Allora, ti prego, non uccidermi. Qui è Hel che ti parla e giuro che avrei voluto scrivere questa recensione molto prima, ma tra maturità, pigrizia estiva e inizio università... sono stati dei mesi un po’ assurdi. Ma ora sono qui e sono pronta a scrivere questa benedetta recensione. Sarà decisamente più corta delle altre volte, speriamo tu capisca, ma se avessimo provato a fare la solita analisi andando anche a vedere personaggio per personaggio, non avremmo mai finito di scriverla, speriamo vada meglio la prossima volta.
Iniziamo:
ALLORA. Un capitolo praticamente solo dal punto di Levi, oh boy. C’è veramente un sacco di roba da dire. Innanzitutto, partiamo dal flashback, direi. Il fatto che Levi ricordi il Natale del 2009 come l’ultimo periodo tranquillo per la sua famiglia è molto interessante (e penso sia anche uno dei tanti motivi per cui il Natale sembri essere un argomento così delicato a casa Cleremont), e qui dunque sorge un dubbio: che cos’è successo a seguito? Si tratta di qualcos’altro oltre a quello che già sappiamo (e che è accaduto durante il quinto anno, che sembra essere stato un periodo particolarmente complicato), oppure mancano ancora dei tasselli al nostro puzzle? Qual è stato di preciso il punto di rottura? Sta di fatto che più andiamo avanti e più sono convinta che a questi ragazzi serva uno psichiatra, e pure bravo. Complimenti Octavius, guarda che cos’hai combinato.
Poi ok, sia io che Zoey ci siamo sciolti quando abbiamo letto di loro da ragazzini tutti insieme nel salottino (il che mi ricorda il quartetto dei pettegoli incappato nella letale furia di Artemis): erano adorabili, e tutte le loro reazioni nel sapere che Levi era stata convocata da Octavius mi sono piaciute moltissime. E, a proposito della convocazione di Levi, onestamente ci siamo sorpresi perché andiamo, andare da Octavius in quella casa sembrava essere praticamente sempre una punizione, e, inoltre, è abbastanza chiaro che le ragazze della famiglia Cleremont erano sicuramente più “coccolate” (in senso estremamente lato, ovviamente) dei loro fratelli. Insomma, alcuni di loro preferirebbero morire piuttosto che ricevere una convocazione da parte del padre, mentre Levi sembrava essere relativamente tranquilla.
L’utilizzo del potere di Levi per alleviare le sofferenze dei fratelli ci ha lasciati sorpresi - ed anche un po’ perplessi - ma in senso assolutamente positivo: è qualcosa che, per quello che sappiamo di Levi, è perfettamente nel personaggio. Non solo perché è una Tassorosso, ma anche perché tra tutti è sicuramente una delle più affettuose e dedite ad aiutare i propri fratelli. Davvero una piacevole sorpresa scoprire questo lato del suo potere.
Chi invece continua a non sorprendermi è Octavius. Ho così TANTO da dire su quell’uomo che davvero, non basterebbe una recensione sola. Il fatto che non voglia che Levi aiuti i suoi fratelli non fa altro che rivelare quanto possa essere manipolatorio (e diciamocelo in faccia, abusivo) nei confronti dei suoi figli. Povera Levi, non se lo aspettava minimamente.
Il discorso sulle promesse e sul valore che hanno, soprattutto quando si è così giovane, è piaciuto moltissimo ad entrambi. Molto realistica la reazione trattenuta di Levi: spero davvero che un giorno questa ragazza esploda, se lo meriterebbe, è fin troppo paziente.
E niente, ci sono molte altre cose che vorrei dire su questo flashback, ma devo anche parlare di altro, quindi taglio corto. Ah, un’ultima cosa: questo flashback è stato meno peggio di quello precedente, quindi Zoey sta pregando che il flashback di Tony rimanga su questa linea... chi glielo dice che è un’illusa, tu o io?
E adesso ci si sposta al presente, nel fatidico (per noi, mannaggia a lui) 2020. Ed eccoci di nuovo con Levi. Devo dire che mi ha colpito moltissimo il fatto che Levi ricordi in maniera molto vaga gli avvenimenti della sua adolescenza all’interno della sua stessa casa: riporta alla mente il fatto che abbiano vissuto un’infanzia ed un’adolescenza piuttosto traumatiche, e non è sicuro una sorpresa che quel periodo della loro vita sia un puzzle pieno di pezzi mancanti, un quadro scolorito dal tempo. Inoltre, Zoey mi ha fatto notare l’espressione “Neanche questo pensiero attecchì”, ed effettivamente ha colpito moltissimo anche me: rende perfettamente quella sensazione - spesso scatenata come autodifesa - per cui tutti i pensieri paiono scollegati dalla realtà, e si inizia ad avere dei dubbi sul fatto che sia stato tu a dire una certa frase, che qualcuno te l’abbia detta, che tu l’abbia solo pensata... una specie di auto-gaslighting, perché i tuoi pensieri sembrano non riuscire a trovare un posto fisso e stabile nel tuo cervello. Forse siamo noi che ci abbiamo letto troppo, ma ci ha colpito davvero moltissimo.
E per tornare con i piedi per terra, la descrizione delle mattine di anni prima mi ha fatto impazzire. Io te lo dico, se tu volessi scrivere, in futuro, una raccolta di scenette quotidiane di questi ragazzi quando erano piccoli, io e Zoey saremmo sicuramente tra i tuoi lettori. Sono dei momenti così realistici, e boh, davvero, li adoro. Sono la mia terapia personale per tirarmi su di morale dopo aver letto tutto l’angst di questi capitoli.
Tornando a parlare di Levi, è stato molto interessante vedere un altro suo lato: fino ad ora avevamo visto una Levi premurosa, quasi materna, sempre pronta ad aiutare, e invece ora troviamo una Levi che vuole nascondersi, che non vuole avere a che fare con gli altri (avendo delle sorelle... posso capirla). Dopotutto è una famiglia grande la loro, e ritagliarsi il proprio spazio privato, senza la presenza di almeno un altro di loro deve essere stressante, soprattutto dopo anni passati separati gli uni dagli altri, e non mi sorprende che Levi abbia bisogno delle sue pause. Questo concetto si ripete più volte nel paragrafo, e mi è piaciuto moltissimo, perché ho idea sarà importante anche in futuro per lo sviluppo non solo di Levi, ma di tutti gli altri (non inoltriamoci neanche nel discorso della codipendenza e della dipendenza emotiva che sennò non ne usciamo più, davvero).
Ah, tra parentesi, ho apprezzato l’accenno al testamento, perché ha alimentato la mia ansia per quella scena, ma ci torneremo più tardi, altrimenti non finiamo più
Non mi ha sorpreso il fatto che dovessero indossare delle divise - come nella serie tv, dopotutto - ma mi ha fatto riflettere su quanto poco “umano” l’ambiente dovesse essere in quella casa. Cioè, sì, già lo sapevamo, però colpisce ancora di più. Voglio dire, si è già visto nei libri quanto l’apparire fosse importante per le famiglie Purosangue, quindi per Octavius deve essere stato un elemento ancora più indispensabile, quasi come se avesse amplificato tutto quanto. Le divise erano anche un modo per uniformarli, renderli tutti uguali, più vicini all’immagine di perfetti soldatini che Octavius aveva in mente. Il fatto che Rigel indossi quella divisa sin dalla mattina dice moltissimo sul personaggio, anche se è un discorso che potrebbe essere sviluppato in due modi differenti: si è vestito così perché doveva effettivamente allenarsi, o perché la divisa è l’indumento con cui si sente più a suo agio?
Mi piace come in una famiglia normale le lezioni di autodifesa di Levi sarebbero state viste in maniera positiva, uno strumento in più per una ragazza giovane per difendersi in situazioni di pericolo, ma nella realtà di casa Cleremont sono praticamente la conseguenza di un trauma. Voglio dire, questa ragazza doveva guardare i propri fratelli scannarsi a vicenda ogni giorno. Non esattamente una serata in famiglia piacevole.
Mi è piaciuto il fatto che Levi non riesca a focalizzare la morte del padre, che non riesca a realizzare appieno quanto sia successo, e che sarà la lettura del testamento a renderlo più reale. Voglio dire, è realistico, un testamento è una botta in testa quando subisci un lutto. Ed abbiamo notato, io e Zoey, che questa non realizzazione sia propria di molti a casa Cleremont, sembra quasi che si aspettino possa sbucare da una porta all’improvviso e dire loro di andare ad allenarsi. E apprezzo anche come siano, alla fine, tutti in lutto, anche se ognuno a modo suo: la morte di un genitore, soprattutto se abusivo, è un’esperienza che confonde chi rimane, non è facile da superare.
Il dialogo tra Rigel e Levi mi è piaciuto da morire, davvero. Penso sia proprio quello che si potrebbero dire due fratelli, cresciuti insieme per tutta la loro infanzia, e che vorrebbero tornare ad avere un rapporto piacevole, affettuoso, ma che si ritrovano invece ad affrontare un muro in mezzo a loro che li separa. Si vede che il loro rapporto non era burrascoso come quello che Rigel ha con Alexis, ma nemmeno di completa fiducia e lealtà come le loro rispettive relazioni con Caesar ed Ezra. Si volevano bene, tenevano l’uno all’altra, ma non hanno mai avuto modo di ritagliarsi abbastanza momenti di sincero affetto e complicità, ed ora sembra essere troppo tardi. O forse no, lo scopriremo in futuro.
Ed ecco Artemis, nei suoi migliori panni di matrona di casa. Fa riflettere come questa ragazza, che alla fine ha solo venticinque anni, si ritrovi ad assumere un ruolo del genere, come se fosse maturata maggiormente rispetto ai fratelli, che, automaticamente, sembrano quasi sottostare a questa “gerarchia” dei ruoli che vige nella casa. E mi piace quanto sia realistica la sua relazione con gli altri: abbiamo tutti quella persona a cui vogliamo un mondo di bene, che amiamo profondamente, e che alle volte vorremmo sparisse perché riesce - spesso e volentieri - a dire cose non propriamente opportune. Comunque direi di firmare una petizione contro il maltrattamento di Tony, che si è trovato a sorbirsi la maggior parte della sgridata, alla faccia dei suoi tre fratelli più scapestrati. Povero Tony, diciamo no alla violenza contro i Tony, che sono una specie rara. Ed è pure l’unico a non aver bevuto, ma pensa te.
E ora arriviamo al momento che tutti stavano aspettando (o forse solo io e Zoey, non lo so).
Mr. Novers è stato davvero una piacevole sorpresa, e ho adorato leggere di tutte le strampalate teorie che i ragazzi tiravano fuori quando per giustificare l’amicizia con il padre. Fa tirare un sospiro di sollievo sapere che ci fosse qualcun altro che tenesse a loro e che li volesse vedere un po’ più liberi, anche se è piuttosto evidente che l’influenza di Mr. Novers su Octavius fosse limitata, visto il carattere di quell’uomo. Chissà quale verità si cela dietro questo legame, ma probabilmente rimarrà un mistero.
Lo spaesamento che prova Levi nel rendersi conto che Mr. Novers, che prima doveva essere stato una presenza abituale a Rosewood, sia invecchiato è perfettamente comprensibile: è un altro sintomo del tempo che avanza, quel tempo che hanno passato separati e lontani. Non c’è sorpresa nel trovarsi davanti a degli adulti che prima erano adolescenti, tuoi coetanei, ma è facile dimenticarsi che genitori, amici di famiglia, non crescono, invecchiano.
Ed è comprensibile anche la tensione generale che tutti loro stanno provando in questo momento, così strano e surreale. Ciascuno di loro deve star provando una serie di emozioni che non sono probabilmente in grado di gestire come vorrebbero. Levi sembra cercare il sostegno di Ezra, ma, allo stesso tempo, è chiaro che non sia pronta. E va bene così.
Ma direi di passare al fatidico testamento.
Allora. Se qualcuno mi dicesse di mostrargli un esempio di gaslighting, io gli mostrerei quanto scritto in quel testamento. Cioè, mi aspettavo qualsiasi cosa, davvero, anche che li avesse diseredati tutti e avesse lasciato ogni cosa a Rigel (cosa che penso sarebbe stata più corretta, a questo punto). E invece no. Complimenti Octavius, bel colpo basso. L’unica cosa positiva è stata per Bizzie, che onestamente si merita tutto il mondo, quindi vai Bizzie, sei stupenda.
Ora. Una seconda possibilità per Artemis? Una seconda possibilità di cosa, che cosa può aver fatto di così male questa ragazza? Ci ha fatto stare male a entrambi vedere Artemis così, così convinta di dover essere perfetta al punto tale da non potersi nemmeno abbandonare al pianto. Immagina avere un padre che ti fa pesare le tue scelte anche da morto… vero, forse non sono state scelte che hanno avuto il migliore degli epiloghi, ma Artemis si meritava di avere un genitore che la sostenesse e la consolasse nei momenti più bui.
Con Caesar è stato particolarmente pesante, se devo dirla tutta. Certo, non fa leva su nessun senso di colpa, non gli lascia nessuna eredità particolare, ma gli affida una responsabilità dalla gravità non indifferente: dedicare tutto sé stesso a Rigel, ad essere il suo braccio destro. Ora, nessuno nega il fatto che non ci fosse bisogno di Octavius perché Caesar lo facesse, vista la sua indubbia lealtà nei confronti del fratello, ma sentirselo dire dal padre, dal suo “superiore”, non fa altro che trasformarlo sempre di più in un soldato, privandolo completamente della possibilità di farsi una vita indipendente.
E infine, Rigel, il caro Numero Uno (che qualcuno deve assolutamente abbracciare, vi prego, ha una carenza d’affetto enorme questo ragazzo). Tanti segreti e troppe responsabilità gettate sulle sue spalle, che non fanno altro che avvilupparlo ancora di più in questo meccanismo, impedendogli di scappare. Ha incuriosito sia me che Zoey quel “stai in guardia dal tempo fuggevole”, che potrebbe essere - e qui cito Zoey parola per parola - “un semplice aforisma che ha trovato nei Baci Perugina” oppure un un misterioso indizio per qualcosa che probabilmente solo Octavius conosceva.
E infine ci sono gli “altri”: Esmeralda, Ezra, Tony, Oliver, Alexis, Levi. E dico “altri” perché è così che Octavius li ha implicitamente trattati. Voglio dire, non mi aspettavo il nome, ma per lo meno il numero, e invece niente, nemmeno quello. Loro sono i soldati disertori, non c’è spazio per qualche parola rivolta a loro singolarmente, come ci si aspetterebbe dal testamento di un padre. Forse se fosse stato nominato solo Rigel, l’impatto emotivo sarebbe stato diverso, ma qui è stata fatta una specifica selezione tra chi fosse “meritevole” e chi no. Wow, uno psicologo farebbe i milioni se si mettesse a studiare i traumi di sti ragazzi. E vederli così distrutti subito dopo spezza il cuore, davvero.
Il fatto che ognuno di loro sia andato poi ad isolarsi è perfettamente realistico: ciascuno di loro ha il suo modo di gestire le proprie emozioni (anche se non è detto sia un metodo sano); gli serve del tempo per riflettere, per metabolizzare quanto successo, e non sarebbero in grado di farlo tutti insieme, non in questo momento così delicato.
Mi soffermo un attimo su Artemis, che, per quanto possa essere estenuante e piena di ombre quando è in gruppo, è stata molto interessante nella sua interazione con Levi: una conversazione a due, senza nessun altro. E mi piace come abbia lasciato cadere, almeno un minimo, la sua maschera di perfezione, mostrando quello che è veramente: una ragazza che cerca di agire come l’adulta matura che ancora non è, che cerca di addossarsi i problemi di tutti e di renderli suoi. E queste sono quelle caratteristiche che secondo noi l’hanno portata a sviluppare una “positività tossica”, nel tentativo disperato di cancellare i problemi, far finta che non esistano, per dare un’apparenza di perfetta normalità. Un personaggio estremamente complesso ed interessante.
In ogni caso, è piacevole vederla preoccuparsi per Levi, anche se, forse, una parte del motivo potrebbe essere che lei stessa non aveva voglia di rimanere sola per tutto quel tempo. Per legarci a prima, deve fingere di essere lei la prima a sorreggere la sorella, piuttosto che dimostrare di essere a pezzi anche lei. Molto bello il fatto che Levi abbia scelto di essere onesta con Artemis, senza nascondersi dietro a un dito, spiegando la sensazione di estraneità dalla villa in cui è cresciuta. Credo che entrambe abbiano avuto dannatamente bisogno di portare avanti questo discorso, Artemis di esternare le sue paure, Levi di prendere pienamente coscienza di tutti i suoi traguardi e di esserseli meritata.
È tenero e allo stesso tempo triste il desiderio così intenso di Artemis di ritornare a quando erano tutti insieme, a quando tutto sembrava più semplice. Dimostra quanto non fosse conscia della sofferenza che ciò che accadeva portava ad alcuni dei suoi fratelli, quanto stessero male nell’ambiente dell’Umbrella Academy, ma allo stesso tempo quanto il mondo reale l’abbia ferita, portandola a voler tornare a qualcosa che conosce e che, per questo, considera stabile e sicuro. Ed è bello vedere Levi prendere in mano tutti i suoi successi, tutto quello che è riuscita ad ottenere al di fuori dall’Accademia, da sola. Prova a farla ragionare, da valore ai suoi sentimenti (“ci abbiamo pensato tutti, a un certo punto”), ma allo stesso tempo vuole che sua sorella apra gli occhi, che capisca che il modo in cui sono cresciuti non era giusto, che forse è vero, avevano tutto, ma la parte più essenziale mancava.
Zoey ha deciso di buttare un riferimento letterario in questa recensione, ma credo che a te farà piacere. Anche qui, te la cito testualmente che facciamo prima: “La situazione dietro ad Artemis e la sua “fuga” mi ricorda tanto Leopardi. Insomma, io ho già rimosso tutto quello che ho studiato l’anno scorso, ma ricordo chiaramente quanto Leopardi volesse un assaggio di libertà, volesse viaggiare, ma una volta aver finalmente raggiunto Roma sia rimasto deluso, abbia trovato un mondo che non rispecchiava le sue aspettative e quindi lo abbia ferito. Artemis, esattamente come Leopardi, ha avuto un sacco di tempo per sognare ad occhi aperti e questo ha causato la sua caduta, perché le aspettative erano così alte che non poteva far altro che scottarsi. Probabilmente, molti dei suoi fratelli avevano standard decisamente più bassi, e per loro bastava un po’ di affetto e un minimo di libertà decisionale.”
Molto probabilmente, l’impeto con cui Levi difende la vita nel mondo esterno non è solo per sua sorella, ma anche perché, dopo gli ultimi giorni, ha disperatamente bisogno di qualcosa che le ricordi che le cose vanno meglio rispetto a prima. Artemis ha fatto delle scelte che non le hanno permesso di crescere nel modo giusto, come se avessero chiuso una piantina in una scatola con dei buchi. Aveva abbastanza luce per crescere, ma non abbastanza spazio per farlo verso l’alto. Apprezzatissimo il fatto che Levi abbia precisato che “nostro padre sbagliava”, va a sottolineare quanto Octavius abbia avuto, precedentemente, potere anche su quelli che gli erano più distanti (viva i daddy issues). La maggior parte dei limiti che si sono imposti nascono proprio dal rapporto con Octavius e ancora devono realizzare che, alla fine, anche il loro temuto padre era umano.
Bellissimo sentir dire da Levi che lei sta lavorando alla sua felicità: è in un momento della sua vita in cui è conscia che, nonostante abbia sofferto e che non sempre la vita le abbia arriso, può ancora rialzarsi, e che dovrà lavorare per ottenere la sua felicità, la sua pace, che nemmeno in un mondo magico è possibile ottenere con uno schiocco di dita.
E per finire questa parte della recensione, questo paragrafo, mi voglio soffermare un altro po’ su Artemis: probabilmente, il motivo per cui Artemis sta lavorando così disperatamente per tenere vicini i suoi fratelli è perché è convinta che non ci siano alternative, che non ci sia altro modo per salvare il loro rapporto. Ha il terrore che sia troppo tardi, che non sia sufficiente tutto ciò che hanno vissuto insieme, ed è dunque più facile comportarsi come se tutto andasse bene, piuttosto che affrontare i problemi insieme. Ma in questo caso è Levi ad avere ragione: non torneranno mai gli stessi di prima, e non tutte le ferite guariscono in fretta. Ci vuole del tempo.
Ed ora arriviamo a quello che probabilmente è il mio paragrafo preferito di questo capitolo. Davvero, la dinamica che c’è tra Caesar e Oliver è meravigliosa, e funziona davvero splendidamente, dialoghi compresi, che sono estremamente naturali. Fa strano vedere Caesar così a terra, come se avesse esaurito tutte le energie che lo tengono funzionante e reattivo normalmente, che lo fanno sembrare costantemente spensierato e vivace. Ringraziamo il cielo per Oliver, che sa benissimo con chi ha a che fare, che sembra sapere fin troppo bene la persona che si cela dietro la sceneggiata del fratello. Oliver è una benedizione, davvero. Cioè, non so dove sarebbe questa famiglia senza di lui.
Mi piace come stia cercando di instaurare un dialogo onesto su qualcosa che non ha effetti su di lui personalmente, bensì sul fratello, che sembra aver sofferto moltissimo per questo. Vuole provare a farlo stare bene. Oliver sembra essere quasi - involontariamente - parallelo ed opposto ad Artemis: entrambi provano a far stare meglio i propri fratelli, ma Oliver lo fa attraverso il dialogo, affrontando i problemi, mentre Artemis fa tutto il contrario. Essere onesti può risultare irritante, per alcune persone, perché si vuole fare qualsiasi altra cosa piuttosto che ammettere le proprie debolezze, ma Oliver ha fatto la scelta giusta, chiarendo cosa pensasse. Non è andato diretto a parlare del problema, ma è stato delicato, ha fatto passi lenti, lasciando a Caesar i suoi tempi e i suoi spazi. Si vede che Oliver è uno di quelli più sensibili tra i nove, e, sicuramente, anche uno di quelli che sa gestire e riconoscere meglio le sue emozioni e quelle degli altri.
Vedere Caesar faticare nel tentativo di mostrarsi forte ha fatto male. Sembra a un passo dal punto di rottura, ma è aggrappato con così tanta forza a quella parvenza di speranza, quel desiderio che le cose inizino ad andare bene da sole, solo perché adesso c’è qualcuno con lui, che fa proprio male. Non lo biasimo per essere convinto che le cose andranno bene ora che è a casa con i fratelli. Come Artemis, anche lui sembra essere fortemente legato all’idea di una famiglia unita, anche se in modo diverso dalla sorella, perché a lui non interessa una famiglia perfetta, a lui basta una famiglia.
Tornando ad Oliver, credo che l’idea che suo fratello sia stato spedito lontano, nonostante i problemi vissuti, non deve essere stato piacevole. È stato tra i primi ad abbandonare la casa paterna, ma le emozioni sembrano molto diverse rispetto a quelle provate da altri tra i suoi fratelli, perché, probabilmente, Oliver viveva la situazione familiare in modo molto diverso da loro. Forse si è sentito anche in colpa, e lo capisco. Essersene andato, pensando di star lasciando suo fratello al sicuro, con Rigel e gli altri, per poi scoprire che no, le cose non erano andate come previsto e che gli altri Cleremont lo avevano permesso. Le cose sarebbero andate così anche se fosse rimasto, o avrebbe potuto lottare per Caesar? Probabilmente non lo scoprirà mai.
Dovrebbe far piacere vedere come Caesar abbia ammesso di aver avuto difficoltà in quegli anni, ma sta cercando con così tanta forza di convincere sé stesso e Oliver che tutto andrà bene, che risulta difficile anche essere felici per questo. Ti cito di nuovo Zoey: “questi qui non stanno bene, manco per sbaglio, e non è giusto. Se fossi stata in quella stanza con loro probabilmente mi sarei messa a piangere nel tentativo di ficcare in testa che non basta tornare a casa per risolvere tutto”. Mi ha dato l’autorizzazione scritta per poter inserire questa parte, non può scappare.
La cosa qui è che Caesar e Artemis sembrano provare emozioni molto simili, ma scatenano due reazioni completamente diverse. Artemis cerca di superare i suoi problemi illudendosi di esserne al di sopra, facendo, probabilmente involontariamente, pesare agli altri quegli stessi problemi che lei vorrebbe aiutarli a risolvere. Allo stesso tempo, Caesar finge semplicemente che non esistano e cerca di donarsi completamente agli altri, ma in modo nettamente meno invadente, più discreto. Può sembrare un nonnulla, ma fa molta differenza.
Quello che ha turbato sia me che Zoey è stata una specifica frase di Oliver: “Ciò che ho visto è che ora ti è molto più semplice usare il tuo potere senza ripercussioni personali. Non credi che questo complichi le cose?”. Bene, direi che dobbiamo iniziare a preoccuparci. Potrebbe essere che, non essendo ostacolato dal proprio dolore, rischi di non rendersi conto di star superando i suoi limiti? Ci sono ripercussioni sulla sua umanità quando infligge il suo potere ad altri? Sono solo teorie, chissà.
Sarà un dettaglio insignificante, ma ho notato con interesse il modo in cui Oliver abbia specificato più volte l’assenza del padre, l’uomo che gli aveva tolto dalle spalle molte responsabilità e che, allo stesso tempo, gliene aveva addossate altre. Un tentativo per far notare quanto male abbiano vissuto, tutti loro, ed è triste il fatto che debbano costantemente ricordarselo a vicenda, a sottolineare quanto certi concetti siano radicati nelle loro teste.
“Guarda come ci hanno ridotto, le sue soluzioni! Guarda come hanno ridotto te e Rigel e Artemis e Tony!”. Adoro come Oliver sia conscio delle condizioni di almeno qualcuno dei suoi fratelli, dimostra quanto riesca ad essere intuitivo ed empatico, ed è sicuramente l’unico che ci stia capendo qualcosa. Ha ragione, Rigel non basta e Caesar non è ancora pronto ad affrontare la realtà. Sarà un lavoro lungo, un percorso difficile per poter arrivare a sbloccarlo. Oliver, cambia carriera e datti alla psicoterapia, sei sprecato in quel cinema.
Non c’è molto da dire sull’ultimo paragrafo, ma ho adorato il fatto che siano stati mostrati dei dettagli delle personalità e della vita di alcuni dei Cleremont, tramite le loro attività notturne. E, ancora una volta, adoro il concetto di Levi come territorio neutro, come custode dei segreti e dei pensieri dei suoi fratelli. Bellissimo.
Infine, come ti avevano preannunciato, l’unica “critica” reale (da non intendersi in maniera negativa, assolutamente) che possiamo farti su questo capitolo è stato l’avere quattro paragrafi su cinque, ergo tutti quelli in cui era presente, dal punti di vista di Levi. Ci è sembrato un po’ sbilanciato, non so se capisci quello che intendo, negli altri capitoli era presente un fantastico equilibrio tra il protagonista del flashback e gli altri personaggi, spesso permettendoci di esplorarlo proprio tramite lo sguardo degli altri, mentre in questo caso non è accaduto e si è notata tanto la differenza. Mi sarebbe piaciuto percepire il punto di vista di qualcuno come Oliver o Ezra durante, per esempio, la scena del testamento.
Ma a parte questo null’altro da dire, davvero. Ci scusiamo ancora per il ritardo e non ci resta altro da dirti se non augurarti buone feste e un felice anno nuovo!
A presto,
Hel (e Zoey) (Recensione modificata il 18/12/2021 - 11:34 pm) |