Io un po' mi vergogno a recensire le tue storie: per me sei uno dei sacri colossi del Fandom, e mi ricordo delle tue storie dalla mia torbida e oscura adolescenza, quindi un po' mi sento in difetto a scriverti delle parole che, per quanto sentite, non potrebbero mai rendere a sufficienza quanto a me piacciano le tue parole.
Cercherò di mantenere un tono adatto, ma in questo momento dentro di me sto urlando: solo dentro, perché ho i muratori in balcone e io fingo di lavorare.
Io adoro come poche altre cose la capacità che hai di entrare nella testa di Percy, e te la invidio veramente moltissimo, perché riesci a capirlo in una maniera che non ho mai trovato in nessun altro autore: fin dall'incipit è chiaro che la sua introspezione sarà impeccabile, e che mi permetterai di comprendere Percy come fosse semplice e immediato, quando invece chiaramente non lo è.
E questo risulta lampante fin dal primissimo rigo - Le sue giustificazioni sono ottime, ma stupide. - che secondo me è la piena e chiara espressione del tuo modo di scrivere: delicato, ma anche profondamente ironico, in un equilibrio così perfetto da scuotermi anche nelle frasi più semplici.
Se ci rifletto, hai descritto quello che è il tratto fondamentale di Percy nel libro 6/7: la sua profonda codardia, lo scappare persino dalla propria famiglia per convenienza, il fatto che desideri solamente fuggire anche da sé stesso. Ed è una scusa semplice, come dici tu, estremamente facile per giustificare il suo comportamento nei confronti della sua stessa famiglia.
Ma fino a che punto?
Percy si rende conto troppo tardi, di essere rimasto coinvolto in scelte clamorosamente sbagliate, e che potrebbe fare, a quel punto, se non chinare il capo e proseguire su una strada già percorsa da altri?
Dovrebbe essere coraggioso e, come scrive anche la Rowling, alla fine Percy lo è - ma dopo un lungo percorso interiore che, giustamente, tu non inquadri in questa storia, preferendoti soffermarti su quel momento di profonda delusione che deve aver provato per sé stesso (e riuscendoci divinamente, se posso).
La conclusione di questa storia riscalda il cuore - e con il freddo che fa qui, ne avevo bisogno - perché è uno stupendo lieto fine in una storia che stringe il cuore, con la sua profonda introspezione. L'ho amata ed è dire poco, ma come sempre mi lasci senza parole (e non vedo l'ora di poter passare da Edax Rerum, appena avrò smaltito un po' di lavoro e recensioni arretrate).
A presto
Gaia |