Recensioni per
Chronicles of the Umbrella Academy
di Smaug The Great

Questa storia ha ottenuto 56 recensioni.
Positive : 56
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
18/12/21, ore 23:33

Allora, ti prego, non uccidermi. Qui è Hel che ti parla e giuro che avrei voluto scrivere questa recensione molto prima, ma tra maturità, pigrizia estiva e inizio università... sono stati dei mesi un po’ assurdi. Ma ora sono qui e sono pronta a scrivere questa benedetta recensione. Sarà decisamente più corta delle altre volte, speriamo tu capisca, ma se avessimo provato a fare la solita analisi andando anche a vedere personaggio per personaggio, non avremmo mai finito di scriverla, speriamo vada meglio la prossima volta.
Iniziamo:

ALLORA. Un capitolo praticamente solo dal punto di Levi, oh boy. C’è veramente un sacco di roba da dire. Innanzitutto, partiamo dal flashback, direi. Il fatto che Levi ricordi il Natale del 2009 come l’ultimo periodo tranquillo per la sua famiglia è molto interessante (e penso sia anche uno dei tanti motivi per cui il Natale sembri essere un argomento così delicato a casa Cleremont), e qui dunque sorge un dubbio: che cos’è successo a seguito? Si tratta di qualcos’altro oltre a quello che già sappiamo (e che è accaduto durante il quinto anno, che sembra essere stato un periodo particolarmente complicato), oppure mancano ancora dei tasselli al nostro puzzle? Qual è stato di preciso il punto di rottura? Sta di fatto che più andiamo avanti e più sono convinta che a questi ragazzi serva uno psichiatra, e pure bravo. Complimenti Octavius, guarda che cos’hai combinato.
Poi ok, sia io che Zoey ci siamo sciolti quando abbiamo letto di loro da ragazzini tutti insieme nel salottino (il che mi ricorda il quartetto dei pettegoli incappato nella letale furia di Artemis): erano adorabili, e tutte le loro reazioni nel sapere che Levi era stata convocata da Octavius mi sono piaciute moltissime. E, a proposito della convocazione di Levi, onestamente ci siamo sorpresi perché andiamo, andare da Octavius in quella casa sembrava essere praticamente sempre una punizione, e, inoltre, è abbastanza chiaro che le ragazze della famiglia Cleremont erano sicuramente più “coccolate” (in senso estremamente lato, ovviamente) dei loro fratelli. Insomma, alcuni di loro preferirebbero morire piuttosto che ricevere una convocazione da parte del padre, mentre Levi sembrava essere relativamente tranquilla.
L’utilizzo del potere di Levi per alleviare le sofferenze dei fratelli ci ha lasciati sorpresi - ed anche un po’ perplessi - ma in senso assolutamente positivo: è qualcosa che, per quello che sappiamo di Levi, è perfettamente nel personaggio. Non solo perché è una Tassorosso, ma anche perché tra tutti è sicuramente una delle più affettuose e dedite ad aiutare i propri fratelli. Davvero una piacevole sorpresa scoprire questo lato del suo potere.
Chi invece continua a non sorprendermi è Octavius. Ho così TANTO da dire su quell’uomo che davvero, non basterebbe una recensione sola. Il fatto che non voglia che Levi aiuti i suoi fratelli non fa altro che rivelare quanto possa essere manipolatorio (e diciamocelo in faccia, abusivo) nei confronti dei suoi figli. Povera Levi, non se lo aspettava minimamente.
Il discorso sulle promesse e sul valore che hanno, soprattutto quando si è così giovane, è piaciuto moltissimo ad entrambi. Molto realistica la reazione trattenuta di Levi: spero davvero che un giorno questa ragazza esploda, se lo meriterebbe, è fin troppo paziente.
E niente, ci sono molte altre cose che vorrei dire su questo flashback, ma devo anche parlare di altro, quindi taglio corto. Ah, un’ultima cosa: questo flashback è stato meno peggio di quello precedente, quindi Zoey sta pregando che il flashback di Tony rimanga su questa linea... chi glielo dice che è un’illusa, tu o io?

E adesso ci si sposta al presente, nel fatidico (per noi, mannaggia a lui) 2020. Ed eccoci di nuovo con Levi. Devo dire che mi ha colpito moltissimo il fatto che Levi ricordi in maniera molto vaga gli avvenimenti della sua adolescenza all’interno della sua stessa casa: riporta alla mente il fatto che abbiano vissuto un’infanzia ed un’adolescenza piuttosto traumatiche, e non è sicuro una sorpresa che quel periodo della loro vita sia un puzzle pieno di pezzi mancanti, un quadro scolorito dal tempo. Inoltre, Zoey mi ha fatto notare l’espressione “Neanche questo pensiero attecchì”, ed effettivamente ha colpito moltissimo anche me: rende perfettamente quella sensazione - spesso scatenata come autodifesa - per cui tutti i pensieri paiono scollegati dalla realtà, e si inizia ad avere dei dubbi sul fatto che sia stato tu a dire una certa frase, che qualcuno te l’abbia detta, che tu l’abbia solo pensata... una specie di auto-gaslighting, perché i tuoi pensieri sembrano non riuscire a trovare un posto fisso e stabile nel tuo cervello. Forse siamo noi che ci abbiamo letto troppo, ma ci ha colpito davvero moltissimo.
E per tornare con i piedi per terra, la descrizione delle mattine di anni prima mi ha fatto impazzire. Io te lo dico, se tu volessi scrivere, in futuro, una raccolta di scenette quotidiane di questi ragazzi quando erano piccoli, io e Zoey saremmo sicuramente tra i tuoi lettori. Sono dei momenti così realistici, e boh, davvero, li adoro. Sono la mia terapia personale per tirarmi su di morale dopo aver letto tutto l’angst di questi capitoli.

Tornando a parlare di Levi, è stato molto interessante vedere un altro suo lato: fino ad ora avevamo visto una Levi premurosa, quasi materna, sempre pronta ad aiutare, e invece ora troviamo una Levi che vuole nascondersi, che non vuole avere a che fare con gli altri (avendo delle sorelle... posso capirla). Dopotutto è una famiglia grande la loro, e ritagliarsi il proprio spazio privato, senza la presenza di almeno un altro di loro deve essere stressante, soprattutto dopo anni passati separati gli uni dagli altri, e non mi sorprende che Levi abbia bisogno delle sue pause. Questo concetto si ripete più volte nel paragrafo, e mi è piaciuto moltissimo, perché ho idea sarà importante anche in futuro per lo sviluppo non solo di Levi, ma di tutti gli altri (non inoltriamoci neanche nel discorso della codipendenza e della dipendenza emotiva che sennò non ne usciamo più, davvero).
Ah, tra parentesi, ho apprezzato l’accenno al testamento, perché ha alimentato la mia ansia per quella scena, ma ci torneremo più tardi, altrimenti non finiamo più
Non mi ha sorpreso il fatto che dovessero indossare delle divise - come nella serie tv, dopotutto - ma mi ha fatto riflettere su quanto poco “umano” l’ambiente dovesse essere in quella casa. Cioè, sì, già lo sapevamo, però colpisce ancora di più. Voglio dire, si è già visto nei libri quanto l’apparire fosse importante per le famiglie Purosangue, quindi per Octavius deve essere stato un elemento ancora più indispensabile, quasi come se avesse amplificato tutto quanto. Le divise erano anche un modo per uniformarli, renderli tutti uguali, più vicini all’immagine di perfetti soldatini che Octavius aveva in mente. Il fatto che Rigel indossi quella divisa sin dalla mattina dice moltissimo sul personaggio, anche se è un discorso che potrebbe essere sviluppato in due modi differenti: si è vestito così perché doveva effettivamente allenarsi, o perché la divisa è l’indumento con cui si sente più a suo agio?
Mi piace come in una famiglia normale le lezioni di autodifesa di Levi sarebbero state viste in maniera positiva, uno strumento in più per una ragazza giovane per difendersi in situazioni di pericolo, ma nella realtà di casa Cleremont sono praticamente la conseguenza di un trauma. Voglio dire, questa ragazza doveva guardare i propri fratelli scannarsi a vicenda ogni giorno. Non esattamente una serata in famiglia piacevole.
Mi è piaciuto il fatto che Levi non riesca a focalizzare la morte del padre, che non riesca a realizzare appieno quanto sia successo, e che sarà la lettura del testamento a renderlo più reale. Voglio dire, è realistico, un testamento è una botta in testa quando subisci un lutto. Ed abbiamo notato, io e Zoey, che questa non realizzazione sia propria di molti a casa Cleremont, sembra quasi che si aspettino possa sbucare da una porta all’improvviso e dire loro di andare ad allenarsi. E apprezzo anche come siano, alla fine, tutti in lutto, anche se ognuno a modo suo: la morte di un genitore, soprattutto se abusivo, è un’esperienza che confonde chi rimane, non è facile da superare.
Il dialogo tra Rigel e Levi mi è piaciuto da morire, davvero. Penso sia proprio quello che si potrebbero dire due fratelli, cresciuti insieme per tutta la loro infanzia, e che vorrebbero tornare ad avere un rapporto piacevole, affettuoso, ma che si ritrovano invece ad affrontare un muro in mezzo a loro che li separa. Si vede che il loro rapporto non era burrascoso come quello che Rigel ha con Alexis, ma nemmeno di completa fiducia e lealtà come le loro rispettive relazioni con Caesar ed Ezra. Si volevano bene, tenevano l’uno all’altra, ma non hanno mai avuto modo di ritagliarsi abbastanza momenti di sincero affetto e complicità, ed ora sembra essere troppo tardi. O forse no, lo scopriremo in futuro.
Ed ecco Artemis, nei suoi migliori panni di matrona di casa. Fa riflettere come questa ragazza, che alla fine ha solo venticinque anni, si ritrovi ad assumere un ruolo del genere, come se fosse maturata maggiormente rispetto ai fratelli, che, automaticamente, sembrano quasi sottostare a questa “gerarchia” dei ruoli che vige nella casa. E mi piace quanto sia realistica la sua relazione con gli altri: abbiamo tutti quella persona a cui vogliamo un mondo di bene, che amiamo profondamente, e che alle volte vorremmo sparisse perché riesce - spesso e volentieri - a dire cose non propriamente opportune. Comunque direi di firmare una petizione contro il maltrattamento di Tony, che si è trovato a sorbirsi la maggior parte della sgridata, alla faccia dei suoi tre fratelli più scapestrati. Povero Tony, diciamo no alla violenza contro i Tony, che sono una specie rara. Ed è pure l’unico a non aver bevuto, ma pensa te.

E ora arriviamo al momento che tutti stavano aspettando (o forse solo io e Zoey, non lo so).
Mr. Novers è stato davvero una piacevole sorpresa, e ho adorato leggere di tutte le strampalate teorie che i ragazzi tiravano fuori quando per giustificare l’amicizia con il padre. Fa tirare un sospiro di sollievo sapere che ci fosse qualcun altro che tenesse a loro e che li volesse vedere un po’ più liberi, anche se è piuttosto evidente che l’influenza di Mr. Novers su Octavius fosse limitata, visto il carattere di quell’uomo. Chissà quale verità si cela dietro questo legame, ma probabilmente rimarrà un mistero.
Lo spaesamento che prova Levi nel rendersi conto che Mr. Novers, che prima doveva essere stato una presenza abituale a Rosewood, sia invecchiato è perfettamente comprensibile: è un altro sintomo del tempo che avanza, quel tempo che hanno passato separati e lontani. Non c’è sorpresa nel trovarsi davanti a degli adulti che prima erano adolescenti, tuoi coetanei, ma è facile dimenticarsi che genitori, amici di famiglia, non crescono, invecchiano.
Ed è comprensibile anche la tensione generale che tutti loro stanno provando in questo momento, così strano e surreale. Ciascuno di loro deve star provando una serie di emozioni che non sono probabilmente in grado di gestire come vorrebbero. Levi sembra cercare il sostegno di Ezra, ma, allo stesso tempo, è chiaro che non sia pronta. E va bene così.
Ma direi di passare al fatidico testamento.
Allora. Se qualcuno mi dicesse di mostrargli un esempio di gaslighting, io gli mostrerei quanto scritto in quel testamento. Cioè, mi aspettavo qualsiasi cosa, davvero, anche che li avesse diseredati tutti e avesse lasciato ogni cosa a Rigel (cosa che penso sarebbe stata più corretta, a questo punto). E invece no. Complimenti Octavius, bel colpo basso. L’unica cosa positiva è stata per Bizzie, che onestamente si merita tutto il mondo, quindi vai Bizzie, sei stupenda.
Ora. Una seconda possibilità per Artemis? Una seconda possibilità di cosa, che cosa può aver fatto di così male questa ragazza? Ci ha fatto stare male a entrambi vedere Artemis così, così convinta di dover essere perfetta al punto tale da non potersi nemmeno abbandonare al pianto. Immagina avere un padre che ti fa pesare le tue scelte anche da morto… vero, forse non sono state scelte che hanno avuto il migliore degli epiloghi, ma Artemis si meritava di avere un genitore che la sostenesse e la consolasse nei momenti più bui.
Con Caesar è stato particolarmente pesante, se devo dirla tutta. Certo, non fa leva su nessun senso di colpa, non gli lascia nessuna eredità particolare, ma gli affida una responsabilità dalla gravità non indifferente: dedicare tutto sé stesso a Rigel, ad essere il suo braccio destro. Ora, nessuno nega il fatto che non ci fosse bisogno di Octavius perché Caesar lo facesse, vista la sua indubbia lealtà nei confronti del fratello, ma sentirselo dire dal padre, dal suo “superiore”, non fa altro che trasformarlo sempre di più in un soldato, privandolo completamente della possibilità di farsi una vita indipendente.
E infine, Rigel, il caro Numero Uno (che qualcuno deve assolutamente abbracciare, vi prego, ha una carenza d’affetto enorme questo ragazzo). Tanti segreti e troppe responsabilità gettate sulle sue spalle, che non fanno altro che avvilupparlo ancora di più in questo meccanismo, impedendogli di scappare. Ha incuriosito sia me che Zoey quel “stai in guardia dal tempo fuggevole”, che potrebbe essere - e qui cito Zoey parola per parola - “un semplice aforisma che ha trovato nei Baci Perugina” oppure un un misterioso indizio per qualcosa che probabilmente solo Octavius conosceva.
E infine ci sono gli “altri”: Esmeralda, Ezra, Tony, Oliver, Alexis, Levi. E dico “altri” perché è così che Octavius li ha implicitamente trattati. Voglio dire, non mi aspettavo il nome, ma per lo meno il numero, e invece niente, nemmeno quello. Loro sono i soldati disertori, non c’è spazio per qualche parola rivolta a loro singolarmente, come ci si aspetterebbe dal testamento di un padre. Forse se fosse stato nominato solo Rigel, l’impatto emotivo sarebbe stato diverso, ma qui è stata fatta una specifica selezione tra chi fosse “meritevole” e chi no. Wow, uno psicologo farebbe i milioni se si mettesse a studiare i traumi di sti ragazzi. E vederli così distrutti subito dopo spezza il cuore, davvero.

Il fatto che ognuno di loro sia andato poi ad isolarsi è perfettamente realistico: ciascuno di loro ha il suo modo di gestire le proprie emozioni (anche se non è detto sia un metodo sano); gli serve del tempo per riflettere, per metabolizzare quanto successo, e non sarebbero in grado di farlo tutti insieme, non in questo momento così delicato.
Mi soffermo un attimo su Artemis, che, per quanto possa essere estenuante e piena di ombre quando è in gruppo, è stata molto interessante nella sua interazione con Levi: una conversazione a due, senza nessun altro. E mi piace come abbia lasciato cadere, almeno un minimo, la sua maschera di perfezione, mostrando quello che è veramente: una ragazza che cerca di agire come l’adulta matura che ancora non è, che cerca di addossarsi i problemi di tutti e di renderli suoi. E queste sono quelle caratteristiche che secondo noi l’hanno portata a sviluppare una “positività tossica”, nel tentativo disperato di cancellare i problemi, far finta che non esistano, per dare un’apparenza di perfetta normalità. Un personaggio estremamente complesso ed interessante.
In ogni caso, è piacevole vederla preoccuparsi per Levi, anche se, forse, una parte del motivo potrebbe essere che lei stessa non aveva voglia di rimanere sola per tutto quel tempo. Per legarci a prima, deve fingere di essere lei la prima a sorreggere la sorella, piuttosto che dimostrare di essere a pezzi anche lei. Molto bello il fatto che Levi abbia scelto di essere onesta con Artemis, senza nascondersi dietro a un dito, spiegando la sensazione di estraneità dalla villa in cui è cresciuta. Credo che entrambe abbiano avuto dannatamente bisogno di portare avanti questo discorso, Artemis di esternare le sue paure, Levi di prendere pienamente coscienza di tutti i suoi traguardi e di esserseli meritata.
È tenero e allo stesso tempo triste il desiderio così intenso di Artemis di ritornare a quando erano tutti insieme, a quando tutto sembrava più semplice. Dimostra quanto non fosse conscia della sofferenza che ciò che accadeva portava ad alcuni dei suoi fratelli, quanto stessero male nell’ambiente dell’Umbrella Academy, ma allo stesso tempo quanto il mondo reale l’abbia ferita, portandola a voler tornare a qualcosa che conosce e che, per questo, considera stabile e sicuro. Ed è bello vedere Levi prendere in mano tutti i suoi successi, tutto quello che è riuscita ad ottenere al di fuori dall’Accademia, da sola. Prova a farla ragionare, da valore ai suoi sentimenti (“ci abbiamo pensato tutti, a un certo punto”), ma allo stesso tempo vuole che sua sorella apra gli occhi, che capisca che il modo in cui sono cresciuti non era giusto, che forse è vero, avevano tutto, ma la parte più essenziale mancava.
Zoey ha deciso di buttare un riferimento letterario in questa recensione, ma credo che a te farà piacere. Anche qui, te la cito testualmente che facciamo prima: “La situazione dietro ad Artemis e la sua “fuga” mi ricorda tanto Leopardi. Insomma, io ho già rimosso tutto quello che ho studiato l’anno scorso, ma ricordo chiaramente quanto Leopardi volesse un assaggio di libertà, volesse viaggiare, ma una volta aver finalmente raggiunto Roma sia rimasto deluso, abbia trovato un mondo che non rispecchiava le sue aspettative e quindi lo abbia ferito. Artemis, esattamente come Leopardi, ha avuto un sacco di tempo per sognare ad occhi aperti e questo ha causato la sua caduta, perché le aspettative erano così alte che non poteva far altro che scottarsi. Probabilmente, molti dei suoi fratelli avevano standard decisamente più bassi, e per loro bastava un po’ di affetto e un minimo di libertà decisionale.”
Molto probabilmente, l’impeto con cui Levi difende la vita nel mondo esterno non è solo per sua sorella, ma anche perché, dopo gli ultimi giorni, ha disperatamente bisogno di qualcosa che le ricordi che le cose vanno meglio rispetto a prima. Artemis ha fatto delle scelte che non le hanno permesso di crescere nel modo giusto, come se avessero chiuso una piantina in una scatola con dei buchi. Aveva abbastanza luce per crescere, ma non abbastanza spazio per farlo verso l’alto. Apprezzatissimo il fatto che Levi abbia precisato che “nostro padre sbagliava”, va a sottolineare quanto Octavius abbia avuto, precedentemente, potere anche su quelli che gli erano più distanti (viva i daddy issues). La maggior parte dei limiti che si sono imposti nascono proprio dal rapporto con Octavius e ancora devono realizzare che, alla fine, anche il loro temuto padre era umano.
Bellissimo sentir dire da Levi che lei sta lavorando alla sua felicità: è in un momento della sua vita in cui è conscia che, nonostante abbia sofferto e che non sempre la vita le abbia arriso, può ancora rialzarsi, e che dovrà lavorare per ottenere la sua felicità, la sua pace, che nemmeno in un mondo magico è possibile ottenere con uno schiocco di dita.
E per finire questa parte della recensione, questo paragrafo, mi voglio soffermare un altro po’ su Artemis: probabilmente, il motivo per cui Artemis sta lavorando così disperatamente per tenere vicini i suoi fratelli è perché è convinta che non ci siano alternative, che non ci sia altro modo per salvare il loro rapporto. Ha il terrore che sia troppo tardi, che non sia sufficiente tutto ciò che hanno vissuto insieme, ed è dunque più facile comportarsi come se tutto andasse bene, piuttosto che affrontare i problemi insieme. Ma in questo caso è Levi ad avere ragione: non torneranno mai gli stessi di prima, e non tutte le ferite guariscono in fretta. Ci vuole del tempo.

Ed ora arriviamo a quello che probabilmente è il mio paragrafo preferito di questo capitolo. Davvero, la dinamica che c’è tra Caesar e Oliver è meravigliosa, e funziona davvero splendidamente, dialoghi compresi, che sono estremamente naturali. Fa strano vedere Caesar così a terra, come se avesse esaurito tutte le energie che lo tengono funzionante e reattivo normalmente, che lo fanno sembrare costantemente spensierato e vivace. Ringraziamo il cielo per Oliver, che sa benissimo con chi ha a che fare, che sembra sapere fin troppo bene la persona che si cela dietro la sceneggiata del fratello. Oliver è una benedizione, davvero. Cioè, non so dove sarebbe questa famiglia senza di lui.
Mi piace come stia cercando di instaurare un dialogo onesto su qualcosa che non ha effetti su di lui personalmente, bensì sul fratello, che sembra aver sofferto moltissimo per questo. Vuole provare a farlo stare bene. Oliver sembra essere quasi - involontariamente - parallelo ed opposto ad Artemis: entrambi provano a far stare meglio i propri fratelli, ma Oliver lo fa attraverso il dialogo, affrontando i problemi, mentre Artemis fa tutto il contrario. Essere onesti può risultare irritante, per alcune persone, perché si vuole fare qualsiasi altra cosa piuttosto che ammettere le proprie debolezze, ma Oliver ha fatto la scelta giusta, chiarendo cosa pensasse. Non è andato diretto a parlare del problema, ma è stato delicato, ha fatto passi lenti, lasciando a Caesar i suoi tempi e i suoi spazi. Si vede che Oliver è uno di quelli più sensibili tra i nove, e, sicuramente, anche uno di quelli che sa gestire e riconoscere meglio le sue emozioni e quelle degli altri.
Vedere Caesar faticare nel tentativo di mostrarsi forte ha fatto male. Sembra a un passo dal punto di rottura, ma è aggrappato con così tanta forza a quella parvenza di speranza, quel desiderio che le cose inizino ad andare bene da sole, solo perché adesso c’è qualcuno con lui, che fa proprio male. Non lo biasimo per essere convinto che le cose andranno bene ora che è a casa con i fratelli. Come Artemis, anche lui sembra essere fortemente legato all’idea di una famiglia unita, anche se in modo diverso dalla sorella, perché a lui non interessa una famiglia perfetta, a lui basta una famiglia.
Tornando ad Oliver, credo che l’idea che suo fratello sia stato spedito lontano, nonostante i problemi vissuti, non deve essere stato piacevole. È stato tra i primi ad abbandonare la casa paterna, ma le emozioni sembrano molto diverse rispetto a quelle provate da altri tra i suoi fratelli, perché, probabilmente, Oliver viveva la situazione familiare in modo molto diverso da loro. Forse si è sentito anche in colpa, e lo capisco. Essersene andato, pensando di star lasciando suo fratello al sicuro, con Rigel e gli altri, per poi scoprire che no, le cose non erano andate come previsto e che gli altri Cleremont lo avevano permesso. Le cose sarebbero andate così anche se fosse rimasto, o avrebbe potuto lottare per Caesar? Probabilmente non lo scoprirà mai.
Dovrebbe far piacere vedere come Caesar abbia ammesso di aver avuto difficoltà in quegli anni, ma sta cercando con così tanta forza di convincere sé stesso e Oliver che tutto andrà bene, che risulta difficile anche essere felici per questo. Ti cito di nuovo Zoey: “questi qui non stanno bene, manco per sbaglio, e non è giusto. Se fossi stata in quella stanza con loro probabilmente mi sarei messa a piangere nel tentativo di ficcare in testa che non basta tornare a casa per risolvere tutto”. Mi ha dato l’autorizzazione scritta per poter inserire questa parte, non può scappare.
La cosa qui è che Caesar e Artemis sembrano provare emozioni molto simili, ma scatenano due reazioni completamente diverse. Artemis cerca di superare i suoi problemi illudendosi di esserne al di sopra, facendo, probabilmente involontariamente, pesare agli altri quegli stessi problemi che lei vorrebbe aiutarli a risolvere. Allo stesso tempo, Caesar finge semplicemente che non esistano e cerca di donarsi completamente agli altri, ma in modo nettamente meno invadente, più discreto. Può sembrare un nonnulla, ma fa molta differenza.
Quello che ha turbato sia me che Zoey è stata una specifica frase di Oliver: “Ciò che ho visto è che ora ti è molto più semplice usare il tuo potere senza ripercussioni personali. Non credi che questo complichi le cose?”. Bene, direi che dobbiamo iniziare a preoccuparci. Potrebbe essere che, non essendo ostacolato dal proprio dolore, rischi di non rendersi conto di star superando i suoi limiti? Ci sono ripercussioni sulla sua umanità quando infligge il suo potere ad altri? Sono solo teorie, chissà.
Sarà un dettaglio insignificante, ma ho notato con interesse il modo in cui Oliver abbia specificato più volte l’assenza del padre, l’uomo che gli aveva tolto dalle spalle molte responsabilità e che, allo stesso tempo, gliene aveva addossate altre. Un tentativo per far notare quanto male abbiano vissuto, tutti loro, ed è triste il fatto che debbano costantemente ricordarselo a vicenda, a sottolineare quanto certi concetti siano radicati nelle loro teste.
“Guarda come ci hanno ridotto, le sue soluzioni! Guarda come hanno ridotto te e Rigel e Artemis e Tony!”. Adoro come Oliver sia conscio delle condizioni di almeno qualcuno dei suoi fratelli, dimostra quanto riesca ad essere intuitivo ed empatico, ed è sicuramente l’unico che ci stia capendo qualcosa. Ha ragione, Rigel non basta e Caesar non è ancora pronto ad affrontare la realtà. Sarà un lavoro lungo, un percorso difficile per poter arrivare a sbloccarlo. Oliver, cambia carriera e datti alla psicoterapia, sei sprecato in quel cinema.

Non c’è molto da dire sull’ultimo paragrafo, ma ho adorato il fatto che siano stati mostrati dei dettagli delle personalità e della vita di alcuni dei Cleremont, tramite le loro attività notturne. E, ancora una volta, adoro il concetto di Levi come territorio neutro, come custode dei segreti e dei pensieri dei suoi fratelli. Bellissimo.

Infine, come ti avevano preannunciato, l’unica “critica” reale (da non intendersi in maniera negativa, assolutamente) che possiamo farti su questo capitolo è stato l’avere quattro paragrafi su cinque, ergo tutti quelli in cui era presente, dal punti di vista di Levi. Ci è sembrato un po’ sbilanciato, non so se capisci quello che intendo, negli altri capitoli era presente un fantastico equilibrio tra il protagonista del flashback e gli altri personaggi, spesso permettendoci di esplorarlo proprio tramite lo sguardo degli altri, mentre in questo caso non è accaduto e si è notata tanto la differenza. Mi sarebbe piaciuto percepire il punto di vista di qualcuno come Oliver o Ezra durante, per esempio, la scena del testamento.
Ma a parte questo null’altro da dire, davvero. Ci scusiamo ancora per il ritardo e non ci resta altro da dirti se non augurarti buone feste e un felice anno nuovo!

A presto,
Hel (e Zoey)
(Recensione modificata il 18/12/2021 - 11:34 pm)

Recensore Junior
01/04/21, ore 15:22

Salve! 
Per prima cosa volevo scusarmi per il mio imperdonabile ritardo nel recensirti, ne sono davvero dispiaciuta. Ammetto, che prima che tu aggiornassi, avevo perso le speranze che la storia continuasse e quindi avevo relegato in fondo alla lista delle mie priorità il recuperare le recensioni in arretrato e come al solito, essendo io una ritardataria cronica, la suddetta lista era parecchio lunga. Quando poi ho visto, con grande sorpresa, che avevi aggiunto un nuovo capitolo purtroppo mi trovavo sommersa dagli esami, quindi università + cose in arretrato = Chemy in pieno pallone. Purtroppo la sessione invernale è andata parecchio male, tanto che sto ancora studiando, non ho mai smesso, e per questo mi trovo solo ora a recensirti. Riassumendo: scusami davvero tanto, spero che tu non desideri la mia testa. Nel caso in cui però decidessi di voler eliminare la mia Kitsune lo capirei benissimo. 
Bando alle ciance e concentriamoci sulla tua storia che è ben più interessante delle mie vicissitudini ;)
Posso dire con certezza che hai deciso di partire con il botto. Avevamo già avuto un assaggio del potere di Caesar e io ne ero rimasta impressionata, ma a questo giro ne sono rimasta pietrificata. Vederlo dal punto di vista del ragazzo fa tutt’altro effetto, soprattutto quando spieghi come funziona per lui: il fatto che sia come al di là di un vetro, presente ma al tempo stesso assente. Una descrizione estremamente adatta per quello che Numero Tre vive sulla sua pelle. Vedere poi, al tempo stesso, l’impatto che ha su Rigel fa accapponare la pelle, ho avuto quasi l’impressione di essere lì, insieme a loro, ad assistere a quella scena raccapricciante. Il discorso poi che avviene tra Octavius e Caesar ci fa capire quanto sia importante la famiglia per il secondo, quanto sia disposto a tutto per proteggere i suoi amati fratelli e, checché se ne dica, Numero Tre è davvero molto arguto. È stato il primo, credo, a capire che il più grande pericolo per l’Umbrella Accademy è dato proprio dal suo fondatore. Mi piace proprio questo ragazzo, il suo modo di pensare, di agire e di parlare. Poi so che, quando è lui la voce narrante, posso aspettarmi di tutto perché non è mai banale. La cosa che continua ad assillarmi su di lui è: perché cavolo è stato spedito lontano da casa? Per fare che cosa?!
Credo che sia una costante, nella tua storia, alternare momenti di delirio a quelli di pura tensione, ne è un esempio lampante il secondo pezzo. Vogliamo parlare di Nasheeta che tenta in tutti i modi di sistemarsi i capelli e il pigiama, mentre il nostro amichevole Zar e la tranquillissima Kitsune si smaterializzano nella sua camera d’albero? O del serafico Gideon che, bello e nudo come mamma lo ha fatto, rimane sulla soglia del bagno a farsi ammirare? Credo di aver riso come una cretina, poi però si è insinuata la drammaticità della situazione, del destino che aspetta i nostri poveri Cavalieri e, effettivamente, l’unica cosa da chiedersi è che cosa decideranno di fare in merito: faranno quanto richiesto da Generale o cercheranno una soluzione alternativa? Io credo che potrebbero attestarsi intorno a una mezza via… magari fare finta di eseguire il compito a loro assegnato e nel mentre cercano un modo per salvare sé stessi e i loro cari. 
Giuro che il sarcasmo di Alexis mi fa scompisciare. Leggere di come sia interdetto dalla scelta del fratello di aver scelto lui, al posto chiunque altro, mi ha steso, davvero. Lo amo quasi quanto Caesar ed è tutto dire. Oltre questo piccolo momento di “spensieratezza”, il tono del pezzo è decisamente più cupo, sia per via delle aspre battute che i due si rivolgono, sia per l’entrata in scena della dolce, ma provata, Bizzie. Il momento in cui l’elfa riconosce Alexis mi ha spezzato il cuore, ho davvero percepito la sua gioia, misto a sgomento, come anche il disagio e i sensi di colpa che il ragazzo stava provando. Vedere Rigel in modalità dolce è per me sempre una grande e piacevole sorpresa. 
Con il quarto pezzo ottengo la risposta per la domanda che mi ero posta poco prima: i Cavalieri non sanno bene cosa fare. Almeno mi pare di capire che rimangano nel limbo dell’incertezza, non sfideranno apertamente il volere del Generale e nel mentre cercheranno delle informazioni sul loro datore di lavoro… mossa scaltra anche se preceduta da uno scontro davvero epocale tra lo Zar e la Sfinge. Credo che sia difficile prendere una parte perché è ovvio che la giovane strega abbia completamente ragione, però allo stesso tempo è inconfutabile che Elija abbia un’ottica più chiara e concreta di cosa significa far parte dell’Ordine ed essendo degli assassini certi dubbi morali non dovrebbero neanche venire. Mi è piaciuto molto come hai gestito la tensione, come hai descritto le varie reazioni e gli scambi di battute, non è una cosa da poco poiché succede a volte che si crei confusione in questo genere di pezzi, cosa che ovviamente non è successa. Ti ringrazio poi per come hai descritto la mia Kitsune, in particolare della sua fama all’interno dell’Ordine, non mi aspettavo una tale nomea ma ovviamente si accorda perfettamente con l’idea che avevo di lei, quindi grazie ancora. Mi chiedo come finirà la collaborazione tra Apollo e lo Zar perché promette faville. 
Ah-Ah Caesar ha scoperto che non esiste nessuna Joanna e che è stato bellamente raggirato. Giuro che mi sentivo male per lui mentre si rendeva conto che quella con cui aveva amabilmente parlato faceva parte delle persone che li aveva aggrediti. Poverino, vorrei tanto poterlo abbracciare. Ho come l’impressione, nel caso in cui si rincontrassero, che Caesar non la farà passare liscia a Kasumi il suo gioco di ruolo improvvisato. Ammetto che un po’ spero che abbiano il modo di parlare nuovamente, anche se l’altra parte di me teme per l’incolumità della mia ragazza XD 
In generale ho amato lo scambio di battute tra i componenti della “famiglia” Cleremont: la felicità al ritorno di Bizzie, lo sconcerto alla scoperta dell’insistente cameriera asiatica (“Numero Uno continuava a fissarlo con una crescente aria da sociopatico” ti giuro che qua ho riso come una cretina) e il momento pettegolezzo. Ogni cosa si è evoluta naturalmente e senza intoppi, sembrando del tutto reale. L’unica cosa che mi dispiace notare è che ci sono alcuni personaggi poco trattati e utilizzati. Non sto parlando di Rigel, che è il protagonista, ma che alcuni fratelli sono più centrali, più tratteggiati, rispetto ad altri che rimangono sullo sfondo, confusi… sono certa che tu ti stia prendendo il tempo necessario per renderli al meglio quindi aspetterò con grande ansia il prossimo aggiornamento per saperne di più, soprattutto perché concludere il capitolo con “La mattina dopo, li svegliarono le urla di Numero Sette” è proprio crudele.
Complimenti ancora per il bel lavoro, è un capitolo estremamente interessante.
Grazie per la pazienza e a presto spero. 
Ah e buona Pasqua ;)
Chemy

Recensore Master
28/03/21, ore 04:05

Miraggio? Delirio? Diciamo un po' di tutto ciò, ti chiedo scusa per l'orario veramente assurdo caro Smaug, oltre che per il terribile ritardo ma lo studio mi ha davvero stremata...mettici anche il lavoro e otterrai la combo perfetta. Spero di farmi perdonare con una recensione vagamente carina. Cominciamo!
Devo dirtelo, il flashback iniziale è stato un autentico colpo al cuore per me: Caesar spinto allo sfinimento, la violenza che viene inflitta anche psicologicamente non solo a lui ma anche a Rigel mi hanno spiazzata. A maggior ragione se si pensa all'animo puro di Caesar che cerca semplicemente di tutelare quelli che sono i suoi fratelli non biologici ma di fatto.
Fortuna che Nasheeta interessata allo Zar stempera, seppur momentaneamente, la tensione. Complimenti, insomma, per come sei solito muoverti tra momenti densi di drammaticità ed altri squisitamente leggeri.
Cosa che poi si riflette anche nelle scene che vedono al centro i Cavalieri: giuro, Apollo che gironzola nudo per la stanza mi ha uccisa XD.
Ho trovato inoltre i loro pezzi estremamente interessante: vedere come tutti loro abbiano punti di vista diversi, scontrarsi, e poi assistere allo Zar che "rimette in riga" Nasheeta con il conseguente disappunto della Kitsune è stato fondamentale per conoscerli meglio; ancora di più mi ha lasciato sgomenta apprendere che non intendono uccidere i nostri, anche se dal punto di vista pragmatico è per loro la cosa migliore.
Uno dei pezzi che più ha messo alla prova la mia emotività - già provata dal flashback iniziale - è stato quello che vede protagonisti Rigel, Bizzie e Alexis. Il tono grigio - parlando di moralità - qui è davvero sottile e penetrante: è vero che Rigel ha sbagliato, leggere di Bizzie spaventata mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma a chi altri avrebbe potuto affidarsi? Suggestiva quanto terrificante l'immagine della piccola elfa che va a occuparsi di cadaveri con ombre al seguito. Altra cosa che mi ha lasciata un po' amareggiata è il diverbio tra i fratelli: immagino la solitudine di Rigel e comprendo la decisione di Alexis e proprio per questo fa male leggerne i sensi di colpa.
Fortuna che non hai spezzato qui la narrazione comunque, credo che ne avrei sofferto enormemente se non avessi potuto gioire del ricongiungimento di Bizzie col resto della famiglia e di tutti quei battibecchi (il fattore incendi mi ha stesa XD, povero Ezra ahahahah) e...Joanna! Ce lo avevi annunciato che avremmo assistito a questa scena e parola mia, ho riso così forte che mi ha sentita tutto il condominio anche se ho temuto che Numero Uno potesse spargere pezzi di Caesar in giro per il salotto, lo ammetto XD.
Ultimo ma non ultimo, spero che Artemis non mi odi, ma leggere dei fratelli che la prendono in giro mi ha fatta sbellicare e sappi che fremo per conoscere il contenuto del testamento. Detto ciò ci tenevo a ringraziarti per come stai rendendo Ezra, davvero, lo riconosco e mi piace un sacco ciò che vedo. Ma quando ci farai scorgere un po' di Oliver e Levi? Per ora mi sono sembrati quelli più defilati e mi piacerebbe moltissimo leggerne. Ok, sparisco, ancora complimenti e alla prossima
Anne

Nuovo recensore
30/01/21, ore 13:11

Se vogliamo essere del tutto sinceri, aspettavo con ansia il turno del flashback di Caesar da un paio di capitoli e vederlo finalmente per iscritto mi ha un po’ emozionata. Buongiorno Smaug! Ho avuto un paio di affari da sbrigare in questo tempo, ma sono finalmente tornata alla riscossa per recensire l’ultimo aggiornamento. Temo anche che questa recensione sarà un po’ più breve delle altre perché sono parecchio di fretta e anche perché, a questo punto, sai già benissimo come la penso su tutto.
Ho adorato lo spezzone del flashback perché ci mostra allo stesso tempo il rapporto che Caesar da ragazzo aveva con due delle persone più importanti della sua vita: suo padre e suo fratello. La scena dell’allenamento mi ha messo letteralmente i brividi: non tanto perché le cripte sono a tutti gli effetti un posto che mi fa una discreta paura, ma più che altro perché era tutto abbinato. Una cosa che amo moltissimo della letteratura romanzesca è la connessione tra luogo e sentimento generale delle scene. Le cripte, a questo proposito, sono perfette per esprimere il disconforto di Caesar (che non è abituato al loro ambiente e preferisce di gran lunga il salotto di casa sua), l’impassibilità di Octavius (che ha una visione utilitaria persino delle cripte, tramutate quasi in un laboratorio di esperimenti illegali su cavie umane) e la sicurezza di Rigel (che le ha scelte come comfort zone in pratica, come luogo dove la tortura mentale sarebbe stata un pochetto più sopportabile). La riflessione dal punto di vista di Caesar, inoltre, non fa che accentuare quanto assurda sia quella situazione, quanto fuori dall’ordinario anche negli standard dell’Umbrella Academy. E la cosa più spaventosa di tutte, oserei dire, è che questa non è una scena chiave, un episodio simbolo, unico e irripetibile nelle giornate dei ragazzi soldato (siamo in tarda adolescenza, no? Direi che bambini soldato non ci sta più) di Rosewood. Anzi. Dal modo in cui Octavius parla, da come dice: «Va’ a dormire o a calmarti nel modo che più ti aggrada. Domani ripeteremo l’addestramento; fino ad allora, solo meditazione», noi capiamo benissimo che questo allenamento, almeno per un certo periodo, è stato un’abitudine, che per chissà quanto tempo (un’estate, al minimo, ma temo anche di più) Rigel e Caesar si siano incontrati regolarmente nelle cripte per una divertente sessione di tortura psicologica. E il fatto che Octavius cerchi così fermamente di giustificare la cosa rende il tutto ancora più mostruoso.
Ma andiamo avanti, perché di macabro questo capitolo è pieno. Ora, non voglio mettermi a giudicare o a fare la morale a qualcuno, ma… dieci giorni? Nelle campagne di Londra? A seppellire cadaveri? Con le OMBRE? Rigel, ma che diavolo ti prende? Non biasimo affatto Alexis per aver reagito così. Per uno che dice di amare da morire la sua famiglia, Numero Uno ha strani modi di dimostrarlo. E forse il problema è proprio questo: con un esempio genitoriale come Octavius Cleremont, non mi sorprendo che per Rigel amore significhi “non porre domande, non nutrire dubbi, avere fede”. Saltando questa scena (ed evitando l’ennesima ripetizione dei miei dubbi sul rapporto tra Numero Uno e Numero Nove), ammetto di aver apprezzato molto lo spezzone di tranquillità nel salotto orientale, con tutti i ragazzi tranquilli e felici di rivedere Bizzie (santa Bizzie, vera patrona dell’Umbrella Academy) e capisco benissimo, dopo sei capitoli, perché nessuno chieda dove sia stata e perché non sia tornata a casa da sola. Com’è che si dice? Non fare domande e non avrai bugie.
Quanto alla rivoluzione armata del Decimo Reggimento, al momento non so che dire. Ho letto con piacere le scene di brainstorming dei Cavalieri e mi è piaciuto molto rivederli di nuovo tutti insieme, ma non so con esattezza se aspettarmi una presa di posizione da parte di tutti o un cambio d’idea da parte del Generale.
Ti faccio un ultimo appunto sull’ultimissima scena del capitolo, che vede il salotto immorale di Esmeralda, Alexis, Ezra e Tony. Innanzitutto ho adorato alla follia lo scorcio sulle abitudini: avrei dovuto immaginare le attività illegali dei ragazzi all’interno dell’accademia. Infondo, abbiamo detto più volte che Octavius si assentava spesso e non c’è da stupirsi se qualcuno abbia raccolto brutte abitudini lungo la strada. Mi è anche piaciuto molto il gossip su Artemis (non te lo aspettavi, vero?) che trovo tutto sommato coerente e comprensibile.
E insomma, queste sono le mie impressioni (in breve, in una recensione un po’ striminzita ma perdonami) sull’ultimo aggiornamento della storia. Non so dirti cosa mi aspetto dal testamento di Octavius Cleremont, se non che causerà ulteriore dramma: direi che è proprio questa l’idea che mi sono fatta di Octavius. Una figura onnipresente nella vita dei suoi figli. Anche da lontano. Anche da morto. Capace di sconvolgere tutte le carte in gioco persino dalla tomba. Mi aspetto, dunque, qualcosa di inaspettato.
Quanto alla tua richiesta, ti manderò al più presto tramite messaggio privato la mia impressione sul rapporto di Caesar con i vari ragazzi dell’Umbrella Academy.
Spero di risentirti presto, Smaug!




Au revoir
Elsa

Nuovo recensore
30/01/21, ore 10:58

Non sai che gioia ho provato, Smaug, nel vedere la mia Artemis per la seconda volta in un flashback. Come ti ho già ripetuto mille volte, adoro il modo in cui la gestisci e il fatto che sia riuscito a comprenderla appieno nonostante la scheda che ti ho inviato fosse una Guernica letteraria. Il rapporto tra Numero Sette e Numero Due, ti dico, non me lo aspettavo. Dall’altra parte, però ammetto di non avere ancora inquadrato completamente Ezra Cleremont e che questo capitolo e i successivi suoi scorci introspettivi mi hanno dato un’idea precisa di lui, come quella di un amareggiato ribelle senza causa. E come biasimarlo? Non sapevo bene cosa aspettarmi dal suo potere, visto che “specchio” è un pochino vago e per un po’ me lo sono immaginata addirittura come mutaforma; tuttavia, l’idea di poter prendere in prestito le abilità degli altri lo rende ancora più sfaccettato di quanto sperassi. Ezra è uno di quei personaggi con cui trovo facile simpatizzare. Penso che tutti, a un certo punto nella nostra vita, siamo entrati in competizione con qualcuno (un fratello, un cugino, un amico, un compagno di scuola) e ci siamo sentiti pressati dal bisogno di sentirci validi, all’altezza degli altri. Per Numero Due questo sentimento dev’essere stato frequentissimo. Onestamente, immaginavo già che tra lui e Rigel ci fosse una sorta di rivalità. Numero Uno e Numero Due, per forza di cose, sono o i più leali dei compagni e fidati degli amici oppure i più accaniti competitori. Mi pare di aver capito che qui parliamo del secondo caso. Nel capitolo precedente Rigel racconta ad Alexis che non si fida di Ezra, che addirittura Ezra rimane nell’Umbrella Academy soltanto per Levi. Questa potrebbe essere una percezione esagerata di Numero Uno, che comunque sappiamo avere grossi problemi di fiducia, ma infondo tutte le paranoie hanno il loro fondo di verità e questa non fa eccezione. Anche lo stesso Alexis, al tempo del suo flashback, menziona il fatto che Ezra e Levi fossero un duo fisso e un paio di capitoli fa i due hanno anche cercato di parlare e risolvere un vecchio problema. Quello che deduco (e che è possibile sia completamente errato) di Numero Due, quindi, è che è stato un ragazzino solitario, quasi del tutto assorbito nella sua competizione con Numero Uno e nel desiderio di accontentare Octavius, con un debole (che sia platonico o no, non ci interessa ora) per Levi. Infatti immaginavo di vederla insieme a lui nel flashback. Artemis, e lo sappiamo entrambi, non è una tipa granché sensibile quando si tratta degli altri ed è un po’ troppo concentrata su se stessa per prestare attenzione a Numero Due. Immagino che questo momento di grandiosa gentilezza sia scaturito dal fatto che, in fin dei conti, Ezra stava avendo problemi con il SUO potere, con la sua personalissima capacità di biomanipolazione. In altri casi, non so come la loro amicizia avrebbe potuto svilupparsi. In ogni caso, questo flashback mi è piaciuto un casino. E immagino anche che non sia un caso che, così come con Alexis, il rapporto tra Ezra e Octavius non sia illustrato attraverso un confronto diretto ma per tramiti. Questa non può essere una coincidenza.
Comunque sia, possiamo passare ora a una delle scene che ho amato di più dell’intero capitolo, ovvero quella dei Cavalieri. Kasumi ed Elijah, fino ad ora, li abbiamo sempre (o quasi) visti assieme a Gideon e Nasheeta, che sono in un certo senso i ragazzini del gruppo e con i quali lo Zar e la Kitsune devono comportarsi in modo responsabile, quasi per dare un esempio. Finalmente osservarli nel loro habitat naturale, in compagnia solo l’uno dell’altra, è stato a dir poco interessante. Senza il bisogno di essere i leader del gruppo, infatti, sono quasi normali. Non so se mi spiego bene. Probabilmente no. Quello che intendo è che quando ci sono Apollo e la Sfinge in giro e dunque c’è bisogno di fare gli adulti, lo Zar e la Kitsune si comportano di conseguenza; però, ora che sono per conto loro cambiano moltissimo atteggiamento. Sembrano, in un certo senso, più a proprio agio. Kasumi è impaziente, è irrequieta, è insicura. E si vede. Elijah si impone una calma artificiale e il suo nervosismo trasuda soltanto dalle sue parole, dal modo in cui si rivolge alla sua collega. È ovvio che il Generale intimidisca entrambi ed è anche ovvio, per il lettore, che sia necessario preoccuparsi. Infondo abbiamo conosciuto entrambi come persone giudiziose e marmoree, che hanno sempre la situazione in pugno e sono del tutto consapevoli di quello che fanno. Ritrovarceli così inquieti dà davvero profondità alla situazione. Diciamo che hanno acquisito una loro credibilità. E, in effetti, i loro timori erano tutto meno che infondati. Il Generale è davvero oltre la portata di quello che io recensitrice e i ragazzi dell’Umbrella Academy potessimo immaginare. Ancora una volta, celebro e gradisco il tuo realismo. Sarebbe stato facile rendere il capo dei Cavalieri di Vetro un superuomo, grandioso e terrificante non solo nelle sue azioni ma anche nel suo aspetto, e invece hai dato l’immagine di un uomo qualunque, che un po’ mi ricorda Capricorno di Cuore d’Inchiostro. Il Generale non ha bisogno di apparire minaccioso per esserlo. E per questo lo adoro. Sotto tale punto di vista, (anche se qui potrei starmi allargando troppo) va anche in contrasto con Octavius Cleremont. Il patrono dell’Umbrella Academy, a quanto abbiamo capito fino ad ora, era un uomo rigido e spietato, certo, però era anche eccentrico e appariscente, un imprenditore e un uomo d’affari. Ne sono testimoni i tanto citati non solo galà invernali e il suo salotto orientale, tutto questo sfarzo mistico e ostentato che è la stessa tenuta di Rosewood, ma anche i suoi stessi figli. Ho notato che molti dei ragazzi (Artemis, Alexis, Caesar, un po’ lo stesso Rigel) hanno un ché di melodrammatico e di teatrale nei loro atteggiamenti. Non nel carattere perché dire che tutti abbiano preso da Octavius in quel senso è troppo azzardato anche per me, però in certi dettagli mi rendo conto che monsieur Cleremont ha avuto sui suoi bambini soldato più influenza di quanto a tutti quanti piaccia pensare. Inutile parlare di Artemis, che è un’amante dell’apparire e dell’essere guardata; notiamo, più che altro, certi dettagli degli altri sopracitati. Caesar che da ragazzino faceva a pezzi la sua stanza ogni mercoledì sera (mi pare) con una mazza da baseball e torna a Rosewood dopo sei anni aprendo la porta d’entrata con un calcio, gridando “amore, sono a casa!”, non possiamo negare che sia un tantino drammatico. Per non parlare di Alexis, che è teatrale nelle cose piccole, nelle battute che fa e nelle cose che non dice, nel modo in cui si veste (eh no, non ho dimenticato il cappotto azzurro in pieno inverno, quando vanno altri colori) e in cui si siede, si atteggia, si pone con gli altri. A me Alexis sembra uno che ogni volta dice a se stesso “go big or go home” quando in realtà va sempre big a prescindere. Di nuovo, non so se mi spiego. In ogni caso, come siamo arrivati ad Alexis? Ecco, Octavius e il Generale. Secondo me tra loro c’è un certo contrasto nei modi di fare: Octavius è uno che ama il centro dell’attenzione (non scordiamoci di Rigel che parla della politicizzazione dell’accademia e della perenne fama di suo padre), mentre il Generale si apposta nell’ombra. Non biasimo affatto Elijah e Kasumi per essere nervosi in sua presenza. E il modo in cui entrambi credono immediatamente alle sue minacce, senza mettere in dubbio neanche per un istante che possa fare quelle cose, la dice lunga sul suo carattere, sul ruolo che ha nell’Ordine. A essere sincera, sono molto entusiasta all’idea di saperne un po’ di più. È vero che questa è una cosa del prossimo capitolo, ma te la dico già da qui: avere un po’ di luce su tutta questa faccenda non mi dispiace neanche un po’. Fino ad ora dell’Ordine dei Cavalieri di Vetro abbiamo saputo un po’ da Rigel (che, per quanto adorabile, li antagonizza in modo del tutto soggettivo) e dal Decimo Reggimento, quando ne accenna qualcosa. Di conseguenza, non vedo l’ora di scoprire come i Cavalieri davvero vedono questa cosa.
La scena dell’allenamento della risorta Umbrella Academy, con Esmeralda e Caesar che cercando di mettersi l’un l’altro KO e Rigel che li osserva e commenta, è stata molto bella. Che posso dirti, Smaug? Mi piace come descrivi le scene d’azione, il mix di riflessione e narrazione che fa è splendido e ogni tanto le sezioni descrittive ci stanno. Ciò che mi è piaciuto di più, però, è stata la conversazione successiva. L’ho letteralmente amata. Non tanto per la forma ma per il significato. Si ripropone, infatti, lo stesso identico problema di un paio di capitoli fa nel flashback: Esmeralda si sente pronta per scendere in campo ma in realtà non lo è. L’unico fattore che cambia, e che poi cambia tutto, è la persona a cui Numero Otto si sta rivolgendo. Se Octavius con lei era accondiscendente senza ascoltarla davvero, se la sua soluzione era una mera manipolazione e le sue parole misurate, come di un copione già ripetuto mille volte internamente, ora è diverso. Rigel le presta attenzione, considera il suo punto di vista e si premura di darle una ragione valida. La differenza maggiore tra loro, tuttavia, sta proprio nel loro essere simili: sia Octavius che Rigel sono insensibili e fanno fatica a capire le emozioni impetuose di Esmeralda, ma mente monsieur Cleremont ricorre a una tattica e la manipola, Numero Uno cerca genuinamente un contatto emotivo con lei ed espone i suoi veri timori, per quanto sia evidente che gli risulti difficile. Non escludo a priori che Octavius potesse amare i suoi ragazzi. Infondo li ha accolti in casa, dato il suo cognome e supportato economicamente per almeno diciassette anni, per non mettere in mezzo la questione dell’addestramento. Ciò che è ovvio, piuttosto, è che lui abbia fatto fatica a instaurare rapporti genuini con i suoi bambini soldato, proprio perché prevaleva l’ottica bellica. Rigel, invece, mi dà l’impressione di aver sempre tenuto moltissimo a tutti i suoi fratelli, ma di non aver mai saputo bene come dimostrare questo affetto e laddove alcuni (mi vengono in mente Caesar, ed Esmeralda) sono stati abbastanza pazienti da stargli dietro, altri (penso ad Alexis o ad Ezra) si sono allontanati. Tutto ciò, insomma, per dire che questa scena mi è piaciuta molto.
In generale il capitolo (che te lo dico a fare?) è stato parecchio piacevole e soprattutto interessante. Sebbene la storia proceda a passetti, infatti, sono convinta che ne valga totalmente la pena. In mattinata arriverà anche la prossima recensione. Ti ringrazio comunque moltissimo della pazienza e, ancor più, della tranquillità; se non sapessi per certo che odi questi neologismi barbari ti direi che sei un tipo proprio chill, ma poi finirei al rogo quindi evito.
Ci sentiremo presto!




Au revoir
Elsa

Nuovo recensore
30/01/21, ore 10:04

Bonsoir Smaug,
mi rendo del tutto conto di essere una terribile lettrice, amica e partecipante di interattiva, ma ti giuro su tutto quello che vuoi che pensavo di aver recensito questo capitolo. Me ne sono accorta proprio ora, mentre cercavo la mia ultima recensione per capire di cosa ti ho già parlato e non essere ripetitiva. In ogni modo, meglio tardi che mai, no?
So di essere più che in ritardo e di averti già parlato di questo capitolo tramite messaggi privati, però sento che è comunque giusto scrivere una recensione ufficiale, già che sono qui per le altre due.
Inizierei dicendoti che i flashback si confermano, ancora una volta, come la mia parte preferita in assoluto di tutto il capitolo. Penso che siano un modo geniale per fare tantissime cose: non solo, in questo caso, illustrare il rapporto dei ragazzi con il loro patrigno, ma anche dare a noi poveri lettori uno squarcio della vita all’interno dell’Umbrella Academy ai suoi tempi d’oro e dunque durante l’adolescenza dei ragazzi. Per quanto concerne questo episodio in particolare, non si tratta di vita normale. Ora, tu sai già benissimo cosa penso dei momenti tragici e della loro descrizione. Questo flash, ti dico, mi è piaciuto da matti per tantissimi motivi; uno tra i quali è proprio la modestia del modus scribendi. I barocchi non vanno d’accordo con le tragedie quotidiane e questo è evidente che lo sappia anche tu, dunque ho apprezzato moltissimo lo stile in cui hai narrato tutta la situazione, senza gettarti in metafore e fronzoli stilistici che avrebbero rovinato il tutto. L’approccio che hai scelto per questo momento in particolare, l’idea soprattutto di dare uno scorcio di introspezione di Octavius piuttosto che di Rigel (come hai fatto nel primo capitolo per Artemis), mi è sembrato brillante e l’ho apprezzato moltissimo. Di sicuro c’è di più. Questo non te lo nego. Mi rendo conto che il rapporto tra monsieur Cleremont e il suo Numero Uno non può essere ridotto a questa situazione e che di certo il loro non è un amore a senso unico. Però ho comunque adorato la calma clinica, l’analisi gelida che fa Octavius di suo figlio. Un po’ perché questo ritratto che stai facendo di lui è sotto una luce molto dura, quasi spietata, e un po’ perché la somiglianza tra i due (soprattutto negli atteggiamenti, nel modo di pensare e di agire) è sconcertante. Il fatto che Octavius prima di tutto si appelli ai fatti e cerchi di capire la situazione in modo obiettivo, per poi (solo una volta accertate le dinamiche realistiche del fatto) pensare ai sentimenti di Rigel e al suo stato emotivo ricorda tantissimo il modo in cui Rigel stesso agisce di solito. Un po’ come quando nel prologo Rigel ha fatto tutto quel casino per capire cosa stesse succedendo a suo padre, per entrare addirittura nella sala operatoria e assistere in diretta, e si è ricordato dopo (una volta stabilito il decesso di Octavius) che c’era anche Bizzie con lui, che anche lei aveva bisogno di attenzioni tanto quanto la realtà empirica dei fatti. Non so se mi spiego. In ogni caso, la scena mi è piaciuta da matti. E ancora di più dell’assurdità generale di quello che hai descritto (questo padre burattinaio, suo figlio che ha appena ammazzato un uomo, lo studio grande e minaccioso) ho amato il fatto che avesse tutto senso. Penso che questa, in genere, è una caratteristica che mi fa impazzire del tuo modus scribendi: un’indiscutibile coerenza di costruzione. Anche se sono molto diversi, è naturale per il lettore connettere e sovrapporre il Rigel adolescente e il Rigel del 2020. Lo trovo stupendo. Dunque, in definitiva direi che il flashback, come al solito, ti è uscito benissimo. Tocco di classe, ed easter egg non andata a vuoto, è il riferimento alle ombre. Inquietante ma entusiasmante. Ciò significa che quando in futuro Rigel ha ucciso qualcuno (e mi sembra di aver capito che è successo piuttosto spesso) lo ha fatto, dunque, con la consapevolezza delle ripercussioni e magari (magari, nel grande schema delle cose e con la costante supervisione maniacale di suo padre) anche con un po’ di intento.
E qui mi taccio. Passiamo alla prossima scena altrimenti questa diventa una tesi di laurea su Rigel Cleremont e vorrei evitare. Il primo spezzone della scena con Alexis è molto interessante. Te lo dico perché in genere sono molto restia quando gli autori decidono di raccontare una storia o spiegare una grossa situazione in una sola scena, dato che molto spesso si finisce nell’infodump e si dà solo il malditesta ai lettori. Tu hai evitato questa possibilità, forse consciamente o forse no, per un soffio. La scelta di dividere il racconto tra discorso diretto e indiretto, infatti, ti ha salvato dall’ipotesi spaventosa dell’infodump e ha reso tutta la questione molto più semplice da leggere e da capire per i lettori. Mi piacciono questi baby-steps per l’evoluzione della trama. Mi piace come ti stai prendendo il tuo tempo per svelare sia il passato che il futuro. Infondo ci sta. E poi questo è stato, in un certo senso, una specie di continuo del flashback. Alla fine con la narrazione di Rigel ci si immerge di nuovo nella vecchia Umbrella Academy, però ai tempi del primo declino. La situazione descritta da Numero Uno, infatti, è molto più cupa di quella accennata nel flash di prima: alcuni dei ragazzi se ne sono già andati dall’accademia e gli altri si guardano con sospetto, come sfidandosi silenziosamente ad andarsene e scommettendo su chi per primo andrà via dal nido. Devo dirtelo, da brividi. E ancora più interessante è vedere come il Numero Uno dei primi vent’anni sia simile a quello di adesso: l’Umbrella Academy prima di tutto. Se il prezzo della salvezza comune è distaccarsi da quello che è chiaramente il suo più caro fratello, così sia. Certo si aspettava di rivederlo presto, ma onestamente credo che se anche avesse saputo quanto sarebbe durata la missione, Rigel non si sarebbe fatto influenzare e avrebbe comunque proposto Caesar per il sopralluogo in Asia. Amo com’è dolorosamente evidente che ci sono pezzi della storia da cui si è alienato completamente e che ora racconta con un’apatia spaventosa (l’assassinio di Medusa), altri a cui non tiene molto (il periodo di politicizzazione dell’accademia) e altri che sono ferite ancora aperte e che è ovvio gli facciano male (l’allontanamento di Caesar). Alexis poi è un personaggio talmente versatile e osservatore che le sue analisi interne combaciano con quelle del lettore e, anzi, le arricchiscono di dettagli che noi recensori non possiamo sapere. Come personaggi, invece, Rigel ed Alexis hanno un ché di complementare, almeno nella loro scrittura: Rigel è interessante da osservare ma sarebbe (almeno per ora) troppo complicato da comprendere appieno mentre Alexis è meraviglioso nelle cose che non dice, nelle osservazioni ciniche e nei collegamenti che fa tra sé e sé ancor più che nella teatralità delle sue azioni. Quindi ti direi che come combo sono fantastici e che sono contenta di vederli così spesso insieme. Quanto al perché, temo che non lo saprò per ora.
Ti faccio soltanto un ultimo riferimento. Penso che mi siano letteralmente brillati gli occhi quando ho letto questa frase: “«Se avessi voluto una bella storia, l'avrei chiesta ad Artemis» Alexis gli rivolse uno sguardo spazientito «Voglio la verità»”. Il modo in cui capisci il mio OC mi fa quasi commuovere. Ti faccio un appunto ora così da non dover riprendere più tardi la faccenda: amo da matti il modo in cui riesci a catturare le esatte sfumature del carattere di Artemis, prestando ai dettagli più infimi della sua scheda e accostandola appropriatamente agli altri ragazzi. Ottimo lavoro. Soprattutto, per quanto riguarda questo capitolo, ho apprezzato il ruolo di rilievo che le hai dato nell’organizzazione della colazione familiare. Anche tramite gli occhi di Antoine, si coglie benissimo la sua voglia di fare e di sentirsi utile, il bisogno di ricreare l’atmosfera di un’epoca passata e di averne il pieno, indiscusso controllo. Prendiamo in esempio un pezzetto di conversazione tra Numero Sette e Numero Cinque:
“«Vedi, Tony, in fondo non è cambiato poi molto dai tempi in accademia» concluse con un sorriso di miele, mentre gli si avvicinava «Vi ho ancora tutti in pugno»
Numero Cinque accettò la tazza di malavoglia e mise su un’espressione ben poco felice, per uno che sta per partecipare a un’allegra colazione in famiglia. D’altra parte, come biasimarlo? Non era stupido. Sapeva che la colazione era un mezzo per un fine ben preciso. Come ogni cosa all’Umbrella Academy, tra l’altro. Quale fosse il fine in questione non gli era dato saperlo, ma era più che sicuro che l’avrebbe scoperto molto presto.”
Questo stralcio di scena rappresenta benissimo sia l’essenza caratteriale di Artemis che la sua relazione con i suoi compagni di squadra. Gli altri ragazzi dell’Umbrella Academy ormai la conoscono: conoscono le sue manie di perfezionismo e i suoi complessi di dio, le sue manipolazioni e dispotismi malcelati e si comportano in base all’intimità che hanno con lei. Generalmente, ti devo dire che mi è piaciuto moltissimo leggere la scena della colazione in casa Cleremont: tra le varie osservazioni di Tony e Alexis, la questione del rientro di Caesar ed Esmeralda nell’Umbrella Academy e il generale discomfort nell’atmosfera (una sorta di imbarazzo e deja vu, non so se riesco a spiegarmi), non ho niente di cui lamentarmi. Penso che, flashbacks a parte, questi momenti di riunione generale siano i miei preferiti perché inevitabilmente si vanno a rinvangare vecchi episodi della vita adolescenziale, di cui io mi sono riscoperta avida lettrice.
In summa, l’unico commento che posso farti per riassumere le mie opinioni su questo capitolo è che avevi ragione. Le dinamiche della risorta Umbrella Academy sono l’incrocio terrificante tra una partita a Monopoly con i parenti e la terza stagione di Game of Thrones. Totalmente approvato.
Direi che ho parlato anche troppo e che ora, coscienza a posto, posso passare a recensire il prossimo capitolo.



A prestissimo e grazie per la pazienza
Elsa

Recensore Master
29/01/21, ore 23:44

Sono qui con imperdonabile ritardo e di questo mi scuso davvero moltissimo. Ciò nonostante, caro Smaug, tenterò di lasciarti una recensione degna di questo nome, il più dettagliata possibile. Come si suol dire: “meglio tardi che mai”, no? Bene, cominciamo!
Con il flashback con cui hai deciso di aprire questo capitolo ci hai immediatamente catapultato in uno squarcio doloroso della vita dei giovani Cleremont, utilizzando Caesar come telescopio; infatti credo che sia stata abitudine di Octavius comportarsi così con quelli che possiamo chiamare solo volgarmente “i suoi figli”, ma che più entriamo nel dettaglio della storia, più risulta evidente che i giovani ragazzi dell’Umbrella Academy non siano stati altro che bestie da macello.
È infatti raccapricciante constatare come Octavius abbia sfruttato il terribile potere di Caesar per allenare numero uno, ma sono più che certa che questo quadro si sia ripetuto decine, se non centinaia di volte nel corso degli anni, cambiando solo i protagonisti. Sei stato eccellente nella descrizione del dolos di numero tre e in qualche modo questa scena ha richiamato alla mia mente le ultime battute del film del Principe mezzosangue (parlo della trasposizione cinematografica del libro solo per farti capire cosa mi ha scatenato a livello visivo, eh!), quando Harry deve costringere Silente a bere la pozione maledetta per recuperare il medaglione.
Fa sicuramente ragionare la reazione del patriarca all’uso del dolos; cos’è che leggiamo quindi? Ansia. Mi chiedo se questa sia dovuta a un sentimento sottilmente sincero nei confronti di Rigel, anche se in verità anche fosse così poco importerebbe, visto che è evidente quanto gli allenamenti massacranti siano comunque sempre stati anteposti al dolore del corpo e della mente dei nostri ragazzi.
“riposo. Va’ a dormire o a calmarti nel modo che più ti aggrada. Domani ripeteremo l’addestramento; fino ad allora, solo meditazione”
Questa si che è un’affermazione emblematica da parte di Octavius; starò prendendo un granchio, ma mi sembra abbastanza scontato che a lui non interessi affatto come i ragazzi trovino la serenità, gli basta che siano pronti per il prossimo combattimento, per il prossimo “esperimento”. C’è da riflettere. Magari stai solo lavorando in modo da farci odiare quanto più possibile Octavius e quindi leggendo queste parole starai facendo i salti di gioia, ma io non riesco a vedere alcun tipo di spiraglio di sincera bontà in quell’uomo, non ancora almeno, specialmente visto il modo serpentino con cui è in grado di rigirare i propri figli. No, non mi è sfuggito il discorsetto motivazionale a Caesar, specialmente la parte in cui ammette di non aver mai fatto nulla che andasse contro gli interessi della Umbrella Academy. Eh già, dell’Umbrella, mica dei suoi “figli”.

Per fortuna che facciamo un bel salto avanti di vent’anni, cambiando totalmente contesto e personaggi, che la bile mi stava salendo fino agli occhi a leggere di Octavius e non sarebbe stata proprio una cosa carina da subire.
Forse Nasheeta avrebbe davvero avuto bisogno di un discorsetto da parte di Gideon sulla dignità, data la reazione per l’arrivo di Zar! Scherzo, adoro con tutta me stessa questa strana cottarella che ha per quel tipaccio, specialmente perché ritengo che tutto sommato sia più che comprensibile; oltretutto è innegabile il fatto che faccia una tenerezza infinita, con il suo pigiama rosa e le sue trecce che cerca di districare. Mi fossi trovata io nella sua situazione, mi avrebbero beccata nella stessa identica condizione, tranne per il fatto che mai e poi mai avrei indossato qualcosa di rosa scegliendo invece l’unico colore accettabile nella vita, ovvero il nero, ma questi sono stupidi dettagli dettati dal fatto che questa settimana lavorativa è stata davvero molto stancante ed è evidente quanto io stia perdendo la lucidità. Quindi torniamo un attimo sui cavalieri dell’apocalisse, visto che è esattamente quello che sembrano: la faccia di Zar è emblema del suo stato d’animo e mi ha ricordato che cosa ci siamo lasciati alle spalle nel capitolo precedente, ovvero il suo incontro con Palpatin. La Kitsune non aiuta per niente ad alleggerire l’atmosfera, comprensibile dato lo scambio di cui sopra; per fortuna che a tirare un po’ su il morale alla combriccola ci ha pensato Apollo con la sua entrata in scena quanto mai scenografica e d’effetto, degna del suo nome, del resto. Non sarò io a dirti di coprirti le pudenda caro Apollo, per quanto mi riguarda ognuno dovrebbe essere libero di fare un po’ quello che gli pare su questa o quella dimensione, a maggior ragione nelle proprie stanze private. Peccato che lo Zar ci abbia tenuto a riportarci alla dura realtà: cara Nasheeta, ingenua figlia dell’estate. Ribadisco, la adoro.
Comunque è davvero molto interessante questa scena e ci aiuta a comprendere nel profondo la psicologia dei cavalieri, che si proiettano nelle loro sfaccettature più peculiari davanti alla notizia che il Generale ha deciso che avrebbero dovuto uccidere tutti i membri dell’Umbrella Academy. Abbiamo Elijah (che probabilmente avrò scritto nella maniera scorretta) che non ammette alcun fallimento, mentre Gideon è serenamente disilluso. Kasumi, invece, ce la descrivi come rassegnata, sebbene risulti evidente che non le vada esattamente a genio l’idea di dover uccidere delle persone che, potenzialmente, sono non solo innocenti ma anche delle vittime. Non ci resta che chiederci davvero che cosa avranno intenzione di fare ora e io non ti nascondo che non vedo l’ora di leggerne di più.

Toh, ma chi abbiamo qui? Numero Uno alle prese con il suo gioco preferito “Diamo fastidio ad Alexis costringendolo a fare cose che non vuole fare”, mi sei mancato caro! Ma si, avrebbe potuto chiedere a parecchi altri compagni di scorribanda di accompagnarlo, ma perché non cogliere l’occasione di affiancarsi ad Alexis; continuo a pensare che qualcosa nel rapporto di questi due non mi torna affatto, ma per il momento accantoniamo la questione, per dedicarci a informazioni ben più rilevanti che il mero pettegolezzo di Bri: Rigel ha mandato la dolce Bizzie a disfarsi di alcune cose, senza magia, per proprio conto visto che il Ministero gli aveva messo una traccia addosso dopo la morte di Octavius, moooolto interessante. Sia mai che si sbilanci nel dare qualche dettaglio in più eh, ma comprendo che dopo che tutti i suoi fratelli (eccezion fatta per Caesar) si sono dati alla macchia, sia diventato un tantino diffidente. Ripeto, comprensibile. Ma Bizzie in tutto questo, ci tiene a farci presente Numero Uno, non era sola – e meno male va!- . Certo, che questo qualcuno si è rivelato essere “le sue ombre” non è che mi abbia poi tranquillizzata molto, specialmente in quanto mi ricorda quanto terribile sia il potere di Numero Uno; ne avrà di punti deboli questo ragazzo?
Ops, a quanto pare un dettaglio l’ha fornito, ovvero che quella poverina di un’elfa si doveva disfare di qualche cadavere; e il premio per figlioccio dell’anno lo assegniamo ancora una volta a Rigel! E diciamolo che se una cosa Numero Uno ha preso da suo padre non biologico, è di certo il saper rigirare la frittata con una maestria unica. Per quanto si possa capire il dolore e l’amarezza per il comportamento dei suo fratelli, che deve aver generato in lui una frattura notevole, dovuta a un senso di abbandono che fa male solo a parlarne, direi che accusare Alexis ricordandogli che non è lui a potergli fare la morale mi sembra un tantino fuori da ogni grazia divina e non. Fortuna che mi hai regalato quell’abbraccio a Bizzie, caro Smaug, altrimenti sarei andata definitivamente su tutte le furie.
Comunque Rigel è riuscito a instillare il senso di colpa su Alexis, sebbene è evidente che Numero Uno si ricordi un’infinita quantità di dettagli su Numero Nove, che lascia intendere che non ci sia solo puro rancore nei suoi confronti; sicuramente l’avrà fatto per tranquillizzare Bizzie, ciò nonostante stupisce che sia legato a ricordi e dettagli tanto fervidi. Continuo quindi a pensare che questi due non la raccontano giusta per niente.
In generale la scena non poteva che sciogliermi il cuore e commuovermi come un bimbo al suo primo incontro con babbo Natale: Bizzie è deliziosa, trasmette pura bontà da ogni singolo poro e mi rincuora pensare che sia stata una presenza costante nelle dure vite dei nostri giovani ragazzi, quando Octavius non sembra essersi mai sforzato di insegnare loro il significato profondo della parola amore. Santa Bizzie, ti ringrazio davvero per aver concesso almeno lei all’Umbrella Academy, ce n’era davvero bisogno.

E torniamo ai quattro cavalieri con estrema gioia, visto che stanno accennando all’ipotesi di tradire il Generale Palpatin, con grande disappunto dello Zar. Mi piace moltissimo questo volto di Kasumi, che mi era abbastanza oscuro fino a questo momento; mi piace che faccia notare ad Elijah(scritto ancora sbagliato, temo), che uccidere nove persone innocenti non è una cosa da prendere in considerazione, nonostante il prezzo da pagare andando contro al Generale potrebbe essere molto più alto, costando la loro vita, ma specialmente quella dei loro cari. Mi fa invece sorridere il fatto che l’unico problema di Apollo non sia affatto di origine morale e funziona perfettamente anche questo modo di ragionare, come del resto quello dello Zar: sono sicari e questo è il loro lavoro. Poi abbiamo di nuovo Nasheeta-giovane-figlia-dell’estate 2.0, convinta che il Generale non farebbe mai nulla per incastrarli (qualcuno la salvi dalla sua ingenuità!); eppure è proprio questa sua visione fanciullesca della situazione a renderla ben lontana dall’essere cinica: ha ragione, quando dice che quelli dell’Umbrella Academy sono soltanto ragazzi e che non meritano di certo di morire senza avere alcuna colpa. È spiacevole, anche se assolutamente logico visto il contesto in cui è inserita, apprendere quanto l’atteggiamento mosso da una morale ancora troppo netta, come ha sottolineato Elijah, penalizzi tanto Nasheeta; però ho amato vederla reagire, non sottomettersi subito alle provocazioni dello Zar ma al contrario dar battaglia verbale per affermare ciò che ritiene essere la verità dei fatti, ovvero che la Sfinge si sia meritata il posto fra i cavalieri.
Ciò detto di un ruolo ben piantato come quello di Elijah ce n’è assolutamente bisogno, così come dello scanzonato e disilluso Apollo e dell’enigmatica e sempre sicura di se Kasumi. Devo dire che questi quattro personaggi, ora che stiamo riuscendo ad approfondirli con la tua piacevole scrittura, mi stanno convincendo sempre di più; Zar ad esempio per quanto si dimostri minaccioso e irremovibile, ha assunto il giusto ruolo del leader, sebbene poteva sicuramente mostrarsi un tantino più delicato nei confronti della Sfinge: ha analizzato la situazione senza dimenticare qual è il loro lavoro e poi, in conclusione, ha deciso per la cosa migliore da fare, ovvero cercare una soluzione alternativa, partendo con delle ricerche approfondite sul Generale.
Detto questo, lo strano duo composto da lui e Apollo credo ci regalerà una buona dose di risate e non vedo l’ora di leggere delle loro prossime peripezie, visto che la Kitsune si è tirata indietro; fra l’altro altro personaggio che ho assoluta necessità di approfondire, visti i dettagli che ci fornisci pian piano su di lei; quali voci saranno corrette sul suo conto? Quelle che parlando di una Kitsuni di ghiaccio e che è meglio non provocare, oppure quelle che raccontano di lei come una donna dolce e morbida? Da fedelissima dalla verità che risiede nel mezzo, mi accingo a passare all’ultimo paragrafo di questo corposo capitolo.

A Rosewood, la gioia era da sempre un bene prezioso. Perché metterla in dubbio e rischiare di contaminarla?
Ormai stiamo facendo sempre più i conti con questa sacrosanta verità; è chiaro che buona parte dei nostri ragazzi siano usciti spezzati dalla vita a Rosewood, in cui per l’appunto la gioia non la faceva da padrone. Credo che una delle pochissime rappresentazioni di questo sentimento risieda proprio in Bizzie e quindi non mi stupisce che la felicità nel ritrovarla, abbia da subito soffocato l’esigenza di sapere come mai non fosse alla villa.
La ventata di spensieratezza portata dal ritorno dell’elfa è stato un vero toccasana per il cuore; credo che i giovani Cleremont avessero bisogno di questo, specialmente prima di ricevere le volontà testamentarie di Octavius (la qual cosa mi incuriosisce da matti!).
Ora ammettiamolo, tutti noi abbiamo assoluta necessità di un ritorno di Joanna alle prese con Caesar, dai. Fa spaccare lo sconvolgimento di Rigel e di tutti gli altri fratelli davanti alla dura realtà di fatti, ovvero che Caesar sia entrato in contatto con uno degli aggressori e non con una bella cameriera di origine asiatica, che è chiaro non abbia alcuna cotta per lui, tra l’altro. Però sono sicura che troverai comunque un modo per far tornare Joanna alla riscossa.
Parlando invece del resto, perdonami ma la stanchezza incomincia a farsi sentire e questa recensione sta diventando decisamente troppo lunga, ancora una volta ci hai dato modo di ragionare sul personaggio di Artemis, tramite gli occhi di Ezra e degli altri fratelli rimasti a spettegolare; una ragazza bellissima, inarrivabile, che farebbe di tutto pur di rimanere al fianco di Numero Uno, protagonista indiscussa delle maldicenze fra i fratelli, o per meglio dire “compagni di squadra”. Un personaggio controverso, che ad ogni capitolo mostra l’ennesima faccia di sé; mi chiedo davvero cosa l’abbia spinta ad allontanarsi da Rigel e Octavius. Su quest’ultimo un’interessante riflessione viene fatta da Esmeralda: “Se ha amato qualcuno, quelli siamo stati noi.” Non mi sento di sottolineare l’importanza di quel “se”, ma magari, Smaug, riuscirai a stupirmi con l’andare di questa storia e a farmi scoprire un lato amorevole e compassionevole di Octavius totalmente inaspettato. Chissà, direi che staremo a vedere!
Ebbene credo di essermi dilungata anche troppo. Mi scuso ancora per il ritardo e per la marea di errori he probabilmente troverai in questo flusso di pensiero senza capo né cosa; di rileggere il testo, mi scuserai, non ho davvero la forza visto che mi si stanno chiudendo gli occhi, ma se avessi rimandato ancora questa recensione sarebbe slittata di un’altra settimana, quindi mesà che ti tocca tenertela così com’è :)
Grazie per questo bel capitolo, un abbraccio e alla prossima.

Bri

Nuovo recensore
19/01/21, ore 22:21

Hey Smaug, che piacere questo aggiornamento!
Tu in ritardo, certo, ma io in ritardo proprio come te, quindi non darti preoccupazioni e fatti fare i miei più sinceri complimenti. Questo capitolo -forse perché non aggiornavi da un po', forse perché non leggo molto nell'ultimo periodo- è stato una boccata d'aria fresca e l'ho riletto parecchie volte dall'inizio del mese, trovando ogni volta più dettagli e particolari interessanti. Le scene sono ampie e ben articolate, i dialoghi scorrevoli e le vicende incalzanti, quindi anche questa volta non ho alcuna lamentela da farti, soprattutto se si parla dei miei OC. Finalmente Nasheeta si fa vedere nelle sue varie sfaccettature e sensibilità, uscendo dalla sagoma di lealtà assoluta che sembrava provare verso lo Zar e di questo sono grata. Amo il fatto che tu l'abbia compresa così bene e la stia mostrando lentamente. Lo stesso non si può dire per il mio Che, che invece si mostra a scatti e in modo teatrale, sempre coerente alla descrizione che ti ho fatto ma più spettacolarizzato. Non sapevo che aspettarmi dal suo flash, proprio perché ci sono tanti momenti importanti nel suo rapporto con Octavius -mi sembra che tu sia prendendo in considerazione il rapporto padrefigli in questi flash-, però questo mi sembra più che appropriato per dare una spolverata anche al suo rapporto con Rigel. E quindi niente. Quindi sul fronte dei miei OC, nulla da dire se non cose positive.
Passiamo invece al resto del capitolo, che ti spezzetto ancora per novità.
-che ne dici di iniziare da: «I piani sono cambiati». Dio, lo Zar diventa più teatrale ogni capitolo che passa e io non so proprio dire se lo amo o se lo odio. Nasheeta in pigiama a leggere alle undici di sera e Gideon chiuso in bagno a farsi trattamenti di bellezza sembrano i miei due ultimi neuroni la sera prima dell'interrogazione di greco ed Elijah ovviamente è quel nonfarmiesserevolgare di Manfredi che all'ultimo decide di cambiare l'orario e fare filosofia. Eh sì, cronache del terzo liceo classico, a meno di cinque mesi da esami di cui non sappiamo proprio nulla. Ma non divaghiamo. La scena la si sente realistica, abbastanza dettagliata da immergerci dentro il lettore ma non troppo da sciuparne la fantasia. Ho adorato i piccoli stralci di introspezione per alleggerire un'atmosfera tesissima (il #tbt alle prime riunioni del reggimento, i dilemmi stilistici di Apollo, le info sull'Ordine) e le ho trovate rinfrescanti, se non addirittura necessarie. Mi piace molto, tra le altre cose, queste forte contrasto tra i Cavalieri -che fanno sempre tutto di gran fretta, saltando da un posto all'altro in mezza giornata e pianificando di continuo- e i ragazzi della vecchia Umbrella Academy -che invece ci hanno messo due giorni per fare un appello completo, tre per ritrovare Bizzie e ora aspettano un altro giorno per la lettura del testamento-. Lo trovo calzante. Quanto invece alla vicenda in sé e alle complicazioni che i Cavalieri inevitabilmente hanno trovato sulla propria strada, mi direi del tutto sconvolta. Okay, sì. Si era capito che il Generale non è la persona più collaborativa del mondo. Era anche già evidente che alcuni membri dell'Ordine vogliano andarsene da tempo. Ma una trappola, addirittura? Un modo per sbarazzarsi di quattro membri più che competenti dell'Ordine? Perché? Vento mi diceva, in uno scambio di considerazioni di cui ti abbiamo tenuto all'oscuro, che la prova del nove per la sfiducia del Generale nei confronti del Decimo Reggimento sono i sicari che ha mandato contro Numero Uno la sera stessa dell'omicidio di Octavius Cleremont. Quindi sì, il Generale ha agito e probabilmente agisce attivamente alle spalle di alcuni dei suoi Cavalieri, ma ancora non riesco a spiegarmi il perché. Mi rendo conto che, almeno prendendo in considerazione Nasheeta, i Cavalieri siano personaggi un po' scomodi all'interno della gerarchia quasi medievale dell'Ordine, ma bisogna davvero arrivare a questo per toglierseli davanti? Non ne ho idea, ma spero di scoprirlo al più presto.
-altra scena di cui non si può non parlare è sicuramente il recupero di Bizzie da parte di Rigel e Alexis. Ne ho parlato già abbastanza nelle scorse recensioni, quindi ti risparmierò un'altra filippica sulle mie teorie complottistiche, però voglio ripeterti che qui c'è qualcosa di strano. Per il momento, tuttavia, non me ne lamenterò. Come di sicuro avrai già capito, i pezzi di introspezione di Alexis sono i miei preferiti e sono contentissima di vederli così di frequente. Inoltre credo che l'accostamento di Numero Uno a Numero Nove in scene tra soltanto loro due sia un'ottima idea, in quanto i loro caratteri sono talmente diversi da mettersi l'un l'altro in luce. Bizzie, poi, è un vero e proprio tesoro. Ho notato, spulciando tra le altre recensioni, che gli altri partecipanti concordano tutti sull'adorare Nasheeta, ma per me è senz'altro Bizzie il vero cinnamon roll delle tue cronache e vederla così triste mi ha un po' spezzato il cuore. Apprezzo anche la tua sensibilità nel riconoscere e accreditare il suo trauma: se Bizzie si fosse ritirata, dal trauma della morte del suo padrone più una settimana in mezzo alla natura selvaggia a occultare cadaveri in compagnia di ombre, con un sorriso e un paio di fingerguns sarebbe stato strano. Mentre farla reagire in questo modo incerto al ritrovo dei suoi bambini è appropriato, è realistico. Ho adorato anche il fatto che abbia un rapporto speciale con tutti i ragazzi e sono stata sorpresa del fatto che abbia ricordato (così come Rigel) tanti dettagli così quotidiani, così domestici di Alexis. Una bella scena con splendide riflessioni tematiche, specialmente sui personaggi coinvolti; quindi complimenti anche per questo.
-l'ultima scena che ti vogli menzionare, e poi prometto che smetto di rompere, è l'ultimissima. Non mi sarei mai aspettata di essere accontentata, quando nella scorsa recensione ti ho chiesto altro gossip dell'Umbrella Academy, e invece guarda qua! Sono stata dir poco deliziata dell'ultima scena. Okay, ammetto che un pochetto, dopo lo scorso capitolo, avevo immaginato che Artemis non fosse proprio la sorella preferita di tutti e onestamente non biasimo gli altri ragazzi. Numero Sette in fondo viene presentata e si presenta lei stessa con un carattere che si impone in modo non troppo sottile e ostenta un'aria di perfezione grandiosa che ad alcuni dei suoi fratelli/compagni di squadra non deve essere andata molto a genio. Quindi ci sta. Però, d'altra parte, non credevo che il dissenso fosse così forte. Tutto sommato, dopo il flashback di Ezra, mi era sembrata una persona piacevole e in qualche modo devota alla sua famiglia e altruista verso gli altri. Non sto dicendo che all'improvviso la mia opinione è cambiata, però sono dell'idea che ogni gossip e malalingua abbia un suo fondo di verità: Ezra, Tony, Esme e Alexis conoscono Artemis da molto più tempo di me e molto meglio di me, dunque se loro hanno un'opinione così decisa dei suoi atteggiamenti e delle vere motivazioni di ciò che fa, una qualche ragione dovranno pure avercela. Considerando lo spirito cinico di Alexis, poi, da lui mi sarei potuta aspettare un criticismo così acuto. Ma Esmeralda? Tony? Neanche Ezra mi sembra particolarmente amante della polemica. E se loro tre concordano pienamente con ciò che dice Numero Nove... comunque sia, il mio amore per il gossip familiare continua e credo che sia un mezzo realistico e interessante per conoscere meglio i ragazzi dell'Umbrella Academy, oltre che per divertirmi immensamente. Perciò ti approvo l'idea e spero di rivederla di tanto in tanto nel corso della vicenda.
Parlando di veri affari, sono curiosa di sapere cosa ci sia nel testamento di Octavius: in fondo è per questo che sono tornati tutti a casa, eppure -come dicevo prima- l'Umbrella Academy ha una tale propensione per il procrastinare spassionatamente che ancora non se n'è parlato e non so cosa aspettarmi. Dai racconti dei ragazzi, è ovvio che Octavius non fosse uno zuccherino, quindi immagino che non coinvolgerà tutti nella spartizione dei beni, ma è anche vero che era molto fissato con tutta questa storia della squadra quindi può darsi che... okay, no. Non ne ho idea. Fai te. Fintanto che provvedi al gossip familiare e i miei bambini si comportano bene, non riceverai lamentele da parte mia.
E' tardi e ti avrò di sicuro annoiato, quindi concludiamo qua e se dico un'altra volta "quindi" ti do il permesso di farmi una ramanzina. Cosa posso dirti, Smaug? Ho aspettato con ansia questo capitolo e quando è arrivato è stato una gioia leggerlo; apprezzo e incoraggio il tuo proposito di aggiornare due volte al mese, ma soprattutto ti invito a curare la qualità delle cose che scrivi. Fino ad ora, è molto alta :)
Ci sentiamo presto!





Courtney🪐

Nuovo recensore
03/01/21, ore 20:22

Forse ci ho messo un po’ troppo per scrivere questa recensione. O magari ti stai facendo un po’ troppe aspettative, Smaug, e ti consiglierei di abbassare lo standard. Qualunque sia il caso, inizio facendoti per l’ennesima volta i complimenti. Anche questo capitolo, come tutti gli altri, ha le sue armonie e stabilità, alternandosi in modo equilibrato tra introspezione e dialogo, descrizione e narrazione. Ti chiederei dove l’hai imparato, ma seguiamo gli stessi seminari di scrittura e letteratura, quindi sarebbe un po’ ipocrita da parte mia fingermi sorpreso. Ciò che posso chiederti è dove diavolo prendi tutte queste citazioni così azzeccate. Hai una cartella di pinterest di citazioni? No? Sicuro? Okay okay, non insisto. Ad ogni modo (e sai già anche questo), odio da impazzire Bukowski e questa volta non posso neanche fare un’eccezione come per Trotskij, perché Bukowski è in assoluto il peggior scrittore che abbia mai letto e non farmi iniziare a parlare delle sue poesie perché altrimenti non la finiamo più. Lev te lo posso perdonare, anche se ti immaginavo staliniano, ma Bukowski, dannazione, era del tutto innecessario. Grazie al cielo, però, non hai scritto un saggio su vita, morte e colossali fallimenti di Charles Bukowski e devo ammettere che, superato il trauma della citazione iniziale, il capitolo ha il suo perché. Iniziamo, tra l’altro, con una scena che è a dir poco forte e che io ho trovato magnificamente descritta. Il flashback di Caesar, te lo devo dire, lo aspettavo con tanta curiosità e non ha affatto deluso le aspettative: conferma, anzi, l’idea che mi ero fatto di lui. Numero Tre è un personaggio mutabile, poliforme, sfaccettato. La superfice, l’allegria e la dolcezza familiare, sono soltanto il primo di quelli che sospetto siano tanti, tanti strati. Trovo intrigante questo suo altalenarsi tra la figura del fratello amorevole e distratto e quella del soldato spietato e violento. L’unico tratto che queste due parti della sua personalità, diversissime tra loro, hanno in comune è la lealtà. Io credevo verso Octavius. E invece, ancora meglio, verso Rigel. Vorrei davvero indagare più a fondo la relazione tra questi due ragazzi, mettere sotto una lente di ingrandimento questo rapporto e analizzarlo al microscopio perché ci sarebbe tantissime cose da dire a riguardo. Caesar è stato per Rigel ciò che Octavius voleva che Ezra fosse. Un Numero Due. Un consigliere fidato. Il più leale tra i collaboratori, legato all’Umbrella Academy da un vincolo infrangibile. Già negli scorsi capitoli mi sono reso conto di come alcuni dei ragazzi (Caesar, Esmeralda, Artemis) gravitano attorno a Numero Uno e vanno verso di lui non per inerzia, come magari si indovinava nella struttura della squadra, ma di propria volontà. Caesar cerca sempre suo fratello. Ecco, vedi, loro sì che sono fratelli. E credo che questo sia tutto il problema dell’Umbrella Academy e in generale della famiglia dei Cleremont: condividono tutti lo stesso cognome e sono cresciuti sotto lo stesso tetto e le stesse regole, ma per decisione autonoma diventano a tutti gli effetti fratelli. Non so se mi spiego, ma andrò avanti con l’analisi del capitolo per evitare di continuare a parlare a sproposito.
Direi che è anche giunta l’ora di dedicare un altro po’ di attenzione ai Cavalieri. Finalmente, infatti, li si vede tutti insieme nella stessa stanza e senza la chiara intenzione di scannarsi. Miracolo. Ho trovato questa scena davvero splendida: scorrevole, interessante, riflessiva e ben descritta. Mi è piaciuto molto lo scorcio nelle attività quotidiane del Decimo Reggimento, che a quanto ho capito è una squadra nuova, messa insieme da Cavalieri “solitari” giusto per l’occasione dell’assassinio di Octavius Cleremont. Le dinamiche dei Cavalieri, lo ammetto, le ritengo tra le più belle. È tramite l’interazione l’uno con l’altro che i quattro Cavalieri di Vetro si svelano maggiormente: nel loro lavoro sono ugualmente metodici e capaci, ma fra di loro si scoprono punti di forza e fragilità. Non avrei immaginato, per esempio, che la Sfinge avesse principi morali talmente forti, che diventasse così emozionale nonostante la lucidità richiesta dalla sua professione e che, anzi, fosse pronta a battersi per quegli stessi ideali. Il comportamento di Elijah, invece, è stato tanto coerente e prevedibile quanto ragionato, logico. La sua mancanza di tatto, questa profonda, irrecuperabile insensibilità mi ha fatto un po’ pentire di come l’ho costruito, ma d’altronde è un tratto essenziale della sua personalità e sarebbe impossibile immaginarmi un Elijah Stone dotato di una qualche intelligenza emotiva. Non penso possa esistere in genere nel multiverso. Quindi, anche questa volta, il mio OC è perfettamente in linea con la sua scheda personaggio e sospetto che continuerà a esserlo. Ho trovato adeguato e addirittura affascinante il modo in cui sia Apollo a risolvere la situazione, in un certo senso: laddove lo Zar non vede il problema e la Kitsune non trova la soluzione, Apollo pensa fuori dalla scatola e propone un piano quasi più suicida di quello attuale. Ora, ti confesso che non vedo come potrebbe essere attuata, dal punto di vista della scrittura stessa, una rivoluzione armata all’interno dell’Ordine, che si discosterebbe moltissimo dal filo attuale della vicenda e si mangerebbe troppo, troppo tempo. Inoltre lascerebbe in dubbio la situazione degli stessi Cleremont e non potrebbe essere raccontata in breve o presentata come riassunto vago; per non parlare del fatto che ora Elijah ha spostato l’attenzione dalla rivolta alla ricerca sul Generale. Quindi onestamente non so se si arriverà mai a una cosa del genere. Dall’altra parte, però, questo è un problema tuo e non mio, quindi non vedo perché non si potrebbe assistere alla rivoluzione armata dell’Ordine. Io, in prima persona, assisterei volentieri alla scena. Il Generale mi sembra un personaggio ambiguo, che deve avere un qualche asso nella manica per il semplice fatto che è il Generale, che è a capo di un’organizzazione secolare di sicari magici e che in un modo o in un altro dev’essere arrivato a quella postazione e deve averla mantenuta. Dunque, non mi sembra neanche il caso di svalutarlo e prendere tutta questa situazione con leggerezza. Per quanto ne ho capito, inoltre, lo Zar non è l’unico a voler uscire dall’Ordine. Anche la Kitsune la pensa allo stesso modo. E se nessuno dei due è ancora riuscito a fare un’uscita pulita, significa che il Generale ha un qualche suo potere che va oltre il mero comando di una novantina di Cavalieri e meno di una dozzina di Reggimenti. Per ora, comunque, mi sono goduto appieno le due scene del Decimo Reggimento. Dire che lo Zar è il leader, a questo punto, mi sembra anche una grande riduzione. La Kitsune, tanto quanto lui, ha in mano le briglie. Lo testimonia la semplicità con cui ha deciso di tirarsi fuori dalle missioni sul campo per concedersi un po’ di rilievo da tutto lo (parole sue) stress psico-fisico a cui è stata sottoposta. E questa uscita fa più di una cosa al contempo. Da una parte, Kasumi esce di scena (o meglio, cambia le vesti per farsi vedere in una forma più casalinga, più genuina, più trasparente di sé) e si associa a Nasheeta (che al momento non mi sembra affatto nelle condizioni di andare a indagare). Dall’altra parte, entra in campo il binomio Elijah-Gideon. Mamma mia. Te lo dico da qui. Per quanto intrinsecamente diversi tra loro sono questi personaggi, o sarà un successo imprevisto o un completo disastro. Per ora non so che dirti. Credo che lo street smart di Apollo potrebbe tornare grandemente utile allo Zar, che è abituato a infrangere le regole proprio perché le conosce a memoria, e quindi non me la sento di condannare a priori questo duo.
Parlando di un altro duo che ritorna, trovo giusto dedicare un po’ di spazio di questa recensione a Rigel ed Alexis, che si trovano da qualche parte tra Londra e Maidstone in attesa di Bizzie. Il punto di vista, naturalmente, è quello di Numero Nove e ne sono grato. Credo che Numero Uno sia un personaggio parecchio complesso e pieno di angoli interessanti, quindi a un certo punto non mi dispiacerebbe avere un paio di scene dal suo punto di vista. Per il momento, però, preferisco di gran lunga quello di Alexis. Non prenderla male, Smaug. Non è colpa tua. È colpa di chiunque abbia scritto Numero Nove. È difficile trovare un personaggio che possa descrivere e raccontare le situazioni più macabre e sospettose con il sarcasmo e l’autoironia che ha lui, senza mancare di dare osservazioni affatto scontate e dire la sua su situazioni che il lettore, magari, pensava di aver afferrato del tutto. Fammelo dire chiaro e tondo. Questa scena, così come tutto il capitolo, mi è piaciuta moltissimo. A dir la verità, l’ho anche riletta un paio di volte per capire meglio certe cose su cui avevo sorvolato la prima. Ancora una volta, tuttavia, mi sembra opportuno ribadire ciò di cui parlavamo un paio di recensioni fa. Forse (probabilmente) sono io, ma a me il rapporto che hanno Rigel ed Alexis sembra lontano anni luce dall’essere fraterno: ci sono troppe schegge, troppe ombre e cose non dette e soprattutto di fondo c’è troppo poco affetto familiare (troppo poco storge, diresti tu, no?) per essere un sano (ma anche tossico, anche malato e rotto) rapporto fraterno. Credo che questi due si siano considerati fratelli per un periodo brevissimo di tempo e che, già da prima dell’adolescenza, abbiano smesso di reputarsi tali per annoverarsi come compagni di squadra. Questo spiegherebbe anche perché sia così difficile costruire anche una sola conversazione che non sfoci in qualche litigio di sorta, che non diventi un qualcosa di aggressivo e rancoroso. A questo proposito, mi sembra anche opportuno dire (e perdonami se la cosa ti dà fastidio, ma non me ne frega granché) che è tutta colpa di Rigel. O meglio, tutto il rancore e la diffidenza e allo stesso tempo la ricerca di attenzione è da parte di Numero Uno; è lui a cercare Alexis, a volerlo con sé per qualche ragione. Dio, se n’è accorto anche lo stesso Numero Nove. Un paio di giorni prima della corrente situazione, Rigel avrebbe potuto tranquillamente chiamare Caesar per farsi aiutare con la ferita o Artemis, che a quanto ho capito ha fatto anche un maledettissimo corso di cucito. Anche Esmeralda, con ogni probabilità, non avrebbe esitato a dargli una mano. E invece Rigel insiste che sia Alexis a ricucirgli la ferita, anche a corso di farsi male e a rischio di beccarsi un’infezione perché, hey, Numero Nove non ha esperienza di queste cose. Quando si trovano in famiglia, con gli altri ragazzi dell’Umbrella Academy, sta per conto suo e non dà retta praticamente a nessuno, però è Alexis che cerca, quando si parla di scegliere qualcuno. Anche per la questione di Bizzie, vale lo stesso ragionamento. Ascoltami e non prendermi per pazzo. Per ora non ha senso, ma scommetto quello che vuoi che tra una decina di capitoli avrà tuto perfettamente senso e mi darai ragione. Mi sembra di aver capito che Bizzie aveva un rapporto grandioso con tutti i ragazzi, no? Almeno da come ne parlano i Cleremont, è stata una madre per tutti loro e le madri non hanno favoritismi. Rigel avrebbe potuto chiamare chiunque con sé per il recupero di Bizzie. Di sicuro sarebbe stato più comodo trascinarsi dietro Caesar, che pare anche al corrente di tutto ciò che succede negli affari interni dell’accademia, e invece preferisce trascinarsi dietro, di forza, Alexis e finire anche per litigarci, per beccarsi la ramanzina su come si tratta la famiglia. La domanda è, perché? Magari Alexis stesso ha ragione e, semplicemente, Rigel in questo momento si sente insicuro e trae la sua sicurezza dall’imporre la sua volontà su qualcuno che in genere non la rispetta, però questa mi sembra una spiegazione parecchio debole. Vedremo nei prossimi capitoli.
Facciamo, tra le altre cose, un appunto su tutta la Questione Bizzie. Ora, circa la QB pensavo che avremmo sorvolato in qualche modo o che sarebbe uscito fuori che era andata a fare qualche commissione di basso rilievo o ad organizzare il funerale di Octavius o qualunque altra cosa. Ciò che non mi aspettavo è che Rigel avesse coinvolto anche la stessa Bizzie in tutta questa storia dell’Ordine dei Cavalieri che danno la caccia all’Umbrella Academy. Il fatto che ci fossero altri sicari in agguato per tentare di uccidere Rigel una volta tornato dal San Mungo non fa che provare tutta la teoria germogliata tra i Cavalieri del Decimo Reggimento, ovvero che il Generale sta giocando sporco e che loro non sono il corpo speciale dell’Ordine, creato apposta per evitare che l’esistenza di tutta la congrega venga portata difronte al Wizengamot. Sulla scelta di Numero Uno di mandare la sua elfa domestica da sola, nelle campagne inglesi, per giorni e notti intere, con la sola protezione delle ombre, a scavare fosse per cadaveri è moralmente discutibile. Ma io non sono qui per dare lezioni morali. Ci sei già tu per quello. L’unica cosa che mi auguro è che Alexis continui a esser bravo a mantenere segreti, o che magari Rigel si riprenda e smetta di dirgli ogni cosa, perché ho come l’impressione che gli altri ragazzi non reagirebbero così gentilmente.
Mantenendoci sulla QB, mi è sembrato anche realistico che lei fosse così restia a parlare. Non dimentichiamoci che nelle scorse due settimane l’uomo che ha cresciuto da quando era bambino è morto, ha dovuto affrontare un viaggio inaspettato che farebbe invidia a quello dello hobbit e poi incontrato gli otto bambini che pensava non avrebbe rivisto mai più. Il suo incontro con Alexis è stato di certo commovente, ma poi non ti biasimo per non aver descritto la sua esatta reazione nel rivedere ognuno. Ciò che penso sia l’assoluto, imprevisto highlight di questo capitolo è l’ultima scena: Esmeralda, Ezra, Alexis e Tony nel salotto orientale, a fumare e parlar male di Artemis mi hanno fatto morire. Certo, (non mi stancherò mai di ripetere che) si comportano più come vecchi amici che come fratelli, ma è comunque una scena topica e interessante. Lo spezzone di introspezione sull’ennesimo rituale dell’Umbrella Academy mi è piaciuto moltissimo e il fatto che Rigel fumi un po’ me lo aspettavo e un po’ non me lo aspettavo per niente.
L’Umbrella Academy mi è sembrata più insicura e decadente del solito, pronta crollare da un momento all’altro. Temo che nel prossimo capitolo il testamento di Octavius Cleremont ci riserverà delle brutte sorprese, comunque andrà. Non so dirti se mi aspetto un testamento che non comprende nessuno dei ragazzi, un po’ a mo’ di quello di Cesare, che tagliò fuori il povero Antonio, o un testamento dolorosamente prevedibile, in cui lascia tutto a Rigel e Caesar. Sono genuinamente curioso.
Direi che è anche ora tempo di concludere questa recensione infinita, prima che tu ti strappi i capelli dalla disperazione e decida che non è il caso di finire. Smaug, io ancora una volta ti faccio i miei più sentiti complimenti per quello che stai facendo con questa storia. Conoscendomi, sai già che non ti devi preoccupare per cose tipo i ritardi nel pubblicare, ma comunque è meglio dirtelo direttamente. Questo capitolo, per quanto mi riguarda, ne è valso del tutto la pena.
Spero di non averti del tutto fatto perdere la testa.
Detto ciò, metto giù il caffè e vado a cercare qualcosa da mangiare. Da quando la mia coinquilina ha disertato per tornare in patria e l’università ha adottato le lezioni a distanza, esco solo per andare in palestra e non ho idea di cosa ci sia nel mio frigo. Augurami buona fortuna Smaug e a presto.




ventoneicapelli

Nuovo recensore
03/01/21, ore 18:44

A questo punto, credo di potermi concedere di dire che i flashback sono, in genere, la mia parte preferita dei tuoi capitoli. Eccomi ancora, Smaug, e spero di non star procurandoti (posso aggiungere la particella pronominale al gerundio? Si può, signor linguista? In caso contrario, sarai costretto a perdonarmi) il peggiore mal di testa della tua vita.
Il mio affetto per Numero Due cresce di capitolo in capitolo. Lo trovo un personaggio meravigliosamente realista e sfaccettato, pieno di angoli nascosti e di pensieri interessanti che ancora non so spiegarmi del tutto. Mi immaginavo, banalmente, di vederlo, nel suo flashback, affiancato da Hillevi. E invece (grazie al cielo) no. In effetti, non sarebbe stata una grande idea, visto e considerato che credo che i flashback servano, per ora, a illustrare il rapporto dei vari ragazzi con il loro patrigno e non tra loro. Ho trovato davvero interessante il paragone implicito con il flashback di Alexis. In più ho confermato la mia teoria su Rigel ed Artemis come diramazioni di Octavius, lui audace capitano e lei principessina di papà. Laddove, però, Numero Uno rappresenta la rigidità di pensiero e la determinazione ferrea di suo padre, Artemis ne esprime il lato più socievole. E ho l’impressione, anche, che se Artemis fosse rimasta in accademia come ha fatto Rigel, sarebbe diventata anche lei erede indiscussa del carattere (più ancora che del patrimonio) di monsieur Cleremont. Ma questo non è il punto. Lo scorcio al potere di Ezra, del quale fino ad ora si era parlato molto poco, mi è piaciuto moltissimo e anche di più ho apprezzato la visione più interna di questo potere, che in teoria sembra grandioso ma poi in pratica ha alcuni odiosi risvolti. Numero Due adolescente, poi, è un’altra piacevole sorpresa e il suo rapporto con Artemis, indagato un po’ al telescopio ma comunque comodamente, l’ho trovato genuino. Il ché è un po’ in contrasto con il suo atteggiamento nel prossimo capitolo, in cui la sua opinione su Numero Sette è drasticamente cambiata anche se, forse, è soltanto resa più oggettiva dal momento che entrambi sono cresciuti e si sono conosciuti meglio.
D’altra parte, è chiaro anche qui che l’amicizia tra Ezra ed Artemis era più una follia dell’istante che un rapporto ben coltivato, come invece è quello con Levi. Questi due continuano a essere un mistero per me. Ho come l’impressione che questo momento di spensieratezza nell’ufficio di Octavius non sia altro che un momento e che presto torneranno a tenersi l’un l’altro sulle spine. In fin dei conti non è poi tanto assurdo, considerando che non hanno risolto alcuno dei problemi che chiaramente avevano tra di loro e l’unica olta che hanno provato a parlare è finita malissimo (non per colpa loro, ma comunque malissimo). Allo stesso tempo, non è poi tanto irrealistico che non trovino un momento, né magari vogliano, affrontare la discussione: tra sette fratelli tra i piedi, la questione dell’eredità di Octavius e l’attacco dei Cavalieri si potrebbe procrastinare in eterno. Spero che non accada.
I veri protagonisti di questo capitolo, fattelo dire, sono senz’altro Kasumi ed Elijah. Ora, mi sembra giunto il momento di fare finalmente un appunto sul mio OC. Lo Zar si è mosso, fino ad ora, esattamente nel modo in cui mi aspettavo si sarebbe mosso. Credo (e non me ne stupisco) che tu abbia colto in pieno tutto il suo carattere, la sua rigidità e mania del controllo, i suoi scatti di impulso violento e la tendenza a voler essere in pieno potere di ciò che avviene attorno a lui. Non mi meraviglio del fatto che la corrente situazione del Decimo Reggimento gli stia facendo letteralmente perdere la testa: tutta questa missione è una trappola, penso, perché il Generale riesca a togliersi di torno personaggi poco comodi, che magari in qualche modo minacciano l’armonia e la gerarchia dell’Ordine. Non è neanche irrealistico il fatto che se ne siano accorti Gideon e Kasumi (che, mi sembra, hanno entrambi capacità di osservazione e deduzione di gran lunga superiori a quelle di Elijah). Amo anche il modo in cui cogli i piccoli dettagli del suo carattere che temevo avresti tralasciato tra le pieghe della vicenda: il fatto che tenda così spesso ad auto-illudersi, a darsi false rassicurazioni, a mentire tanto ai suoi sottoposti quanto a sé lo hai colto del tutto e in modo esatto. Gli atteggiamenti, i modi di fare, l’etichetta e i pensieri e persino ciò che indossa, sono tutti nello stile accurato che ti ho descritto. Di questo, non posso che ringraziarti. Le sue scene sono doppiamente piacevoli per me perché osservarlo muoversi nei suoi ambienti e al contempo vederlo interagire con gli altri personaggi me lo fa vedere da un punto di vista esterno e dunque apprezzare di più.
Ma passiamo alla vicenda in sé per sé. Il rapporto tra Elijah e la Kitsune mi sembra molto più forte e profondo di quanto mi aspettassi; forse, immagino, perché condividono la responsabilità del Decimo Reggimento e passano più tempo insieme di quanto invece fanno con Gideon e Nasheeta. Qualunque sia la ragione, mi è piaciuto molto leggere di come si incastrano bene i loro comportamenti e le loro più spontanee reazioni. Credo il loro sia un binomio da non sottovalutare, soprattutto ora che sono forzati in una posizione per niente comoda dalle ingenti richieste del Generale, che sembra sempre più un nemico che un leader e una guida. Mi chiedo davvero come reagiranno. Ti confesso che ho letto solo di sfuggita il capitolo seguente e che progetto di dare una lettura un po’ più approfondita non appena finisco questa recensione e mi verso dell’altro caffè. E, prima che tu ti senta in colpa, Smaug, ti assicuro che non è per scrivere le analisi dei tuoi capitoli che sto ingurgitando queste preoccupanti quantità di caffeina. Le mie vacanze passano in un susseguirsi di saggi e tabelle di studio, quindi temo che stasera passerò un’altra adorabile nottata in bianco. Considera le mie attività di recensione come uno svago. Parlandoci sul serio, Smaug, ti dico che sto trovando la tua storia genuinamente accattivante e scorrevole, piena di intrighi e di domande alle quali voglio al più presto una risposta. Per questo motivo, ti sollecito anche a non darti pensiero per i ritardi e di pensare, piuttosto, a continuare a costruire una vicenda realistica e interessante. Da’ tempo al tempo e non ci saranno problemi.
Lo stesso non posso dire per i ragazzi. Loro, al contrario tuo, farebbero meglio a darsi una mossa. La presentazione del Generale crea uno squilibrio di forze nella vicenda. Prima, erano Elijah e Rigel a contendersi il trono e il titolo di più potente, giungendo a una parità che non dà soddisfazioni. Ora, invece, c’è un antagonista che si contrappone sia all’Umbrella Academy che, più sottilmente, al Decimo Reggimento. Sono davvero molto curioso di sapere come gestiranno la situazione, che ora si prospetta ancora più complicata e lunga di quanto all’inizio ci si aspettasse. Abbiamo, infondo, già appurato che sono stati Gideon ed Elijah ad assassinare con le proprie mani monsieur Cleremont, ma ora iniziamo a parlare del mandante dell’omicidio e il Generale smette di essere una parola e diventa una persona.
Ora, è tempo per me di andare a versarmi un altro po’ di caffè e di passare alla lettura dell’ultimo capitolo (per ora), sul quale non ho neanche un appunto. Ci vorrà un po’, ma non abbiamo aspettato già abbastanza? Aspetteremo ancora, ne sono sicuro, se sarà necessario.





ventoneicapelli

Nuovo recensore
03/01/21, ore 18:20

Ah, ma siamo già arrivati al flashback di Rigel? Ti dico che sono stato molto contento di trovarlo, quando ho letto per la prima volta questo capitolo mesi fa: non solo perché Numero Uno è un personaggio pieno di sfaccettature e degno di nota, ma anche perché finalmente fa la sua ricomparsa Octavius. E che ricomparsa. Questo spicchio sul rapporto tra monsieur Cleremont e il suo Numero Uno mi è piaciuto moltissimo, proprio perché Rigel si è dimostrato leale al suo defunto padre, però anche altro, anche grato e addolorato. Qui capiamo perché. La situazione che ci presenti a dir poco drammatica: un intervento dell’Umbrella Academy è andato male e c’è stato un morto, un morto sulle mani di Rigel. In questo momento, nella sua testa sono ancora distanziate l’identità di Rigel, persona e uomo, e quella di Numero Uno, capitano dell’Umbrella Academy e soldato. Per questo c’è la crisi etica, per questo si sente così male e non riesce a discolparsi per ciò che ha appena fatto. Credo che quello della fusione dei ruoli sia un processo incoraggiato e curato soprattutto da Octavius, che qui a mente fredda e lucida decide di spingere suo figlio, il suo secondo in comando, verso la direzione che lui preferisce; e proprio perché Rigel si trova a un bivio morale, proprio perché si fida, si lascia spingere. È una scena delicatissima, che chiaramente segna un punto importantissimo nella vita di Numero Uno, un punto di inizio davanti al quale diventa a tutti gli effetti uno strumento nelle mani di suo padre e fa dell’accademia la sua più grande missione. Questa differenza non viene mostrata tanto nel flash (anche se la metafora del burrone l’ho trovata stupenda) quanto poi nella cronaca che fa ad Alexis. Anche questo, nonostante io non capisca perché ho troppi pochi elementi, mi sembra un momento topico, l’inizio di qualcosa che nessuno dei due aveva previsto: il fatto che Numero Nove trovi il suo capitano in una situazione così intima e la sfrutti a suo vantaggio non può andare senza conseguenze e la loro vicinanze nei prossimi capitoli ne è la prova. Ad ogni modo, mi è piaciuto molto lo stile di spiegazione che hai adottato, alternato tra discorso diretto e indiretto. L’ho trovata adeguata e comoda. Così come è molto realistico il corso di interazioni tra Rigel ed Alexis, che non si fidano l’uno dell’altro e non ne fanno un mistero. E chissà dove andrà a finire questa cosa. Ciò che sospettavo prima e da ora è chiarissimo è che le figure di Octavius e di Rigel Cleremont sono strettamente legate tra loro, a tal punto che gli altri ragazzi si comportano in modo simile nei confronti di entrambe. O meglio, tutti si comportano nello stesso modo con Octavius e con Numero Uno, che rappresentano il potere non solo tra le mura domestiche ma anche fuori. Quando si parla di Rigel, invece, la storia è diversa. Il problema, a questo punto, è che Rigel incarna così profondamente il ruolo di Numero Uno, quasi come un meccanismo di difesa più che come una identità, che le sue relazioni interpersonali sono un casino. Ce ne si rende conto quando si guarda il suo rapporto con Artemis.
Durante tutta la scena della colazione di casa Cleremont, c’è una tale aria di artificio e costruzione che il lettore stesso non fa fatica a capire perché i ragazzi dell’Umbrella Academy se ne siano andati in massa, a un certo punto o ad un altro. In questo caso, ho trovato il punto di vista di Tony, e poi quello di Alexis, davvero perfetto, proprio perché dalla sua bocca le osservazioni sui vari rituali dell’Umbrella Academy, i ruoli prestabiliti come delle maschere carnevalesche, le ripicche e gli impliciti sono tutti credibili. Amo quando, ogni tanto, accenni ai vari rituali dell’accademia, a quei momenti topici che i soldati di Octavius Cleremont seguivano come un copione pur di avere una parvenza di normalità. E amo vedere come si sono evoluti. Quando Artemis dice a Tony: “«Vedi, Tony, in fondo non è cambiato poi molto dai tempi in accademia» concluse con un sorriso di miele, mentre gli si avvicinava «Vi ho ancora tutti in pugno»”, lì per lì ci sono rimasto di stucco, ma poi mi sono reso conto che era più che coerente con tutto il suo personaggio, questa mania di controllo, questo tentativo (fallito, tra l’altro, perché Numero Sette non sa i trucchi del mestiere) di manipolare gli altri è parte del suo meccanismo di adattamento all’Umbrella Academy. Più che con Tony, queste osservazioni le facciamo con Alexis, che ha un occhio un po’ più cinico e magari meno influenzato dall’affetto che Antoine sembra provare per lei. Il tono con cui Numero Nove parla della cura di Artemis per il suo aspetto, di come modula la voce e di quant’è graziosa mentre arrossisce ha una sorta di gelosia irritata che mi fa pensare che questo è un teatrino tipico di Numero Sette e che Numero Nove lo abbia visto per troppo tempo per avere ancora pazienza.
Ma torniamo alla scena e prendiamo in esame qualcun altro. Caesar ed Esmeralda, qui e ora, parlano a Rigel come se fosse Numero Uno, come se fosse loro padre che stanno convincendo. Non fanno leva su emozione e sentimentalismi perché sanno che non funzionerà. Hanno un approccio razionale e del tutto assurdo se si pensa che stanno parlando con un fratello ma più che plausibile se si considera che stanno parlando con il loro superiore a lavoro. Più vado avanti, più diventa ovvio che i Cleremont condividono questo cognome senza appellarsi a un qualsiasi rapporto fraterno. Non prendermi per acido, Smaug. È solo che (e so che tu lo sai molto meglio di me) c’è ben poco di fraterno tra loro. Anche quando magari si scannano per un’eredità o prendono strade diverse e decidono di non vedersi mai più, c’è sempre un qualche legame tra fratelli (nel senso di siblings), una consapevolezza di avere tutti le stesse radici e di non poterle cancellare, di essere legati da qualcosa che non si può davvero spezzare. I ragazzi dell’Umbrella Academy non hanno questa consapevolezza. Quando nel primo capitolo Ezra riflette di aver davanti degli sconosciuti e non la sua famiglia, credo che sia l’osservazione più veritiera di tutte: Numero Due si rende conto, perché è realista e obiettivo e non cerca niente da quella riunione, che sono bastati un paio di anni per azzerare tutto. Più che dei fratelli, ti dico, mi sembrano una comitiva di amici che si vedono dopo tanto tempo e scoprono che i rancori sopiti e le vecchie malinconie in realtà non si sono mai addormentati davvero.
Umbrella Academy a parte, mi pare anche il caso di parlare un po’ dei Cavalieri, che ora (incredibile a dirsi) sono un esempio di relazione sana di gran lunga superiore a quelle dell’accademia. Da Apollo e dalla Sfinge, onestamente, non mi sarei aspettato un rapporto del genere. D’altra parte, ammetto di non conoscerli bene e ora che mi fermo a pensarci, i loro caratteri sono più che compatibili e questa scena lo conferma in pieno. È vero che nei prossimi capitoli avranno le loro fratture e sarà evidente che sono effettivamente molto diversi e spesso non si capiscono, ma qui e ora non ci interessa. La Sfinge è un personaggio al contempo trasparente e imperscrutabile. La vediamo genuina e giovane e inesperta, ma è anche vero che agisce in un ambiente sicuro, con i suoi colleghi e amici, con persone di cui si fida e in mano alle quali è evidente che metterebbe la sua stessa vita. Mi chiedo come si comporterebbe in un ambiente ostile. Mi chiedo se la freddezza con cui ha affrontato la questione di Levi ed Ezra durante l’infiltrazione a Rosewood sia l’indice di una qualche parte segreta di Nasheeta, che fino ad ora è niente di meno che un tesoro. Gideon, da parte sua, è un personaggio molto più aperto. “Apollo”, di certo, è un nome che gli calza a pennello e che lui abbraccia del tutto. Da un lato è egocentrico e superficiale e con una preoccupante mania di grandeur, dall’altro invece ha un ché di sensibile e arguto, capacità di osservazione che evidentemente lo hanno portato all’apice dell’Ordine. Non so, anche avendo letto ciò che resta dei capitoli di questa storia, che cosa aspettarmi da lui.
Questo capitolo, ad ogni modo, è un ottimo seguito allo scorso, che pure è stato più corposo e intenso. Trovo la storia, a questo punto, scorrevole e interessante, alle volte brillante in certe espressioni e tratti introspettivi. Nel caso in cui i kilometri delle mie recensioni non ne fossero già prova (e visto che so bene quanto tu abbia bisogno di supporto e complimenti), ti rinnovo le mie più sentite congratulazioni nei confronti di un progetto vistoso e impegnativo, soprattutto se affiancato al tuo business in università e alle tue personali occupazioni professionali.
Quanto a me, dammi il tempo di versarmi dell’altro caffè e tornerò a scrivere la prossima recensione.



ventoneicapelli

Nuovo recensore
03/01/21, ore 18:01

Non so dirti se preferisco la citazione o il flash.
Comunque sia, questo capitolo inizia benissimo ed è finora il mio preferito di gran lunga. Non perché gli altri siano brutti, mi raccomando, ma perché il mix di azione, mistero e introspezione di questo terzo capitolo è grandioso e accontenta ogni mio sfizio di lettura.
Tornando all’analisi, un capitolo che inizia con Trotskij è già di per sé un invito alla polemica. Smaug, ma tu lo sai quanto profondamente odio Lev Trotskij e il suo maledettissimo leninismo sciupato. Come hai potuto farmi questo? Sorvolando sul mio rancore storico per il trotskismo, trovo la citazione più che accurata, oltre che mio malgrado bella. Mi ricorda un po’ del mansoniano I don’t like the drugs but the drugs like me e credo che, sotto un certo particolare punto di vista, riassuma per bene l’atmosfera domestica dell’Umbrella Academy, che è un istituto drammaticamente militarizzato e poi presentato in vesti romantiche. Penso sia anche un po’ il pensiero di alcuni dei ragazzi. Non sono stati loro a scegliere di esser nati con queste capacità spaventose e a essere trascinati in un mondo così tossico, eppure è successo e uscirne non è stato facile. Allo stesso modo, rientrare a casa e ritornare nello stesso clima di anni prima è il frutto della stessa forza di inerzia a cui sono stati sottoposti per tutta la loro esistenza. Non so che dirti Smaug. Più si va avanti e più, a discapito di tutti i bei ricordi di cui si parla e i legami d’affetto, mi sembra che l’Umbrella Academy sia stata una gabbia e non una casa, oro che cola sulla ruggine.
Ora però non filosofizziamo troppo e passiamo al flash. Il mio flash preferito, senza dubbio. Un po’ perché si prendono in considerazione due personaggi che mi piacciono moltissimo, Rigel ed Alexis, e un po’ perché siamo finalmente a Hogwarts. Te lo dico da qua e segnati le mie parole. Se volessi mai fare una raccolta di shots sulla vita dei ragazzi dell’Umbrella Academy nei sette anni accademici, io sarei del tutto a bordo dell’espresso. E sono serio. Ma non distraiamoci troppo con progetti futuri e ricominciamo con il passato. La scena, fattelo dire, è vividissima, reale, tangibile. La conversazione tra Numero Uno e Numero Nove (curioso come siano agli antipodi sia nel carattere che nell’ordine della squadra, no?) è all’apparenza quella tra due fratelli, espressione dei tipicissimi battibecchi familiari con “papà ha detto che” e “devi ascoltarmi, sono quello più grande”. Ma questa è solo un’apparenza. Smaug, e penso tu lo sappia già, ci sono troppi spigoli appuntiti in questa scena, in questo dialogo anche, perché sia quello tra due fratelli che litigano. Non c’è, tra Rigel ed Alexis, un rapporto abbastanza forte, non c’è di fondo abbastanza affetto perché il loro litigio sia fraterno e familiare. Questo è forse il primo esempio dell’influenza strisciante di Octavius sull’accademia. Numero Uno e Numero Nove non si comportano come fratelli perché non si considerano tali; sono compagni di squadra. La dinamica tra loro è quella tra un capitano e un soldato ribelle. Ed è anche metaforico il fatto che Rigel assuma il ruolo di Octavius in questo flash, come se il rapporto tra Alexis e il suo patrigno fosse così allentato da poter essere trasferito su Numero Uno, che è a tutti gli effetti il secondo in comando. Non che si perda qualcosa. Numero Uno e Numero Nove sono a due livelli totalmente differenti per anche solo cercare di capirsi: uno tira in una direzione e l’altro per istinto tira in quella opposta finché qualcuno non cede. In questo caso Alexis, ma non dubito che anche Rigel abbia avuto la sua parte di sconfitte. Il fatto è che entrano in contrasto l’atteggiamento passivo aggressivo di Numero Nove, che a un certo punto cerca di andarsene e chiudere così la questione, con quello a dir poco attivo aggressivo di Numero Uno, che invece lo tira indietro e ha una qualche fisicità (probabilmente ereditata da Octavius stesso). L’intervento di Ezra e Levi, la cui immagine sembra proprio adorabile ed è un po’ una boccata d’aria, è in qualche modo non necessario. Rigel fa leva su entrambi per usare la ragione, ma dubito che avrebbe lasciato perdere se non fossero arrivati loro. E ci sarebbe ancora moltissimo da dire, Smaug. Assurdo come Rigel, che sembra un tipo cupo e solitario, sia circondato da amici e Alexis, che brilla di socialità, pensi che il suo capitano potrebbe imbarazzarlo con una scenata nel cortile di Hogwarts. Non so davvero cosa dire del loro rapporto, che con il proseguire del capitolo e della storia si afferma come ennesimo enigma dell’Umbrella Academy, ma il loro è di certo un binomio che conto di rivedere al più presto.
In ogni caso, tra oro due ci sono ben sette numeri, aka compagni di squadra, che non sono affatto da sottovalutare. La serata nella living room, a parlare davanti al camino acceso, fa netto contrasto con la riunione imbarazzata e artificiosa della prima sera. Caesar, al pari di Alexis, è una contraddizione con le gambe. Dalla selezione e da alcuni racconti degli altri (oltre che dai suoi poteri), mi era sembrato di aver capito che fosse una persona piuttosto violenta e abbastanza aggressiva, mentre ora lo vediamo socievole e amabile con i suoi fratelli. Può darsi sia per la sua lunga assenza che magari vuole “comportarsi bene”, o magari ho frainteso tutto. Mi è parso, comunque, uno dei protagonisti indiscussi di questo capitolo, assieme al binomio inverno-estate sopracitato. Ho adorato mettere a confronto il Caesar Cleremont delle prime scene (quelle in salone con i fratelli e al secondo piano con “Joanna”) e il Caesar Cleremont del combattimento contro i Cavalieri. Credo tu abbia tracciato uno splendido disegno. Come un’inquadratura attenta alla copertina di un libro e poi una fugace occhiata al suo contenuto. Il fatto è che Numero Tre assume lo stesso comportamento di alcuni dei suoi compagni di squadra e questo mi piace molto, perché ci fa capire che il trauma che hanno subito i ragazzi dell’Umbrella Academy è collettivo e i meccanismi consequenziali hanno un ché di contagioso. Ho notato che Artemis e Caesar hanno entrambi la tendenza a far vedere il meglio di sé. Non nel modo educato in cui lo fa la gran maggioranza delle persone. Intendo nel senso che ingoiano ogni emozione genuina per dare agli altri un’immagine di sé che è spensierata, felice, positiva e senza neanche un problema. La differenza è che con Numero Sette si vede di più perché lei è anche un po’ egocentrica, mentre Numero Tre cerca con costanza l’attenzione altrui interessandosi agli altri e risulta solo molto amichevole. Cambia drasticamente nel momento in cui si accosta a Rigel. Ecco, qui e ora, per la prima volta mi sembra di star guardando il vero Caesar Cleremont: leale ma impulsivo, violento e un po’ amareggiato.
Di Caesar, però, parlerò meglio un’altra volta.
Per questo capitolo devo assolutamente elogiarti la scena del combattimento nella living di casa Cleremont, che scorre benissimo senza mai diventare pesante, alleggerita dai vari cambi di punto di vista e dalle introspezioni di più personaggi, oltre che da eventuali break. Molto interessante anche la scena della conversazione privata tra Ezra e Hillevi, che accennano a un qualche incidente (forse con i loro poteri?) e al non parlarsi più. Questo spiega perché le loro interazioni siano così rigide, così imbarazzate, mentre in passato li vediamo, più che altro nei ricordi degli altri ragazzi, uniti e affiatati. Mi chiedo davvero cosa sia successo. Ancora di più, mi chiedo se si andrà mai a riparare il loro rapporto. Un po’ ci spero, un po’ non voglio essere banale. Qualunque sia la loro dinamica, non so chi mi interessi più tra Numero Due e Numero Quattro. Del primo, mi interessa un sacco il rapporto con Octavius e il conseguente rapporto spinoso con Rigel; non che ci sia molto di strano nella competizione tra Numero Uno e Numero Due (poveri ragazzi), ma il loro carattere mi sembrava piuttosto compatibile. Levi invece si alterna tra momenti di dolcezza e gentilezza, come se fosse lei la sorella maggiore, e altri di una certa malinconia alienata. Non so proprio cosa pensare di lei, se non che bury a friend è una canzone un po’ forte e non vedo l’ora di riuscire a spiegarmela.
Fino ad allora, ti do i miei saluti e scrivo la prossima recensione.






ventoneicapelli

Nuovo recensore
03/01/21, ore 17:44

Mi hai già conquistato.
Ti dirò Smaug, anche se lo sai già, che io e Hugo abbiamo un rapporto un po’ spinoso, soprattutto dato il suo incrollabile amore per i finali cruenti e malinconici, ma a Notre-Dame de Paris non so dire di no neanch’io e francamente non mi sorprendo che Numero Otto abbia scelto il suo nome in virtù di un personaggio genuino e trasparente come quello di Esmeralda. Le due Esmeralde (Esmeraldae? Esmeraldai? Dammi la tua opinione da linguista), tra l’altro, hanno un paio di interessanti tratti in comune, anche se per ora sarebbe eccessivo fare speculazioni di questo genere.
Questo flash è il secondo spicchio caratteriale che ci dai su monsieur Octavius Cleremont e lasciami dire che l’ho trovato contraddittorio in un modo intrigante. È chiaro che Cleremont senior fosse un uomo particolare. Da una parte vediamo Rigel, suo erede indiscusso, che ne esibisce la mentalità gelida e razionale, calcolatrice, e gli atteggiamenti freddi e distaccati. Dall’altra però nei ricordi di Artemis ed Esmeralda lo si percepisce come una persona versatile, che si adatta facilmente a chi ha davanti e sa portare con maestria tutte le maschere necessarie. La differenza tra il rapporto che ha con Numero Sette e quello mostrato con Numero Otto, credo sia tutta qui: con Artemis, Octavius genuinamente cerca di capire, tenta un approccio che non conosce e per questo si sente un po’ a disagio, mentre con Esmeralda la sua è tutta una tattica. Il fatto che inizi con il pugno di ferro e poi passi ai complimenti nel momento in cui si rende conto che la strategia non funziona lo mette in una luce freddissima, lo dipinge davvero come un manipolatore e un burattinaio. E il fatto che funzioni, lo stesso fatto che Esmeralda ci caschi e si faccia manipolare, con una certa consapevolezza direi anche, non fa che rafforzare questa idea che ho di lui. Octavius, d'altronde, era un imprenditore e un affarista, per quanto ho capito. Non mi sorprendo che avesse ottime people skills. Quello che mi sorprende è la relazione frastagliata che evidentemente ha con i suoi figli. È vero che finora abbiamo visto solo Artemis ed Esmeralda, che sembrano entrambe molto prese da lui e fiduciose nei suoi confronti, ma più avanti con la storia emergeranno tanti dettagli interessanti. Come per esempio il fatto che alcuni dei ragazzi lo chiamano “patrigno” e altri “papà”, mentre alcuni addirittura direttamente “Octavius”. Trovo uno spunto parecchio enigmatico la sua tendenza a coltivare certi rapporti e a ignorarne altri, ma immagino che tu abbia previsto anche questo, Smaug, e che presto o tardi sarà tutto chiaro. Forse valuta in base ai poteri. Infondo Artemis sembra avere un potenziale immenso, così come Rigel, e con entrambi monsieur Cleremont è stato parecchio attento e ha costruito un rapporto, mentre con Esmeralda, che ha un potere meno straordinario (senza insultare nessuno né fare insinuazioni, ma obiettivamente è così), punta a un tipo di manipolazione più distratta. Non so se ci siamo intesi. Qualunque sia il caso, Numero Otto è senz’altro tra i miei personaggi preferiti nell’Umbrella Academy. Amo il fatto che il suo potere sia un po’ una metafora della sua personalità. Esmeralda è chiaramente una vittima alla stregua di tutti i suoi fratelli, eppure, nonostante si sia ferita tante volte e sia caduta nella relazione tossica con suo padre, sembra essersi rialzata più forte di prima; ha fatto lo stesso, infondo, con la sua storia con Kai e la fine della sua vita a Chicago. Amo tutta questa grinta in un carattere che si concede tutte le proprie debolezze necessarie, considerandole una parte integrante della fase di guarigione. Almeno, questa è l’opinione che mi sono fatto di lei. E per questo la adoro. Rispetto agli altri, che si nascondono dietro le loro nuove vite e sono quasi sfigurati dal loro tempo a Rosewood, Esmeralda si rifiuta di essere amareggiata e triste: ammette di aver ceduto alla relazione abusiva con il suo ex perché ne aveva bisogno, perché aveva un vuoto di affetto da colmare in qualche modo (in qualsiasi modo), però vede il tutto come qualcosa che è successo, che è accaduto e ora è parte del passato. Amo il modo in cui Numero Otto vive nel presente e non si aggrappa ai tempi andati come Artemis né cerchi di fuggire dall’accademia come, per esempio, Alexis. Numero Nove, poi, è un altro personaggio che, ti confesso, sto amando alla follia. Lo trovo, a dirla tutta, estremamente contraddittorio. È tra gli ultimi ad arrivare e non vuole farsi vedere, ma poi si sente in colpa e va a cercare la sua famiglia. Si rifiuta di guardarsi anche solo indietro, ma non è poi neanche tanto preso dal suo futuro. Parla di tante cose, fa polemica e sarcasmo (è uno di quelli che interviene più spesso), ma non parla mai di sé stesso. Non smette mai di sorridere, ma è chiaramente ben lontano dall’essere felice. Lo adoro. Lo adoro perché non ci capisco proprio niente di lui, però voglio capire perché ho l’impressione che il tempo di Numero Nove nel mondo babbano sia stato tanto traumatico quanto quello nell’Umbrella Academy e ora vive in un presente esasperato, come se si rifiutasse sia di tornare indietro che di fare grandi progetti. O forse mi sto facendo solo tanti film mentali. L’unica cosa che so per certo è che ancora più enigmatici di lui sono i suoi rapporti con gli altri ragazzi dell’accademia. Soprattutto dai capitoli seguenti, mi pare di aver inteso che Alexis non abbia mai fatto parte di una delle cricche strette dell’Umbrella Academy. Levi ed Ezra, a quanto pare, sono un duo esclusivo e il loro rapporto è un po’ troppo sfaccettato per essere capito da ora. Sospetto ci sia stata una storia d’amore, ma le cose sono così ambigue nell’accademia che potrei starmi sbagliando di grosso. Caesar, Esmeralda e Oliver sono il trio brio di turno, con caratteri contrastanti che però si incastrano bene: Numero Tre è impulsivo, Numero Otto ha una mente brillante e Numero Sei ha tanto, tanto buonsenso. A loro, a quanto ho capito, si unisce eventualmente Numero Uno, che tuttavia (in quanto capitano e golden boy dell’Umbrella Academy) spende più tempo con Numero Sette, a sua volta principessina di casa Cleremont. Tony, che osserva e il cui punto di vista è in assoluto il mio preferito perché Antoine guarda e vede e sa, è un tipo solitario, che coltiva rapporti in singolare e non fa mai parte di un gruppetto. E allo stesso modo potrebbe aver fatto Alexis, se non per il fatto che non mi sembra in intimità con qualcuno in particolare. Mentre Tony è chiaramente in rapporti stretti con tanti (Esmeralda, Artemis, Levi, Rigel mi pare), Numero Nove non ha ancora avuto una discussione cuore a cuore con nessuno e quando fa le sue osservazioni, sono le osservazioni di qualcuno che sa osservare e capire, non di qualcuno a cui vengono confessate le suddette cose. Non lo so, Smaug, mi sembrano tutti piuttosto traumatizzati.
Questo capitolo, come già so bene perché io sono (al contrario delle mie recensioni) al passo con la storia, è solo il preludio di una panoramica sfaccettata di caratteri stupendi e complessi. Come sempre, di te apprezzo da matti il realismo. Smaug, tanti autori, quando sono alle prese con una storia ricca di personaggi, si perdono nel tentativo di dare uguale spazio a ognuno di loro. Sono grato che tu non sia tra loro. Mi dicevi, in privato, di temere di aver trasformato le cronache dell’Umbrella Academy nel Rigel Show. Amico mio, ti assicuro che ti sbagli. Questo non è tempo di comunismo e l’unico modo per calibrare bene una storia è raccontarla dai giusti punti di vista: raccontare trenta minuti di conversazione di cortesia e oscurare i punti salienti di una vicenda per amor dell’equità sarebbe una pessima scelta. Ti invito, dunque, a non rimuginare troppo su questi dubbi. Tieniti stretto il tuo realismo e ti assicuro che andrà tutto bene.
Quanto al mio, di personaggio, ti farò nelle prossime recensioni un’analisi più accurata, dato che credo di aver detto anche troppo in questa, ma per il momento (come già sai bene) ti dico che non ho alcuna critica, eccetto qualche appunto curioso.
Complimenti ancora e a presto.




ventoneicapelli

Nuovo recensore
03/01/21, ore 17:27

Ed ecco che finalmente trovo il tempo di organizzare tutte le mie note e recensire la tua storia come si deve. Ehilà Smaug! Se non sapessi che tu sei un maestro del ritardo alla mia stregua, se non anche più abile, probabilmente mi sentirei in colpa. D'altro canto, essendo io una creatura inumana e distante anni luce da cose come la coscienza, non ho problemi di questo tipo.
Comincerei la mia analisi dicendo che la citazione che hai scelto per questo capitolo è emblematica per varissime ragioni. Dobbiamo, innanzitutto, far caso a come finisce la storia prima di provare a interpretarla. Se non ricordo male, Talpa si avventura nel Bosco Selvaggio per andare a trovare Tasso, ma si perde ed è costretto a nascondersi sotto delle radici. Sarà Topo ad andare a trovarla e perdersi nel mentre. Poi ovviamente la vicenda non finisce così e Tasso riesce a trovarli, però non è questo che ci interessa. Se vogliamo provare ad applicare la citazione che hai preso alla situazione iniziale dell'Umbrella Academy, Artemis è Talpa e Topo dev'essere Rigel o qualcun altro. Dunque questo mi fa pensare che Artemis è stata in principio cauta e metodica e che non si sia allontanata da casa per un proposito coltivato a lungo ma per un impulso.
Quest'idea viene confermata dalla prima scena del capitolo, in cui si introduce in casa con un'amarezza evidentissima e la prima cosa che fa è cercare qualcuno. Quando non lo trova, va in camera sua. È un comportamento molto simpatico, nel senso di sympathetic; è comprensibile, è umano. È un po' ciò che fanno quelli che tornano in una casa d'infanzia. Cercare sicurezze. E il fatto che Rigel sia lì ad aspettarla nell'angolo buio della sua cameretta è ancora più emblematico, perché ci fa capire che il rapporto tra questi due era molto più profondo e complesso di quanto ci si aspetterebbe. Il fatto che Artemis a un certo punto della sua vita -sedici anni, mi sembra di aver capito- facesse uscite non autorizzate nel cuore della notte è una delle prime informazioni che ci dai di lei e sembra quasi un ossimoro con il carattere che andrai a delineare più tardi. Io, tuttavia, non credo negli ossimori e sono certo che presto o tardi si delineerà del tutto il quadro della sua persona. Belli, naturalmente, i vari dettagli che hai seminato nella descrizione della stanza di Numero Sette. Il fatto che Octavius abbia mantenuto intatta la sua camera si accorda per bene al rapporto che traspira tra loro dal flashback iniziale e, diciamo, l'immagine che per ora abbiamo di Artemis. Una ragazza del tutto normale: una bambina adorabile con un potere che si addice a una signorina e poi una graziosa giovane donna che vuole evadere dalle mura familiari. Il diario, i libri di botanica, il peluche con la sciarpa di Corvonero, persino lo specchio con le conchiglie puntano tutti nella direzione di normalità. Cosa strana, di per sé, visto e considerato che l'Umbrella Academy non è una famiglia normale. Ad ogni modo, rafforza l'idea che mi ero fatto prima anche il comportamento di Rigel stesso, che si prende la briga di leggere un passo del suo diario per... cosa? Metterla a disagio? Fare il melodrammatico? No, senti qua. Questa è chiaramente un tipo di vendetta parecchio meschina e diffusissima tra i fratelli. Un comportamento un po' infantile, vero, però comprensibile. Non vorrei sembrare troppo complottista, ma direi che qui c'è stato una sorta di tradimento tra loro e che ora Rigel stia come dicendo, "ma guarda te, non solo te ne sei andata e mi hai lasciato solo, ora hai anche la faccia tosta di tornare correndo quando ne hai l'occasione".
A supportare questa tesi, il flashback. In questa prima scena passata, si delinea un legame molto stretto tra Artemis e Octavius, cosa che sappiamo per certo ci fosse anche tra Octavius e Rigel. Di conseguenza, è ovvio che questi due ragazzi, Numero Uno e Numero Sette, abbiano passato molto tempo assieme; anche considerando che Artemis dice di essere stata l'ultima ad andarsene e questo implica tanto tempo trascorso in accademia e dunque con suo fratello. I poteri di Artemis, tra l'altro, sembrano essere esattamente quelli previsti nella selezione: il controllo della natura, una sorta di legame indissolubile con essa che le permette di manipolarla. Sospetto, tuttavia, che non sia soltanto natura ma in genere una sorta di forza vitale intrinseca alla natura. Ma forse sto solo filosofeggiando un po' troppo, non trovi? Probabilmente. D'altra parte, però, c'è l'atteggiamento dello stesso Octavius nei confronti di Numero Sette, che è insospettabilmente tenero. Non era proprio l'idea che mi sono fatto di lui dal prologo, però forse è un'eccezione, come confermano i prossimi capitoli. Qualunque sia il caso, questo è il secondo tassello dell'incomprensibile mosaico di Mr Cleremont.
Tagliando invece alla gelateria di Florian Fortebraccio, abbiamo il primo incontro con i Cavalieri. Kasumi la Kitsune è dal principio una vera e propria forza della natura, colonnello di ferro del Decimo Reggimento e Bianconiglio d'eccezione. Riesco a immaginarmela benissimo mentre si siede all'interno di una gelateria a Dicembre e ordina un gelato per spezzare l'attesa -a quanto pare interminabile- dei suoi compari, che tra l'altro non fanno tardi ad arrivare, l'uno peggio dell'altra. Apollo, diciamocelo, è proprio un giovane Horatio Caine e ne dà l'impressione soprattutto tramite il breve dialogo con Kasumi. Ho trovato parecchio interessante vedere come, sebbene pare che entrambi siano nell'Ordine da un po', abbiano punti di vista parecchio diversi circa la situazione in cui si trovano. La Kitsune, per esempio, mi fa capire che non sta partecipando alla missione di sua spontanea volontà e che, anzi, è anche abbastanza preoccupata dai risvolti che quest'incarico può prendere. Gideon, da parte sua, appare decisamente più rilassato e tranquillo e non sembra essere granché scosso dall'idea di essere sui giornali. Anzi. Non si fa problemi neanche a parlare ad alta voce della missione, a rischio di attirare l'attenzione indesiderata di qualche passante. Mi dà, in genere, l'impressione di uno che di solito se ne frega e che non è abituato a prendersi tante responsabilità. Forse lavora da solo. Ma anche Kasumi non sembra un'amante del gioco di squadra e non fa riferimento ad alcun Reggimento di appartenenza. Devo dedurre che siano entrambi lupi solitari, mentre Nasheeta è semplicemente una novizia e lo si vede da tutto quello che fa. Non che questa sia una cosa brutta. Assolutamente. Soltanto, non posso fare a meno di chiedermi come ci sia finita in una missione così importante una ragazza così giovane, entrata da poco nell’Ordine. Nei prossimi capitoli si farà riferimento al fatto che sia sotto una sorta di apprendistato con lo Zar, che finora rimane un fantasma, ma sono comunque molto combattuto circa l’idea che ho di lei. Da una parte, Nasheeta è una spia internazionale con straordinarie capacità magiche, creativa e piena di risorse in un campo lavorativo che ha bisogno di giovinezza; dall’altra è una ragazzina, con tanti principi morali e impulsi etici che cozzano con la sua professione. Di sicuro è un tesoro, ma mi domando fino a che punto andrà d’accordo con il carattere ruvido di Elijah e con l’apparente freddezza di Kasumi. Ancora una volta, tempo al tempo.
Tornando all’ultima scena del capitolo, la scena di chiusura, direi che qui la situazione è dolorosamente chiara. C’è un tale, evidente imbarazzo nelle interazioni dei Cleremont che io stesso mi sono sentito imbarazzato da parte loro: le domande direttissime e meccaniche di Artemis (che magari aveva il migliore degli intenti), l’aggiornamento un po’ forzato sulle loro attuali vite private e occupazioni, l’amarezza contagiosa di Ezra, per non parlare poi dell’appiccicoso invito a restare per Natale. Non mi sarei davvero voluto trovare al posto loro. D’altra parte, tu hai fatto un ottimo lavoro nel presentare una situazione realistica. Siamo seri. Le riunioni di famiglia, specialmente se tra persone che non si vedono da tanto e serbano rancori mal sopiti, vanno proprio così. Una scena più rosea e tranquilla dalla prima sera sarebbe stata di sicuro irrealistica. Chissà quanto avrebbero da dirsi i ragazzi dell’Umbrella Academy, se non si fossero riuniti per il testamento del loro defunto patrigno.
Questo, comunque, non è che il primo capitolo. Tante cose sono ancora un mistero, com’è giusto che sia. Ti darò il credito, come sempre, di sapere come immergere il lettore, ovvero me, nel clima della tua storia, che esso sia piacevole o meno. Come introduzione, “Il Vasto Mondo” l’ho trovato un capitolo accattivante e pieno di intrighi, una splendida promessa (e premessa) del continuo della vicenda.
All’analisi dei personaggi penseremo più avanti, per ora hai tutti i miei complimenti e, come sempre, il mio totale supporto.



ventoneicapelli

Recensore Master
26/08/20, ore 16:51

Ciao Smaug, bentrovato e scusa (come sempre, ormai, temo) il terribile ritardo. Purtroppo la connessione a mia disposizione era veramente poca e finora non ho potuto lasciare la recensione che speravo.
Passando al capitolo, ci tenevo davvero tanto a ringraziarti di cuore per lo spazio dedicato ad Ezra.
Il flashback a lui dedicato è stato davvero perfetto e mi ha emozionata molto, il modo ritroso di fare è assolutamente suo, così come la maniera di vedere la famiglia e il suo potere. Le descrizioni sono così vivide che per un attimo ho pensato davvero di essere lì con lui; mi ha inoltre sorpreso che sia così vicino ad Artemis, passepartout innegabile tra i personaggi. La cosa che mi ha fatta rabbrividire più di ogni altra è stato sapere che in caso di fallimento sarebbe andato incontro ad una tremenda punizione. Questo passaggio mi è stato particolarmente gradito, in quanto scritto davvero benissimo: è quasi come respirare la paura dei nostri ragazzi. Un’idea sul tipo di punizione ce l’ho ma non la scrivo qui per non fare spoiler…anche se sono molto molto curiosa!
Ho davvero adorato come hai mosso Ezra a questo giro, il sarcasmo pungente, le risposte rudi e piccate, al contempo il suo essere comunque implicitamente devoto alla famiglia, davvero bello. Mi ha presa contropiede leggere di lui disposto ad accettare di ordinare lo studio, ma se c’è Levi a spingerlo, ovviamente, il discorso cambia. Mi chiedo, conoscendo bene anche la scheda di Levi, come mai ha accettato un compito simile? Forse speravano di avere il famoso confronto?
Inoltre grazie per l’attenzione mostrata nell’approcciare Ezra a Octavius: il fatto che lo chiami sempre per nome e mai ‘papà’ è per me un indice di grande attenzione a come ho immaginato il loro rapporto e di questo (ancora una volta) ti ringrazio.
Poi poi poi…sai che mi erano mancati tantissimo Kasumi ed Elijah? Come sai, per motivi differenti, sono entrambi tra i cavalieri che amo di più. In questo capitolo si ritrovano ad un bivio e la cosa non promette bene: per Elijah sono quasi certa della strada che sceglierà di percorrere, soprattutto visto ciò che Rigel gli ha sottratto. Mi chiedo, inoltre, se Medusa sia effettivamente la madre della figlia dello Zar e questo credo getterebbe una certa ombra sull’imperscrutabile figura di Numero 1. Per la Kitsune non ne sono invece così sicura perché non mi sembra una figura mossa dallo stesso furore e di certo mi pare di capire che possa celare un’etica differente: questo mi si è palesato durante il confronto con Caesar durante il loro incontro, soprattutto leggendo dei suoi pensieri e quindi ecco, davvero non so come ne usciranno i Cavalieri (sì, ti prego, altro Joanna e Caesar per tutti! :D).
Ci tenevo a complimentarmi con te per la descrizione fatta del Generale: è un uomo anonimo, sprovvisto di qualsiasi appeal eppure così determinato e spietato da essere riuscito a incarnare in poco il perfetto esempio di dittatore. Davvero, sei stato bravissimo! Mi piace tanto anche il modo in cui parla ed espone i suoi voleri, ogni sillaba trasuda algida e micidiale altezzosità. Ho a questo punto una domanda, quando parla di cancellare i nostri ragazzi dalla storia…e se fosse infiltrato nel Ministero? Magari come Indicibile? E se si occupasse proprio del Tempo? Lo so, sto viaggiando troppo e ti sto bombardando di domande ma sono veramente taaaanto curiosa.
Il pezzo tra Rigel, Esmeralda e Caesar l’ho trovato molto interessante: di Esmeralda stai seminando vari indizi e se Caesar mi sembra un personaggio limpido e adorabile, per lei mi chiedo: perché se n’è andata? Il fatto che chiami Octavius papà e che lui la chiamasse per nome era un modo dell’uomo per compiacere la ragazza o c’era affetto? In generale io ormai non so più Rigel con chi abbia dei trascorsi! XD Punto su Alexis, così alla cieca. Però, ecco, il modo in cui Esmeralda poggia la guancia sul palmo di Rigel mi dà da pensare e non sto neanche a dirti i motivi per Artemis eheh. Diciamo che anche qui la curiosità abbonda e la tua grande capacità di seminare indizi nebulosi ma ghiotti non aiuta XD.
Il pezzo finale, lo devo ammettere, mi ha fatto accapponare la pelle: matrimoni tra fratelli e tra prima e seconda generazione per creare l’arma perfetta? Ho condiviso senz’altro il disappunto di Ezra, Tony e Alexis. In particolare adoro questi due e Oliver e ammetto di apprezzare tantissimo i loro scambi. In generale credo che non ci sia da stupirsi troppo, eppure! Non sono proprio riuscita a rimanere impassibile. In questo punto la reazione di Ezra nel modo di rapportarsi a Numero 1 e al padre è assolutamente perfetto, come detto, mi pare che quasi tutti siano concordi. Mi domando, a proposito di Artemis e Rigel, a questo punto se lui abbia dissimulato mancanza di interesse romantico o semplicemente non ha mai pensato alla cosa, dedicandosi senza sosta ai progetti di Octavius. Le dinamiche sono interessanti perché è chiaro come per Artemis il discorso sia chiaro, seppur anche lei a tratti mossa dal dovere, vediamo che comunque (anche nel flashback iniziale) ci tiene a dare un certo peso anche ai rapporti umani a differenza di Rigel che tende ad anteporre l’Academy a tutto. Hai chiuso il tutto col botto, quando torna Bizzie? Sai che l’adoro! Presto a quanto pare e con lei anche Caesar e Joanna e io sono in attesissima! :D
Sappi che a questo punto ci sono delle cose che mi piacerebbe sapere: non sai quanto vorrei saperne di più su Oliver, Tony e Alexis e pur conoscendo bene Levi, sono desiderosa di leggere un bel focus anche su di lei. Non ho ancora ben chiaro come le dinamiche tra lei ed Ezra stiano procedendo, visto il quasi confronto, dunque sono curiosa di sapere come lei si muoverà rispetto a lui perché credo che (giustamente) serva del tempo e ci sia della ritrosia. Inoltre, so che sono troppo rompiscatole, ma sappi che sono super super curiosa di sapere com’è il rapporto di Ezra con gli altri fratelli. In particolare, naturalmente, con quelli non menzionati nel flashback.
Per il test ho già provveduto, spero ti sia arrivato. A presto,
Anne
P.s. prima che me ne dimentichi, la citazione iniziale è una vera chicca e la trovo perfetta per questo passaggio della narrazione :D

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