Recensioni per
Surya Namaskara
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 125 recensioni.
Positive : 125
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/01/24, ore 10:48
Cap. 7:

Ciao ♥︎

ULTIMO CAPITOLOOOOO
Eccomi qui a terminare questo recupero – e questa long. Non mi sembra vero – ma più che altro perché in mezzo c’è stata una pausa considerevole hihi

Mi è piaciuto molto il salto temporale che hai inserito, dove Ole e Homer si rivedono dopo diversi anni, tanti anni, e le loro vite sono molto cambiate, rimanendo però in qualche modo sempre le stesse: Ole con la sua tranquillità e Homer con la sua imprevedibilità.
Mi hai tenuto ben bene sulla corda con la faccenda della famiglia che Homer vorrebbe presentare a Ole, e ho sofferto con Ole per tutto il tempo, senza sapere cosa sarebbe successo. E non sapevo nemmeno cosa aspettarmi. Trovo che tu abbia dato a Homer una storia molto comune, ma è una di quelle storie che, nel mondo dei maghi, quasi nessuno inserisce – non si sa poi per quale motivo, i maghi sono esseri umani, in fondo, hanno le stesse debolezze dei Babbani e fanno esattamente le stesse cazzate, bah. Non che Homer abbia fatto una cazzata, era un discorso generale, il mio. 

La delusione di Ole dura davvero poco. In fondo, non sa come resistere a Homer. Qualcuno ne è capace, poi? Chiedo per un’amica. Vedere Homer con in braccio il piccolo Timmy, suo figlio (e chi ne dubiterebbe, vista la somiglianza?), lo scioglie definitivamente. Tra l’altro, mi piace il modo in cui hai inserito la capacità di Ole di “sentire gli altri”, lo trovo super interessante. Curiosità: è una cosa diversa dalla più nota Legilimanzia?

Homer letteralmente si sfoga con Ole, lascia andare le sue inquietudini e i suoi timori per un futuro che però ha già ben in mente. Mi piace l’idea che saranno in qualche modo vicini, o quanto meno, più vicini del solito. E anche che Homer torni dalla sua famiglia. Mi spiace solo che debba rinunciare alla sua carriera, ma insomma, capisco che ora Timmy e il suo bene vengano per lui al primo posto.

Ho amato il risvolto di trama che hai pensato per Cecilia e i dettagli della sua vita durante il regime di Voldemort. Inutile dirti che mi piacerebbe leggerne e saperne di più, ma so anche che non hai avuto occasione, finora, ma chissà, magari, un giorno…

Un’altra cosa che ho apprezzato è il riferimento alla depressione di Aline, altro tema poco affrontato nelle fic di HP, ma comunque è un tema delicato, quindi capisco le remore.

Domanda stupida: la Miss Clearwater del caso a cui stanno lavorando Ole e Homer sarà mica Penelope Clearwater, alias Penelope Light??? Scusa, ma non ho letto “Love, walk the autumn, love”, ma conto di recuperarla assolutamente – sempre che c’entri qualcosa col caso Clearwater, ma ho visto che è una long su Percy, quindi presumo di sì (?)

Che dire, mi sono dilungata tantissimo e ti avrò super annoiata, visto che comunque hai concluso questa long parecchio tempo fa, ormai, ma ci tenevo a scrivere una recensione finale come si deve (o almeno spero che lo sia, in qualche modo).

Continuerò a recuperare le altre storie della serie, non ti assicuro recensioni puntuali, faccio il possibile.
A presto ♥︎

Recensore Master
26/01/24, ore 09:37
Cap. 6:

Ciao

Ormai il mio è un appuntamento quasi giornaliero con questi due ragazzi qui, e ne sono davvero contenta – anche se la long è agli sgoccioli, ma tanto ho visto che ho da recuperare le altre storie della serie su di loro, quindi mi consolo così, sapendo che non li lascerò andare del tutto, non ancora.

Chiudiamo il cerchio e torniamo a Brighton, a quel giorno sulla spiaggia, l’ultimo di Homer in terra inglese. Eloise ha fatto la sua comparsa nonostante tutto – nonostante Homer si fosse comportato in modo scostante per tutto l’anno, e sì, effettivamente le ha dato segnali contrastanti, ma personalmente fossi stata in lei avrei lasciato già perdere, ma vabbe’, non siamo tutti uguali. Giungiamo però al momento in cui, che le piaccia o no, Homer si spiega, e le spiega che, di fatto, non sono una coppia, e che lui, alla fine dei giochi, interessato non è. Mi spiace per Ole, chissà che imbarazzo… Mi metto nei suoi panni, non dev’essere stato piacevole. Certo, nemmeno per Eloise, ma aveva solo da pensarci prima di presentarsi lì all’improvviso e senza invito u.u

Scusa, lo so che ci hai chiesto di non odiare Eloise, e non è che la odio, è talmente ininfluente che odiarla sarebbe darle troppa importanza (l’odio è un sentimento potente, no?), ma comunque come si permette di dire quelle cose su Ole??? E’ molto più interessante di te, oca giuliva! Ok, mi sono sfogata ahahhaha Homer era davvero arrabbiato e come ho goduto quando ha difeso Ole davanti a lei!

Quel che è certo è che Eloise ha scoperchiato il vaso di pandora, e che vaso. Tutto il non-detto accumulatosi negli anni adesso è lì, di fronte ad un Ole stanco e in qualche modo spaventato da ciò che verrà dopo, da quel futuro così certo ma incerto al tempo stesso, mentre attende il ritorno di Homer.

Non è una questione di utilità, Ole. È che io non sono fatto per restare fermo in un posto solo, ma con te è come se… come… è come se tu mi tenessi fermo il mondo, e allora io posso andare ovunque e perdermi mille volte, perché tanto non sono davvero perso quando so che tu ci sei… e tu ci sei a prescindere da dove sono io e da dove sei tu”. → questa frase l’ho adorata, secondo me riassume benissimo il rapporto che lega Homer a Ole, che diventa un po’ il suo punto fermo in un mondo fluttuante e incerto e che non smette mai di muoversi e cambiare. 

Homer continuava ad essere quel vento che improvvisamente si alzava, carico di profumi stranieri, e annunciava che la stagione era mutata: era il vento del cambiamento, intriso di voglia si avventura, quel vento improvviso che sapeva insinuarsi in ogni crepa della vita di Ole, ricordandogli che fuori dalla sua testa c'era un mondo intero che aspettava di essere conosciuto. → che bella anche questa! Homer per Ole è lo scompiglio, la novità, il movimento, e l’avventura.

C’era il mare, sulle labbra di Homer, e Ole scelse di annegare. → ho amato davvero molto questo finale, questo crescendo di emozioni e parole, questa confusione che trova sfogo così, in un contatto troppo a lungo anelato ma sempre rimandato. Capisco molto bene quando i personaggi fanno quello che vogliono e agiscono per conto loro ahahha ma sinceramente sono contenta che qui abbiano preso il controllo, perché così ci hai regalato questo bel finale. 

Sono ovviamente super curiosa di leggere l’ultimo capitolo, spero di recuperarlo presto.
Un abbraccio!

Recensore Master
24/01/24, ore 15:06
Cap. 5:

Ciao ♥︎

Torno su questi lidi per continuare il recupero, che bello.

Ma entriamo subito “nel vivo”: Homer non sembra molto contento di vedere Eloise. Non saltella dalla gioia, ecco. Ole capisce chiaramente che i due sono in una relazione, o che comunque qualcosa è in corso, al momento, anche se non sa quanto la cosa sia seria. Alla luce di quanto racconti successivamente, mi viene da pensare che quindi Homer abbia tenuto Ole all’oscuro di quanto successo con la ragazza.

Homer invitato al Lumaclub? Mi sembra perfettamente in linea col suo personaggio, direi.
E torna in dormitorio un po’ turbato proprio da una delle serate con il Lumaclub, e sembra assente, e sicuramente non “il solito” Homer. Ole è turbato a sua volta, non capisce cos’abbia scatenato quella reazione nel suo amico. E finalmente scopriamo cos’è successo: Homer ha baciato Eloise, e in più ha acconsentito ad andare ad un appuntamento senza saperlo. Di sicuro Ole ha fatto il punto quando gli chiede se gli interessa Eloise, ed è giusto che Homer ci rifletta, più che altro perché non è giusto illuderla o prenderla in giro fingendosi interessato solo per educazione o perché non si sa come dire di no. Ole mi sembra chiaramente poco convinto, più che altro perché Homer non ha mai manifestato interesse per Eloise prima… Pensavo la prendesse “peggio”, nel senso che reagisce in modo piuttosto razionale. Non che mi aspettassi scenate da lui, ma comunque è stato diplomatico.

La scena finale mi è piaciuta molto, c’è un non-detto che fa male e sono curiosissima come al solito di vedere come si evolveranno le cose, sia nel passato sia nel futuro. Mi mancano solo due capitoli e chi ci crede?

A prestissimo ♥︎

Recensore Master
22/01/24, ore 15:00
Cap. 4:

Ciaooooo, eccomi qui a continuare la lettura!

Questo capitolo l'ho amato ancora di più degli altri! Contiene un approfondimento su Ole e la sua infanzia, su quando “scopre” di essere un mago, sul rapporto difficile col padre. Vediamo Ole chiudersi man mano, fino a diventare il ragazzo riservato e silenzioso che abbiamo conosciuto a Hogwarts (e Homer con noi). Ragazzino che poi si è fatto adulto, ma sempre così è rimasto. Diciamo che il padre è un po’ la fonte delle sue insicurezze, e mi viene quasi da pensare, del suo blocco per quanto riguarda la magia.
 
La descrizione di Brighton è veramente bella ed evocativa, ed è ancora più bella perché vista con gli occhi di Ole, filtrata dalle sue sensazioni e dai suoi ricordi. E queste sensazioni per così dire “negative” vengono in qualche modo annullate dalla presenza di Homer, dalla sua risata contagiosa, dal suo affetto spontaneo e autentico e caloroso. Homer ha la capacità di cambiare le carte in tavola, di trasfigurare qualcosa di spento in fuochi d’artificio.
 
Chiaramente, Ole ha preso molto male la partenza di Homer, e lo capisco, povero cuore. Nello scorso capitolo riflettevo sul fatto che Ole, lasciando il mondo dei maghi, è quasi come se avesse lasciato anche Homer. Qui penso che avvenga il contrario: Homer decide di proseguire gli studi in un’altra scuola e parte, e lascia Ole indietro – o comunque, Ole è così che si sente. Non deve essere stato facile veder partire il suo unico, vero amico, mi si stringe il cuore per lui e con lui.
 
L’arrivo a sorpresa di Eloise cambia nuovamente gli equilibri di quel pomeriggio, che già era dolceamaro così… Se riesco inizio subito a leggere il quinto capitolo, sono troppo curiosa!
 
A presto,
Marti ♥︎ 

ps quanto sono interessanti le scuole straniere??? io ti giuro sono innamorata! prima o poi dovrò inserirle in qualche modo e da qualche parte.

Recensore Master
18/01/24, ore 12:00
Cap. 3:

Ciao ♥︎
 
Forse ti stupirai di vedermi di nuovo qui a così breve distanza dall’ultima recensione, ma ti assicuro che è tutto vero. Sono qui. E ho letto un altro capitolo di questa bellissima storia.
 
Allora, questo capitolo ci porta ancora più all’interno delle vicende che legano Ole e Homer, ma gli interrogativi aumentano invece che diminuire, e la curiosità è sempre altissima.
L’idea dell’Accademia di Arti Magiche mi è piaciuta molto. Cecilia Landmann mi sembra una donna affascinante e interessante, mi piacerebbe conoscerla meglio, ma so che magari questa non è propriamente la sede più adatta, avrai di certo altre tematiche da affrontare. Anche Aline Castro, la scultrice pupilla di Cecilia, non mi è dispiaciuta.
 
“E fu un silenzio giusto, privo di imbarazzi e della voglia di riempirlo con qualsiasi cosa.”: ora capisco perché hai apprezzato il dettaglio sul silenzio tra Teddy e Vic nella mia fruitcake. Che belli questi parallelismi non voluti ♥︎
 
Tornando nel vivo del capitolo, quando Aline invita Homer a ballare, Ole rimane solo in mezzo alla folla, e mi sembra un po’ gelosetto quando Homer lo raggiunge. Riemerge ciò che li rende diversi, le loro diverse scelte di vita: uno è un (quasi) Guaritore, l’altro studia per diventare un medico (tra i Babbani). Sembra che Homer ci sia rimasto male per le scelte di vita di Ole, soprattutto quella di vivere tra i Babbani e studiare tra loro (anche se poi Ole in quel mondo non si è del tutto integrato, continua a scegliere di rimanere solo, non tesse alcun tipo di legame con gli altri, non ha interesse nell’approfondire i rapporti con i suoi coinquilini, e nemmeno con altri colleghi all’università). E, abbandonando il mondo dei maghi, è come se avesse abbandonato Homer, in fondo. Ma Ole è soltanto scappato da un mondo che lo opprimeva, e da una famiglia che non l’ha mai accettato, e non ha mai accettato la sua diversità. A questo punto della narrazione, sembra quasi che Homer non abbia compreso fino in fondo le scelte di Ole, e le sue esigenze. In ogni caso, i due sembrano sempre ritrovare molto in fretta la loro solita complicità, e scappano da quella festa che ormai stai diventando rumorosa.
 
Il dettaglio sul luminare di Singapore mi porta a dire: voglio saperne di più. Vorrei saperne di più sulle vicissitudini di Homer da quando lui e Ole si sono separati. Così come vorrei sapere tutto di quella volta sulla spiaggia in Inghilterra, quell’ultima estate insieme, poco prima che le loro vite cambiassero per sempre. Il ricordo di Ole sembra un po’ dolceamaro, vedremo.
 
Ti rinnovo i miei complimenti per questa storia, sono contenta di averla ripresa.
 
A presto ♥︎

Recensore Master
15/01/24, ore 14:24
Cap. 2:

Ri-ciao!
 
Dopo un’assenza di più di tre anni (la mia recensione al primo capitolo risale a dicembre 2020, gasp!), torno da queste parti perché DEVO e VOGLIO recuperare questa storia – e tutte le altre storie del suo universo narrativo. Ho riletto il primo capitolo perché voglio dire, non mi ricordo cos’ho mangiato ieri, figurati cos’ho letto più di tre anni fa.
 
Bello anche questo capitolo, ho apprezzato il salto temporale e il ritorno a Hogwarts e all’inizio dell’amicizia tra Ole e Homer. Si riconfermano entrambi personaggi super interessanti, in due modi diversi come diverse sono le loro personalità. Ole è tranquillo e riflessivo e silenzioso tanto quanto Homer è esuberante e chiacchierone. Si compensano benissimo. Homer si conferma persona solare e sorridente fin dal suo arrivo a scuola, nonostante si sia inserito “in corsa”. Questa l’ho trovata davvero una bella idea, in linea con la caratterizzazione che hai costruito per lui e che sto imparando a conoscere durante la lettura. Trovo l’infanzia e la prima adolescenza di Homer davvero interessanti (come lo è anche il seguito, come ho avuto modo di appurare nel capitolo uno), non vedo l’ora di saperne di più, così come trovo interessante il background non-magico di Ole e questi genitori così poco presenti e affettuosi, tutto il contrario dei genitori di Homer che, nonostante i vari impegni in giro per il mondo, mi sembra che vogliano comunque molto bene al figlio, tant’è che la madre di Homer trova sia giusto per lui che frequenti Hogwarts (e in generale una scuola) e stia in mezzo ai suoi coetanei. Qui ritroviamo di nuovo una contrapposizione tra Ole e Homer, con il primo che ha vissuto invece una vita molto più sedentaria, senza vedere nulla del mondo fuori dall’Inghilterra (e forse poco anche rimanendo in Inghilterra, pensandoci). Mi sono piaciute molto queste prime interazioni tra i due. Homer sembra aver preso Ole in simpatia, e da persona introversa non posso che apprezzare.
 
Non vedo l’ora di buttarmi a capofitto nel capitolo tre. Tu sei bravissima e questa storia mi ha già conquistata.
 
Un abbraccio ♥︎

Recensore Veterano
30/11/22, ore 16:52
Cap. 7:

Ciao Greta!
Finisco questo capitolo con un po’ di groppo alla gola ma so che hai scritto altre cose su di loro e io non vedo l’ora di leggerle tutte. Questo capitolo è forse il più malinconico e disilluso di tutti, perché – con la giovinezza che se ne va e l’età adulta che arriva – loro due non sono più quelli con di fronte un mondo tutto da plasmare ma quelli che, con il mondo che hanno costruito, devono fare i conti. Le loro lettere asimmetriche, quel cercarsi nei momenti sbagliati, in una asincronia di pensieri dolorosa e probabilmente inevitabile, mi ha un po’ straziato il cuore. Il tema del “momento giusto” è un argomento che mi sta molto a cuore e questo loro avvicinarsi, allontanarsi e non combaciare mai davvero, se non per pochi e illusori attimi, mi ha fatta interrogare su tante cose. C’è sempre un po’ di fatalismo in questo genere di cose, anche se credo che le circostanze e la volontà siano sempre più importanti. Però non riesco a non pensare come Miss Clearwater (non ho letto la tua altra long ma so che ami molto Penelope e Percy quindi credo che sia proprio lei!), Timmy, Aline e compagnia cantante siano arrivati al momento giusto. Giusto perché Ole ha iniziato finalmente ad essere punto di riferimento umano anche per sé stesso: più centrato, meno impaurito, padrone della sua solitudine. Homer, invece, di quel punto di riferimento ora ha davvero bisogno, non solo per non perdersi ad Hogwarts ma per non perdersi e basta. Ho amato quel “Credo di essermi perso” e tutte le sue paure, le frustrazioni, i tiri vispi (?) che gioca la vita e che riporta due persone lontane, dopo vent’anni, nuovamente vicine. Perché alla fine nessuno dei due ha avuto qualcun altro davvero. Solo meteore, stelle cadenti di una notte, perché la stella polare, quella fissa, di riferimento, è sempre stata solo una – una per l’altro. È tutto così triste e malinconico e nostalgico ed ingiusto che adesso potrei mettermi a piangere. Non lo faccio solo perché ci hai regalato queste speranze nuove, sul finire della storia, queste speranze che sembrano unire i puntini di una storia che dura da trent’anni e che per trent’anni ha sempre percorso le stesse identiche tracce e che adesso forse trova la prima vera foce. Sono così entrambi cresciuti ma ci sono sempre, sotto quello strato spesso, loro due: quelli di sempre. Anche se annacquati o annebbiati da anni di distanza, di silenzi, di segreti non voluti, di vite parallele. Ho amato la titubanza di Ole, il non voler conoscere la bellissima donna che sicuramente Homer aveva di fianco. La confusione di sentimenti che gli ha fatto pensare che potesse essere la nipote, quella donna. E Homer che ha ghostato Aline come prima aveva fatto con Eloise, senza mai riuscire a dare davvero tutto a qualcuno, se non ad Ole – il suo più grande amico.
Scusa, avrò dimenticato di dire moltissime cose e moltissime me ne verranno in mente quando premerò per inviarti questa recensione. Però volevo dirti che questa storia è bellissima, questi due personaggi mi hanno scavato nel cuore, mi hanno fatto voglia di sapere tutto del bello e del brutto che hanno vissuto vicini e lontani. Sei un’autrice straordinaria, non permettere che nulla lo metta in dubbio.
Ti mando un abbraccio grande

Recensore Veterano
29/11/22, ore 21:48
Cap. 6:

Greta, io... no, aspetta. Provo a ricominciare: ciao Greta! Ho due piccole premesse con cui inizio questa recensione: la prima, è che mi sento come se avessi mangiato una confezione da 18 Pocket Coffee alla fine di questo capitolo, quindi dobbiamo ammetterci chiaramente, come direbbe Giuseppe, che c'è il rischio che ciò che sto per scrivere diventi uno sproloquio senza capo né coda. La seconda è che ti chiedo scusa per aver letto due capitoli di fila ma, giuro, non sono riuscita a fermarmi. Mi sento come quando finisci una stagione e ringrazi tutte le divinità che ci sia già la successiva, sennò probabilmente saresti morto nell'attesa.
Vabbè, veniamo a noi, che qua sto perdendo il senso delle cose e ancora non sono partita. Con ordine: Eloise Pearson – che abbiamo fatto noi di male per meritarci tu? Devo ammetterti che la sua presenza è stata per me un elemento di disturbo piuttosto... invadente. Sarà che i personaggi “terzi” hanno su di me sempre un effetto di fastidio – prendi quelli sporadici in CMBYN, che mi ricorda questa storia in un modo meraviglioso e scaldante – e che davvero mi trovo a mal tollerarli. Sarà che io con Ole condivido più di tutto una cosa: questa smodata, a tratti dolorosa, empatia. Non ho sicuramente le sue abilità e la sua sensibilità ma qua ho sentito tutto il suo fastidio, tutta la sua irritazione, la gelosia per gli attimi rubati ad un giorno da dimenticare dalla persona che, tra tutte, più di tutte è diversa da lui, è diversa dal suo modo di vivere ed essere e pensare. E il pensiero che sfiori Homer, che sia arrivata lì – viziata, ciarliera – a rubare parte del loro giorno mi ha infastidita. Ma, più di tutti, mi ha infastidita Homer: parliamoci chiaro, non potrei mai volergli male. Ho letto sei capitoli su di lui ed è già uno dei miei personaggi preferiti ed è per questo forse che mi sono un po' arrabbiata con lui. Sii meno attraente, Homer. Meno scanzonatamente magnetico, meno votato al piacere agli altri, meno incline a non scontentare nessuno – a voler essere sempre quello su cui si esprimono solo parole buone, quello che non può deludere, mai. Solo stupire, farsi apprezzare, a costo di ottenere il risultato contrario. Il compiacimento per aver conquistato Eloise è lo stesso di aver conquistato Aline, di vedere riflessa – nell'ammirazione degli altri – un'attestazione del suo “successo”, del successo di essere sempre pronto ad arrivare al traguardo, senza se e senza ma, senza difficoltà. Per questo il commento alla festa del LumaClub lo sconvolge tanto da farlo arrivare a baciare Eloise, con tutte le conseguenze del caso. Aveva bisogno di un rinnovato attestato di vittoria, dopo che un po' l'orgoglio s'era sbeccato sotto quelle parole. Un orgoglio intonso, sempre lucidato, mai graffiato o ferito. Anche Eloise, per fargli del male, non sceglie di colpirlo direttamente: lo sa che lei non è abbastanza perchè le sue parole possano ferirlo davvero. Prende di mira Ole perché Eloise sarà ciarliera ma non è stupida: sa riconoscere i nervi scoperti. Non dice ma insinua, indirizza la gelosia dove più nuoce perché davvero è stata sempre meno di Ole, per Homer. E fa doppiamente male, se lei lo ritiene così poco, per lui. E si ritiene così tanto, al confronto. Il bacio, il lucidalabbra sbafato, la sua insistenza, il suo silenzio: hai reso tutto quasi palpabile, tangibile. Eravamo lì, anche noi, eravamo Ole che affila le orecchie per sentire, che si fa carico del loro dolore con quel suo speciale talento, che si vergogna a portarla a casa – che non vuole far entrare lei in quel mondo che ha custodito così gelosamente, che ha riservato ad Homer, alla sua amicizia così speciale, così concreta.
La scena della rabbia di Homer è stata... avvolgente, quasi. Non nel modo morbido che rimanda la parola; avvolgente in un senso più totalizzante, che inghiotte. Ho amato ogni parola di questi due capitoli, si sarà capito, ma la loro lenta discesa nella consapevolezza di quanto sono uno per l'altro, di quanto si sarebbero mancati, di quanti non detti li dividevano e li avrebbero divisi molto più dei chilometri, è stato meraviglioso. Le due scene speculari sulla spiaggia, le parole che non sfiorano più l'udito ma sono così vicine e morbide da spostarsi sul livello del tatto, Homer che attraversa l'America perché ha visto un volantino che ha trovato bello solo perché gli ha ricordato quella spiaggia, quella persona, quel loro, unico, e solo modo di essere insieme. Lui che è l'unico che ha capito Ole, che ne ha scrostato la superficie, che ha fatto emergere tutto il bello dietro quell'apparenza di marmo crepato. E il finale, con il coraggio dato che dieci anni a separarli dal futuro ma ancora ancorati (?) a quelli del passato, le mani sui capelli, un oceano di sensazione in cui affogare, mi ha fatto perdere le parole – anche se da questa recensione mega pipposa probabilmente non sembra. Bello, bellissimo. Brava.
Mi taccio, giuro, torno nel mio angolino. Questa storia è meravigliosa; sai quanto ami Elio e Oliver e loro, così diversi, mi danno le stesse identiche sensazioni alle sinapsi.
Ti abbraccio

Recensore Veterano
27/11/22, ore 08:59
Cap. 4:

Ciao Greta!
Sono un attimo scioccobasita per il finale di questo capitolo… ho bisogno di un minuto di contemplazione del soffitto alla ricerca della forza per non odiare la povera Eloise. Ok, TEMPO PERSO. Ho fallito.
Torniamo a loro: ho amato la parte iniziale e l’introspezione e il retroscena sul rapporto di Ole con il padre. La metafora di quel silenzio che non si riesce a coprire nemmeno con tutti i rumori - bianchi o meno - che il mondo ci rovescia sopra. Sopra l’immobilità di quel loro rapporto – ingolfato, che non riesce ad andare né avanti né indietro – nessuno stimolo può disincastrarlo, non può arrivare nulla ad oleare quei loro ingranaggi. Un padre che vorrebbe saperlo essere al cento per cento, un figlio che vorrebbe essere soltanto compreso, non messo di fronte ogni giorno (silenziosamente sì, ma captando ogni sensazione grazie a quel suo “potere”) all’insufficienza del suo essere. Anzi, insufficienza e abbondanza di caratteristiche diverse, invertite secondo il padre: al padre, manca l’ordinarietà di un figlio adolescente, le prime uscite, i capricci, le negoziazioni sull’orario di ritorno. Preferirebbe stare da solo e ordinare cinese ma saperlo fuori, a vivere, a conoscere persone “normali”, Babbane. Invece, Ole abbonda della stranezza di quella sua condizione di mago. E non solo: della stranezza di avere pochi amici, di averne uno solo, tanto speciale, troppo speciale per essere solo un amico. Troppo speciale in generale: un ragazzino che con i genitori esplora il mondo, si sposta, così straordinario da quasi mangiarsi l’ordinarietà di Ole. Mi piace pensare che suo padre capti il suo profondo dolore e sia impaurito da Homer proprio per questo: vede suo figlio, vede la loro vita, le loro radici. Un orfano, un padre che si rende conto di non riuscire ad essere abbastanza, Brighton e la sua “normale” meraviglia turistica. E un ragazzo magico, con genitori magici, con genitori che girano il mondo e se lo portano dietro. Occhi pieni di qualsiasi cosa che non possono, secondo lui, non potranno mai, guardare Ole con lo stesso bisogno e la stessa intensità con cui lui guarda i suoi. È come se volesse proteggerlo dal dolore che è sicuro gli causerà, quella loro amicizia speciale. E l’accenno al fatto che non sia soltanto quella è stata uno strazio doppio. Immagino quanto sforzo abbia fatto il padre per sollevare quell’argomento, quanto nella sua testa i pensieri si saranno arrovellati e arrovellati per tutte le estati precedenti, prima di venire a galla. In tutti gli inverni, solo in quella casa, solo nella fabbrica di bulloni, a pensare quanto ha amato sua moglie, quanto magari la sta deludendo con il suo comportamento, quanto a sperare che Ole potesse trovare qualcuna straordinaria come lei, di amare dello stesso identico amore. Invece, Ole è lontano, non solo fisicamente: è lontano da lui, lontano dal loro rapporto, tanto che anche ad allungare la mano non riesce a riprenderlo – e lui la mano nemmeno sa allungarla poi bene. Scusa questo pippone su suo padre ma è figura che mi fa tanto male (anche io ho un rapporto estremamente lontano dal mio, seppure, come qui, sia indiscusso il suo amore) e mi sono fermata tanto a ragionare pensando alla sua visione delle cose.
Ma torno alla storia: il dolore di Ole è così spesso da risultare quasi tangibile. Anche i suoi pensieri si arrovellano e al dolore si mischia il senso di colpa: lui soffre e dovrebbe essere felice di vedere Homer felice (bellissimo il dettaglio del sassolino, non conoscevo la storia della scuola africana ma vado a recuperarmela!) ma non lo è, non può esserlo. Perdere Homer vuol dire perdere troppo: vuol dire perdere il suo unico vero amico, vuol dire perdere Hogwarts, vuol dire perdere di nuovo la bellezza di essere mago. Vuol dire, soprattutto, perdere la capacità di vedere il mondo con i suoi occhi e tutta la meraviglia che questo comporta (best dichiarazione d’amore – nel senso più assoluto del termine – ever). Amo com’è Homer illumini Ole. Non di luce riflessa, però: non è un sole che lo illumina dall’esterno. È più un interruttore, capace di accendere la luce che lui ha già dentro ma che tiene spenta quasi con chiunque, tranne che con lui. La loro giornata in giro per Brighton, con la leggerezza di fare i turisti anche a casa propria, beandosi della sorpresa di qualcun altro che scopre quel posto per la prima volta, è una delle cose che amo di più. E sono sicura l’abbia amata anche Ole, che sia riuscito a trovare qualcosa di bello anche in sé, trovandone nella sua città. E il suo essere stizzito, il suo fremere di quel dolore, della fatica di trattenere il pianto è quanto più di comprensibile ed umano che ci possa essere. Il suo dolore è anche il nostro, perché siamo tutti piccoli e stupidi ed egoisti, quando amiamo. La felicità per la felicità altrui arriva dopo, a mente fredda, con altre consapevolezze. Prima c’è solo il sordo e annebbiante dolore della perdita. Vedere Homer così in difficoltà, dispiaciuto, fa male. E poi, l’arrivo di Eloise… E QUEL BACIO… ma che fa? È impazzita? Immagino ci saranno altri retroscena che ci svelerai. Io cerco di chetarmi che sennò qua finisce che faccio un saggio breve in cui però, riassumendo, non dico niente. Grazie per questa storia! Le riflessioni e l’empatia per i tuoi personaggi che fa nascere in me è ciò che davvero cerco quando leggo qualcosa.
Ti abbraccio. A presto

Recensore Veterano
16/11/22, ore 19:30
Cap. 3:

Ciao Greta!
Continuo il viaggio in questa tua storia. Intanto, il primo elemento che volevo segnalare è il cagnetto pestato di Madama Piediburro. ADORO.
Ma tornando seri (e specificando) adoro i dettagli che hai disseminato – che dissemini sempre – perché rendono la storia ricca di una semplicità che sembra quasi “naturale” ma che capisco che comporti dietro un lavoro di accuratezza, di fantasia e di conoscenza profonda della saga (ma ormai i tuoi riascolti/riletture ti precedono e quindi nulla più mi stupisce). Mi dispiace leggere nelle note che scrivendo questa storia non ti sentissi soddisfatta: ci sta, quando amiamo tanto due personaggi, volere per loro il “meglio” e sentirci a volte non in grado di darglielo. Trovo che qua, però, tu abbia messo tanto del tuo meglio (che è smisurato) e non solo nel delineare la storia e i loro caratteri ma anche nelle parole, nella scelta della lunghezza delle frasi, nel modo in cui questa storia scorre rapida da una riga all’altra e noi la inseguiamo. Davvero, credo che ad ogni recensione io finisca a scrivere le stesse cose e per questo ti chiedo di perdonarmi ma per me è una sorpresa nuova ad ogni capitolo, questo tuo modo di scrivere che ammiro e ti invidio. Mi viene naturale ribadirtelo e ribadirtelo. SORRY.
Comunque Ole un po’ mi spezza il cuore: mi spezza il cuore come Homer sia alla fine il suo unico vero amico, quello che lo ha costretto a tenere gli occhi su un atlante e immaginare le sue varie tappe nel mondo; Homer che sorride svelto, che volteggia in un ballo, che è perfetto nel suo completo viola e che è così “irraggiungibile” nella sua completezza. Perché Ole è tutt’altro: si sente noioso, come quel suo appartamento, e incapace di competere (così come lo era a scuola) e ha paura che ci torni in quelle poche stanze e che Homer si accorga che non ha fatto grandi passi avanti da quello stesso giorno sulla spiaggia in cui sono lasciati. Gli strati di timidezza e paure e incapacità di relazionarsi che solo lui è riuscito a sfogliare, sono ancora lì, uno sull’altro, ancora più saldi, alimentati dalla “fuga” lontano. Da Hogwarts, dall’Inghilterra tutta, da suo padre, da “voi maghi”. Un mondo di cui lui è estraneo – ogni mondo gli è estraneo. Tranne la medicina Babbana, tranne Homer. Homer a cui non riesce però a non lanciare comunque qualche battuta stizzita perché è sopraffatto; come non comprendere la sua solitudine, la sua incompletezza, il suo sentirsi fuori luogo sempre e mai davvero a posto? E forse rimpiange anche il fango sul suo zerbino, la casa noiosa, perché Aline è bella, profuma, ha le guance fresche e lui è lì, con i piattini in mano come un idiota, ad attendere arrivi “il suo turno” con il caldo che lo mangia tanto quanto l’inadeguatezza. Ad aspettare di fuggire, ancora, come sempre.
Spero ci racconterai di più di quella giornata in spiaggia di molti anni prima (bello che lo dico come se la storia non fosse stata scritta due anni fa!) e scusa questa recensione che è mezza pippone, mezza riassunto e probabilmente non dice nulla di più di quello che c’è già scritto nelle tue righe ma tant’è, volevo solo dirti che è bellissima. Volo al prossimo capitolo.
Ti abbraccio

Recensore Veterano
12/11/22, ore 17:29
Cap. 2:

Ciao Greta!
Sono di nuovo qui da te e dai tuoi Ole e Homer (a proposito, quanto caspita è bello il nome
Ole?). Ti confesso che ho letto il capitolo due volte: una ieri sera e una proprio adesso. Ho smesso di leggere per fermarmi ed iniziare questa recensione, che continuerò poi alla fine, solo per fare appello alla mia demenza che alla prima volta non aveva colto: IL RAGAZZINO DALL’ARIA STRAFOTTENTE SPEDITO A GRIFONDORO È SIRIUS. Oh, il mio povero cuore, mica avevo capito! Che perdita sarebbe stata. E che perdita è stata per Serpeverde (la rabbia di Bellatrix, come sempre, la precede!)
Ma torniamo a noi (ho finito la storia e sono tornata in me): la bellezza di come e cosa scrivi e il modo in cui la tua storia si fa scivolare sopra come olio sono impagabili. Passi da una riga all’altra senza fatica, ammirando il panorama. Un viaggio in macchina in cui non ti stanchi e non chiudi gli occhi perché hai voglia di non perderti nulla di quello che è fuori dal finestrino. Scusa la metafora orrenda però mi sento proprio così. Amo leggerti, perché so che ci sarà sempre qualcosa pronto a stupirmi: una descrizione, un’osservazione o una precisazione. Ho amato le descrizioni delle sensazioni di Ole, quell’osservare Homer come se fosse una creatura quasi “mitologica”, così sicuro di sé, naturale, come lui non si sente nemmeno dopo tre anni passati ad Hogwarts e uno che comincia. Mi ha spezzato il cuore la sua paura nascosta e il suo desiderio ancora più taciuto che Homer si faccia nuovi amici e quindi si accorga che quella “predilezione” per lui ci sia soltanto perché non ha visto ancora altro di meglio. Ole, vieni qua, fatti abbracciare.
Un’altra cosa che ho amato (e che sono andata a cercare) è il fatto che tu dica che la scuola è iniziata solo da tre giorni: ho cercato il primo settembre 1971 ed effettivamente era un mercoledì. Quindi, niente, grazie Greta, ti si vuole bene.
Cavolate a parte, ci sono tante cose di Ole che mi avvicinano a lui e che a volte mi fanno “arrabbiare” con lui: vorrei dirgli di non abbattersi, di non sminuirsi, che non avere tanti amici o non sentirsi sempre così all’altezza non significa che qualcuno non possa apprezzarlo. Homer, ad esempio. Homer che è l’incarnazione di quello che è opposto ad Ole ma anche desiderato da lui, ammirato, amato: la spontaneità, la gentilezza, l’entusiasmo, l’essere figlio del mondo e ancor di più di E. Landmann, l’essere un quattordicenne dall’aria scanzonata, perfettamente a suo agio davanti a centinaia d’occhi che lo fissano. Homer che senza volerlo gli ruba il letto (che male e che bene vedere Ole non lottare per tenerlo, nonostante il fastidio, sia di dover cambiare posto che del fatto che gli altri compagni di dormitorio non glielo abbiano fatto notare. Ma anche il fatto che lui decida di farsi da parte, di poter sopportare quel piccolo “affronto” non voluto, che non cambia nulla, che il dormitorio è sempre una tana per lui, anche qualche angolo di visuale più in là). Sono felicissima che abbia preso il coraggio a due mani (o che abbia preferito farlo che disegnare) e abbia deciso di accompagnarlo: senza mantello, al freddo, senza avere il coraggio di contraddire il suo entusiasmo, le sue chiacchiere coi gufi, senza indicargli la strada adatta per rubare ancora un po’ di tempo di quella regalata attenzione. E alla fine, la sua battuta, la mancanza di imbarazzo, mi hanno fatta sciogliere malamente. Perché la frase iniziale spiega tutto: vicino a nessun Landmann Ole si sente a disagio. Mi è piaciuta tantissimo l’idea che Homer irradi non solo un benessere che Ole avverte sotto pelle (che tutti avvertono) ma proprio un calore quasi fisico, palpabile, semplicemente esistendo.
Ah! Quasi dimenticavo: a proposito di dettagli stupendi, ho amato Tosca che sorride a chiunque gli posi gli occhi sopra. La quintessenza del Tassorosso. 🤍
Non vedo l’ora di proseguire questa storia!
Ti mando un abbraccio

Recensore Veterano
11/11/22, ore 21:19
Cap. 1:

Ciao Greta!
Immagino che sarai sorpresa di vedermi approdare qui, dopo quasi tre anni dalla pubblicazione di questo capitolo. O, magari, sorpresa non sei per nulla perché questa storia è sempre un via vai e io sono una delle tante avventrici. Non lo so ma tant’è che sono qui dopo mesi che questa storia è nella mia lista di quelle da iniziare e quindi sono felice. Ho sentito tantissimo parlare dei koala – ho visto post, ho visto foto e, soprattutto, ho visto amore da parte di chi ha letto di questi due – e io, curiosa come un furetto, non ho potuto resistere alla tentazione di scoprire questi due tuoi bambini. Su EFP la tua penna è una delle mie preferite, la tua profondità e il tuo modo di cogliere il mondo li sento sempre tanto vicini ai miei, quindi ero assolutamente curiosa di scoprire cosa ci fosse dietro questi due e dentro questa storia.
Posso dire che sono già innamorata di entrambi? Ole lo sento così tanto vicino a me che quasi fa un po’ male. La prima cosa che ho pensato è che, nel test delle personalità, sarebbe un INFP come noi. Sento la sua inadeguatezza, il suo sentirsi sempre dal lato sbagliato, questa incompletezza che, per paradosso, arriva da una “doppiezza” – mago e Babbano e, alla fine, nessuno dei due davvero. Ho riflettuto spesso sul fatto che i Nati Babbani vivessero questa condizione di essere un po’ in un limbo, sospesi a metà, un po’ Balto: sanno solo quello che non sono. E se un bambino si scopre mago dal nulla, forse solo una ferrea e forte capacità può convincerlo della sua natura. Ma se la magia è ingolfata, arrancante, come se dovesse sforzarsi di essere un mago, capisco che sia doppiamente difficile credere di avere trovato un posto in una scuola per quelli come lui (ma non troppo). Mi ha colpito molto il fatto che abbia scelto alla fine di intraprendere una carriera Babbana (aiutata forse da doti magiche di legilimanzia o di spiccata empatia) e addirittura il suo desiderio di lasciare Hogwarts. È forte e bello ed inedito. Non per tutti essere un mago è il Paese dei balocchi – grazie per avercelo raccontato. Il mondo magico sa essere crudele con i più “deboli”, basti pensare al Neville dei primi libri (e lui era pure un Purosangue, e non so se sia stato meglio o peggio).
Ma scusa! Sto divagando. Questo primo capitolo mi ha fatto sorgere così tanti pensieri, riflessioni ed interrogativi che finirò per blaterare e non dire nulla sul serio. Quindi, mi taccio un attimo e passo ad Homer. Homer! Homer. Con quel sorrisetto svelto (ho amato come poche cos’è questo aggettivo), di chi ha in mano il mondo, mi ha già stesa. Sono una piccola Ole perduta! A volte penso sempre se queste personalità non ci piacciano perché un po’ ne invidiamo la capacità innata di esistere, di scivolare nel mondo senza inciampare, senza nascondersi, senza il costante pensiero di non essere sufficienti (dagli abiti, alla bellezza, all’intelligenza, alle capacità). Homer semplicemente vive e della sua capacità di farlo gli altri si beano, ci si nascondono dentro. Lui arriva, con il suo completo stravagante, dopo anni e anni, ed occupa il divano, lo spazio, la visuale, il suo spazio vitale con un abbraccio senza chiedere permesso. Lo fa e basta e si aspetta che Ole ne sia felice, che lo segua, che abbia voglia di andare da sua madre e con lui. Come se fosse naturale, come se non potesse fare altrimenti – ed altrimenti, davvero, Ole non può fare.
Sono felicissima di essermi finalmente decisa, complice un venerdì pigro, ad iniziare questa avventura. Tu come sempre sei davvero speciale nel raccontarci il mondo e leggerti è sempre uno dei più grandi piaceri qui sopra.
Ti abbraccio forte, a presto

Recensore Master
12/06/22, ore 15:20
Cap. 7:

Ciao, Greta! 
Eccomi finalmente, ho acceso il pc per cominciare a scrivere questa recensione mentre sono travolta da sentimenti contrastanti perché ora che ho letto questa long vorrei continuare a leggere tutto di loro due (potrei già aver letto qualcos’altro!) ma se non comincio a lasciarti traccia del mio passaggio mi sento anche in colpa, ho la sensazione di rubare letture. Sono matta? Forse. Sto già scendendo a compromessi con me stessa perché questa sarà una recensione unica. Spero di riuscire a infilarci il più possibile ma semmai mi verrà in mente altro so dove trovarti.

Veniamo al punto. Ole e Homer.
Io non avevo idea dei picchi di dolcezza che avrebbero raggiunto questi due. Perché i post incrociati in home ispirano tenerezza ma non ne danno la misura e qui invece tocchiamo livelli altissimi! E la sensazione bellissima è che nonostante tutta questa tassosità, quello che tu scrivi non risulta mai smielato, banale o insipido. La storia di Ole e Homer è una carezza, fa bene al cuore.
Credo di amarli entrambi, ecco. Forse un pelino di affetto in più è riuscito a prenderselo Ole che però è talmente buono che ci rinuncerebbe e vorrebbe che l’affetto fosse diviso in parti esattamente uguali fra lui e Homer e, anzi, forse direbbe diamone un po’ di più a Homer che sorride meglio, ha il mondo in tasca, vive leggero. Però, sarà che tutta la storia è dal suo punto di vista, sarà quell’empatia fuori dal comune tutt’altro che facile da gestire, sarà l’infanzia più difficile (dolorosissime quelle consapevolezze sull’amore di suo padre maturate già da bambino), mi ritrovo continuamente a volerlo abbracciare in ogni passaggio che leggo. Anche quando fa il testone tonto della situazione.
Mi ha sorpreso (in positivo!) trovare in lui questa sensazione di non appartenenza a Hogwarts. È qualcosa di cui non avevo mai letto e alla quale sinceramente non avevo mai nemmeno pensato. Siamo abituati a leggere di bambini che si sentono fuori luogo fra i babbani finché non scoprono di essere maghi e allora tutto corre a incastrarsi al posto giusto. Per Ole no, si sente fuori posto in quel mondo, in quella scuola, proprio come si sentiva fuori posto a casa.
Poi mi fa sorridere quanto lui e Homer siano due opposti. Per questa sensazione di Ole c’è invece quella di Homer di sentirsi al posto giusto in ogni luogo. Lui sembra nato per vivere ovunque, per vivere tutto.
Per l’empatia smisurata di Ole c’è l’incapacità di Homer di capire quanto siano profondi i sentimenti degli altri.
La solitudine di uno che si contrappone alla ricerca di compagnia dell’altro.
E io ho amato leggere di tutti questi contrasti che diventano eccezione quando sono insieme.
Vorrei dirti anche che diverse volte nelle note ho letto dei tuoi dubbi sulla struttura di questa long e invece nel mio piccolo io vorrei rassicurarti, sei stata poi bravissima a incastrare i momenti più importanti della loro relazione in questi salti avanti e indietro nel tempo, dicendoci tutto senza dirci assolutamente nulla. A rendere i loro addii feroci e bellissimi perché proprio in quei momenti scoppia ogni volta la bolla di silenzio che si sono costruiti. Durante la lettura, mi ci sono sentita anche io dentro la loro bolla di silenzio. Ero in mezzo a questo sentimento non detto ma di una portata enorme, un silenzio pieno di rumore, e ti ringrazio per avermelo regalato perché quando finalmente (meno male che esiste Homer con le sue ammissioni sui passi a due!) il rumore è esploso è stato liberatorio. A quel “C’era il mare, sulle labbra di Homer, e Ole scelse di annegare.” Io ero in brodo di giuggiole.
E qui devo spendere due paroline per Eloise, con lei tu compi la magia. Non si riesce ad avercela con lei in nessuno modo, non mi irrita, non la odio. Eloise è rimasta incantata – come tutti – da Homer ed è stata anche così coraggiosa da farsi avanti. E’ lui che non pesa bene i suoi sentimenti né quelli degli altri (ad esclusione di Ole, ovviamente) e si caccia in situazioni più grandi di lui. Prima della prima partenza di Homer, lei punta il dito su entrambi per ferire perché è ferita a sua volta e quindi, ti dirò, ho provato anche un po’ di tenerezza nei suoi confronti e gratitudine per essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e averli messi davanti a quella verità che si sono tanto impegnati per mettere a tacere. E che torneranno a far tacere per altro DIECI ANNI e poi altri VENTI. Ma dico io cosatidiceilcervello Greta!! Ti perdono, ti perdono!
Lo faccio perché, per quanto sia breve, credo che l’ultima versione di loro due sia la mia preferita. Ole e Homer adulti hanno lasciato da parte l’equilibrio precario che per anni hanno vissuto e sono arrivati a essere chi volevano essere per sé stessi prima di ritrovarsi definitivamente. Due uomini con meno insicurezze ma con tutti i sentimenti ancora congelati alla stessa notte. E non abbandonano mai quella dolcezza che li caratterizza, Homer con le sue lettere/non lettere, Ole rispondendo a quella richiesta di aiuto senza pensarci troppo.
Il piccolo Timmy è stato uno shock anche per me oltre che per Homer e posso dire con assoluta certezza che uno dei miei momenti preferiti sta proprio lì, nel finale, con Ole seduto al tavolo in cucina che viene assalito dal panico causato da un incubo del piccolino. Mi ha straziato il cuore. E poi mi ha dato la misura di quanto Ole abbia lavorato su queste sue capacità negli anni, tanto da riuscire a empatizzare con un bambino anche durante il sonno.
Insomma, Homer ha peccato di eccessiva leggerezza ma il risultato è un baby koala che gli farà guardare il mondo da una prospettiva diversa e lo aiuterà a mettere radici, magari vicino a Portland.

Greta, una recensione sicuramente è troppo poco per questi due personaggi bellissimi. Tu hai saputo caratterizzarli meravigliosamente e hai scritto una storia capace di fare emozionare tantissimo e io sono una sciagura che non riuscirà mai a recuperare tutte le recensioni che meriti ma ci tenevo a lasciare almeno una traccia del mio passaggio per dirti quanto io abbia apprezzato questa storia, che è finita dritta dritta nei preferiti! Per Ole e Homer, per i sentimenti, per la tua bravura, per tutti i riferimenti alla saga che ho apprezzato tantissimo nascosti in mezzo alle righe, e per tutto quello che ho dimenticati di menzionare.
Sono felice di averla letta, di averli conosciuti e di continuare a scoprire sempre di più te come autrice! 

Ti mando un abbraccio!
gabry
 
 

Recensore Master
09/10/21, ore 01:43
Cap. 6:

Ciao!
 
Vorrei avere qualche motivo serio per aver fatto passare tanto tempo dall’ultima recensione a questa storia, la verità è che tra i miei tanti difetti spiccano la lentezza e il ritardo- ma quello vero – patologico con cui affronto la vita e leggere più di quanto io possa mai sperare di recensire (e il dover studiare, pare). Quindi niente, mi cospargo il capo di cenere, e nonostante io la storia l’abbia finita di leggere chissà quanti mesi fa, arrivo solo ora. Non credo nemmeno avrò la testa per farlo come meriterebbe – ché sarebbe carino rimediare in qualche modo –, ma spero mi perdonerai due volte.
Poco male, comunque, perché qualche sera fa ho potuto rileggere con cognizione di causa prima di crollare a letto e ora di nuovo che ho tempo per recensire, e insomma, direi che mi sono presa il mio premio della settimana, ha stare un pochino nella testa e nelle emozioni di questi due signorini.
 
Ma veniamo a noi e partiamo dalla Eloise. Che, insomma, ho debitamente maltrattato nell’ultima recensione per quel bacio di troppo, figurati se non ho rincarato la dose qui mentre si apprestava a fare la scenata del secolo. Ora, devo anche essere sincera: un pochino mi è dispiaciuto per lei (prima che perdesse le staffe e dicesse quelle cose su Ole, che posso capire bene come si sentisse e cosa l’abbia spinta a dire quelle cose, ma ha comunque offeso una persona, e quella persona era Ole, e niente, i dispiaceri sono volati via e sono entrata anche io in modalità Homer Protettivo). Dicevo, mi è dispiaciuto, perché tutto sommato Eloise è una ragazzina di sedici anni che si è presa una grandissima cotta per quel raggio di sole che è Homer e a cui è difficile resistere, e ha preso pure il coraggio a quattro mani per fare le sue mosse, e si è trovata a baciare e pure uscire insieme al ragazzo dei suoi sogni, senza che questi mettesse mai davvero le cose in chiaro per bene (con tutto l’amore che posso volere a Homer, però davvero il suo atteggiamento e non voler mai affrontare bene la Questione Eloise è stato un filo deleterio per la fanciulla. Il fatto che manco se ne sia avveduto e non l’abbia minimamente fatto apposta mi fanno solo venir voglia di scuotere la testa con un sorriso bonario, però bisogna dire che un minimo di empatia e compassione, per Eloise, si provano). E insomma, tutto questo papiro di parentesi per dire che alla fine anche Eloise è umana, e un pochino ci si affeziona a lei e ai suoi artigli Tassorosso, e lo è anche Homer che commette errori in questa prima specie di relazione a metà (e insomma, ho voluto ancora più bene anche a lui, perché vederlo alla luce di quelle che sono “le ombre” – perdona il pessimo gioco di parole – del suo carattere lo rende ancora più caro, ed empatizzare con lui ancora più facile). E, insomma, io ricordo nelle varie risposte/note ai capitoli precedenti qualche incertezza sulla sua caratterizzazione, sul riuscire a renderlo tridimensionale e con pregi e difetti, e sì, tranquilla, davvero, ci sei riuscita più che bene. Homer è vivo, sulla pagina, co il suo non stare mai fermo, e non sapere i conti per pagare, e portare Ole in una spiaggia che ricorda Brighton, nello spezzare il cuore a Eloisesenza accorgersene, nello sbottare contro Eloise per difendere Ole, nel suo aver bisogno, in realtà, di un punto che sia davvero fermo e che sia, soprattutto, Ole. E niente, lo si ama e basta, è bellissimo così, nella sua perfezione piena di difetti (il che sa molto frase da bacio perugina, ma spero si sia capito quello che volevo dire).
Vedendo di andare un filo oltre, che siamo nemmeno a metà, il parallelismo tra queste due sere sulla spiaggia, entrambe prima di una partenza, entrambe prima di un chissà quando ci rivedremo. Posso lanciare uno squittio poco composto di felicità per come fanno finire ben diversamente la seconda serata? Posso? (che poi, a ben vedere, potrebbe esserci qualcosa che non hai detto anche nella prima? posso sperarci? Eh? Lascia a una fanciulla la possibilità di illudersi su certe cose, su). Quanto ho amato i dialoghi in questi due momenti, a partire dal cenno al maglione. È quel piccolo ma immenso dettaglio che rende il legame tra i due personaggi ancora più forte: c’è quell’oggetto comune per tutti, ma che all’interno della coppia ha un significato tutto suo, speciale, importantissimo ed enorme: non è già nemmeno il semplice regalare qualcosa di proprio all’altro (o rubare il maglione del partner – *fa oocchiolino ammicante a Ole* – nel miglior cliché che è tanto vero), ma cela tutto un significato ancora più profondo e unico, l’essere il riferimento umano dell’altro ovunque si sia, anche a centinaia di chilometri di distanza, perché è un essere l’uno nel cuore dell’altro. E niente, mi ha emozionata come poche altre cose quel pezzo.
Poche altre cose come, per dirne giusto alcune, Homer che mette bene in chiaro di non essere venuto in America per ballare il valzer con Aline, e nemmeno del tutto per sua madre, e abbraccia Ole, e trova sul fondo della bottiglia di vino il coraggio di ammettere che hanno sbagliato a starsi tanto lontani. E poi, poi, quell’ammissione sull’essere stanco di temere che non si vedranno più, che tutta quella lontananza romperà il precario equilibrio tra le loro lettere e il non vedersi. E niente, io qui ero un brodino di giuggiole, e nel mentre cercavo di dare colpettini delicati sulla spalla di Ole per fargli capire di lasciarsi andare, ti prego ti prego ti prego. E poi niente, Homer ha ammesso di voler ballare il valzer con Ole e io sono esplosa di gioia. Una gioia un pochino dolce amara, perché domani Homer partirà, e chissà tra quanto si rivedranno, e se affronteranno la questione tra di loro per bene… insomma, leggerlo la prima volta ti lascia questo retrogusto in gola, e rileggere ancora non te lo cancella. Però il bacio c’è stato, e per il tempo tra un capitolo e l’altro va bene così e si guardano i propri beniamini con gli occhi a cuoricino.
 
Arrivata fin quaggiù mi rendo conto che, in un capitolo raccontato dal punto di vista di Ole, filtrato tramite le sue impressioni, emozioni e pensieri, io ho parlato praticamente solo di Homer. E insomma, da un lato mi consolo pensando di non aver imbarazzato allora troppo Ole, dall’altro credo che, almeno per il mio approccio al personaggio e alla storia, questo sia stato un capitolo chiave per entrare in Homer ancora più a fondo, e trovo bellissimo che ci sia riuscita tramite il pov di Ole. Non so spiegarmi bene, ma è un po’ come la sensazione che lo conosca tanto bene, più di quanto Homer non si potrebbe conoscere, che sia quasi una parte di lui che mi ha permesso di conoscere più a fondo, qui (vinco un bonus, per le ripetizioni?). Per qualche giro strano di impressioni è un po’ quel discorso del “non è così male il mondo se lo guardo con i tuoi occhi” (perdonami per la citazione non letterale): Homer, visto dagli occhi di Ole, è bellissimo, proprio perché lo conosce in tutti i difetti e piccole debolezze.
Questo non significa che voglia meno bene a Ole, però, diglielo per piacere! Ci tengo a fargli sapere che nel mio cuore c’è posto per entrambi allo stesso modo.
 
Temo di essermi assai dilungata, ti prego di scusarmi, così come per la probabile sconclusionatezza, ho recensito tanto poco l’ultimo anno che mi sembra di non saperlo più fare in modo decente. Io spero davvero tanto di riuscire a passare presto dal prossimo capitolo, ma la costanza non è una cosa che sono brava a praticare, e come minimo ricapito tra qualche mese o su altre cose del tuo profilo. Ma insomma, tranquilla che arrivo, non disperare (o meglio, credo ti tocchi rassegnarti, i miei amici ormai lo hanno fatto da anni dopo ore di attesa per i miei “arrivo”).
 
Ora ti saluto davvero, e rinnovo come sempre tutti i complimenti e l’ammirazione per la tua scrittura e i tuoi personaggi.
 
Un abbraccio,
Maqry

Recensore Veterano
10/09/21, ore 23:28
Cap. 1:

Scusami se passo così, con questa recensione per nulla degna di questa storia.
Ho letto questo primo racconto qualche giorno fa (tra l’altro, ho letto anche la storia su Domi e ho adorato, solo che, dovendo lasciare una recensione un po’ più ufficiale e un po’ meno basata sulle emozioni, sto aspettando di avere un po’ di tempo libero per scriverla bene) e niente, volevo farti sapere che sono già innamorata di questi due e che sono tanto contenta di aver cominciato a recuperare le loro storie. La differenza di carattere tra Ole e Homer mi incuriosisce e mi piace moltissimo, sei riuscita a delineare i due personaggi, a presentarceli, in modo davvero efficace e io sento già tanto affetto per entrambi.
Insomma, sono tanto felice di essere entrata in questo mondo meraviglioso. Non vedo l’ora di recuperare tutto! *.*
Come al solito, tanti tanti complimenti!
E a presto, perché non appena riuscirò a farlo continuerò a seguire le loro vicende!
Un abbraccio e grazie per aver pubblicato e condiviso questa storia!

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