Ciao!
Sono molto contenta di avere l’occasione di tornare qui, perché come ti ho accennato negli scorsi capitoli, questa storia mi sta incuriosendo moltissimo.
La cosa che mi sta colpendo di più è la tua capacità di scrivere sì capitoli molto brevi, ma di farlo individuando esattamente quegli episodi specifici abbastanza significativi da dettare il tono di tutta la storia, da mettere in rilievo esattamente l’aspetto fondamentale. Insomma, anche se ti limiti a descrivere un dettaglio specifico, si tratta sempre di un dettaglio essenziale non solo per la trama, ma proprio per dare la misura del cambiamento dei personaggi e del loro carattere.
In questo caso, mi è piaciuto molto come tu abbia riallacciato gli elementi che nel primo capitolo erano leggermente rimasti in sospeso, andando a dare continuità alla storia e alle tematiche, oltre che ritornando anche geograficamente al punto di partenza.
Qui ritroviamo la tua protagonista esattamente dove l’avevamo lasciata, ossia sulla soglia del suo ritorno a casa, ma in un certo senso mi sembra che il tono della narrazione torni un po’ a quella sorta di “distacco” del primo capitolo: questa narrazione è infatti un ricordo, ed è filtrata da una voce narrante che conosce già l’esito delle vicende, e quindi può mettere in luce i nessi e gli elementi fondamentali con più lucidità di quanto potrebbe fare un narratore interno con una visione parziale.
Torna ad avere importanza la figura del vampiro, che riassume il suo ruolo di creatura infida e viscida: ancora non lo vediamo agire direttamente, ma cominciamo a sentire le sue ombre allungarsi sulla storia dapprima in maniera indiretta, quando la protagonista sottolinea la costante spossatezza del padre, e poi con una promessa di laide nefandezze alla fine, quando tutta la spacconaggine di Erika si scontra con una riflessione ahimé estremamente coerente e realistica: per quanto sveglia e matura possa essere, in fondo altro non è che una ragazzina che del mondo sa meno di quanto potrebbe dire, e che quindi è facile preda di inganni e raggiri. Insomma, la nota finale, quella promessa di argomenti oscuri che rimane in sospeso alla fine del capitolo mi ha assolutamente terrorizzata, perché, davvero, non ci si può aspettare assolutamente niente di buono. Il che è coerente con quanto promesso già all’inizio della storia, ma vederlo ribadito così chiaramente è terribile.
Al di là di questo, poi, ho molto apprezzato il modo in cui hai mostrato un altro aspetto del carattere di Erika e della sua crescita: l’abbiamo conosciuta ragazzina insofferente, che fa di tutto per architettare un piano per sfuggire all’educazione imposta da suo zio, ma è bello ritrovarla qui, giovane donna alle prese con quello che secondo me è un importante insegnamento della vita adulta: si avvicina all’alchimia un po’ per caso, attratta più che altro dall’idea di poter legare con il padre, ma solo quando comincia a studiarla per davvero scopre un interesse autentico. Non lo so, è qualcosa che, con le ovvie differenze del caso, ho provato anche io (dapprima in negativo, quando mi sono resa conto di aver intrapreso un percorso di studi che mi affascinava solo sulla carta, ma che all’atto pratico non era forse adatto a me, e poi in positivo quando ho cominciato a lavorare e ho scoperto una passione autentica per la mia professione, una volta scoperto cosa volesse dire davvero fare questo lavoro).
Insomma, credo che sia una presa di coscienza importante nella crescita di un individuo, e mi piace molto come lo hai dimostrato.
Spero di passare presto a concludere questa storia! |