Ciao!
Vorrei avere qualche motivo serio per aver fatto passare tanto tempo dall’ultima recensione a questa storia, la verità è che tra i miei tanti difetti spiccano la lentezza e il ritardo- ma quello vero – patologico con cui affronto la vita e leggere più di quanto io possa mai sperare di recensire (e il dover studiare, pare). Quindi niente, mi cospargo il capo di cenere, e nonostante io la storia l’abbia finita di leggere chissà quanti mesi fa, arrivo solo ora. Non credo nemmeno avrò la testa per farlo come meriterebbe – ché sarebbe carino rimediare in qualche modo –, ma spero mi perdonerai due volte.
Poco male, comunque, perché qualche sera fa ho potuto rileggere con cognizione di causa prima di crollare a letto e ora di nuovo che ho tempo per recensire, e insomma, direi che mi sono presa il mio premio della settimana, ha stare un pochino nella testa e nelle emozioni di questi due signorini.
Ma veniamo a noi e partiamo dalla Eloise. Che, insomma, ho debitamente maltrattato nell’ultima recensione per quel bacio di troppo, figurati se non ho rincarato la dose qui mentre si apprestava a fare la scenata del secolo. Ora, devo anche essere sincera: un pochino mi è dispiaciuto per lei (prima che perdesse le staffe e dicesse quelle cose su Ole, che posso capire bene come si sentisse e cosa l’abbia spinta a dire quelle cose, ma ha comunque offeso una persona, e quella persona era Ole, e niente, i dispiaceri sono volati via e sono entrata anche io in modalità Homer Protettivo). Dicevo, mi è dispiaciuto, perché tutto sommato Eloise è una ragazzina di sedici anni che si è presa una grandissima cotta per quel raggio di sole che è Homer e a cui è difficile resistere, e ha preso pure il coraggio a quattro mani per fare le sue mosse, e si è trovata a baciare e pure uscire insieme al ragazzo dei suoi sogni, senza che questi mettesse mai davvero le cose in chiaro per bene (con tutto l’amore che posso volere a Homer, però davvero il suo atteggiamento e non voler mai affrontare bene la Questione Eloise è stato un filo deleterio per la fanciulla. Il fatto che manco se ne sia avveduto e non l’abbia minimamente fatto apposta mi fanno solo venir voglia di scuotere la testa con un sorriso bonario, però bisogna dire che un minimo di empatia e compassione, per Eloise, si provano). E insomma, tutto questo papiro di parentesi per dire che alla fine anche Eloise è umana, e un pochino ci si affeziona a lei e ai suoi artigli Tassorosso, e lo è anche Homer che commette errori in questa prima specie di relazione a metà (e insomma, ho voluto ancora più bene anche a lui, perché vederlo alla luce di quelle che sono “le ombre” – perdona il pessimo gioco di parole – del suo carattere lo rende ancora più caro, ed empatizzare con lui ancora più facile). E, insomma, io ricordo nelle varie risposte/note ai capitoli precedenti qualche incertezza sulla sua caratterizzazione, sul riuscire a renderlo tridimensionale e con pregi e difetti, e sì, tranquilla, davvero, ci sei riuscita più che bene. Homer è vivo, sulla pagina, co il suo non stare mai fermo, e non sapere i conti per pagare, e portare Ole in una spiaggia che ricorda Brighton, nello spezzare il cuore a Eloisesenza accorgersene, nello sbottare contro Eloise per difendere Ole, nel suo aver bisogno, in realtà, di un punto che sia davvero fermo e che sia, soprattutto, Ole. E niente, lo si ama e basta, è bellissimo così, nella sua perfezione piena di difetti (il che sa molto frase da bacio perugina, ma spero si sia capito quello che volevo dire).
Vedendo di andare un filo oltre, che siamo nemmeno a metà, il parallelismo tra queste due sere sulla spiaggia, entrambe prima di una partenza, entrambe prima di un chissà quando ci rivedremo. Posso lanciare uno squittio poco composto di felicità per come fanno finire ben diversamente la seconda serata? Posso? (che poi, a ben vedere, potrebbe esserci qualcosa che non hai detto anche nella prima? posso sperarci? Eh? Lascia a una fanciulla la possibilità di illudersi su certe cose, su). Quanto ho amato i dialoghi in questi due momenti, a partire dal cenno al maglione. È quel piccolo ma immenso dettaglio che rende il legame tra i due personaggi ancora più forte: c’è quell’oggetto comune per tutti, ma che all’interno della coppia ha un significato tutto suo, speciale, importantissimo ed enorme: non è già nemmeno il semplice regalare qualcosa di proprio all’altro (o rubare il maglione del partner – *fa oocchiolino ammicante a Ole* – nel miglior cliché che è tanto vero), ma cela tutto un significato ancora più profondo e unico, l’essere il riferimento umano dell’altro ovunque si sia, anche a centinaia di chilometri di distanza, perché è un essere l’uno nel cuore dell’altro. E niente, mi ha emozionata come poche altre cose quel pezzo.
Poche altre cose come, per dirne giusto alcune, Homer che mette bene in chiaro di non essere venuto in America per ballare il valzer con Aline, e nemmeno del tutto per sua madre, e abbraccia Ole, e trova sul fondo della bottiglia di vino il coraggio di ammettere che hanno sbagliato a starsi tanto lontani. E poi, poi, quell’ammissione sull’essere stanco di temere che non si vedranno più, che tutta quella lontananza romperà il precario equilibrio tra le loro lettere e il non vedersi. E niente, io qui ero un brodino di giuggiole, e nel mentre cercavo di dare colpettini delicati sulla spalla di Ole per fargli capire di lasciarsi andare, ti prego ti prego ti prego. E poi niente, Homer ha ammesso di voler ballare il valzer con Ole e io sono esplosa di gioia. Una gioia un pochino dolce amara, perché domani Homer partirà, e chissà tra quanto si rivedranno, e se affronteranno la questione tra di loro per bene… insomma, leggerlo la prima volta ti lascia questo retrogusto in gola, e rileggere ancora non te lo cancella. Però il bacio c’è stato, e per il tempo tra un capitolo e l’altro va bene così e si guardano i propri beniamini con gli occhi a cuoricino.
Arrivata fin quaggiù mi rendo conto che, in un capitolo raccontato dal punto di vista di Ole, filtrato tramite le sue impressioni, emozioni e pensieri, io ho parlato praticamente solo di Homer. E insomma, da un lato mi consolo pensando di non aver imbarazzato allora troppo Ole, dall’altro credo che, almeno per il mio approccio al personaggio e alla storia, questo sia stato un capitolo chiave per entrare in Homer ancora più a fondo, e trovo bellissimo che ci sia riuscita tramite il pov di Ole. Non so spiegarmi bene, ma è un po’ come la sensazione che lo conosca tanto bene, più di quanto Homer non si potrebbe conoscere, che sia quasi una parte di lui che mi ha permesso di conoscere più a fondo, qui (vinco un bonus, per le ripetizioni?). Per qualche giro strano di impressioni è un po’ quel discorso del “non è così male il mondo se lo guardo con i tuoi occhi” (perdonami per la citazione non letterale): Homer, visto dagli occhi di Ole, è bellissimo, proprio perché lo conosce in tutti i difetti e piccole debolezze.
Questo non significa che voglia meno bene a Ole, però, diglielo per piacere! Ci tengo a fargli sapere che nel mio cuore c’è posto per entrambi allo stesso modo.
Temo di essermi assai dilungata, ti prego di scusarmi, così come per la probabile sconclusionatezza, ho recensito tanto poco l’ultimo anno che mi sembra di non saperlo più fare in modo decente. Io spero davvero tanto di riuscire a passare presto dal prossimo capitolo, ma la costanza non è una cosa che sono brava a praticare, e come minimo ricapito tra qualche mese o su altre cose del tuo profilo. Ma insomma, tranquilla che arrivo, non disperare (o meglio, credo ti tocchi rassegnarti, i miei amici ormai lo hanno fatto da anni dopo ore di attesa per i miei “arrivo”).
Ora ti saluto davvero, e rinnovo come sempre tutti i complimenti e l’ammirazione per la tua scrittura e i tuoi personaggi.
Un abbraccio,
Maqry |