Mamma mia! Un testo epistolare da... tagliarsi le vene. Uno di quei racconti più tristi e angosciosi letti in quest'ultimo periodo. Una storia abbastanza macabra ma...in fondo tratta un argomento che oltre a richiedere una riflessione ed una recensione, pone l'accento sul disagio esistenziale che più che vedere tutto nero, vede tutto rosso, rosso come il sangue.
Il fallimento e i fallimenti di un suicida. Un intimo, sincero quasi monologo che si rivolge a un lettore-spettatore che senz'altro lo lascia di sasso, righe difficili da digerire. Certo che il bulimico protagonista ce le aveva proprio tutte. Ormai che c'era al migliore amico lo poteva sistemare per le feste, tanto ormai... E scusa per il cinismo, non di rado c'è sempre quello che si porta i nemici all'inferno. Sopratutto gli amici traditori.
Il testo se vogliamo oltre ad assumere quel monologo, direi che ha un non so che di testamento, un avviso, una giustificazione, e per di più una disperata riflessione sulla vita di chi non trova più ragioni per onorarla.
Promuovo il racconto seppur mi ha lasciato dell'amarissimo in bocca, quindi sei riuscita quanto basta nel tuo intento ovvero di rappresentare il contesto/tema. In queste righe c'è qualche voluta ingenuità direi di tipo voluta. Oh, stiamo pur sempre parlando di un suicida che ha scritto di getto e senza prestare attenzione sulla composizione quindi ci sta.
Alla prox!!! |