Recensioni per
In nome del padre
di Lisbeth Salander

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/12/21, ore 17:48

Ma che ci fai qui?
Tanto lo so che lo stai pensando. E tu non lo sai che se mi rimane il tarlo di una storia prima o poi ci devo arrivare?
E come potevo girarmi dall’altra parte e far finta di niente quando si tratta del nostro Harry. E James. ♥

Io già devo partire con la mia sfilza di complimenti qui. Solo perché scrivi di Harry (e James). Che è cresciuto solo, senza conoscere niente che fosse simile all’affetto, alla protezione, poteva venire su un ragazzo arrabbiato col mondo, indifferente e freddo e invece è cresciuto proprio figlio dei suoi genitori. Leale, coraggioso, forte nell’accettare il suo destino nonostante il peso enorme che questo aveva e tutta la paura che ne è derivata. Quindi chapeau, cara mia Fede, solo per essere riuscita a scrivere in modo così toccante e bello e maturo di lui, che per me è IL gigante per eccellenza dell’intera saga. E dopo questa ode in onore a Harry, possiamo cominciare.
Vogli dirti che leggendo questa storia io sono crollata in diversi punti. Lo devi sapere che mi fai male, perché è inversamente proporzionale all’amore che poi provo per una lettura.
Harry che guarda suo figlio quindicenne che si muove in quella stanza e ripensa a quanto si sia sentito inadeguato, subito dopo aver provato la gioia più grande della sua vita. E ripensa l’unica volta in cui ha sentito “Tuo padre ti vuole parlare” si trovava in un cimitero e suo padre era solo una sagoma impossibile da toccare eppure quel momento se lo porta dentro come stimolo della sua paternità. Credo che questa riflessione sia fra le cose più feroci che io abbia letto, scritte da te.
E’ un pensiero veramente crudele e lo è perché è la verità, è la sua storia. Sono i brutti ricordi che ci forgiano, più di quelli belli. E’ su quelli che lavoriamo per diventare persone migliori/diverse/nuove. Harry ne ha avuto la vita piena, anche quando finalmente ha trovato la sua casa, ha continuato ad accumulare tremende esperienze una dietro l’altra. Questo tuo Harry è il risultato meraviglioso di tutto il suo vissuto. E’ bellissimo vederlo, adesso, in quella giornata così speciale, circondato dai figli, da tutta la sua famiglia e così consapevole della sua storia e delle esperienze che lo hanno reso la persona che è. Non ha paura di ammettere i suoi errori davanti a James, e questa è un’altra cosa che ho amato. Il diario, il Sectumsempra.
James si aspetta risposte chiare e nette da lui e invece suo padre sa mantenere l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto spiegandogli quanto sia sottile la linea fra giusto e sbagliato, fra bene e male, nella vita. E’ istinto.
Il regalo extra di James ha fatto alzare ancora l’asticella del livello emozionale di questa storia! Quanto è stato bello vedere questo ragazzo che sì, si adegua al regalo che faranno tutti insieme ma comunque non vuole rinunciare al suo perché la sua idea era indiscutibilmente la migliore. E a vederlo, questo regalo, non c’è margine di dubbio. James ha ragione.
In questo racconto ricco di richiami e omaggi a tutta la storia di Harry, non potevano mancare loro: I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso. E’ una chiusura del cerchio. Anche il topo, che fa parte della storia, accidenti. Anche il convolgimento della McGranitt, che la immagino mentre si vede arrivare in ufficio James a parlarle di una nuova mappa e dei malandrini, ha riso dentro e si è emozionata fuori.

«È difficile? Essere mio figlio, intendo».
«No, pa’. È bello essere tuo figlio»

«Ma…?».
«Non c’è un ma. Forse è stato soltanto difficile scoprire che il tuo eroe è anche quello di tutti gli altri»


Ho amato questa parte perché James riesce a spiazzare Harry e a dargli, almeno un po’, la risposta che gli serviva per farlo stare meglio in mezzo a tutte le riflessioni che ha fatto in questo lasso di tempo. Soprattutto c’è quella domanda che ritorna costantemente, per tutta la durata della storia, a ricordargli le incertezze della paternità: Com’è che si fa il padre? Con l’istinto, come ha fatto con tutto il resto per tutta la sua vita. Perché, semplicemente, non sempre esiste ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

E quindi, meravigliosa Fede, grazie! ♥ Per aver scritto questa perla bellissima, dolceamara. E’ una di quelle storie delle quali avevo proprio bisogno e non lo sapevo! E so di aver saltato chissà quante considerazioni su questa storia che è perfetta, davvero perfetta. Ma spero che quello che ho messo insieme basti a farti capire quanto tu sia riuscita a toccare mie corde nascoste. Scrivi con una profondità e una maturità rarissime e io sono felicissima di averti incrociata e fortunata a leggere parole e riflessioni come queste!
Ti abbraccio forte! ♥
gabry
 

Recensore Junior
04/02/21, ore 17:29

Tu ringrazi i lettori per aver avuto la pazienza di leggere e io ringrazio te perchè mi dai una scusa per fare molteplici pause dallo studio. Ma proprio durante il periodo della sessione ti dovevo conoscere? Che poi non è del tutto colpa mia, leggo per mentenermi acculturata... okay, la scusa non regge, me ne rendo conto da sola. In effetti, oserei dire che è penosa quansi quanto la scusa di James per dare il regalo al padre: "visto che avevamo idee divergenti e che la mia era idiscutibilmente la migliore, ho pensato che a quarant'anni fanno bene regali extra". A me farebbe bene una sessione extra.
L'idea di vedere Harry padre mi piace un sacco, forse è la parte che mi piace di più del leggere della nuova generazione. Harry sarà anche quello che ha sentito meno l'influenza di una figura paterna, ma forse proprio per questo è quello che immagino più di tutti come padre, oltre che come padrino. Mi piace pensare ad harry come all'eredità di tutti i personaggi deceduti, il padre che James non ha mai potuto essere, il padrino che Sirius non ha mai potuto fare, la famiglia che Remus non ha mai potuto avere, l'amico che Dobby avrebbe voluto essere, l'eroe che Fred non ha fatto in tempo a diventare, la speranza della quale Malocchio non è arrivato a godere, e mi piace vederlo calato in tutti questi panni. Penso che sarebbero tutti fieri di lui. Mi piace pensare che Harry crescendo abbia preso il meglio da tutte le persone che lo hanno aiutato a diventare ciò che è, mi piace pensare che si sia fatto un idea su come avrebbe potuto crescere qualcuno come non è stato cresciuto lui, trasmettere tutti quei valori che lui ha dovuto apprendere vivendo, andando un po' alla cieca. Penso che, nonostate l'assenza di una figura paterna, Harry abbia fin troppi uomini dalla quale prendere spunto per diventare una guida, "quella scintilla, quel motore di forza e coraggio". Beh, guardando James, c'è da dire che se questo è stato il risultato, Harry c'è riuscito egregiamente.
Vorrei mettere in evidenza la frase con la quale sei arrivata al mio cuore, quella che sottolinea il messaggio centrale di questa storia:
"Da padre a figlio, da figlio a padre: è uno strano scambio la paternita".
La complicità tra padre e figlio è a dir poco commuovente, mi trasmette tanta tenerezza, l'occhiata complice di chi condivide qualcosa che nessun'altro ha, il modo in cui Harry riesce a comprendere il figlio meglio di chiunque altro, il modo in cui riesce a rassicurarlo, il solo fatto che James senta il bisogno di confrontarsi con lui, di sapere il suo parere prima di capire cosa sia giusto fare. E poi la conversazione sulla fiducia nel prossimo, che, essendo innata in entrambi i personaggi, immagino come un retaggio di James nonno, induce non solo il protagonista, ma anche il lettore, a mettere in discussione la sua opinione. E probabilmente cavalcare un'ippogrifo metterebbe chiunque meno in difficoltà. Inoltre, è così carino il regalo di James! non so quale regalo abbiano scelto insieme ad Albus e Lily, ma sono quasi sicura che James abbia ragione, la sua idea è la migliore. In più il ragazzo ha davvero scelto le cose giuste da far dire ai malandrini, complimenti a lui! Soprattutto l'idea di fargli sapere che in qualche modo suo padre (James) è fiero di lui ("l'allievo ha superato il maestro"), tanto quanto James (figlio di Harry) è fiero di suo padre. Alzi la mano chi, come me trova difficile esprimersi quando i personaggi si chiamano nello stesso modo. Spero solo di essere riuscita a rendere chiaro il concetto. E poi, chi altro avrebbe potuto proporre l'ennesimo misfatto se non Sirius? Trovo molto bello il fatto che James abbia incluso anche "il topo", come lo definisce lui, significa che Harry ha insegnato a suo figlio quanto sia importante non alterare la storia, ma parlare di chi ne ha dato un contributo nel bene e nel male.
Vedere James che fa di Harry l'uomo con cui suo figlio misura il resto del mondo ha un che di disorientante, e ce l'ha ancora di più vedere Harry sconcertato dalla scoperta di essere l'eroe di suo figlio, ma per fortuna c'è Ginny a mettere al corrente suo marito di certe sottigliezze.
Credo di aver detto tutto. Spero di rivedere di nuovo questo Harry maturo alle prese con l'adolescenza dei suoi figli, e, perchè no, anche di Teddy; in effetti nella lista delle storie da recensire ho inserito un paio di tue storie che mostrano questo lato del personaggio, le ho già lette e spero di trovare presto il tempo di recensirle.
Rinnovo un'ultima volta i miei complimenti sul tuo stile di scrittura che non posso che apprezzare, molto spesso mi concentro così tanto ad analizzare le tematiche affrontate che mi dimentico di ciò che mi ha portato realmente ad apprezzare la storia.
Chu!
Serena

Recensore Master
06/09/20, ore 22:04

Devo confessarti una cosa: questa recensione è stata parecchio difficile da scrivere.
Tanto per cominciare c'è James – e tu sai quanto amo questo ragazzo – e poi c'è Harry che adoro (si, nei libri ci sono momenti in cui lo vorrei strozzare, ma in generale non posso non provare affetto per chi è cresciuto con me). Capirai quindi che, durante la lettura, ero in brodo di giuggiole.
Mi ha suscitato una tenerezza assurda il fatto che tu abbia deciso di ambientare questa storia proprio nel giorno del compleanno di Harry. Perché è bellissimo leggere che finalmente, dopo tutte le sfortune e i lutti che ha avuto, è finalmente sereno, circondato dall'amore della sua famiglia.
“Dei suoi figli è sempre stato quello con cui ha fatto più fatica: probabilmente perché, cosa volesse dire essere un padre, lo ha scoperto con lui.
Di lui, più che di Albus e Lily, si è goduto tutto, ogni singola scoperta, ogni paura, ogni entusiasmo.
Hanno mosso insieme ogni primo passo, James nella vita, Harry come padre.”
Questa è stata la mia parte preferita di tutta la storia. Hai perfettamente sintetizzato in poche righe la situazione. Meraviglioso, veramente.
Anche perché, come hai fatto notare più avanti, Harry è cresciuto senza genitori, quindi non ha nemmeno un esempio a cui rifarsi. Okay, ci sono i Dursley ma dubito che il nostro eroe li ritenga un modello affidabili.
Lo scambio di battute tra Harry e James è fantastico (in realtà tutta questa storia è fantastica, lo so, forse sarai stufa di sentirmi commentare in termini così entusiastici – temo di non riuscire a fare una recensione come si deve – però io davvero non so che dire. Questa oneshot mi ha talmente commossa ed emozionata, che ho paura di essere tremendamente banale con queste mie parole). Apprezzo il fatto che tu abbia descritto il primogenito né come una copia del nonno (sai, che non mi sta molto simpatico) né del padre. La parte in cui James domanda ad Harry come capire se sia la scelta giusta o meno, mi ha fatto impazzire, perché hai sottolineato come si passi, con naturalezza, ad ammirare e amare il proprio padre con gli occhi di un bambino ad osservarlo poi con gli occhi di un adulto. E il fatto che Harry gli dica chiaramente che non è facile capire cosa sia giusto e sbagliato, è una spiegazione così genuina e azzeccata della realtà.
Unica cosa: quando James ha nominato Draco, ho alzato gli occhi al cielo. Ron, le antipatie non si devono trasmettere alle nuove generazioni, perdindirindina!
Il regalo è stata la ciliegina sulla torta. Quando James ha tirato fuori una pergamena, per un istante ho pensato che fosse la Mappa (molto ingenuo da parte mia, lo so). Però il fatto che si attivi con la frase dei Malandrini, mi ha fatto sciogliere.
Altra cosa che ho apprezzato, e secondo me è un dettaglio che si tende ad ignorare, è che hai nominato anche Codaliscia. Ora, sappiamo tutti che è stato un infame, però i Malandrini erano quattro e, per quanto orribile e discutibile, ho approvato la decisione di James di riportare anche il suo nome.
(Mi ha fatto sorridere il fatto che Harry, nonostante sia adulto, non sia cambiato poi molto dal ragazzino che abbiamo conosciuto. Infrangere la legge per recuperare una Pluffa, seriamente? xD)
E mi piace il fatto che James abbia approfittato dell'occasione, per strappare al padre la promessa di passare del tempo insieme. Chissà a chi finirà la moto di Sirius, eh?
«Harry, James ti considera ancora adesso il suo eroe».
Basta, vi prego, mi state massacrando. Fra un po' mi scoppia il cuore per la gioia.
Per quanto riguarda lo stile, sai cosa ne penso. Hai un modo di narrare davvero piacevole, quasi non ci si rende conto di essere trascinati in un racconto, perché costruisci delle situazioni con una naturalezza invidiabile.
Concludo questa recensione dicendoti che mi dispiace. Mi dispiace perché questa storia è splendida e io, presa dall'entusiasmo, non sono riuscita a scrivere una recensione decente. Ti giuro che ci ho provato, ho letto e riletto la storia per giorni per cercare di comunicarti quanto mi sia piaciuta. E ho fallito miseramente.
Davvero, Fede, scusami.
Come avrai notato, ho messo la storia nei “preferiti” perché se lo merita.
Ti mando un bacione e sappi che, quando sarò libera, ho intenzione di spulciare ancora il tuo profilo.
Con affetto,
Eli

Recensore Master
25/08/20, ore 19:08

Non leggo spesso su Harry e non so quante storie abbia potuto leggere che lo narrassero in veste di padre, ma questo tuo racconto – questa tua versione – è meravigliosa.
Non so veramente da dove iniziare il mio commento, perché credo di essere ancora stordita da questo rapporto padre-figlio così forte e da un protagonista adulto e autentico, che si pone domande cui non è possibile dare una risposta netta, ma che crescono assieme a lui e in qualche modo lo aiutano a relazionarsi con una realtà completamente diversa da quella cui per troppo tempo ha creduto di essere condannato.
Consentimi un piccolo moto di orgoglio nel sapere che questo spaccato di vita trae ispirazione da Scrivimi, è bellissimo che abbia ispirato la tua penna in questo modo – e sono felice che dopo tanto tempo tu abbia ripreso a scrivere, perché sarebbe stato un gran peccato perdere racconti tanto maturi e profondi, dove si va oltre la facciata e ci si propone di indagare fragilità e ferite, rintracciando proprio tra l'una e le altre una serenità cercata e voluta.

Ho apprezzato tantissimo il contesto che fa da cornice alla narrazione, perché è quotidiano e collabora a costruire l'immagine di un protagonista che, quella fatidica domanda, in fondo la pone ogni giorno a se stesso – con titubanza, un po' di timore, ma anche con felicità, perché il fatto stesso di porla corrisponde a essere riuscito a vincere i demoni, a crescere, a costruirsi una famiglia e a cercare di fare il possibile affinché i suoi cari siano felici.
Harry padre è un personaggio che non abbiamo avuto modo di conoscere, ma non posso fare a meno di sposare la tua visione, che lo ritrae in bilico tra un'esperienza che non c'è – Com’è che si fa il padre? – e il desiderio smodato di essere per i figli un punto di riferimento, la roccia e lo scudo che lui da bambino, adolescente e adulto non ha mai avuto e che ha segnato in maniera determinante la sua vita. Mi ha commossa un po' troppo – mannaggia a te! – il momento in cui evoca uno dei pochissimi sprazzi di calore paterno che riesca a ricordare, un momento tanto tragico e impattante sulla sua vita dove ha potuto racimolare qualche briciola di quel James tanto ammirato, che avrebbe disperatamente voluto conoscere e avere accanto – ed è bellissimo e doloroso al contempo la sensazione di protezione e forza che associa a quel ricordo, una sensazione che, lo si percepisce, lui cerca di ricostruire per i propri figli.
Ecco, di questo Harry – cui secondo me non manca nulla, ma veramente nulla, per essere la vera versione adulta della controparte cartacea – mi è piaciuto da impazzire il suo cercare di far bene e migliorarsi, il suo non avere risposte certe, il suo barcollare e affidarsi a quell'istinto che da giovane è stato tante volte la sua salvezza, ma che in altre occasioni lo ha anche condotto dritto dritto tra le fauci degli errori più neri. È un Harry imperfetto e consapevole di esserlo, che ancora si muove a tentoni nel mondo (e a me ha ricordato quel bambino di undici anni che riesce a sorprendersi di ogni cosa e che muove passi incerti, sperando di far bene pur senza nessuna certezza in tasca).
Ho trovato dolorosa perché terribilmente vera la riflessione di Harry sullo zio Vernon, unica reale figura paterna che lui abbia mai conosciuto. Certo, c'è stato Arthur Weasley, per un periodo effimero c'è stato Sirius, in qualche modo c'è stato persino Remus (sebbene Harry non gli abbia mai tributato né l'affetto né la fiducia più totale tributati a Sirius – come a volte abbiamo riflettuto, tra Harry e Sirius scatta una scintilla immediata, simile se non identica a quella che ha reso l'amicizia tra James e Sirius fatta di un affetto smodato e di una complicità muta e totale). Insomma, dicevo (!), sebbene ci siano state queste figure, Harry è di fatto cresciuto con Vernon, la sua infanzia, che è determinante nella formazione di una persona, l'ha trascorsa con lui – e con lui ha continuato a trascorrere i momenti di ritorno a casa da Hogwarts –, motivo per cui pur se doloroso è realistico che faccia un confronto con lo zio, che rintracci nei gesti che gli ha visto rivolgere a Dudley (figlio indiscutibilmente amato) un suggerimento, sia pure timido, per tentare di capire cosa significhi essere un padre.

E ora arrivo a James.
Com'è che questo ragazzo riesca a intrigarmi sempre e comunque è un mistero. Ho amato questa caratterizzazione che lo vede specchiarsi nel padre, affidarsi a lui, considerarlo il proprio eroe – non riesco a non credere che James Sirius sia cresciuto tanto, tantissimo, in nome del padre e l'abbia guardato per lungo tempo con occhi colmi di ammirazione (a proposito, altra cosa che ho apprezzato è la riflessione di Harry sul proprio di padre, su come abbia col tempo imparato a capire che fosse un uomo e in quanto tale avesse commesso degli errori, che fosse fallibile – e ho amato come questo riesca in qualche modo a cullarlo e, forse, a fargli sentire quella figura sfocata meno lontata e irrangiungibile, ma più tangibile).
Mi consenti un piccolo angolino delirante per dire che quando James parla al padre di cose giuste ho pensato che alludesse a un certo amore per una certa cugina? Lo so, lo so, non è questo il contesto e non era neanche nelle tue idee (come poi ho ben capito proseguendo la lettura), ma è stata un'associazione istintiva e per un istante ho sperato che entrasse in scena lei!
Bene, detto questo di cui con molte probabilità ti importa pochissimo, torno al cuore di questo racconto e a questo James che pone a Harry una domanda più che scomoda. Ecco, in questo credo che tu abbia colto l'anima del prompt, perché la domanda posta da James è figlia di una crescita in atto, di una realtà che si problematizza e non è più bianca e nera, come Harry stesso gli spiegherà, ma fatta di infinite sfumature e di errori che si incasellano l'uno dietro l'altro. Essere adulti, in fondo, non è semplice, ma diventarlo – vivere quel periodo di transizione – è forse ancora più difficile, si è chiamati a rivalutare certezze e a ricostruire i propri equilibri, e il tuo James mi è parso proprio impegnato a fare questo. Anche qui, ho trovato intelligente come tu abbia sfruttato un episodio in fondo comune (qualcuno invita a diffidare degli amici) per dare vita a una riflessione più profonda e a un momento di grande intimità e comprensione tra padre e figlio.
Harry ce la mette tutta, sul serio, e a giudicare da James – come confermerà Ginny, che è sempre un passo avanti al marito! – non è per niente male come padre, sta facendo un ottimo lavoro pur con tutte le sue incertezze.

Inutile che te lo dica (forse!), ma il mio momento preferito, dove credo di essermi commossa un po', è stato quando James ha dato il suo regalo a Harry, quello solo suo.
Allora, io so che non dovrei trascorrere il mio tempo a tessere le lodi di questo ragazzo, ma quanto è dolce (a modo suo, ovvio!) e straordinariamente dotato nel suo ricreare una piccola Mappa per dare al padre un frammento di James senior e di quegli uomini che per lui hanno significato tanto? E quanto è intelligente, nonché maturo, nel non escludere neanche Peter? C'è la consapevolezza di chi ha perfettamente compreso il passato, ne ha fatto tesoro e stima oltre ogni dire l'uomo che ha dinanzi. James non dice, fa è ormai certezza e io decido che sia canon! XD È un gesto bellissimo il suo, e tu e lui siete riusciti a ricreare perfettamente l'essenza dei Malandrini, tutta racchiusa in quelle parole che riescono a emozionare Harry.
Ho ghignato un po', ovviamente, alla malandrinata! Il mio James, sempre un passo avanti a tutti, riesce ad avere un consiglio dal padre, a fargli un regalo fantastico e a guadagnarsi anche delle lezioni di guida in esclusiva. Niente, è perfetto e io lo amo!
(Scusa, era iniziata tanto bene questa recensione e ora sta finendo nel delirio più totale, ma ti assicuro che ho provato a darle una dignità!)

Piccolo momento di risata unita a occhi al cielo (perché Harry è veramente tonto quando si parla di rapporti umani):
«Harry, James ti considera ancora adesso il suo eroe».
«Io avevo sempre creduto che fosse Ron. Sai, lo zio divertente che lavora al negozio di scherzi e lo fa divertire…»
Ma si può? Ron? Ron è suo zio/suocero, non può essere anche il suo eroe! Scherzi a parte, ho amato anche Ginny, che pur essendoci solo in conclusione lascia un segno importante, perché è quello di una donna che ama la sua famiglia e la conosce come le proprie tasche. Insomma, questi cinque sono un nucleo familiare in grado di emozionare più del dovuto.

In conclusione, anche se sono certa di non averti detto tutto, ho amato questo racconto. Perché pur nella sua semplicità strutturale è uno spaccato di vita complesso e maturo, dove agiscono dinamiche che intrecciano vite adulte e adolescenti – dove Harry rivede se stesso nel figlio mentre cerca di essere quel padre che il destino gli ha strappato via.
Non lo so, ho voluto loro un bene immenso mentre leggevo e ti ringrazio di aver scritto questa piccola meraviglia.
Un abbraccio, a presto!

Recensore Junior
09/08/20, ore 22:43

Sei davvero una persona crudele.
Penso che questa storia si materializzerà tra le mie preferite, così potrò rileggerla e singhiozzare come la prima volta. Complice la giornata sottotono, gli ormoni impazziti per via del ciclo e soprattutto, la tua scrittura meravigliosa, devo ammettere che leggendola mi è venuta la pelle d'oca. Sorvolando il prompt meraviglioso, che comunque hai azzeccato, mi sento di doverti davvero riempire di complimenti per questa meravigliosa OS. Leggo pochissimo di Harry, anche se è un personaggio meraviglioso, e soprattutto apprezzo il fatto che tu lo abbia fatto scontrare con un tema così difficile e meraviglioso come la paternità. Ho detto troppe volte meraviglioso, ma non ho intenzione di rimpiazzarlo con altri sinonimi. Tiè. Ma comunque, dicevamo. Per Harry, che non ha mai avuto davvero un padre, deve essere stata una bella sfida, avere un figlio. Nessuno si sente pronto, figuriamoci lui, che ha avuto un padrino carcerato ed uno zio completamente fuori di testa. Ho amato il modo in cui tutte le figure maschili che anche solo abbiano avuto una parte nella vita di Harry si riuniscano in questa storia: su tutte, ho apprezzato la citazione a Vernon. Penso che sia uno dei miei passi preferiti della OS (che comunque ne contiene molti). Devo dire che il momento finale di cedimento l'ho avuto con il regalo "malandrinesco" di James...una pergamena con gli auguri dei malandrini! I loro saluti mi hanno fatto spezzare in due dalle risate, specie quello di Felpato (e te pareva). Mi trovo a concordare con il piccolo James, fra l'altro: nessuno avrebbe voluto metterci dentro Peter ma alla fine anche lui è un tassello importante (anzi, fondamentale!) della storia. La capacità che conferisci ad Harry di perdonare e passare sopra quella merdaccia di Peter persino nel giorno del compleanno lo rende perfettamente l'Harry tonto ingenuo e buonissimo che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso della saga. Bravissima!
Ti meritavi una recensione scritta meglio, ma mi sembra un miracolo che io sia riuscita a concluderla. Sei stata davvero strepitosa e straordinaria, non mi emozionavo così da un bel po', non cambierei assolutamente una parola di quello che hai scritto Un bacio, ❤️

Recensore Junior
04/08/20, ore 17:02

Quando ti ho assegnato questo prompt, ero perfettamente consapevole di farlo a mio rischio e pericolo, ma non avrei mai immaginato che avresti attentato con così tanta spietatezza alla mia sanità mentale – è un’offesa che va intrepretata come il migliore dei complimenti, te lo assicuro.
Come ben sai, ti ho assegnato questo pacchetto perché mi mancavano i tuoi “piccoli Potter” e, soprattutto, vedere Harry nelle vesti di padre. Il modo in cui tu riesci a rendere questa condizione, riesce a lasciarmi sempre stupefatta: Harry prende consistenza nelle tue storie, è un uomo vero quello di cui parli, un uomo che ha tremato dinnanzi all’idea di diventare padre, un uomo che non ha avuto un modello a cui ispirarsi – che non ha mai sperimentato quella gioia su di sé – ma, nonostante tutto, ci ha messo tutto se stesso pur di essere, per i suoi figli, quel “motore di forza e coraggio”.
È commovente come tu abbia riallacciato questi suoi sforzi alla volta in cui ha provato questa sensazione di protezione, quella volta in cui ha avuto la certezza che suo padre gli avrebbe “coperto le spalle”, in cui ha saputo di non essere solo (mettere in mezzo James è stato davvero un colpo al mio povero cuore – non te lo perdonerò tanto facilmente, sappilo).
Mi prendo qualche riga per esprimere il mio parare su come hai sviluppato il prompt: quando ho scelto quella frase, ciò che mi aspettavo, era un dialogo serio ed impegnativo tra Harry e James, ed è esattamente quello che tu hai scritto. Il fatto che poi tu abbia deciso di far ruotare questa conversazione attorno all’amicizia, un argomento che rappresenta uno dei pilastri della saga, mi ha completamente conquistata: James ha quindici anni, i suoi amici sono una parte fondamentale della sua vita, è assolutamente sensato che chieda consiglio a suo padre, colui che degli amici ne ha fatto una famiglia (a tal proposito, ho amato quella breve ma significativa descrizione dell’evoluzione dei suoi compleanni, il momento di svolta segnato dall’arrivo di Hagrid, il legame con Ron ed Hermione, poi con Ginny, i figli che gli preparano sempre una torta e il fatto che, adesso, quei “pochi, più intimi” siano una quarantina di persone – è sempre emozionante rendersi conto di come sia partito dalla più completa solitudine sino ad arrivare ad essere circondato da persone che lo amano).
Ho adorato la descrizione che hai fatto di James, questo suo atteggiamento che si distacca completamente da quello del padre – poiché privo dei medesimi drammi – e si avvicina un po’ a quello del nonno (buon nome non mente!) e ho adorato anche la profondità del legame che hai istaurato tra questi due: “Hanno mosso insieme ogni primo passo, James nella vita, Harry come padre.” sottolinei, senza togliere importanza agli altri figli, come e perché tra i due si sia creata una complicità impossibile da replicare.
Le domande di James sono difficili, è un dato di fatto: noi, che abbiamo “vissuto” con Harry, percorso la sua storia passo per passo, sappiamo bene quanto insicuro fosse delle sue scelte, quante volte si sia buttato “alla cieca” in una situazione – e quanti ringraziamenti deve ad Hermione per essere ancora vivo (ma tu questo legame lo hai reso perfettamente in un’altra storia). Ho amato il modo in cui Harry cerca di far comprendere determinati aspetti della sua vita – e della vita in generale – al figlio: in particolare, mi ha quasi portato alle lacrime riconoscere l’impronta di Sirius nelle sue parole, quel voler fargli capire che anche lui abbia vissuto una condizione in cui non era tutto bianco o tutto nero – di cui la guerra è diventata solo espressione concreta, ma non unica, né totale – e, soprattutto, che le persone siano sempre fatte “di luce e oscurità”.
Un altro aspetto che mi ha colpito, è stato quel voler caricare James della tipica “lealtà dei Potter”, quel valore che sembra innato, che spinge i Potter a non dubitare mai dei loro amici. La differenza, è che James, al contrario di Harry, ha un padre che può dirgli di stare attento e di fidarsi del suo istinto – una differenza che mi ha fatta soffrire.
Hai reso in maniera spettacolare la complicità tra i due, hai dato ad Harry quei momenti di serenità familiare di cui non ha mai goduto e che si porterà dentro per sempre.
Il regalo di James è stata la parte più sorprendete della storia, come puoi ben immaginare: mi sono quasi commossa assieme ad Harry mentre pronunciava quelle parole e apparivano le scritte dei Malandrini. Ritengo saggia, inoltre, la decisione di James d’inserire anche Peter: dopotutto, “anche lui fa parte della storia” – il fatto che abbia coinvolto la McGranitt, poi, è stato il colpo di grazia.
Credo che la mia frase preferita di tutta la storia, sia questa: “A Harry, nell’abbraccio di James, nei gesti di James, sembra sempre di ricevere più di quanto riesca a dare, come se fosse uno scambio perennemente iniquo” è questa, l’essenza dell’essere genitori, sentirsi pieni e completi con il proprio figlio tra le braccia.
Il fatto che programmino una “malandrinata” insieme, è spettacolare e dolcissimo, e va ad evidenziare ancora una volta quella complicità tutta loro – Harry che insegna a guidare a James, è una storia che dovresti proprio scrivere.
James, nelle risposte che dà, mi ricorda moltissimo Ginny (una caratteristica che adoro riscontrare visto che, nella mia versione dei fatti, James è molto più affine a lei che al padre) ed Harry, come allora – non so perché mi sia venuto in mente l’episodio del tatuaggio! – non riesce a non ridere dinnanzi alla sua sfacciataggine.
Parlando di Ginny – che sono felicissima di aver ritrovato anche qui – ho adorato che tu abbia riportato quel suo essere sempre “un passo avanti” ad Harry, che riesca a recepire delle verità che rimangono celate agli occhi altrui – verità che una mamma non potrebbe mai ignorare: Harry è l’eroe dei suoi figli, lo è sempre stato e sempre lo sarà.
Hai gestito perfettamente tutta la questione dell’essere padre, i pensieri ed i sentimenti di Harry, la certezza di non poter sapere “come si faccia il padre”, ma la promessa di essere sempre presente per i suoi figli – e di rispondere a tutte le loro (scomode) domande.
Sei stata semplicemente bravissima, Fede, mi hai regalato delle emozioni impareggiabili.
Dato che mi sono dilungata tantissimo (ops), ti lascio con i soliti – ma sempre sinceri – complimenti ed un abbraccio enorme! <3

Recensore Veterano
04/08/20, ore 12:23

Secondo me come descrivi tu gli stati d'animo nelle tue storie, su questa piattaforma nessuno ci riesce.
Premetto che mi sono venuti gli occhi lucidi già quasi all'inizio, quando Harry ripensa a quanto si sentisse incapace di fare il padre, per non parlare di quando ha aperto la Mappa del Malandrino con gli auguri di Remus, Peter, Sirius e James! Ero un fiume in piena.
Cercando di tornare seria: questa storia è bellissima. Si riesce a percepire l'intimità del momento, i dubbi di Harry e anche quelli di James quando non sa se fidarsi o meno dei suoi amici, a quindici anni è più che giusto farsi venire certi dubbi.
Tornando alla parte dei Malandrini, secondo me sei riuscita a cogliere la loro vera essenza, ho apprezzato molto questo piccolo dono che James ha fatto ad Harry, così come il fatto che abbia inserito Peter. Ahimè è anche lui parte della storia.
Nella battuta in cui dice di aver risposto al tizio di avere del veleno di Basilisco per gli ospiti indesiderati ho sentito prepotentemente i geni di Ginny ahahah.
Un quasi piantino, poi, mi è partito quando James ha detto ad Harry che non è difficile essere suo figlio, quanto il fatto di sapere che condivide l'eroe con tutto il resto del Mondo Magico, ho provato l'istinto di abbracciare entrambi, sia Harry che James.
Harry ha ricevuto tanto odio nella sua vita, immaginare a quanto stia bene ora mi colma il cuore di gioia e mi fa commuovere. Immaginarlo sereno come lo è nella tua storia, nonostante i dubbi e le incertezze, mi fa davvero pensare di aver trovato la saga giusta con cui crescere.
Grazie di questa bellissima storia.
A presto,
Chiara.

Recensore Master
03/08/20, ore 10:19

Ma quanta tenerezza e complicità che c'è tra Harry e James. Mi hai fatto commuovere quando James ha dato la replica della mappa del Malandrino e ha spiegato tutto quello che aveva fatto per riuscire a realizzarla in modo convincente. Cavoli se è stato bravo! Approvo la scelta di aver incluso anche Codaliscia e anche la motivazione (da parte della storia anche lui).
Direi che Harry se l'è cavata abbastanza bene come padre con James Sirius, visto il rapporto di complicità che hanno instaurato. Bello come hai trattato il tema della paternità con la domanda di Harry su come si fa il padre che viene ripetuta continuamente e la paura di non essere all'altezza perché non ha avuto una figura genitoriale di riferimento (come se ciò solo fosse sufficiente, visto i padri deludenti di cui abbonda la saga) ed è singolare che oltre al pensiero a James nel cimitero di Little Hangleton, sia emersa l'immagine di Vernon con Dudley (e non di Arthur con i figli!) È una scelta che ho apprezzato moltissimo.
Traumerin ti ha dato un prompt bellissimo che hai svolto in modo creativo, delicato e commovente. Adesso sarebbe da assistere a questa lezione di guida 😂😂
O assistere a un momento del genere con il mio amato Albus (o con Lily visto che i papà hanno un debole per le figlie 😂)
È stata una storia dolcissima che ho adorato. Grazie per averla scritta!
Un abbraccio,
Sev

Recensore Master
02/08/20, ore 18:55

Ciao, Fede ♥︎

Vorrei cercare di riordinare le idee su questa storia e i feels che mi ha suscitato, ma non so se ci riuscirò, e ancor meno se riuscirò a scriverti una recensione decente e degna di questo nome, ma ci provo.

Intanto, MI HAI FATTO COMMUOVERE, PER SALAZAR E TUTTI I SERPENTI. Non si fa, Fede, non si fa, mannaggia a te. Hai sfornato un piccolo capolavoro, un ritratto di vita, uno spaccato nelle esistenze di Harry e James, e non ti ringrazierò mai abbastanza per questa cosa ♥︎ Intanto, Harry è così IC che mi sono commossa già solo per questo dettaglio: è insicuro, titubante, si stupisce quando suo figlio gli dice che è sempre stato il suo eroe, addirittura pensa che sia zio Ron, si emoziona davanti al regalo di James, insomma, potrei star qui a elencancare altri tremila dettagli su di lui che lo rendono così... LUI. James è adorabile, è adorabile quando non sa se domandare o tacere, quando porge il suo personalissimo regalo al padre, quando gli chiede di insegnargli a guidare, solo loro due. La parte che ho forse amato di più (anche se è riduttivo, perché ho amato davvero TUTTA la storia, dall'inizio alla fine) è quando Harry chiede a James "com'è essere mio figlio". Ecco, qui torniamo a quello che cerco sempre di far trasparire anche io in DITN: com'è essere il figlio di Harry Potter? O Ron Weasley ed Hermione Granger, il discorso vale - in misura leggermente minore, ovviamente - anche per loro. Com'è portare il peso di un cognome così importante e celebre? Come dev'essere avere a che fare con milioni di aspettative? Come dev'essere difficile "tenere botta" e non crollare? Sia agli occhi del mondo, ma anche agli occhi della tua stessa famiglia. E questo è un interrogativo validissimo e tremendamente reale, secondo me. 

Bravissima, mi hai davvero emozionato, giuro ♥︎

Un abbraccio, Marti ♥︎

ps l'estratto della canzone finale, poi 🤧

Recensore Veterano
02/08/20, ore 18:14

Fede.
Innanzitutto, complimenti per il titolo. Il segno della croce è proprio quello che mi faccio, ogni volta che pubblichi qualcosa (perché so già di andare incontro, ogni volta, alla messa funebre del mio cuore).
"Scherzi" a parte.
Ma come devo fare con te? Come fai a scrivere - ogni volta - una storia più bella della precedente? Con dialoghi sempre più belli dei precedenti?
Dunque, cercherò di andare con ordine e mantenere una parvenza di serietà.

Lasciami dire che questa storia arriva come un meraviglioso omaggio, proprio pochi giorni dopo quel '31 luglio' in cui l'hai ambientata - non avrei saputo trovare un modo migliore per festeggiare il compleanno di Harry, davvero.
Come ogni volta in cui mi trovo a leggere le tue storie, resto profondamente impressionata dall'attenzione con cui indaghi - per ogni relazione approfondita (che sia di amicizia, di amore o, in questo caso, il rapporto padre - figlio) - tutti i pensieri e i sentimenti delle persone coinvolte. Qui, hai deciso di approfondire - e lo hai fatto con delicatezza e cura uniche (uniche non per te, dal momento che ormai non posso fare a meno di associartele) - il rapporto di Harry, un orfano, alle prese con il suo primogenito.
C'è una parte bellissima, una delle tante che vorrei citare per sottolineare quanto tu sia brava nell'immergerti in ogni situazione e in ogni personaggio - la seguente:

Dei suoi figli è sempre stato quello con cui ha fatto più fatica: probabilmente perché cosa volesse dire essere un padre, lo ha scoperto con lui.
Di lui, più che di Albus e Lily, si è goduto tutto, ogni singola scoperta, ogni paura, ogni entusiasmo.
Hanno mosso insieme ogni primo passo, James nella vita, Harry come padre.


E' con James, più che con gli altri figli, che Harry deve lottare con quell'inadeguatezza persistente (la scena di Harry davanti alla lapide dei genitori mi ha STRAZIATA), derivante dal non essere cresciuto con figure genitoriali solide da poter prendere da esempio (se non consideriamo Arthur, è Vernon - come hai sottolineato tu - l'unica figura paterna che può vedere in azione col proprio figlio).

Come dicevo, questa storia l'ho vista come un emozionante omaggio ad un personaggio senza pari: Harry, con la sua umiltà e, spesso, la sua ingenuità commovente, come quando chiede a Ginny se ha mai intuito il fatto che, per James, lui sia sempre stato un eroe (altra frase sublime, a proposito: "Forse è stato soltanto difficile scoprire che il tuo eroe è anche quello di tutti gli altri).
Non solo hai sottolineato tutte le caratteristiche per cui Harry è IL protagonista, il protagonista per eccellenza: quella bontà istintiva e incondizionata, quel bisogno di amore che non diventa mai, mai rancore ma - all'opposto - diventa un altruismo senza limiti, voglia di amare gli altri con tutto sé stesso, come lui - per molto tempo - non lo è stato. Harry è un personaggio (e un padre) meraviglioso proprio perché soffre più di quanto sia umanamente possibile eppure, sempre, decide di evitare agli altri quelle stesse sofferenze. Anche e soprattutto con i suoi figli, Harry non può fare a meno di ripromettersi di essere per loro quel padre che James sarebbe stato per lui, se solo avesse potuto (la cosa tragica, qui, è che Harry "ricostruisce" questo ideale paterno, andando in cerca di piccole tracce di suo padre per tutta la vita).

A proposito di James e del fatto che Harry non possa fare a meno di aggrapparsi a quelle "briciole" che ha di lui (ennesima riprova della cura con cui strutturi le tue storie), la scena in cui Harry cerca di spiegarsi la paternità, in questo suo costante tentativo di essere all'altezza per coloro che ama, e arriva al ricordo del momento nel cimitero, dopo la morte di Cedric, al suo primo "dialogo" con James è DA BRIVIDI:

"Quella sensazione, Harry, l’ha sempre rincorsa nella scoperta della paternità, cercando di essere sempre per i figli quella scintilla, quel motore di forza e coraggio che aveva provato quella volta grazie alle parole di suo padre." - questa frase è straziante e perfetta e, ancora una volta, cattura l'essenza del personaggio e della sua grandezza alla perfezione. Qui, c'è Harry, semplicemente tutto Harry. Una scena dolorosa come quella del cimitero, uno dei momenti di maggior disperazione, lui sa trasformarlo non solo in qualcosa di positivo, ma qualcosa da cui trarre forza e che lui, a sua volta, usa per dare forza agli altri, a suo figlio. Da quel poco che ha ricevuto in sorte, Harry ricambia sempre - non raddoppiando, ma triplicando, quadruplicando, praticamente donando anche più di quanto lui stesso ha ricevuto.
Ecco, Fede, posso io non adorare la tua bravura? Posso non farlo, dopo che hai saputo elaborare questo ritratto fedele e meraviglioso di questo personaggio unico?

E poi, affianco al padre, questo James: questo primogenito "dalle domande complicate", poco incline ai sentimentalismi ma anche in grado di fare al padre uno dei regali più belli che potesse ricevere (lo sai che i Malandrini mi rendono sempre debole, lo sai!). Questo James maturo che sceglie consapevolmente di integrare - nella gioia e nell'amore - anche il ricordo del dolore ("il topo"), perché è anche per quello, nonostante quel dolore e grazie a quel dolore, traendo forza da quelle sofferenze e opponendosi ad esse, che loro sono lì, che le cose sono andate così come sono andate. Credo sia queste una delle lezioni più belle della saga, incarnate dal personaggio e dall'esperienza di Harry e che qui hai saputo meravigliosamente illustrare: non si può pensare di vivere senza soffrire, ma non per questo bisogna abbandonarsi alla sofferenza o, una volta che questa sia passata, pensare di dimenticarla. Bisogna farne tesoro, come fa Harry e come comprende benissimo lo stesso James. Perciò sì, nonostante tutto, è vero che la storia non sarebbe la stessa, senza "il topo".

Insomma, poi ci sono tutta una miriade di dettagli per cui la mia ammirazione continuava a schizzare verso le stelle: il riferimento al litigio con Remus (nel quale questi, con amarezza, non può fare a meno di rilevare "l'ingenuità" di Harry, così simile al padre, grande come il padre), l'idea di un coinvolgimento di Minerva (una Minerva commossa, perché lei è una donna fantastica e lo sappiamo) nel regalo di James per Harry e tutti quei dolci, teneri dettagli con cui sai sempre rendere la famiglia Potter e che arricchiscono le tue storie su di loro, tanto da renderle una delizia.
Davvero, Fede, questa è una delle mie preferite di sempre. E' un piccolo capolavoro e, ripeto, non avrei saputo rendere un omaggio più bello a quel bambino nato ormai quarant'anni fa e che ha segnato le nostre vite in maniera indelebile.
Grazie per questa perla!
Un bacione <3