Ciao, Rosmary! ❤
Ho letto questa meravigliosa flash appena pubblicata, e ora posso passare a lasciare la mia piccola recensione. Rileggere il testo mi ha permesso di immergermi ancora di più tra le tue parole, aprendomi nuovi scorci che a una prima lettura non avevo colto appieno. E poi, devo ammetterlo, mi mancava avere qualcosa di nuovo di tuo da gustarmi per la prima volta.
Ma veniamo a noi e a Dorcas. Come credo di avere già accennato, si tratta di un personaggio che ho conosciuto nella tua “versione”, e su cui non mi ero mai interrogata prima, motivo per cui ormai questa è la versione di lei che la mia memoria ha ben impressa. Ma è stato ancora più interessante, per una volta, leggere di lei “sola” e non in coppia con Evan, in modo da poter conoscere ancora più a fondo questo personaggio e tutte le motivazioni che stanno dietro le sue scelte.
Non che mi stupisca, ma è sorprendente vedere quanto tu riesca a condensare nello spazio di una flash, narrandoci di questa guerriera per scelta, una nata nella famiglia con il sangue “giusto”, che per ideali di pace e giustizia non esita a mettere a repentaglio la propria vita: lo fa giurando lealtà a Silente, lo fa sacrificandosi infine per permettere ai compagni più giovani – che hanno ancora tempo per vivere, vincere, vedere un mondo migliore, forse – di sopravvivere.
Ci sono in particolare alcuni aspetti di questa figura che mi hanno colpita maggiormente. Innanzitutto l’odio che nutre, non solo verso gli avversari ma anche per sé e gli alleati, a cui quella guerra non ha lasciato scelta se non di sporcarsi a loro volta le mani nel sangue e nel dolore: uccidere il nemico è necessario, se non si vuole perdere qualsiasi possibilità di sopravvivere e costruire quel mondo di pace per cui si sta lottando. Eppure, quanto questo deve essere lacerante? È un tema su cui mi sono spesso interrogata e vederlo rievocato da quelle “brutture incastrate sotto le dita” mi ha stretto il cuore per quello che deve aver provato la tua Dorcas.
L’altro elemento che ha catturato subito la mia attenzione è stata la morte, questa morte a cui non ha mai realmente pensato, quasi per esorcizzarne il timore e perché concentrata sul combattere con ogni fibra del proprio essere – nemmeno se ne parla, se si dice pronta a compiere questo sacrificio per i valori che la animano –, e su cui anche nel finale, sebbene sappia che far fuggire quei ragazzi significhi sacrificare se stessa e quindi morire, ha tempo di riflettere. La morte la coglie subito, senza lasciarle tempo in più, perché così accade nella vita e in guerra, e a questo proposito quel secco “E morivi.” è graffiante e brutale nell’esprimere questa verità.
Lo stile, come sempre, mi ha ammaliata in ogni singolo dettaglio: per alcune immagini meravigliose, per i dialoghi pregnanti e lapidari che intervallano la narrazione e soprattutto quell’ultimo scambio con Voldemort, con Tom (quanto ho amato il coraggio di Dorcas nell’esporre a Voldemort quale sia la sua più grave mancanza: cercare l’immortalità perdendo di vista tutto il resto, perdendo se stesso, per fuggire la paura forse più umana del mondo). Insomma, se c’è qualcosa di cui non credo potrei mai stancarmi sono i tuoi racconti brevi, per come il tuo stile è in grado di dare il meglio di sé in essi.
Ora ti saluto, temo di averti annoiata a sufficienza con le mie chiacchiere, aggiungo solo tutti i miei, sempre doverosi, complimenti.
Un grande abbraccio,
Maqry |