizzarlo. E ammetto che a questo passaggio un po' volevo ridere, un po' piangere: "in fin dei conti lei non saprebbe nemmeno da dove iniziare per far fuori qualcuno." Bramo il momento in cui riprenderà coscienza di sé :')

Nel finale, la informo che con quell'ultima frase che ricalca in modo deviato i pensieri di James mi hai definitivamente scardinato il cuore dal petto.
Io non credo che arriverò viva e vegeta alla fine di questa storia, ma credo che l'obbiettivo dopotutto sia quello, quindi non mi lamento :')

Brava, brava brava, come sempre. Forse mi sto sbilanciando troppo presto, ma per quanto mi riguarda questa storia sta davvero diventando il tuo fiore all'occhiello. Motivo per cui non posso che sperare in un pronto aggiornamento <3
Ti mando un bacione, e poi sparisco fino a lunedì che son fuori porta, ma giuro che le risposte arriveranno :')

-Light-

Recensore Master
07/11/19, ore 19:18
Cap. 1:

Carissima, eccomi qui come promesso <3
Io avrei davvero voluto prendere degli appunti mentre leggevo, così da poter mettere sotto ai riflettori i punti più salienti, o commentarli passo passo come faccio di solito... il fatto è che una volta iniziato a leggere non ho più smesso, e si può dire che l'abbia davvero divorata d'un fiato, senza interruzioni – escluse quelle salva-vita per non venir tranciata dalle porte del treno, ma il concetto è lo stesso :')

La storia parte in quarta, insomma, mi ha catturata sin dalla prima riga e non so da dove cominciare. Probabilmente l'essere a conoscenza degli antefatti, tra condizionamenti mentali, il bagno di sangue alla Prima e il ruolo di Alexei, aiuta molto rispetto ad essere una totale neofita, però mi sembra che tu abbia condensato il tutto in modo molto chiaro – e dove magari hai glissato su dettagli o specificazioni, non fa che aumentare la curiosità di chi legge.
Ho amato follemente la tripartizione, con tanto di titoletti (che mi hanno dato un'impressione un po' à la Tarantino vecchio stile, ma forse è la visione di C'era una volta Hollywood che mi influenza... su quello magari ti apro un delirio in privato :P). Penso che questo dettaglio, ben studiato, sia quello che mi ha colpito di più, perché già preannuncia chiaramente l'intento di ogni singolo punto di vista, da quello furioso di James, però impotente, a quello deviato di Natasha, fino a quello ambiguo di Alexei (che, sì, riesce a farsi detestare con strabiliante facilità). Il lavoro d'introspezione "a compartimenti stagni" è più che riuscito: si evincono perfettamente i caratteri dei personaggi, il perché delle loro azioni e il contorno che li avviluppa, e concordo sulla necessità di una "voce fuori campo", in questo caso James, che definisca il rapporto malsano tra Natasha e Alexei. Su quest'ultimo, posso solo dirti che ho provato un senso di ribrezzo, e compassione forzata; non perché Alexei se la meriti, assolutamente, ma perché in un certo qual modo, ormai invischiato nelle reti politiche e sociali, cerca (?) di ripescare un po' di umana decenza e di sforzarsi a provare qualcosa per Natasha, anche se artefatto e mal riposto. Ma attendo i successivi capitoli per esprimermi ulteriormente sul suo viscidume.
Poi, ci sono mille e mille cose su cui vorrei straparlare, ma mi obbligo a seguire le citazioni che ho raccolto (solo una selezione ristretta, sennò avrei riportato mezzo capitolo):

-James prega con tutto se stesso che Alexei sia una persona orribile perché l’alternativa è rivoltante: ecco, questo è un ottimo punto di partenza. James, pur essendo avvezzo all'ambiente delle alte sfere sovietiche, non sa con assoluta certezza chi sia questo Shostakov, e il fatto che voglia riservargli il beneficio del dubbio, anche se ciò non porta alcun vantaggio, è significativo, incarna perfettamente il punto di vista di una pedina che è esasperata dal vedere solo altre pedine attorno a sé.

-Vogliono esserne sicuri e gli chiedono di nuovo se la conosce questa fantomatica Natalia, ma lui non ha la più pallida idea di chi sia: sempre perché le nostre storie sono sempre delle enormi partite di Cluedo, le riporto la prima arma del delitto. Ormai ho letto dell'annientamento mentale di James e Natasha in tutte le salse possibili e immaginabili tramite te, ma non c'è volta in cui non mi stronchi di netto un'arteria. E di questo do la colpa/merito a te, carissima <3

-Qualcuno c’era, ma ora non c’è più: questa frase, nella sua semplicità e immediatezza, anche se filtrata dal velo di un sogno, è la seconda arma del delitto, perché ovviamente affronta la situazione della prima dall'altro punto di vista. Addio seconda arteria cardiaca.

-Natasha sa benissimo che il matrimonio è solo una bella favola raccontata alle bambine che desideravano diventare principesse, ma si scopriva ogni volta risentita al pensiero che quando lei lo sognava di nascosto era più bello, diverso: trovo straziante il fatto che Natasha, pur con il reset mentale avvenuto e pur con la condizione di profondo stress in cui si trova a vivere, riesca comunque a "ricordare" che l'amore è qualcosa di molto più bello di quello che crede di provare per Alexei. La sua frustrazione per il marito è intuibile sin da ora, anche se ovattata dall'obbligo di doverlo amare e assecondare in ogni modo. E rispetto a quest'ultimo punto capisco il motivo del rating rosso, considerando che Natasha, pur consenziente a livello esterno, è comunque vittima di abuso, visto che mai e poi mai permetterebbe ad Alexei di posare su di lei le proprie manacce se fosse in una condizione di lucidità. Quindi, sì, approvo in toto la scelta.

-forse con il tempo riuscirà davvero a capire cosa diavolo ci sia di così speciale in Natalia al punto da spingere qualcuno a sfiorare il suicidio cerebrale pur di non permettere che il suo ricordo si dissolva nel vasto nulla dell’incoscienza: da qui e dalla frase finale è scaturita la sopracitata "compassione" per Alexei, sempre dosata col contagocce perché non lo ritengo comunque un essere umano dotato di spina dorsale e moralità, dal momento che si approfitta del condizionamento di lei, e ciò mi basta per volerlo vedere morto in modo quanto più violento possibile. Però, appunto, è il suo punto di vista, e trovo giusto che tu abbia scelto di raccontarlo in questo modo, con le giustificazioni e i vuoti propositi che si costruisce per sentirsi un po' meno verme di quanto non sia.

Cerco di chiudere questo delirio, che di coerente non ha assolutamente nulla, ma spero ti abbia dato l'idea di quanto io sia galvanizzata per questa storia <3 Il livello d'aspettativa è altissimo, ma tu non deludi mai, quindi rimango in attesa del seguito con la solita, comprovata fiducia :')
Un bacione, e complimenti davvero, questo è uno dei pezzi più coinvolgenti e ben scritti che abbia letto dalle tue parti <3

-Light-