Recensioni per
Squallore esistenziale
di CatherineC94

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
07/01/21, ore 17:19

19° Classificato
CatherineC94


Squallore esistenziale
Tot: 34.6/45
 
Titolo: 2/3
 
Il titolo mi è piaciuto e non mi è piaciuto. È adatto al contenuto che riporta, ma lo trovo forse un po’ troppo aulico per il personaggio che rappresenta, per la tematica di cui tratti: squallore esistenziale mi rimanda molto allo spleen, al mal di vivere. Ma quello dei Silente non è mal di vivere, non è un dolore esistenziale, ma dovuto a fatti. Non c’è nulla di squallido, in quel dolore, è qualcosa di estremamente sensato.
È un bel titolo, ma devo ammettere che non mi hai convinta pienamente con questa proposta.
 
 
Grammatica e stile: 11,6/15 (divisi in 9.1/10 e 2.5/5):
 
Primissima cosa, prima di entrare nel vivo, siccome l’ho detto già alcune volte lo dico anche a te: cerca di mettere più cura nell’impaginazione, il carattere è veramente minuscolo e l’ho dovuto ingrandire manualmente. Penso che un’impaginazione curata sia già metà della storia, per cui spero accoglierai il mio suggerimento.
Passiamo ora alla valutazione, vorrei cominciare dalla grammatica: non è male, ma vi sono comunque alcuni imperfezioni che ora ti elencherò.
Partiamo dal semplice errore di battitura:
 
«Si, lui ha sempre» → Il sì vuole la ì accentata. – 0.10 pt
«galeone» → in quanto parola presa in prestito dalla Rowling, vorrebbe la maiuscola: Galeone. – 0.10 pt
«Alberforth» → Aberforth – 0.10 pt
 
Una cosa che ho notato è che prediligi i periodi molto lunghi, ma questo a volte si traduce in un uso scorretto della punteggiatura, che non funziona sia a livello stilistico (ma di questo te ne parlerò in seguito) sia a livello grammaticale. In particolare, noto che sei molto restia ad usare le virgole anche dove sarebbe opportuno, come nei casi di un vocativo:
 
«La mamma dov’è andata Alb?» → «La mamma dov’è andata, Alb?» – 0.15 pt.
 
Altre volte, ciò si traduce in una frase eccessivamente lunga dove si perde molto il senso di quello che volevi dire (o che penso tu volessi dire), e anche qui ti riporto i casi che ho riscontrato:
 
«Per niente, preferisce che sia così in un certo senso anche se ad un certo punto ha messo in conto la possibilità che Milly, la sua tenera capretta, la potesse divorare famelica» → la frase è davvero troppo lunga, si vede proprio che c’è della punteggiatura mancante.
Avresti potuto scrivere: «Per niente, preferisce che sia così, in un certo senso. Anche se a un certo punto, ha messo in conto (…)». – 0.15pt
 
«Mangia, almeno tu fammi morire prima non come hanno fatto gli altri» → «Mangia, almeno tu! Fammi morire prima, non come hanno fatto gli altri!». È chiaro che la prima parte della frase sia un’invocazione, e quindi ho aggiunto un punto esclamativo, mentre la seconda parte dovrebbe essere formata da una principale + la sua negazione, che va coordinata alla principale tramite una virgola. – 0.15pt
 
«Ma a cosa può servire il cuore in un mondo così oscuro e folle, che decide di privarti ogni momento di qualsiasi cosa che può renderti felice non lo sa nemmeno lui» → Questo è l’esempio dove, secondo me, la punteggiatura funziona di meno. «Ma a cosa può servire il cuore in un mondo così oscuro e folle, che decide (…) felice, non lo sa nemmeno lui». – 0. 15pt
 
 
Insomma, devo dire che non hai fatto male, per carità, ma ho avuto l’impressione che tu abbia scritto e postato in maniera un po’ frettolosa, senza ricontrollare bene cosa avevi scritto.
Parliamo invece dello stile: ti dico fin da subito che ho letto altre tue opere e sono dell’opinione che tu possa scrivere molto meglio di così. Questa storia è, se mi permetti il termine, un po’ confusionaria. È un po’ il caso di una storia che non sa bene dove vuole colpire il lettore: a volte mantiene uno stile semplice o evocativo, che secondo me è quello che ti caratterizza, mentre altre volte scivola verso una dimensione un po’ più aulica. Ma che, purtroppo, il più delle volte risulta una forzatura vera e propria.
Si vede che fai uno sforzo nel cavarti via certe espressioni, e nella narrazione stridono molto e producono un effetto non gradevole, che guasta la lettura e mi ha fatto davvero storcere il naso. Mi permetto di dirtelo perché ho letto altre due storie: non cercare di distorcere troppo il tuo stile, è quello che ti caratterizza, ma non “forzarti” ad inserire espressioni che non ti sono proprie, perché il lettore se ne accorge.
Vi sono molti esempi nella storia, ma ti riporto quello che mi ha fatto un po’ più sorridere nella sua ingenuità:
 
«ha preso la forma del suo didietro» → che è un’espressione un po’ colloquiale, io stessa la uso molto, ma che stona molto, per quanto tu abbia cercato di renderla un po’ più aulica usando il termine didietro.
 
Un’altra cosa che ho notato, è che come ti dicevo prima tendi a scrivere periodi molto lunghi e senza pause, il che si traduce in un vera e propria caccia al senso della frase. Ho dovuto rileggere più volte alcune parti del testo perché, te lo assicuro, in quel mare di termini mai intervallati da punteggiatura mi perdevo. Anche qui, nel complesso: non male, ma nemmeno bene o benissimo, si vede che avevi fretta di postare, perché probabilmente tu stessa rileggendo la storia ti saresti resa conto che alcune frasi semplicemente andavano rimodulate con la giusta punteggiatura.
 
 
Originalità: 3.5/5
 
Di storie sui Silente ne ho lette parecchie, in ogni salsa immaginabile, con coppie e senza coppie, con Albus, con suo fratello, con sua sorella, con la madre. Però la capretta la trovo per la prima volta e questo ti ha sicuramente aiutato a racimolare qualche – diversi – punti. Devo però essere seria, per quanto conquistata da Milly, e più severa di quel che vorrei essere con tutti: la tematica che tratti è stata sviscerata in molte maniere. Basti pensare che solo all’interno dello stesso contest ho una storia su Albus e la morte di Ariana, per farti capire.
È stato interessante il punto di vista di Aberforth, ma devo dire che anche qui non hai apportato grossissime novità, si conforma tutto molto al Canon, non vi sono quegli scossoni che mi fanno dire “wow finalmente qualcosa di inaspettato”. A parte Milly che, ribadisco, ho adorato.
 
 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
Qui (stranamente) non ho molto da dire: probabilmente la caratterizzazione è il punto forte di questa storia, perché Aberforth c’è e si vede. C’è il suo risentimento verso Albus, unito anche a quell’amore imprescindibile per lui, la paura di aver ucciso con le sue mani la piccola Ariana, la mancanza… insomma, hai ricreato perfettamente il calderone di emozioni che deve avere agitato il petto del Silente mediano.
È ironico, burbero nei suoi dialoghi con il fratello maggiore, ma al contempo molto tormentato e tutto questo mi è piaciuto molto. Si vede che hai ragionato molto su come esprimere al meglio il tormento di questo personaggio e, devo dire, secondo me ci sei riuscita molto bene.
Anche Albus, nella sua breve comparsata, mi è sembrato verosimile, quindi direi che da questo punto di vista hai fatto davvero un ottimo lavoro. Brava!
 
 
Gradimento personale: 5.5/10
 
Questa storia mi è piaciuta e non mi è piaciuta: il cinque e mezzo è un voto che odio dare, perché vuol dire minestra annacquata, lo uso quando proprio non so che pensare di una storia – e, per questo, ti prego di non considerarlo come un voto negativo. Il grande problema di questa storia è, secondo me, che mi ha coinvolta a tratti: molte volte mi sono dovuta fermare a rileggere periodi di cui mi sfuggiva il senso (prevalentemente a causa della punteggiatura) e ciò ha contribuito a rendermi più “distaccata” nei confronti della vicenda.
Ma, più di tutto, secondo me io questa storia non l’ho capita come avrei dovuto: mi aspettavo un avvenimento, qualcosa, per poi capire alla fine che era un flusso di coscienza e Milly non aveva una vera importanza nella trama. Non lo so, sono davvero tanto interdetta, perché non posso dirti (la mia coscienza non lo permette) che è una brutta storia, ma di quelle che hai scritto tu non posso nemmeno dirti che mi piace o che regge bene il confronto.
Sicuramente, se dovessi revisionarla, tornerei a rileggerla per vedere se cambio opinione, ma alla terza rilettura, sono sempre più convinta di non riuscire a dirti che mi è piaciuta più di cinque e mezzo. Aspetto di vedere in seguito a una revisione, ma per il momento purtroppo questa storia non è fra le mie preferite tra quelle tue che ho letto.
 
 
Utilizzo del genere Angst: 2/2
 
Il genere è presente e correttamente utilizzato nel testo.

Recensore Veterano
22/12/20, ore 13:50

Ciao :)
Sto leggendo tutte le storie che partecipano al contest e devo dire che... wow!, questa calza proprio a pennello.
La sfortunata storia della famiglia Silente mi ha sempre colpita, così come mi ha sempre un po' innervosito il fatto che Albus abbia in un certo qual modo sacrificato la sorella e rovinato definitivamente il rapporto col fratello, salvo poi - come dici anche tu - redimersi sacrificandosi per Harry, per gli altri, ricevendo ulteriore ammirazione dal mondo magico per il sacrificio compiuto. E Aberforth invece... lui nulla, non ha mai ricevuto nulla, e parlo di comprensione, compassione, sollievo per l'anima afflitta. In più tra le altre cose, nonostante tutto, ho sempre pensato che in fondo volesse ancora bene al fratello benché lo ritenesse responsabile della morte di Ariana, e con quello stralcio finale di conversazione mi hai distrutta. Ho immaginato la scena, Aberforth che cerca di ignorare Albus nonostante dentro di sé si scateni una lotta continua ogni volta che pensa al fratello o si trova in sua presenza, e Albus che è andato lì per vederlo un'ultima volta, per salutarlo, consapevole della fine che lo aspetta.
Ho sempre trovato che Aberforth fosse un personaggio incompreso di cui troppo poco si è parlato, sono quindi contenta che tu abbia dato vita ai suoi pensieri con questa oneshot il cui genere è pane per i miei denti!
Complimenti ^^

Recensore Master
08/12/20, ore 00:49

Ciao Cate!
Aberforth è un personaggio che trovo interessante. Non mi ci sono mai soffermata più di tanto, ma il modo in cui l'hai reso mi è piaciuto!
L'immagine di lui che ride (amaramente) al pensiero della morte del fratello con cui aveva un rapporto così complicato è triste e realistica al contempo.
Per fortuna no, non ha sofferto Albus, morto per l'Avada Kedavra prima ancora di cadere di sotto.
Mi è piaciuta molto la citazione di Saramago in apertura.
Apprezzata la scelta dell'alternare la narrazione ai dialoghi con Ariana, dialoghi di un passato magari non sereno ma sicuramente più felice del presente solitario!
Ho trovato la storia scritta abbastanza bene, ma credo che tu abbia sbagliato il nome di Aberforth: nel testo lo riporti come Alberforth, nei dialoghi Ariana lo chiama "Alb". Questo in particolare mi ha confusa, perché se la storia suggeriva che l'interlocutore fosse Aberforth, il soprannome al contrario sembrava indicare Albus. Niente di grave, può succedere, ma mi sembrava giusto fartelo notare.
Bell'approfondimento, comunque! Mi ha fatto piacere passare di qui :)
Un bacio e alla prossima!
Mari

Recensore Master
07/12/20, ore 11:13

Ciao cara Catherine, lo dico senza mezzi termini: hai scritto qui proprio una storia bellissima!
Abeforth è un personaggio che mi ha sempre molto intrigato e credo che tu qui lo abbia reso bene, non solo come caratterizzazione ma anche come introspezione nella sofferenza che ha covato per anni e che non esplica mai al di fuori. La sua è davvero un'esistenza squallida, o meglio uno "squallore esistenziale" come dici tu nel titolo, che rendi bene qui: lui vive da anni e ne odia ogni secondo.
La morte di Albus, quel fratello in parte odiato, è l'occasione per lui per tornare indietro e riavvolgere insieme tutti i lutti che ha vissuto: Ariana, la sorella tanto amata, e la madre. A tutto ciò si oppone dunque in maniera forte la sua vana esistenza che invece continua (e continua anche dopo la guerra, è l'unico SIlente che resta) e allo stesso tempo la figura di Milly, la capra, un'immagine di conforto e vita. Ho apprezzato infatti particolarmente il passaggio in cui Abeforth vuol far mangiare la capretta per tenerla attaccata alla vita e le dice che almeno lei deve morire dopo di lui, come se volesse appunto almeno risparmiarsi un lutto.
Ho trovato una scelta motlo interessante quella di dare spazio a questo personaggio e secondo me ci sei riuscita davvero bene! La inserisco nelle liste, complimenti e un bacio!