Carissima Carme!
Sarei dovuta passare da questa storia moooolto tempo fa, visto che partecipava a una mia iniziativa... ma come al solito i miei tempi biblici me l'hanno impedito -.- sono pessima, non riesco a stare dietro nemmeno alle iniziative che indico io AHAHAHAHAH!
Ms ora sono qui, pronta a porre rimedio, anche perché ormai l'universo di questi personaggi mi sta appassionando tantissimo e non mi stanco mai di leggere di loro! Devo avere un qualche debole per le serie, perché adoro le one shot tutte collegate tra loro - mi piace leggerle così come mi paice scriverle!
Samit già lo adoravo e, dopo ave letto questa storia, lo adoro ancora di più! Questa è la quintessenza del dramma e la cosa grave è che non c'è nulla di inventato in quello che hai scritto, anzi, probabilmente la situazione è ancora peggiore di come l'hai raccontata tu.
La cosa che mi ha colpito è che, come al solito, hai deciso di affrontare la tematica dell'emigrazione (anche se non hai mai usato questa parola nel testo, in maniera anche piuttosto coerente, visto che un bambino di dieci anni che non parla nemmeno l'italiano non può saperlo) sotto il punto di vista di un ragazzino, di una creatura che si deve fare forte anche se lui per primo è spaventato e non sa cosa fare. Il padre non c'è (è facilmente intuibile la fine che ha fatto, purtroppo), così tutto il peso della famiglia grava su di lui, unico uomo rimasto. Non si può nemmeno definire uomo poi, visto che non ha nemmeno undici anni. Deve prendersi cura della madre febbricitante e nel bel mezzo di un aborto, della sorellina che è ancora più piccola e spaventata di lui, e non sa nemmeno di chi fidarsi. Forse è proprio questo che ha imparato: a non fidarsi di nessuno, ma in fondo è ancora un bambino e vuole credere che esistano delle persone buone che lo vogliano aiutare e sollevarlo da alcune responsabilità che non può gestire. Così si fida dei cosiddetti uomini vestiti di bianco che sembravano voler attaccare il loro barcone, si fida del medico che vuole curare sua madre, sua sorellina e anche lui... ci mette un po' ma si lascia andare, perché suo padre gli ha detto che oltre il mare ci sarebbe stato qualcosa di meglio per loro.
Non riesco nemmeno a immaginare ciò che le persone come lui provano quando si ritrovano catapultati in una realtà nuova, dove non capiscono una parola della lingua che si parla, non hanno contatti col passato e non hanno un luogo da cui ricominciare.
Samir mi ha fatto una tenerezza incredibile quando è andato dal medico per dirgli, anche se tramite dei disegni, che voleva lavorare in qualche modo per lui. Nella nostra mentalità non esiste proprio che un bambino di dieci anni vada a lavoro e lo desideri così tanto, ma lui è sempre stato abituato che per portare i soldi a casa qualcuno deve pur lavorare, non importa quanti anni abbia. Ma Samir ha fatto già tutto ciò che poteva, è stato forte e ha portato la sua famiglia in salvo, ora è il suo turno per essere accudito e tornare a essere il bambino di dieci anni che è.
La scena finale mi ha stupito: dalle altre storie avevo intuito che Samir avesse un'amica di nome Cassy, ma MAI avrei pensato che fosse la figlia del medico! Ecco come si sono conosciuti allora!
Inutile dire che mi piacerebbe leggere altro su come Samir si sia adattato all'Italia e a come abbia sviluppato il rapporto con i suoi amici (Cassy. ma anche Federico, PERCHE' SI'), quindi attendo con ansia qualche altro scritto su questo personaggio che è diventato uno dei miei preferiti della serie, anche se scegliere o fare la classifica è impossibile perché sono tutti bellissimi!
Complimenti davvero per l'ennesimo bellissimo tassello di questo puzzle, non vedo l'ora di poterlo ricomporre tutto *_____* quindi stai tranquilla che tornerò presto da queste parti! ♥ |