Wow. Sì, ho solo questo da dire.
Ok, non solo questo, ma ... oh, va bene, procediamo con ordine.
Ciao, Marti!
Sebbene mi fossi ripromessa di essere più "democratica" nella scelta delle storie da leggere e recuperare (il classico: "un po' per uno"), non posso farci proprio niente: uno, non ho metodo e procedo alla cieca; due (che si ricollega al punto precedente) finisco sempre col ritornare lì dove ho trovato pane per i miei denti (e, sì, il tuo profilo - l'ho capito - è uno di questi posti magici!).
Mi incuriosiscono troppo i personaggi di cui scrivi e credo davvero che ci voglia un grande coraggio, nonché una bella fantasia, per approfondire il "lato dei cattivi" (che, diciamolo, ha il suo indubbio fascino!).
Dopo l'assaggio avuto con la tua Hestia, sono finita su questa qui e, direi, PER FORTUNA!
Ti dirò, ho sempre immaginato il rapporto tra Bellatrix e Rodolphus come profondamente complicato, per via della devozione cieca di Bellatrix verso Voldemort, naturalmente, ma ammetto che non mi sono mai soffermata sul possibile rapporto tra Bellatrix e il cognato.
Sappi che ho adorato - ma tanto! - l'atmosfera che hai ricreato: meravigliosamente, irresistibilmente dark e questo "odio" di cui è intrisa tutta la storia.
Bellatrix e, come ho potuto appurare, il tuo Rabastan sono personaggi complessi, stratificati: al di là della Causa (che, come sottolinea Bella, è l'unica cosa che conti), è tutto effimero, tutto secondario.
Ci sono questi attimi rubati (tra l'altro, questa necessità di segretezza, di doversi nascondere agli occhi altrui, ha reso il tutto ancora più coinvolgente) in cui si sfogano l'una tra le braccia dell'altro, in cui si dilaniano, si odiano, appunto. Mi piace tanto come sia l' "odio" la matrice di tutto (e di come tu l'abbia sottolineato): "Non posso far altro che questo, Bella. Lo sai."
E Rabastan ha ragione, in effetti. Oltre la Causa, in questo contesto, con personalità come quelle di entrambi, cosa resta? Cosa resta oltre l'odio?
Niente - ed è per questo che è solo sulla base di questo odio, in questo odio , che possono trovarsi - e ritrovarsi.
Ho trovato indicativo - nonché un indizio importante per gettare luce sulla psiche di Bellatrix - il fatto che Rabastan, non incapace di "grazia", le conceda il gesto più intimo di tutti proprio quando hanno stabilito di dover porre fine a questi incontri che li hanno avvicinati, un gesto che lei fa cadere nel vuoto.
Credo sia un'immagine molto potente e, come dicevo, "indicativa": è come se davvero Bella non sappia cosa farsene di questa intimità non figlia dell'odio (lei non è "Narcissa, e men che meno Andromeda", lo dice). Chi vuole avvicinarsi a lei, non può che incontrarla tra le spire dell'odio: è quello l'unico linguaggio in cui lei sa esprimersi, solo odiando e ferendo.
Anche la "rapidità" con cui Bellatrix sa subito ricomporsi e proiettarsi nuovamente nel proprio ruolo - quel "nome di Rodolphus già sulle mie labbra schiuse" - è un aspetto che ho trovato coerente. Infine, ultimo, sempre quell'odio, che non l'abbandona mai e che ritorna anche nell'ultima frase.
Un odio, se vogliamo, legato al fatto che lei non è "delicata e fragile", sebbene Rabastan, a volte, sembra che lo dimentichi - come in questo ultimo gesto di intimità e nei suoi attimi di "grazia" -; perciò, è un odio che può essere letto in tanti modi, un odio verso Rabastan che osa quasi pretendere da lei un'intimità che lei non sa e non vuole concedere o, magari, un odio anche verso sé stessa perché, forse, anche solo per un attimo, lui è stato davvero capace di farla tentennare (di farla sentire vulnerabile, forse?), tanto da spingerla, appunto, a confrontarsi con le sorelle, un paragone da cui lei trae forza. Lei non è debole come le sorelle, lei "alza il mento con sfida" e sa ridurre questi momenti con Rabastan a semplici parentesi.
"Per fortuna", lei sa come ritornare a quel marito ("il nome di Rodolphus sulle labbra") che, bisognoso di sangue e morte come lei, la completa. Credo che, in quelle parole, ci sia tutta la rassicurante familiarità di ciò che è noto, di ciò che sentiamo simile a noi stessi: se con Rabastan Bella deve quasi aggrapparsi al proprio odio per non perdersi, per non scivolare "oltre l'odio", in qualcosa che disprezza e che ritiene renda vulnerabili, sa che con Rodolphus (che è proprio come lei) non ha nulla da temere. Sono simili, si completano e lì, da suo marito, può ritornare al familiare, immancabile odio che la anima - solo quello, sempre quello, puro e semplice odio (che, come mi sembra di capire, è casa per la tua Bellatrix).
Insomma, perdona queste digressioni (ho sempre il terrore di perdermi in ragionamenti che, magari, non sono quelli dell'autrice e, quindi, temo di dire un mucchio di sciocchezze!): sappi che ho adorato come hai gestito entrambi questi personaggi e la dinamica che hai immaginato tra di loro.
Last but not least, sei stata fantastica anche nella gestione del rating: non leggo molte storie a rating rosso (evidentemente, devo aver avuto sfortuna nella mia esperienza di lettrice oppure ho aspettative troppo alte, non saprei dire, resta il fatto che non trovo quasi mai storie che mi soddisfino) e sono incapace di scriverne, eppure hai sviluppato queste scene tra i due in maniera davvero perfetta - nel modo migliore possibile, considerate entrambe le personalità, intendo.
Che dire, cara Marti, è stato un piacere ritornare qui, sul tuo profilo, e devo dire che, anche se ho letto solo due storie, mi colpisce molto la tua originalità, sia nella scelta dei personaggi, che nel modo di svilupparli.
Perciò, complimenti!
Un bacione <3 |