Ciao carissima!
È con grandissimo piacere che finalmente passo qui da te per iniziare questa long.
Inizio subito col dirti che mi piace molto quando, soprattutto nelle originali, si inserisce un’immagine che possa dare al lettore una prima idea di che cosa tratterà la storia. In più, trovo che abbia un bellissimo ruolo di copertina, dando proprio l’impressione che si tratti di un libro già stampato.
A mio parere, il prologo di una storia deve avere lo scopo di dare al lettore qualche informazione su quello che andrà a leggere, senza, però, svelargli troppo, lasciandolo con la “fame” di addentrarsi nella narrativa. Per questo motivo, devo farti i miei complimenti perché trovo che questo prologo abbia ampiamente rispettato questa caratteristica.
La storia si apre il 4 luglio del 2009 nella redazione di un prestigioso quotidiano di Los Angeles. Subito dalla prima riga ci presenti Daniel Clark, il direttore generale. Nonostante l’aria di festa che si respira in strada, l’uomo sta minuziosamente esaminando per un ultima volta la sua testata giornalistica prima di dare il via libera alla distribuzione delle copie.
Oltre a dare l’impressione di essere una persona molto pignola e precisa, devo ammettere che da questo deduco che lui abbia tanto a cuore il suo lavoro, che lo fa con passione e che voglia che sia tutto perfetto per essere di gradimento ai lettori.
La sua attenzione, però, viene quasi subito focalizzata su di un titolo in prima pagina. L’articolo in questione, parla di un Christian Richardson, un Navy SEAL, che ha sventato un attentato terroristico all’interno della base militare americana di Kabul.
Mi piace molto come hai riportato l’articolo all’interno del testo, perché, già ad una prima occhiata, fa subito comprendere che si tratta di qualcosa di diverso rispetto al resto della narrazione.
Ovviamente, Daniel non può fare a meno di rimanere scosso da quella notizia.
Il 4 di luglio è la data per antonomasia per gli americani per festeggiare la loro indipendenza, la loro libertà e sembra quasi impossibile che un gruppo terroristico abbia deciso di attaccare una base americana. Sembra davvero stridere un gesto del genere con i valori celebrati in quella data. Immagino che non si può non fare a meno di chiedersi il senso di festeggiare nelle strade quando, dall’altra parte del mondo, ci sono confratelli che stanno rischiando la vita.
Mentre è assorto nei suoi pensieri, all’interno del suo ufficio arriva suo figlio Samuel per chiedere se da la sua autorizzazione per la distribuzione delle copie.
Daniel rimane ancora qualche secondo a rimuginarci sopra, prima di dire che è meglio aspettare che i festeggiamenti siano terminati prima di farlo uscire.
La trovo una scelta saggia e premurosa, che può anche rappresentare un danno per il suo stesso giornale. Invece di pensare a un possibile mancato guadagno nel posticipare l’uscita del quotidiano, preferisce che le famiglie dei militari possano trascorrere quella giornata con serenità, senza preoccuparsi per i loro cari lontani. Immagino che, quando si ha un parente in zona di guerra, si vive sempre con la paura di avere cattive notizie, ma, in questo caso, visto che l’attentato è stato sventato sul nascere, possono aspettare anche qualche ora per saperlo.
Non so quanti direttori di giornali sarebbero disposti a fare una scelta del genere, quindi lo ammiro molto.
Devo ammettere che ora sono curiosissima di scoprire chi sia il Navy Seal Christian Richardson e di come abbia sventato l’attentato terroristico e di come questo possa aver inciso sulla sua vita, come di scoprire se Daniel comparirà ancora nella storia.
Ti devo fare veramente i miei complimenti perché, oltre al fatto che la storia è molto interessante, l’ho trovata scritta veramente bene, senza errori di distrazione, di grammatica o di punteggiatura.
Spero di riuscire a passare prestissimo a leggere il primo capitolo, ma, anche se sarò una lumachina, andrò sicuramente avanti perché voglio proprio scoprire come la storia va avanti.
Alla prossima, mia cara!
Un abbraccio,
Jodie |