Recensioni per
Uno di noi
di Nina Ninetta

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
01/11/23, ore 23:29
Cap. 1:

Prima recensione premio per il "PTSD Awareness Contest" Ciao, carissima! Per le recensioni premio del contest sto scegliendo un po' a sentimento e la presentazione di questa storia ha catturato subito la mia attenzione. Ho scritto la mia tesi di Laurea Triennale sul ruolo delle associazioni italiane nella Bielorussia post-Chernobyl. Quelli, per intenderci, che fanno venire i bambini per le vacanze di salute e che si occupano di eventuali affidi o adozioni. È un ambiente che, mi sento di poter dire, conosco abbastanza bene, anche in Bielorussia. Ho ritrovato molto di quello che ho visto nella tua storia: bambini abbandonati, persone che hanno tutte le buone intenzioni ma non sono in grado di rapportarsi in modo costruttivo con il figlio adottivo. Mi fa molto piacere che, nonostante la sofferenza e la fatica, alla fine Damìr abbia trovato il suo posto nel mondo. Sono molto colpita dall'empatia e dalla delicatezza con cui hai trattato argomenti così complessi e ti faccio tanti complimenti. A presto ^^

Recensore Master
17/03/22, ore 13:20
Cap. 1:

Recensione premio per il contest "I will go down with this ship!" 4/5

Ciao, Nina! ^^
Eccomi qui con una nuova recensione, su una storia che parla di un argomento a me molto caro, ossia quello dei bimbi che vivono situazioni di disagio fuori e all'interno delle case famiglie e poi nella speranza dell'adozione. Il nostro protagonista Damìr è uno che, sulla carta, ha raggiunto il suo traguardo: è stato portato via dall'ofanotrofio per avere una casa vera e una mamma e un papà, ma cosa succede quando un bambino non si sente amato e voluto nemmeno in un ambiente le cui promesse erano quelle?
Ho apprezzato il modo in cui, con pennellate di realismo, tu sia riuscita a trattare tali temi, la difficoltà di Elvira di accettare un figlio non suo, la difficoltà di Damìr a inserirsi in ogni contesto, perchè in ogni contesto si sente prima compatito e poi estraneo. Le difficoltà che vive anche in comunità a causa di Daniele, che nonostante conosca i suoi problemi comunque all'inizio lo tratta con ostilità e diffidenza, perchè se per tutta la vita gli altri ti hanno trattato male, tu come fai a trattar bene il prossimo?
Ho anche apprezzato molto il risvolto positivo del finale, il legame fraterno che si risveglia fra Daniele e Damìr nel riconoscersi fratelli nelle loro esperienze di vita, così come Damìr che finalmente impara a fidarsi di un padre degno di questo nome.
Complimenti come sempre, Nina!
Un abbraccio e alla prossima recensione,
Bella

Recensore Master
10/05/21, ore 10:08
Cap. 1:

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 1/2

Ciao Nina!
Questa storia è stata davvero molto interessante e toccante da leggere. Hai trattato un tema molto delicato e l'hai fatto in maniera diretta, realistica e non edulcorata.
Adottare un bambino è certamente un gesto di grande generosità, coraggio e amore, ma dietro le quinte c'è molto di più di ciò che sembra. È un percorso in salita, complesso sia per chi viene adottato che per chi adotta; non è semplice, soprattutto se i bambini non sono piccoli e ricordano ciò che hanno vissuto, quasi sempre tutt'altro che piacevole e positivo. Hanno le loro reticenze, le loro paure: spesso, come Damir, hanno cambiato spesso casa, persone che si prendevano cura di loro, famiglie, e hanno perso fiducia in un mondo che non ha saputo essere generoso. D'altro canto, per chi adotta, le difficoltà sono altrettanti: devi prenderti cura di un figlio non tuo, non hai la più pallida idea di come si faccia, perché non hai avuto modo di crescere insieme a lui, di imparare a capirlo, perché il legame che s'instaura naturalmente è di simbiosi. Quello che invece scegli di accudire non è tuo figlio naturale, e per quanto tu possa desiderarlo e amarlo, è pur sempre uno sconosciuto che devi imparare a conoscere, ad accettare, a capire e ad amare. Per la madre di Damir questo percorso accidentato non è semplice come lo è per il padre e non perché lei non gli voglia bene, ma perché commette degli errori, crede di fargli del bene quando invece non è così. Lei e Damir non riescono a parlare la stessa lingua, non riescono a trovare un punto d'incontro, qualcosa che permetta loro di comprendersi a fondo e di far capire all'altro l'affetto che provano. Questo crea dei muri, delle barriere, enfatizzati dal fatto che Damir non riesce ad aprirsi e a fidarsi, a causa delle esperienza passate che è stato costretto a subire.
E, proprio alla luce di ciò, Damir assume un atteggiamento aggressivo e scostante anche con i propri coetanei. Costretto a vivere sempre difendendosi dalla violenza e dalla cattiveria, costretto a scappare, si rapporta agli altri nell'unico modo che conosce: con l'aggressività e la rabbia. Così, i dispetti di Daniele per lui non sono altro che una chiara dichiarazione dio guerra, e non gli scherzi di un ragazzino poco più grande di lui e altrettanto problematico. i suoi coetanei sono nemici da cui stare lontano, da cui guardarsi e i cui gesti sono sempre di sfida e di odio. Non riesce ad andare oltre ciò che ha vissuto, ha delle barriere mentali che la sofferenza gli ha fatto costruire e che non gli permettono di leggere correttamente ciò che lo circonda. Quello che ha vissuto è doloroso, gli fa male, si ripercuote sul suo modo di essere e di fare, anche ora che la vita gli ha dato una possibilità di ricominciare, di avere intorno persone che gli vogliono bene davvero, anche se inizialmente faticano a dimostrarglielo, come sua madre e Daniele.
Damir vive chiuso in se stesso, preda di un passato che l'ha segnato profondamente e di cui porterà per sempre i segni. Eppure, con il passare del tempo, man a mano che l'ambiente squalificante dove è stato abituato a crescere si allontana nel tempo, il bambino riesce a capire e vedere ciò che lo circonda davvero. Il gesto naturale di Daniele, quello di difenderlo dai bulletti, prendendosi una sospensione, è quello che segna e sancisce la "nuova vita" di Damir, il suo accettare che le cose sono cambiate, che le persone che lo circondano gli vogliono davvero bene, che non vogliono fargli del male, non vogliono ingannarlo o usarlo. Damir comprende di aver trovato il suo posto nel mondo, un posto in quella nuova realtà che si è ritrovato a vivere e che non ha mai voluto accettare davvero, per timore, per abitudine, per disillusione. Qualcosa in lui si sblocca e, con la volontà di avvicinarsi amichevolmente agli altri, qualcosa si sblocca automaticamente anche in loro. Così, Daniele diventa un amico, e sua madre impara a muovere con lui i primi passi verso un terreno di condivisione, che li porterà a vivere il loro rapporto in maniera più naturale e serena.
Hai saputo rendere molto bene una realtà molto diffusa e non semplice da raccontare, ci hai fatto guardare questa vicenda attraverso gli occhi di questo bambino che impara, giorno dopo giorno e passo dopo passo, che la vita non è solo una lotta, e che ha finalmente trovato qualcuno di cui fidarsi, da amare e che lo ama a sua volta. Complimenti e alla prossima :)

Recensore Master
07/01/21, ore 17:19
Cap. 1:

Prima delle tre recensioni premio relative al contest Manuale di Sopravvivenza Vol.1

Eccomi, con la prima recensione del giro :)
La storia di Damir è molto toccante. Un ragazzo che ha sempre vissuto per sopravvivere, con ogni mezzo necessario, fin dal suo primo vagito. La vita non è stata generosa, e anche quando un colpo di fortuna è riuscito a salvarlo indirizzandolo nella giusta via... ha faticato a muovere i primi passi. È difficile abituarsi a uno stile di vita diverso quando si è sempre vissuti in un certo modo, è difficile per genitori inesperti adottare un bambino che sia quello che hanno sempre sognato. Gli manca l'esperienza, quella che vien maturando assieme al proprio figlio, crescendo con lui, vivendo al suo fianco. Si pensa di aver pazienza, ma ce ne vuole almeno cento volte di più. E solo per cercare di capire come farsi ascoltare, come risolvere quel momento d'imbarazzo iniziale che può protrarsi a lungo. Capire, anche quello, che a volte bastano due semplici parole per forzare la serratura ad aprirsi.
Ma questo può saperlo solo chi ha la forza di perseverare. O chi, come Daniele, sa cosa vuol dire vivere in un certo modo.
Il lieto fine di Damir è stato raggiunto solo dopo mesi dalla sua adozione, ma, alla fine, possiamo dire che un lieto fine c'è stato.
E che l'apparenza, a volte, è tanto ingannatrice quanto la nostra incapacità di reagire alle situazione con lucidità. 
Alla prossima
Spettro94

Recensore Master
04/12/20, ore 01:59
Cap. 1:

Ciao Nina, vengo a ricambiare più che volentieri la rece! 😊
Davvero bella, una storia travagliata quella di Damir, in salita fin dalla nascita potremmo dire.
All'inizio ci fai quasi voler male a tutti i coprotagonisti accidenti 😅😅 dalla madre che sembra rifiutarlo al padre un po' sottotono (ma che sembra l'unico a volergli bene davvero) passando per Daniele che sembra proprio il classico Bullo (e mi vien da dire in un certo senso bravo Damir che almeno prova a difendersi e a rendere i colpi, so cosa si prova al di là e non è piacevole anche se... Notata la tattica fatti un pochino più raffinato e furbo invece di partire all'attacco 😅😅)
Belle infine le scene finali in cui tutti - ma soprattutto Damir - si rendono conto che in realtà il legame creatosi non è poi così difficile e fragile come si sarebbe pensato all'inizio.
Molto brava
Un saluto e un abbraccio, alla prossima!
Nala

Recensore Master
12/11/20, ore 14:26
Cap. 1:

Ciao Nina, partecipo anche io al contest di Soul e ci tenevo a dirti che la tua storia mi ha davvero commossa: hai trattato un tema molto delicato come quell'adozione in maniera splendida, con una storia che mischia l'angst e la speranza in un finale veramente dolcissimo e toccante. Sembra quasi che il prompt che ti è stato assegnato sia stato fatto a posta per i tuoi personaggi. Ho amato ogni cosa in questo racconto, ma più di tutto il vedere come cambia il rapporto fra Damir e Daniele (coincidenze che condividano la stessa iniziale nel nome?) nel tempo e vedere il padre di Damir (il suo vero padre) battersi per lui e dimostrargli così tanto il suo affetto.
Una storia bellissima, veramente. Tanti tantissimi complimenti!

Leila

Recensore Master
10/11/20, ore 14:02
Cap. 1:

Buon pomeriggio,
un sogno che si realizza; un sogno giusto, perché ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi amato e accettato, di avere una casa, di conoscere l'affetto sincero.
Un racconto che dona speranza, soprattutto a riguardo delle ingiustizie.

Recensore Master
09/11/20, ore 19:12
Cap. 1:

Ciao Nina, come promesso, eccomi qui a leggere la storia che hai creato con il mio prompt :)
Sei stata molto brava ad elaborare un testo simile, mi dispiace se il prompt ti ha messo in difficoltà, lo so che non era semplice (spero che non mi hai odiato troppo per questo), ma sei riuscita a creare una storia profonda e significativa!
Elvira ha un comportamento odioso, forse perché a lei non interessava molto avere un figlio come al marito. Damìr ha avuto un infanzia molto spietata, di conseguenza ha mantenuto quell'atteggiamento per salvaguardare se stesso. Il fatto che Daniele prima si comportasse da bullo con Damìr, mentre successivamente lo difende perché lo ritiene suo fratello è toccante. Seppur in maniera diversa anche Daniele non ha avuto un'infanzia semplice. Ha fatto bene a picchiare quel pomposo Nicola XD
Il finale è fa presagire che le cose per il piccolo Damìr stanno migliorando e ne sono felice!
Tanti complimenti, mi è piaciuto molto leggere questa tua storia!! Bravissima!! :3

Recensore Master
08/11/20, ore 23:27
Cap. 1:

Cara Nina, ho letto con piacere questa tua ultima fatica. Il tema è originale, perché tra le tante storie possibili a pochi - forse - verrebbe in mente di parlare di adozione, di più, delle difficoltà connesse a un'adozione. Mi viene in mente una coppia di amici che ancora molti anni fa adottò una coppia di bambini russi... ebbero le loro belle difficoltà, perché se adottare è sempre un atto di grande generosità, questa generosità deve poi dispiegarsi giorno per giorno e sopportare parecchie cose, perché spesso (forse sempre) questi bambini che vengono adottati sono bambini feriti, e le difficoltà comportamentali, di apprendimento ecc. ne sono spesso la diretta conseguenza. Tu hai saputo trattare questo difficile argomento con una buona dose di perspicacia e, tra l'altro, mettendoti dalla parte di Damir, cosa non scontata. Damir è quel che si può definire, senza tanti giri di parole, un bambino difficile. Forse addirittura caratteriale. Di sicuro, ha imparato molto presto ad approcciarsi alla vita, a muso duro ovviamente, ripagando la durezza con la durezza. Eppure, alla fine, un solo atto di gentilezza si rivela sufficiente a fargli mutare improvvisamente binario, a interrompere quella catena di violenze subite-inflitte che ottenevano l'unico risultato di alienargli le simpatie di tutti. Dagli adulti ai più piccoli, gli atteggiamenti di Damir, che sono poi altrettanti tentativi di attirare l'attenzione, sono puntualmente respinti, di più: suscitano nei suoi confronti una sorta di repulsione, e persino i genitori adottivi vorrebbero liberarsi di lui come si fa con un pacco ingombrante, pesante, che non si sa più come prendere.
Finché giunge inaspettata la dimostrazione di amicizia da parte di Daniele: anzi, più che di amicizia qui si tratta di appartenenza, perché Daniele riconosce chiaramente Damir come "uno di noi". Non un figlio di papà ma uno che ha avuto - e ha tuttora - una vita difficile, tutta in salita, senza che sia previsto alcuno sconto. E' in quel momento allora che Damir scopre di non essere più un corpo estraneo, l'eccezione di sempre a tutte le possibili regole, ma si riconosce parte di qualcosa, e può finalmente abbassare la guardia, aprirsi al dialogo e (forse) all'amicizia.
Una storia che fa riflettere, scritta con la consueta fluidità e un punto di vista che prende le parti di Damir e ce lo spiega fino in fondo.