Recensioni per
Anger and resentment
di Angels4ever

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/07/20, ore 09:55

Ciao :-)
Finalmente riesco a passare di qui! Ci tengo a leggere tutte le storie dei contest a cui partecipo (se conosco il fandom).
La storia di Petunia e Lily è una delle più toccanti della saga: come due sorelle possano odiarsi tanto?
Ho apprezzato molto la storia e la tua scelta di scandirla a livello temporale in modo da mostrare l'evoluzione del sentimento di Petunia. La lettura è stata molto scorrevole e mi si è stretto il cuore al pensiero di come le due sorelle proprio non riuscissero a comprendersi.
Il titolo sembra proprio perfetto per Petunia.
Credo che per lei scoprire gli occhi verdi di Harry sia stato l'ultimo colpo, certo il fatto stesso che l'abbia tenuto fa comunque riflettere.
A presto,
Carme93

Recensore Master
16/07/20, ore 23:29

Valutazione del contest "Sincero (non mi odi più)" 

Grammatica e stile: 6/10 [grammatica: 2/5 + stile: 4/5]

Anger and resentment – c’è uno spazio di troppo nel titolo interno.
ma ciò che sconvolse incredibilmente la figlioletta fu nello scorgere – non ci sarebbe voluto quel “nello”, ma direttamente “lo scorgere”. -0.3
Sai Tunia – prima del vocativo ci vuola la virgola: “Sai, Tunia”. L’errore compare ogni volta in casi simili. -0.5
«Sai Tunia, lì dentro c’è la tua sorellina o il tuo fratellino.» spiegò papà Harry. – dato che la battuta è retta direttamente dal verbo fuori le virgolette, non ci vuole il punto. L’errore ricompare. -0.5 complessivo
era molto diversa di quella che provava quando sua madre abbracciava prima Lily e poi lei. – da (e non “di”) quella che provava -0.3
ridusse gli occhi in due piccole fessure – si dice “ridurre a due fessure” e non “in”. -0.3
sotto al suo peso eccessivo – sotto il suo peso -0.3
la loro prole era tra le braccia di Petunia, ancora beatamente addormentato nella sua coperta. – qui abbiamo il termine prole (che è femminile) e poi l’aggettivo “addormentato” al maschile. Naturalmente il lettore sa che la prole è Harry, ma grammaticalmente non c’è concordanza tra i due termini. -0.3
Fissò la creatura addormentata, per vedere in esso – la “creatura” è umana dunque non vuole “esso” come se fosse un oggetto, e comunque è un termine femminile, quindi sarebbe dovuto essere “essa” casomai. -0.5 per i due errori.
Per quanto riguarda lo stile, globalmente mi è molto piaciuto: devo dire che l’articolazione in frasi brevi con frequenti a capo funziona per il tipo di testo e la punteggiatura è stata usata in modo opportuno con equilibrio. Il lessico è ampio, vario e rispecchia la distanza tra l’autentica narrazione (dove hai osato parole di un registro più alto) e il punto di vista di Petunia (dove mantieni un tono colloquiale e rendi la concretezza dell’infanzia). I corsivi sono stati usati in modo appropriato per enfatizzare alcuni concetti, così come La grammatica, che non è stata pulitissima, non ha però inficiato molto lo stile perché di fatto gli errori riguardano l’uso di preposizioni o sono di tipo grafico, quindi sul piano della comprensione non si vengono a creare problemi né risulta minata la scorrevolezza.
Il problema, tuttavia, riguarda un po’ alcune scelte lessicali che hanno stonato nel contesto. Te le riporto espressamente:
capelli biondi infantili – qui non ho capito bene cosa volessi intendere con quell’infantili, non credo che si possano definire “infantili” i capelli, né il biondo.
(occhi) piccoli, stretti, della sorella – non capisco l’enfasi della parola “stretti” che come aggettivo non mi convince molto.
imparò in men che non si dica a chiamarlo: invidia. – In questo caso, stona il “chiamarlo”, avresti potuto dire o “definirlo” oppure “chiamarlo per nome”, in quanto ciò che vuoi sottolineare è proprio l’acquisizione di un termine da parte di Petunia.
Il termine prole, che ho trovato troppo desueto e inusuale per un contesto moderno. Non è una scelta aulica, è proprio un arcaismo che rispetto all’ambientazione stona.

IC: 13.5/15 Quello che hai scelto di raccontare di Petunia mi è piaciuto molto: la sua infanzia, dal primissimo momento in cui scopre di stare per avere una sorella fino all’arrivo della lettera di Hogwarts che cambierà per sempre e in maniera netta il rapporto con lei. Questa prospettiva l’ho trovata molto originale, perché la primissima infanzia è quello che manca delle sorelle Evans in effetti ed è una parte su cui si può dire molto, anche perché – per un personaggio come Petunia – è lì che già si annida il germe del rancore e dell’invidia, sentimenti che precedono la scoperta della magia. Hai esplorato le ragioni di Petunia e hai toccato degli aspetti interessanti, tra cui soprattutto la prima manifestazione della magia (con Petunia che molto realisticamente ordina a Lily di insegnarle come fare!) e la riflessione in merito al significato diverso dei due nomi, come radice stessa del diverso modo dei genitori di trattare le figlie. Anche la consapevolezza lenta della sensazione di invidia mi è parsa molto ben indagata. Provare simpatia per un bambino è più semplice che per un adulto, quindi come scelta narrativa l’ho trovata azzeccata, anche perché – ripeto – la genesi dell’odio di Petunia inizia dai primissimi anni.
L’unica cosa di cui ho sentito la mancanza per cogliere a pieno l’essenza di Petunia sono stati i momenti “felici” con Lily, il suo tentativo di volere bene e avvicinarsi alla sorella, le due sorelle magari giocare insieme. Questa è una cosa che è effettiva nel canon (se pensiamo al primo incontro con Piton per esempio) e che avrei voluto vedere, perché avrebbe reso anche la parte “positiva” del rapporto tra sorelle (per quanto minato da molte ombre, che tu hai fatto bene a sottolineare) – parte che avrebbe reso in maniera vivida il personaggio e l’empatia per lei più forte. Petunia è un personaggio “odiato” ma umano perché capace di affetti positivi, su cui però tu ti sei soffermata ben poco. La comprensione c’è e l’empatia arriva, Petunia è assolutamente IC e le circostanze in cui si muove sono credibili e ben delineate, ma la visione che mi è arrivata del personaggio non è completamente a tutto tondo.

Trama e altri personaggi: 9.5/10 La trama è molto ben strutturata e dell’impianto mi è piaciuta particolarmente l’articolazione in paragrafi precisi, ben scanditi da sottotitoli in corsivo con le età progressive delle due sorelle. Hai proposto una carrellata di momenti, ma sono stati tutti momenti ben precisi (la scoperta della gravidanza della madre, la nascita di Lily, la manifestazione dei poteri, l’inizio della scuola elementare, il confronto sul significato dei due diversi nomi e infine l’arrivo del gufo con la lettera di ammissione a Hogwarts) che creano una continuità e attraverso i quali – nonostante i salti temporali – non risulta alcun buco di trama. I momenti sono brevi ma in poche parole sei riuscita a dire tutto quello che serviva per rendere conto dell’immagine. La scelta di concentrarti solo sull’infanzia è originale e molto interessante e non si sente la mancanza di scoprire cosa succede dopo. Ciononostante il grande salto temporale alla consegna di Harry ai Dursley è stata secondo me la conclusione perfetta perché tira le fila di tutto il sentimento di rancore maturato da Petunia e crea un parallelismo tra la piccola Petunia e il piccolo Harry: entrambi tra le braccia di Petunia piangono. Mi è piaciuta molto e non ho nessun appunto da farti! Aggiungo anche che Lily mi è sembrata ben caratterizzata, così come le comparse dei genitori, caratterizzati di sfuggita ovviamente ma in modo funzionale e sufficiente alla tua storia.
La cosa che mi ha fatta storcere un po’ il naso (e che è l’elemento principale del confronto tra le sorelle e viene richiamato anche nel titolo, per questo non posso soprassedere) è come hai impostato il confronto tra i nomi nel contenuto. Petunia e Lily sono i nomi di due fiori, per cui “giglio” è il riferimento diretto che tutti hanno pensando a Lily, non un significato nascosto. Mentre hai calcato sulla “rabbia e risentimento” dietro al nome – e al fiore – petunia, così non hai fatto per Lily: Lily – ossia giglio – ha il significato di “rinascita, purezza” cosa che tu non hai invece detto, confondendo dunque traduzione e significato dei nomi. A livello di trama, questo depotenzia il confronto tra i due nomi e crea una piccola ambiguità: che necessità c’è di spiegare la parola “giglio” se a un parlante di lingua inglese Lily suona effettivamente già “giglio”?

Titolo: 2.5/3 Il titolo mi piace molto, l’accostamento delle due parole e dei concetti che sottolineano è accattivante e l’espressione ha un valore preciso nella storia: è infatti il significato del nome di Petunia (come spiegato esplicitamente in una scena della storia) e riassume di fatto gli aspetti che emergono del suo personaggio. Quello che non mi ha convinto è l’uso della lingua inglese, non nel senso che il suo utilizzo mi ha creato dei problemi particolari, ma semplicemente perché non c’è un motivo specifico per usarlo e, per di più, trovo che in italiano la resa sarebbe stata di gran lunga migliore!
Gradimento personale: 4.5/5 La storia è stata originale secondo me, per la scelta narrativa di concentrarsi sull’infanzia di Lily e Petunia – dove gli undici anni non sono l’inizio della rivalità ma solo il punto di non ritorno. Mi è piaciuta la selezione dei momenti, gli elementi inseriti e la struttura della trama. Con una maggiore enfasi anche sugli aspetti più positivi di Petunia mi avresti convinta pienamente!

Totale: 36/43

Recensore Veterano
22/05/20, ore 16:31

Tesoro questa storia è bellissima, va subito tra le mie preferite!
Mi è piaciuto molto il passaggio graduale dei sentimenti di Petunia nei confronti di Lily, l'hai descritta veramente bene!
In bocca al lupo per il contest!!

Recensore Veterano
22/05/20, ore 11:39

Ciao! Mi è piaciuta molto questa tua versione di Petunia e come tu ne abbia delineato il lento, graduale inasprimento. Non è un personaggio amabile, Petunia, eppure, è uno di quelli con i quali non si può non entrare un po' in sintonia. Per quanto spiacevole, Petunia è emblema di insicurezza, risentimento, rabbia ...invidia, appunto. Eternamente seconda. Forse non la si può compatire, non per come tratta Harry, ma la si può comprendere. E la tua storia fa proprio questo: la segue passo passo, con delicatezza e discrezione, la comprende. Mi ha colpito molto il passo in cui Petunia spiega a Lily il significato dei loro nomi, rassegnandosi un po' - come hai sottolineato - a quella superiorità della sorella, quasi predestinata, decisa ancora prima che le due potessero effettivamente "competere". Mi è piaciuta la scena del compleanno di Petunia, con la ragazzina così nervosa e all'erta, quasi presagendo che anche quel giorno - che lei desidera sia speciale - sarebbe stato sciupato da Lily e le sue stranezze. Ma, soprattutto, mi ha colpito la scena finale, di Petunia che - come quando aveva stretto Lily neonata - tentenna. Come già con la sorella, anni prima, ha un attimo di esitazione. Mi è piaciuto come tu abbia invertito, in un certo senso, i ruoli: nella scena con Lily, è la sorellina che piange, sebbene Petunia cerchi di instaurare un contatto. Nella seconda, con Harry neonato, è Petunia, ormai adulta, che scoppia a piangere. Ho apprezzato tanto la fine, perché è come se - con quell'atto - lavi via l'indecisione, quel pianto è - in fin dei conti - l'accettazione di sé. Petunia capisce e accetta di non saper superare la propria invidia, né di sapersi liberare dal risentimento - che, come ha detto a Lily, è un macigno da portare dentro per tutta una vita -. Petunia guarda in quegli occhi verdi che tanto l'hanno fatta penare e sa, lo riconosce, che la sua rabbia non sarebbe mai andata via e che quel bambino, lei, non lo avrebbe mai amato. Brava, davvero. L'ho inserita nelle ricordate! Un bacio e... in bocca al lupo per il contest!