Recensioni per
Staring at the Sun
di Wolstenholme

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/02/20, ore 00:10
Cap. 1:

Allora.
Avevo l'imbarazzo della scelta: ho tante cose da recensire, nonostante le abbia lette tutte, ma il tempo a disposizione è davvero - davvero - limitato. E alcune volte la forza mentale e fisica non c'è.
Questa è la tua storia più recente, dunque ho deciso di ripartire da qui.

Protagonista un Mello di sei anni.
Ti dirò, per tutta le lettura, quasi mi sono dimenticata del soggetto in questione: ero talmente immersa in questo nuovo universo da dimenticarmi di Death Note. No, non è una critica.

Questa minilong è certamente improntata sulla tristezza, sulla "cruda realtà", sulla cattiveria e sulle ingiustizie della vita di Mello.

E ci introduci nella storia senza parlarci di lui. Non descrivi Mello, in primis, bensì l'ambiente e una coperta. Una coperta offerta da una persona buona, ma troppo sgualcita e bucata.
ADESSO.
Faccio un attimino la pazza visionaria. So che molto probabilmente sto toppando alla grandissima, ma io ci ho visto questo tipo di simbolismo: la coperta rappresenta il cuore di Mello. O un cuore, in generale.
Lo tiene stretto, ma non è caldo; è malandato, sgualcito, usato.
Eppure lui ci si aggrappa con tutto se stesso. Perché sì, quando si è piccoli - ma anche quando si è grandi, in realtà -, una coperta diventa quasi uno scudo. Qualcosa che ci protegge, che ci nasconde. Il "posto" in cui soffocare i singhiozzi, trattenere le lacrime, reprimere il dolore che si concentra nella gola e sembra insopportabile.

Io lo immagino, piccolo e sfinito, che tenta di arrestare le lacrime per non svegliare sua zia e rivivere le pene di un Inferno senza fine.

Elda. Già il nome non mi piace xD
Credo sia un personaggio creato di santa pianta, o sbaglio?
Nonostante sembra quasi impossibile credere all'esistenza di persone come lei... Elda è un personaggio credibile. Lei stessa non crede nella vita, nella giustizia, nella realtà. Va alla deriva, continua a sopravvivere solo perché DEVE farlo... e purtroppo Mihael è toccato a lei.
Non lo vuole, è l'ennesimo sbaglio della sua vita. L'ennesimo tassello errato. L'ennesima "mai una gioia".
Dunque lo usa come valvola di sfogo.

La droga, quei discorsi su Dio... sono tutti appigli. Sono scuse per non cedere alla totale mancanza di fiducia nella vita.
E mentre Elda si consola in quel modo, Mihael ha una coperta... e il sogno di una vita normale. Lontana. Un sogno in cui nemmeno crede.

Sa che mangerà per sempre marmellata di fragole (eheheheheheheheh) con contorno di muffa, sa che gli altri continueranno a giudicarlo senza conoscerlo, sa che non cambierà mai niente. Perché non crede nella vita. Perché sua madre l'ha abbandonato, perché a nessuno frega niente di lui.

E io spero vivamente che saprà ricredersi. Non parlo di lieto fine, perché non esiste - non sul serio -, ma di una piccola ventata di gioia. Di un cambiamento. Di un'evoluzione.

... Forse non è stata una scelta saggia quella di rileggere tutto questo a quest'ora. Ma vabbé, angst is the way. Abbiamo tutti la nostra copertina magica.

Dunque: c'è tanta tristezza, in ogni riga. In ogni aggettivo utilizzato, in ogni pensiero, in ogni oggetto. In tutto. Tutto.
E sì, vorrei tanto abbracciare Mello, in questo momento. Offrirgli un caff- ah, no, è un bambino xD - offrirgli un panino, abbracciarlo e accarezzargli i capelli. Perché è tutto così possibile, tutto così vero... Sentirsi soli è bruttissimo, sentirsi inutili e senza speranza è devastante.
E nessuno lo merita.
E mo basta, altrimenti finisce male.


Passando al lato tecnico.

Sei migliorata tantissimo. Più scrivi, più migliori. Le storie hanno un gusto più deciso, uno stile più marcato. Impossibile leggere e non capire che l'abbia scritto tu.
Hai dato un ritmo ben preciso, quasi stessi raccontando. Quasi stessi parlando a qualcuno. Le frasi sono lunghe, le virgole sono tante. Sembra davvero un lungo monologo con il lettore.
Una tecnica narrativa particolare. Non una delle mie preferite, ma questi sono gusti prettamente personali.

Quanto alla grammatica:
Non ho riscontrato errori, se non delle sbavature o delle piccolezze a livello di punteggiatura.


- "Era disgustosa, ma decide" --> semplice refuso, decise.

- "Giunto lì e colto sul fatto, però, fu costretto ad ascoltare chiaramente la ramanzina della sua mamma, che invitava - e, soprattutto, obbligava [qui credo tu debba aggiungere il trattino ] il figlio, [qui non ci vuole la virgola] a non frequentare i bambini disagiati del posto, aggiungendo Mihael alla lista senza giri di parole."

- "La sua rigidità, era palpabile." --> una scelta di ritmo, ma credo che la virgola possa essere omessa.

- "Perfino sua madre, lo aveva abbandonato." --> no virgola.

- "Il martedì successivo, Mihael l'avrebbe ricordato molto bene per tutti gli anni a seguire;[inserirei il punto fermo, in modo da dare una maggiore pausa. Ma, in questo caso, puro gusto personale] sua zia rientrò a tarda ora [...]"

- ed in disordine --> la d eufonica non ci vuole, in questo caso.


Detto questo, mi ripeto: è stata una lettura piacevole - anche se triste, anche se adesso ho bisogno di una coperta. Anche se è già passata mezzanotte.
Sono davvero curiosa - e anche un po' impaurita. Esperimento che procede bene, devo dire. Scrivi, scrivi, scrivi.
Scrivi tanto e revisiona di meno!
E se sei riuscita a farmi leggere qualcosa su Mello, facendomi desiderare di abbracciarlo, direi che sei sulla strada giusta xD

Recensore Junior
04/02/20, ore 18:11
Cap. 1:

Appena hai pubblicato, mi sono fiondata a leggere, un po' di crisi d'astinenza dalle tue storie. Io amo come scrivi, la tua capacità innata e senza sforzo di descrivere le situazioni, gli ambienti, gli stati d'animo. Sono sempre bellissime, tremendamente verosimili, e hanno quel retrogusto amaro che mette tanta tristezza, come se la stessi vivendo io quella situazione.
Mi piace questa nuova storia, con questo prologo crudo e senza sogni. La vita di Mihael è descritta in pochi passaggi, ma già da questi capiamo tutto. La madre gli ha mentito, è sparita, lasciandolo con sua sorella, che sfortunatamente si rivela una donna egoista, frustrata e violenta fino all'inverosimile. Picchiare un bambino innocente è un gesto ingiustificabile e deprorevole, in qualunque caso, a prescindere da tutto. Inoltre vive in condizioni igieniche spaventose e muore di fame. Mi ha fatto tanta pena leggere che cerca di mangiare la marmellata piena di muffa, altamente tossica. Apprezzo molto quando nei racconti viene portata alla luce la realtà atroce che sono costrette e vivere milioni di persone nel nostro mondo insensato e crudele, e tu sei molto brava in questo.
La descrizione di Elda ci fa capire che tipo di esistenza conduca questa donna, che razza di persona sia. Come sempre ti citerò le frasi che mi hanno più colpita: "le narici dilatate dalla mancanza di tolleranza nei confronti dell'esistenza stessa". Mio commento personale: ok, mi dispiace per te ma giù le mani dal bambino; mio commento alla frase: l'ho amata, è perfetta.
La zia è una figura assolutamente odiosa, vorrei che schiattasse presto, di cuore.
La tragicità della vita del piccolo Mihael però non è ovviamente circoscritta solo alla follia della zia, ma come sempre l'umanità dà il peggio di sè in ogni occasione. Viene anche allontanato, anzi, emarginato dalla mamma di un coetaneo, mentre lui, innocentemente, era solo alla ricerca di un qualcosa di bello, di puro e importante come può essere l'amicizia con un altro bambino. Mihael non ne ha l'opportunità, viene stroncato perchè è "diverso", e il diverso è pericoloso, va allontanato, porta guai. Ma anche senza il confronto col coetaneo, Mihael sa che ciò che vive non è affatto normale.
"Ognuno di loro conduceva una vita sorda, cieca e muta.
Nemmeno le grida di un bambino riuscivano a scuotere le loro anime aride". Hai descritto una situazione brutalmente e tristemente reale: per non avere grane, ognuno si fa gli affari propri, e questo va contro la natura stessa dell'uomo: in teaoria siamo tutti nati per vivere in piccoli gruppi e cooperare per la sopravvivenza, ma quando di mezzo ci si mette l'indifferenza, anche se in questo caso dettata dalla paura, è la fine. Personalmente non credo che la codardia sia da giustificare, quindi se volevi far provare rabbia, ci sei riuscita.
Mihael, poi, prende coscienza di una verità dolorosa, lui non conta nulla per nessuno. "Come poteva pretendere qualcosa di diverso da dei perfetti sconosciuti?" Quando vieni tradito da chi ti ha messo al mondo, perchè agli dovrebbe fregare qualcosa di te? ragionamento errato, ma inevitabile, e anche questo assolutamente realistico.
La simpatica zia, quindi, continua a fare schifo, aiutata (perchè è così) dall'omertà dei vicini. "Quella sera lo picchiò senza alcun motivo, così forte da fargli spuntare un livido rosso sul braccio l'ora successiva. Nonostante ciò, ebbe la seconda dose nel pieno della notte, quando aveva osato girarsi dall'altro lato del suo giaciglio, svegliando Elda che, purtroppo per lui, aveva un sonno eccessivamente leggero; captava ogni rumore, in ogni istante."
E' una situazione di continuo terrore quella che vive Mihael, di punizioni senza colpe, in cui nulla gli p concesso, di miseria, di malnutrizione, è un incubo. Non avresti potuto descrivere qualcosa di peggiore. Però lo hai fatto bene. E Mihael, sembra quasi aver perso la speranza. Ma lui non è una persona comune, quindi non vedo l'ora di scoprire cosa succederà nei prossimi capitoli. Molto interessante davvero, se questa è la premessa, direi che promette bene, sono molto incuriosita.

Tu sei bravissima e non devi MAI smettere di scrivere, capito? Un abbraccio.

P.s.: modifico la recensione per dirti che il titolo è favoloso. Di un'intensità pazzesca a contrasto con questo prologo terribile. Mi fa conferma che Mihael la speranza non l'ha persa e che continuerà a guardare il sole, fuggendo e riappropriandosi della sua vita... vivendola a modo suo ;) ottima scelta davvero.
(Recensione modificata il 04/02/2020 - 06:14 pm)