Ottava classificata al contest "Darkest fantasy II edizione"
Grammatica e stile: 10/10 (5 grammatica + 5 stile)
Dal punto di vista grammaticale, non ho riscontrato alcun errore, complimenti!
Dal punto di vista stilistico, hai un modo di scrivere diretto e molto evocativo. Le frasi sono ricche di subordinate ma, nonostante questo, non appesantiscono la lettura, non la rallentano e sono efficaci nel delineare nella mente del lettore immagini e sensazioni. Il ritmo della storia è lento, e si accorda bene con il flusso di pensieri del protagonista e con la sua rassegnazione a una condizione che per lui è divenuta naturale. Il lessico è semplice, ma ricercato, e anche esso si accorda bene a un personaggio che non appartiene a una classe sociale elevata e che, quindi, non può avere un’istruzione approfondita: questa scelta ha permesso al tuo racconto di risultare realistico e fluido. Hai un’ottima proprietà di linguaggio e ti destreggi tra i vari termini, utilizzandone sempre di appropriati e di efficaci per veicolare i concetti che desideri esprimere. L’uso della punteggiatura è variegato e sempre puntuale: prediligi punto fermo e virgola, ma dimostri di saper utilizzare correttamente anche gli altri segni d’interpunzione. Hai gestito molto bene l’io narrante, dimostrando padronanza di questo punto di vista e riuscendo a veicolare efficacemente i pensieri e gli stati d’animo del protagonista. L’uso del tempo presente, inoltre, ti ha permesso di donare al racconto immediatezza.
Le descrizioni sono brevi, ma adeguate e molto evocative: grazie a un’efficace accostamento di termini e aggettivi, riesci a creare in poche pennellate immagini vivide e chiare. Con poche parole, crei immediatamente nel lettore l’idea dell’ambiente che lo circonda e degli eventi che stanno accadendo, intrecciandoli ai pensieri e alle considerazioni del protagonista.
Ottimo l’equilibrio tra parte narrata e dialoghi, sempre appropriati e mai artificiosi, brevi e concisi, diretti e taglienti. In generale, hai presentato un testo ben scritto, scorrevole e molto piacevole da leggere. Complimenti!
Caratterizzazione personaggi: 7,5/10
Il protagonista assoluto della vicenda è uno sfortunato uomo di cui non conosciamo il nome, affetto da una terribile maledizione che lo costringe a ballare senza posa per l’eternità.
Di lui, metti ben in evidenza i pensieri riguardo la propria maledizione e le sue conseguenze e di come viva il rapporto con gli altri, persone che sembra guardare come attraverso un vetro, distanti: si prendono gioco di lui, lo infastidiscono, lo reputano bizzarro e lui guarda questi loro atteggiamenti con rassegnazione. Infatti, mentre prima si toglieva la maschera per far vedere loro il suo vero volto e farli impazzire, ora semplicemente si lascia scorrere addosso la loro cattiveria, quasi che questa non lo tocchi più, dopo tanto tempo passato a osservare il mondo, a guardarlo volteggiargli intorno, in quella danza che non ha mai fine. Il tono pacato con cui il protagonista narra la sua vicenda lascia trasparire una grande melanconia, ma anche una profonda stanchezza che tuttavia non si traduce in accettazione; egli, infatti, si reca presso una negromante per farsi aiutare, per cercare un modo per spezzare la sua maledizione e questo lascia intendere che abbia tentato di farlo per tutto questo tempo, fallendo.
La donna che il protagonista incontra è delineata nei suoi tratti essenziali, tuttavia tanto basta per dare un’idea chiara di lei: si tratta di una donna misteriosa, che ha sulle spalle molta esperienza e altrettanta saggezza e che, come il protagonista, è entrata in possesso di un cappello ed è stata a sua volta maledetta. È lei che lo aiuta a riacquistare i ricordi di come la sua maledizione sia cominciata, così come è lei che gli rivela come spezzare la magia che lo tiene prigioniero. Questa figura, seppur fugace nella sua apparizione, sa farsi ricordare con forza, per via dell’alone di mistero che l’avvolge e per le parole che rivolge al protagonista: parole dure, terribili, che portano con sé il peso di una scelta che lei ancora rimpiange. Questo dettaglio rivela che la negromante è una donna divorata dai sensi di colpa, e il suo isolamento, unitamente al fatto che la sua casa sia piena di trappole, indica di come questi sensi di colpa l’abbiano spinta ad allontanarsi da tutto e tutti. Si tratta di una donna che non è crudele - infatti aiuta il protagonista, quando riesce a raggiungerla -, ma che le esperienze della vita hanno indurito e reso distante.
Il protagonista si dimostra un uomo furbo, nonostante le sue umili origini, in quanto riesce a escogitare un modo per rompere la maledizione del cappello, sulla base di ciò che la negromante gli ha detto. Egli, infatti, riesce a liberarsene cedendolo a una prostituta e contendendoselo con lei, rivolendolo disperatamente indietro, per non condannarla al suo stesso, triste destino.
In generale, si riesce a immaginare abbastanza bene il tipo di personaggio incarnato dal protagonista: si tratta dell’archetipo dell’uomo avido, che vuole raggiungere con facilità fama e successo, piuttosto che farlo con impegno e fatica; è un uomo che sceglie la strada facile, che si lascia tentare dal diavolo, che questi cappelli ha costruito, e che, per questo, viene maledetto. Ottiene ciò che vuole, in fin dei conti, ma a un prezzo altissimo. Il passare del tempo, lo scorrere inesorabile della vita e il peso della maledizione lo fanno poi maturare, gli fanno comprendere i suoi errori e lo rendono meno egoista, nel suo desiderare che qualcun altro non subisca le sue stesse sorti. Il suo desiderio, infatti, è quello di poter rivelare come rompere la maledizione dei cappelli, per liberarne il mondo, perché ne ha finalmente compreso la natura malevola e ingannatrice: questo, tuttavia, non gli sarà possibile, in quanto la prostituta non è disposta ad ascoltarlo e quindi lui è destinato a morire con il suo segreto. Una morte che per lui è pace, perché sancisce la fine di una vita di sofferenze.
Hai delineato bene quelli che sono i pensieri del personaggio riguardo la sua condizione, che per lui è diventata un’ossessione, un pensiero fisso e ricorrente, tanto che non c’è praticamente spazio per null’altro. Il protagonista, tuttavia, è in generale caratterizzato in maniera piuttosto superficiale: la sua caratterizzazione nasce e si sviluppa tutta in funzione della piccola vicenda che hai raccontato, cosicché di lui non ci viene data un’immagine a tutto tondo. Della sua vita passata conosciamo solamente ciò che viene accennato quando lui ricorda le origini della sua maledizione, ma sono informazioni superficiali, che non dicono quasi nulla della persona che era prima e che lasciano quindi intuire a fatica il percorso di crescita che il personaggio ha affrontato. Ti sei soffermata poco anche sulla sua introspezione, complice la brevità del racconto, e questo non ha permesso di poter entrare in empatia con lui e con la sua sofferenza; si rimane distaccati, non si riesce a partecipare appieno a ciò che gli accade. Il personaggio rimane piuttosto piatto e limitato al contesto ristretto in cui si muove, impedendo quindi di riuscire a immaginarselo indipendentemente dalla situazione che sta vivendo. In generale, dunque, hai delineato il protagonista nei suoi tratti salienti, permettendo al lettore di farsi una chiara immagine di lui, ma circoscritta a ciò che accade, mentre non vi è molta introspezione e questo, unito alla poca contestualizzazione del personaggio, ha portato a rendere di lui un’immagine piuttosto piatta. La base è molto buona e, con un’analisi introspettiva più approfondita, saresti sicuramente riuscita a dare di lui un’idea più completa e d’impatto.
Trama e originalità: 7,5/10
Dal punto di vista della trama, hai creato una storia che non ha un particolare intreccio e in cui gli eventi si susseguono in maniera lineare. La struttura della tua storia assomiglia a quella di una favola, di una leggenda popolare e, in effetti, anche il tema trattato è quello che normalmente si può ritrovare nel folklore: vi è, infatti, il diavolo che tesse delle trame, per adescare anime avide di potere e/o fama, alla quali spetta una terribile maledizione. In questo caso, il protagonista è costretto a ballare senza posa e cerca un modo per liberarsi dalla sua maledizione: il motivo per cui non sia ancora riuscito a trovare una soluzione è giustificato dal fatto che lui non ricordi nulla del suo passato e, quindi, neppure di come sia entrato in possesso del cappello: è la negromante che decide d’incontrare che gli fa ricordare il suo passato e, quindi, gli fa comprendere che cosa deve fare per liberarsi della sua maledizione. Questo espediente è decisamente convincente per giustificare il fatto che la maledizione del protagonista perduri da moltissimo tempo, tanto che lui è divenuto estremamente vecchio. La conclusione della storia è ambivalente: da una parte è positiva, poiché il protagonista riesce a rompere la maledizione del cappello senza dover maledire qualcun altro a posto suo; d’altra parte, però egli non è riuscito a spiegare alla prostituta come spezzare la maledizione degli altri cappelli, e dunque quel segreto morirà con lui. Altra gente, da qualche altra parte, soffrirà terribili maledizioni, senza che lui possa aver fatto nulla per aiutarla. In generale, il contesto della storia rimane piuttosto vago, limitandosi agli eventi che vengono narrati nel racconto: quello che viene detto è sufficiente a se stesso, ma non vi è alcun approfondimento, neppure, come già detto, per quanto riguarda il passato del protagonista. Le informazioni che vengono date sono sommarie e molto limitate e questo non consente di spaziare nell’ambientazione né nella vita del protagonista e questo non dà l’idea di ampio respiro, di universo narrativo che vive ed esiste anche al di fuori di quello che viene raccontato. In generale, comunque, hai costruito una buona trama, che non ha buchi e non lascia il lettore confuso una volta terminata la lettura.
Per quanto riguarda l’originalità, la tua storia non è molto innovativa per i motivi espressi sopra: quello del diavolo tentatore che promette alla vittima fama e gloria, ma in cambio di un prezzo amarissimo, è un cliché letterario molto usato, così come è molto usato il topos del protagonista che riesce a ingannare il diavolo stesso e a liberarsi del pagamento che gli è dovuto. In questo, dunque, la tua storia non presenta caratteri di originalità. Originale è, invece, il fatto che la maledizione sia portata da un cappello e che, quindi, il diavolo non agisca direttamente, palesandosi, ma attraverso degli oggetti che lui stesso ha costruito: in tal senso, sono le persone stesse a portare avanti le maledizioni dei cappelli; il diavolo sfrutta la loro disperazione nel volersi liberare dalla maledizione per permettere al cappello di passare da una persona all’altra. Altro elemento abbastanza innovativo è il fatto che il protagonista non solo cerca di liberarsi della sua maledizione, ma tenta di farlo senza dover passare la sua pena a qualcun altro: pertanto, riesce a ingannare il diavolo e a riottenere la libertà, ma senza che qualcun altro paghi al suo posto, mostrando un altruismo che solitamente in questo tipo di storie non si ritrova. Inoltre, il protagonista ha ormai perduto tutta la sua vita, non ha possibilità di riscatto, o di ricominciare: è vecchio e il suo corpo, libero dalla maledizione che lo rende immortale, muore all’istante, senza dargli la possibilità di riassaporare, neppure per un attimo, la tanto agognata libertà. Per questo motivi, il punteggio nella voce è comunque alto.
La tua storia è abbastanza dark fantasy, anche se il genere non è fortemente presente. Il tuo racconto sottolinea certamente l’angoscia del protagonista, che soffre per la sua condizione, e dipinge una città in cui le persone sono meschine e crudeli, ma non si percepisce un forte senso di angoscia, soprattutto per via dell’atmosfera autunnale e gioiosa che circonda il protagonista. La sua vicenda, inoltre, ha un lieto fine, in quanto lui riesce a liberarsi dalla sua maledizione e a salvare dal suo stesso triste destino la prostituta: siamo quindi in presenza di un personaggio positivo, così come positivo è anche il personaggio della negromante, che aiuta disinteressatamente il protagonista. Il senso di angoscia e disperazione, dunque, è tutto racchiuso nella condizione che vive il protagonista: per questo motivo la tua storia si può comunque considerare dark fantasy, anche se non pienamente.
Utilizzo del pacchetto: 3,5/5
Per quanto riguarda il personaggio, secondo la definizione, il negromante è un mago che pratica magia nera legata ai morti, oppure un indovino che predice il futuro tramite l’evocazione dei defunti, un divinatore che evoca gli spiriti dei morti. Esso ha, quindi, sempre un qualche tipo di collegamento con i morti nelle sue pratiche. La negromante della tua storia risulta essere un’indovina nel senso più classico del termine: non vi è nulla, nel suo riportare il passato alla memoria del protagonista, che sia riconducibile a una pratica legata ai morti o agli spiriti dei defunti, o in cui essi siano in qualche modo coinvolti. Ella si fa chiamare “negromante”, ma non ha un collegamento con la magia nera legata ai morti: si è data questo appellativo dopo aver passato il cappello a qualcun altro, perché i cappelli sono stati creati, secondo lei, da un vero negromante; ma, anche se chi ha creato i cappelli era davvero un negromante, non vi è negromanzia in essi. Pertanto, non ho assegnato il relativo punto, in quanto ritengo, alla luce di quanto detto, il personaggio non utilizzato.
Il prompt è stato ben utilizzato e sviluppato. Il lega tra il protagonista e il cappello è quello che dà vita alla maledizione e che costringe l’uomo a ballare incessantemente e da tempo immemore. È proprio questo legame che il protagonista tenta di spezzare, per poter riguadagnare finalmente la tanto agognata libertà. Il legame, dunque, è il filo conduttore di tutta la storia e ciò che muove tutta la vicenda. (+2)
Hai fatto un buon utilizzo dell’oggetto. La maschera è parte integrante del protagonista: egli la indossa per celare il suo volto, un volto che, se visto, causa la pazzia in chi lo guarda. È la strumento che lo protegge dal mondo esterno e che, al contempo, protegge il mondo esterno da lui. È un oggetto necessario, indispensabile e, pertanto, importante. (+1)
La frase è pronunciata dalla negromante e ricorda al protagonista una vecchia ballata che si tramanda di generazione in generazione, ma non ha un vero riscontro nella vicenda, né una sua importanza. È una frase che viene detta e poi subito lasciata cadere, che non si ricollega a nulla, né che viene poi ripresa. Si potrebbe ricondurre al protagonista che, a causa della sua maledizione, ha perso la sua famiglia e non se ne è potuto costruire una, e per questo è rimasto solo, ma non è un pensiero che lui esprime. Pertanto, non ho assegnato punteggio pieno nella voce, ma ho detratto qualche punto. (+0,5)
Gradimento personale: 4/5
La tua storia mi è piaciuta. Hai proposto un tema classico nella letteratura e l’hai rivisitata in chiave personale, introducendo l’originale elemento del cappello come portatore della maledizione, nonché il meccanismo del passaggio del cappello stesso per liberarsene. Quella che hai narrato è una vicenda semplice, che pure si è saputa far apprezzare, sostenuta anche da uno stile scorrevole e molto evocativo. Anche se, come già detto, mi sarebbe piaciuto leggere di più sul protagonista, conoscere meglio lui e le sfaccettature della sua personalità, e il mondo in cui si muove, ho letto con davvero molto piacere la tua storia.
Punteggio totale: 32,5/40 |